• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00035 ascoltata la relazione informativa del Presidente del Consiglio dei ministri sul Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre 2013 a Bruxelles, ai sensi dell'articolo 7, comma 1, della legge n. 234 del...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00035 presentata da PAOLA TAVERNA
martedì 22 ottobre 2013, seduta n.129

Il Senato,
ascoltata la relazione informativa del Presidente del Consiglio dei ministri sul Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre 2013 a Bruxelles, ai sensi dell'articolo 7, comma 1, della legge n. 234 del 2012;
premesso che:
il Consiglio europeo di ottobre 2013, a seguito della richiesta italiana, vede l'inserimento nell'agenda del tema dell'immigrazione, quanto mai necessario dopo le tragedie che nelle scorse settimane hanno colpito le coste italiane e in particolare l'isola di Lampedusa;
il Governo deve mantenere alto il livello di attenzione sul Mediterraneo, al fine di sviluppare una politica comune dell'immigrazione tesa ad assicurare l'equo trattamento dei cittadini dei Paesi terzi soggiornanti negli Stati membri e contrastare la tratta di essere umani come sancito dall'articolo 79 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
nella stessa riunione i Capi di Stato e di Governo affronteranno anche gli aspetti legati all'attuazione dell'Agenda digitale europea, la ricerca e lo sviluppo non tralasciando le politiche occupazionali e di competitività da un lato e i possibili sviluppi del rafforzamento dell'unione monetaria dall'altro;
sottolineando che l'Agenda digitale, presentata dalla Commissione europea nel maggio 2010, è una delle 7 iniziative "faro" della strategia Europa 2020, che fissa obiettivi per la crescita nell'Unione europea da raggiungere entro il 2020 e che si propone di sfruttare al meglio il potenziale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per favorire l'innovazione, la crescita economica e il progresso sia nella pubblica amministrazione sia nel settore privato con lo scopo di creare un mercato unico digitale entro il 2015;
tra gli obiettivi dell'Agenda digitale, oltre a un'implementazione dei pagamenti e fatturazioni elettroniche per le aziende e gli utenti, la necessità che ogni cittadino europeo disponga di un accesso ad internet veloce e superveloce e a prezzi competitivi, la priorità dell'alfabetizzazione e le competenze digitali per creare un quadro europeo competitivo degli operatori del settore delle telecomunicazioni e dell'informazione, con ricadute positive anche in altri settori da quello ambientale, a quello dei trasporti a quello medico;
in occasione dell'European e-Skills Week del marzo del 2012 l'Eurostat ha diffuso i dati sulle capacità informatiche individuali e sul numero dei diplomati e laureati in materie informatiche è emerso che in Italia, nella fascia di cittadini dai 16 ai 74 anni, poco più del 60 per cento dei cittadini è in grado di sfruttare un computer per operazioni base, un dato superiore solamente a Grecia, Bulgaria e Romania. Se la fascia di rilevazione viene ridotta ai 16-24 anni, dove la generazione dovrebbe includere i "nativi digitali": la percentuale sale sì al 90 per cento, ma si resta sempre indietro, superati anche dalla Grecia. I dati non sembrano essere incoraggianti per quanto riguarda competenze informatiche più avanzate che vanno dall'utilizzo di un foglio elettronico alla vera e propria programmazione informatica: solamente il 30 per cento degli italiani riesce a utilizzare correttamente un foglio di calcolo, il 20 per cento realizza delle presentazioni multimediali e il 5 per cento programma;
se secondo quanto emerso durante l'edizione 2013 della conferenza "The state of the net" tenutasi a Trieste il 31 maggio e 1° giugno 2013, sono 28,9 milioni gli utenti attivi al mese (pari all'80 per cento della popolazione, in aumento dell'1,2 per cento rispetto al 2012), e 14,3 milioni nel giorno medio (con un aumento del +3,8 per cento), dal rapporto della UE sull'Agenda digitale emerge che l'Italia è sempre indietro: le connessioni veloci si fermano al 14 per cento contro la media europea del 54 per cento, l'utilizzo effettivo arranca allo 0,1 per cento dell'offerta (contro il 14,8 per cento dell'Unione europea), l'utilizzo medio di internet da parte della popolazione è del 53 per cento (contro il 70 per cento della media comunitaria) e l'e-commerce non prende il volo (al 17 per cento contro il 45 per cento della UE);
