• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
S.0/02111-B/01 ... in sede di esame della legge di stabilità 2016, premesso che: i commi 344, 344-bis e 344-ter recano norme sia transitorie sia a regime per la modifica dei criteri di calcolo del...



Atto Senato

Ordine del Giorno 0/2111-B/12/05 presentato da GIOVANNI BAROZZINO
lunedì 21 dicembre 2015, seduta n. 514

Il Senato,
in sede di esame della legge di stabilità 2016,
premesso che:
i commi 344, 344-bis e 344-ter recano norme sia transitorie sia a regime per la modifica dei criteri di calcolo del finanziamento statale degli istituti di patronato e di assistenza sociale;
le modifiche del comma 344 consistono:
nella riduzione, con effetto sui finanziamenti a decorrere dall'anno 2016, da 0,207 a 0,199 punti percentuali del valore dell'aliquota di finanziamento dei suddetti istituti, la quale si commisura sul gettito dei contributi previdenziali obbligatori incassati da tutte le gestioni amministrate dall'INPS e dall'INAIL;
nella riduzione, con effetto dall'esercizio finanziario 2017, da 72 a 68 punti percentuali dell'aliquota per la determinazione provvisoria del finanziamento in oggetto, aliquota che si commisura sulle somme in materia impegnate nell'ultimo rendiconto (del bilancio dello Stato) approvato e che dà luogo all'iscrizione delle somme nel bilancio statale di previsione e all'erogazione del relativo acconto (rispetto al finanziamento definitivo) entro il primo trimestre dell'anno solare. La modifica di tale aliquota opera, come detto, a decorrere dal 2017, mentre, per il 2016, si prevede che la riduzione della quota provvisoria sia pari a 15 milioni di euro rispetto al bilancio a legislazione vigente. Si ricorda che l'importo definitivo è determinato con l'approvazione del rendiconto (del bilancio dello Stato) dell'anno precedente quello di riferimento - in base, quindi, alle somme effettivamente affluite all'entrata al bilancio dello Stato, per effetto dell'applicazione dell'aliquota sul gettito contributivo del suddetto anno precedente;
il finanziamento in oggetto riguarda le attività e l'organizzazione degli istituti di patronato e di assistenza sociale relativamente al conseguimento, in Italia e all'estero, delle prestazioni in materia di previdenza e quiescenza obbligatorie e delle prestazioni di carattere socio-assistenziale, comprese quelle in materia di emigrazione ed immigrazione;
il comma 344-bis interviene sull'articolo 13, della legge n.152/200l di finanziamento degli istituti di patronato, il cui comma 5 prevede che ai medesimi è comunque assicurata l'erogazione delle quote di rispettiva competenza, nei limiti dell'80 per cento delle somme impegnate, entro il primo trimestre di ogni anno, aggiungendovi un ulteriore periodo in cui si stabilisce che agli istituti è altresì assicurata una ulteriore erogazione pari all'80 per cento delle somme eventualmente assegnate in sede di legge di assestamento del bilancio;
il comma 344-ter interviene sulla normativa che regola una delle ipotesi di scioglimento e commissariamento degli istituti di patronato, operante nel caso in cui l'istituto abbia realizzato, per due anni consecutivi l'attività "rilevante" (alla quale sono cioè finalizzati i finanziamenti pubblici, ex art. 13, Legge n. 152/2001), sia in Italia sia all'estero, in una quota percentuale (accertata in via definitiva dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali) inferiore all'1,5 per cento del totale. In particolare, si rinvia l'attuazione concreta di tale ipotesi di commissariamento stabilendo che essa trovi applicazione unicamente a decorrere dalle attività dell'anno 2016 (e non dell'anno 2014, come previsto dalla normativa vigente);
gli stanziamenti per questi uffici sparsi in tutta Italia e anche all'estero, emanazione diretta delle sigle sindacali e delle associazioni di imprenditori, agricoltori e artigiani, sono costantemente sotto tiro degli ultimi governi: dal 2011 al 2015, ai patronati sono già stati decurtati altri 125 milioni di euro, e nel 2016, con il provvedimento al nostro esame, altri 15 milioni;