secondo le dichiarazioni rilasciate dal vice direttore della direzione generale Connect della Commissione UE, in occasione del Going Italia 2013 l'Italia fa fatica a mettersi "in carreggiata" per quanto riguarda l'attuazione dell'agenda digitale con tanti italiani che non si sono mai avvicinati a internet, tante imprese che non vendono ancora online, e infrastrutture minime per l'utilizzo della banda larga. Un problema che l'Italia deve saper trasformare in risorsa e opportunità di sviluppo;
in base a una stima dell'Osservatorio Agenda digitale della School of management del Politecnico di Milano del settembre 2013, il ritardo dell'Agenda digitale italiana costa al Paese un miliardo di euro al mese. Un'adozione della fatturazione elettronica verso la pubblica amministrazione potrebbe portare un risparmio di 1,1 miliardi di euro all'anno, mentre l'introduzione di soluzioni informatiche nella sanità potrebbero generare risparmi fino a 6,5 miliardi di euro all'anno. L'utilizzo delle infrastrutture cosiddette cloud porterebbe a risparmiare un miliardo di euro in 3 anni e lo sviluppo di negoziazioni online attraverso strumenti di eProcurement 5 miliardi di euro ogni anno, passando dall'attuale 5 per cento di transazioni online sulla spesa pubblica per beni e servizi al 30 per cento. Lo studio mette in luce come la riduzione dei pagamenti con il denaro contante
è in grado di far recuperare 5 miliardi di euro in Italia dall'evasione fiscale sul sommerso, se si incrementasse la quota di pagamenti elettronici dall'attuale 20 al 30 per cento del totale, a cui si aggiungono i vantaggi della conservazione elettronica degli archivi fiscali, in grado di rendere più rapidi i controlli, per altri 10 miliardi di recupero fiscale;
considerato altresì che:
per il superamento della crisi economica risulta centrale il rilancio del ruolo delle piccole e medie imprese a livello europeo vero e proprio motore dell'economia europea e un apporto fondamentale per il loro sviluppo deriva dagli investimenti in ricerca e innovazione come anche previsto dal programma di ricerca europeo Orizzonte 2020 dove proprio il settore del TIC può costituire un settore di espansione e promozione economica e di spinta occupazionale soprattutto per le giovani generazioni, visto che rappresenta il 5 per cento del PIL europeo con un valore di mercato di 660 miliardi di euro all'anno, quando in Italia la stessa percentuale è ferma al 3,5 per cento;
sono preoccupanti le proposte trapelate in questi giorni sulla stampa che vedono il Governo tedesco proporre ulteriori modifiche ai Trattati dell'Unione europea per inserirvi la previsione di sanzioni veloci per quegli Stati membri poco "virtuosi" sul tema della politica di rigore, che potrebbe di fatto frenare i timidi segnali di ripresa dell'economia italiana inibendo l'adozione di politiche espansive e di investimento con il rischio di un ulteriore ristagno dell'economia nazionale ed europea e di un aggravamento della crisi occupazionale,
impegna il Governo:
1. a chiedere misure adeguate per il contrasto alla tratta di esseri umani e ai trafficanti che sfruttano la migrazione verso le coste italiane e garantire l'effettivo controllo dei flussi migratori e una maggiore trasparenza nelle procedure di arrivo e di rientro;
2. ad attuare a livello europeo programmi finalizzati alla cooperazione e allo sviluppo nei Paesi di origine dei migranti con particolare attenzione ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e a quelli in transizione istituzionale come la Tunisia, la Libia e l'Egitto e dalla cui stabilizzazione e ripresa economica deriverebbero effetti positivi per il contrasto all'immigrazione clandestina e alla tratta umana per l'Europa tutta, e non solo l'Italia;
3. a migliorare il coordinamento fra gli Stati membri nel controllo delle frontiere marittime potenziando il ruolo dell'Agenzia Frontex, verificandone il ruolo e l'efficacia, e proporre una rimodulazione dei principi stabiliti dal regolamento (UE) n. 2013/604, conosciuto anche come regolamento di Dublino III che entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2014 sostituendo il vigente regolamento (CE) n. 2003/343, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda d'asilo presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo, poiché l'emergenza umanitaria riguarda tutta l'Europa e non solo i Paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, maggiormente soggetti ai flussi migratori;