ripetuti tagli che colpiscono sportelli in cui è possibile sbrigare gratuitamente pratiche di lavoro, pensioni e rinnovi dei permessi di soggiorno, e che per i sindacati sono anche avamposti per convogliare nuove tessere e nuovi iscritti. L'attacco è infatti diretto soprattutto al ruolo dei sindacati, ruolo ritenuto evidentemente scomodo dai governi neo-liberisti;
la sottrazione delle risorse al fondo patronati, si traduce in un'altra tassa occulta ai danni delle persone più deboli, che saranno così costrette a rivolgersi al mercato. Anche perchè il Fondo per i patronati non contiene risorse pubbliche, ma i contributi versati dai lavoratori privati e pubblici dipendenti e autonomi e dalle imprese, che così non torneranno nelle tasche dei lavoratori né finiranno a migliorare le politiche del lavoro, ma andranno nelle casse dello Stato per ripianare buchi di bilancio, sottraendoli a un servizio fondamentale per i cittadini. Il governo così facendo si appropria di soldi che sono dei lavoratori;
le pratiche sbrigate ogni anno dai patronati sono 11 milioni e 400 mila. Dai sussidi di disoccupazione alle questioni pensionistiche, dai congedi di maternità all'assistenza disabili, dai permessi di soggiorno agli assegni sociali, i patronati sbrigano una serie di servizi che in altri Paesi vengono offerti a pagamento dai privati. Sono presenti su tutto il territorio nazionale con oltre 21 mila uffici e quasi 12 mila dipendenti (oltre a 15 mila collaboratori volontari). Le pratiche sbrigate ogni anno dai patronati sono 11 milioni e 400 mila Per svolgere questi servizi, ricevono un finanziamento pubblico con un fondo specifico accantonato negli istituti di previdenza, composto da contributi previdenziali versati dai lavoratori ogni anno. La quota viene versata su un conto del ministero del Lavoro che provvede con un decreto a ripartire i finanziamenti ai patronati proporzionalmente all'attività svolta, verificata di anno in anno dagli ispettori del lavoro;
nel 2013, le persone che hanno versato per i patronati un contributo dalla propria busta paga sono state 21,7 milioni, a fronte di oltre 50 milioni che possono accedere al servizio. Una forma di redistribuzione per assicurare le tutele fondamentali anche a chi non può permettersi un avvocato o un consulente del lavoro. Tanto che anche la Corte Costituzionale nel 2000 ha riconosciuto che "le tutele assicurate in modo universale dai patronati corrispondono a un interesse pubblico direttamente riconducibile all'articolo 3, secondo comma, della Costituzione";
in base ai calcoli fatti dall'Inas-Cisl, grazie all'attività dei patronati i cittadini risparmiano 500 milioni di euro ogni anno. Per poter svolgere lo stesso lavoro, Inps, Inail e ministero degli Interni dovrebbero aumentare gli organici di 6.083 unità a tempo pieno con 6.142 nuovi uffici permanenti. Ad oggi, per esempio, i patronati curano il 90 per cento delle domande telematiche presentate all'Inps. A questi calcoli va aggiunta anche l'attività svolta dai patronati per i cittadini italiani residenti all'estero. Per erogare direttamente questi servizi, forniti oggi attraverso una rete di oltre 400 uffici sparsi nel mondo, l'Inps dovrebbe sostenere i costi richiesti dall'invio di personale italiano in missione all'estero;
dal 2007 i patronati si occupano anche del rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati, facendo risparmiare tempo, risorse e lunghe code alle questure di tutta Italia. Dal 2006 al 2012 il sistema dei patronati ha rinnovato 2 milioni e 600 mila permessi di soggiorno, a cui si aggiungono varie centinaia di migliaia di procedure per i ricongiungimenti familiari (pratiche che hanno impegnato il personale dei patronati per almeno 1 milione e 300 mila ore di lavoro). Un risparmio, per il ministero dell'Interno, di circa 60 milioni di euro. Gli agenti prima occupati nelle pratiche d'ufficio sono stati reimpiegati in servizi più attinenti alle funzioni di sicurezza sul territorio;
i conti li ha fatti anche la stessa Inps in occasione della presentazione del bilancio sociale. Se non ci fossero i patronati, la Pubblica Amministrazione dovrebbe spendere oltre 657 milioni di euro, a fronte dei 430 milioni spesi attualmente,
mpegna il Governo:
a prendere gli opportuni provvedimenti anche legislativi al fine di reintegrare le somme decurtate a favore dei patronati.
(0/2111-B/12/5)
BAROZZINO, URAS, DE PETRIS, PETRAGLIA