4. ad attivare il meccanismo previsto dalla direttiva 2001/55/CE in caso di afflusso massiccio di sfollati nell'Unione europea concedendo una protezione temporanea di un anno, rinnovabile, con quote di accoglienza distribuite in tutti gli Stati membri, promuovendo programmi di azione umanitaria coordinati con i Paesi delle sponde del Mediterraneo per le eventuali procedure di ammissione nel territorio dell'Unione europea. L'Europa riconosca all'Italia un ruolo forte nelle politiche del Mediterraneo e il Governo predisponga tutti i mezzi possibili per dare a tali politiche il rilievo che meritano;
5. a rimuovere a livello comunitario e del diritto interno tutte le barriere e i vincoli normativi per favorire nelle aziende private e nella pubblica amministrazione l'uso di fatturazioni e pagamenti elettronici, implementando e promuovendo l'interoperatività delle reti, la sicurezza dei sistemi digitali di pagamento e la fiducia degli utenti nell'utilizzo degli strumenti informatici di pagamento attraverso l'adozione di alti standard di sicurezza informatica. Favorire la digitalizzazione delle gestioni aziendali vuol dire eliminare burocrazia e permettere alle aziende di focalizzarsi sui loro compiti primari: produzione, crescita e sviluppo;
6. ad operare attivamente al fine di assicurare l'installazione e l'adozione della banda larga e ultralarga su tutto il territorio nazionale, tramite tecnologie sia fisse che senza fili, e per facilitare gli investimenti nelle nuove reti internet ad altissima velocità, aperte, competitive e che pertanto costituiranno le basi dell'economia futura;
7. in vista anche degli stanziamenti dei fondi strutturali 2014-2020 a promuovere e privilegiare chi investe una percentuale significativa del proprio fatturato in ricerca e sviluppo, al fine di favorire un clima di innovazione nel quale le aziende europee di qualunque dimensione che operano nel settore delle TIC possano mettere a punto prodotti eccellenti in grado di generare una domanda competitiva a livello globale;
8. sfruttando anche gli obiettivi del programma quadro di ricerca Orizzonte 2020, a garantire alle piccole e medie imprese digitali un accesso più snello e veloce ai fondi comunitari per la ricerca e innovazione, implementando i centri di ricerca comuni e i poli di innovazione a livello territoriale e macroregionale. Solo così è possibile garantire la base scientifica e tecnologica per la competitività industriale futura, sostenibile e inclusiva;
9. a superare il digital divide italiano promuovendo attraverso risorse dei fondi strutturali europei programmi di alfabetizzazione informatica intra-generazionale, migliorando le capacità e le competenze digitali della popolazione, al fine di arginare fenomeni come la crescente carenza di competenze professionali nel settore delle TIC;
10. a promuovere in sede di Consiglio europeo un nuovo corso della politica economica europea che guardi allo sviluppo, agli investimenti, al rilancio dell'economia manifatturiera e produttiva come azione guida, abbandonando le politiche di rigore e puntando verso un meccanismo virtuoso e solidaristico in base al quale i Paesi in surplus commerciale, adottino manovre espansive in modo da consentire i Paesi in deficit commerciale di beneficiare dell'aumento della domanda nei mercati interni;
11. a richiedere di scorporare gli investimenti per l'occupazione dai bilanci nazionali, derogando al patto di stabilità, al fine di adottare politiche di rilancio occupazionale e di meccanismi di protezione sociale, introducendo il cosiddetto reddito di cittadinanza alla pari di analoghi strumenti di sostegno al reddito adottati in altri Stati membri .
(6-00035)
TAVERNA, AIROLA, BATTISTA, BENCINI, BERTOROTTA, BIGNAMI, BLUNDO, BOCCHINO, BOTTICI, BUCCARELLA, BULGARELLI, CAMPANELLA, CAPPELLETTI, CASALETTO, CASTALDI, CATALFO, CIAMPOLILLO, CIOFFI, COTTI, CRIMI, DE PIETRO, DONNO, ENDRIZZI, FATTORI, FUCKSIA, GAETTI, GIARRUSSO, GIROTTO, LEZZI, LUCIDI, MANGILI, MARTELLI, MARTON, MOLINARI, MONTEVECCHI, MORONESE, MORRA, MUSSINI, NUGNES, ORELLANA, PAGLINI, PEPE, PETROCELLI, PUGLIA, ROMANI Maurizio, SANTANGELO, SCIBONA, SERRA, SIMEONI, VACCIANO.