Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
C.1/00217 premesso che:
la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (CEB) è una banca multilaterale a vocazione esclusivamente sociale e una delle più antiche istituzioni finanziarie...
Atto Camera
Mozione 1-00217presentato daBERGAMINI Deborahtesto diGiovedì 24 ottobre 2013, seduta n. 104
La Camera,
premesso che:
la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (CEB) è una banca multilaterale a vocazione esclusivamente sociale e una delle più antiche istituzioni finanziarie internazionali europee. Quando venne creata, sulla base di un Accordo parziale tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa, il 14 aprile del 1956, lo scopo prioritario era quello di fornire aiuti finalizzati e risolvere i problemi dei rifugiati. Da allora il suo campo d'azione si è progressivamente esteso ed oggi contribuisce in modo significativo al rafforzamento della coesione sociale in Europa;
la CEB è uno strumento chiave della politica di solidarietà europea, che opera aiutando gli Stati membri – attualmente quaranta – a perseguire una crescita sostenibile ed equa, finanziando progetti di investimento sociale suddivisi in tre ambiti, stabiliti nel 2006 dal consiglio d'amministrazione dell'istituzione: il rafforzamento dell'integrazione sociale, la gestione ambientale e il sostegno alle infrastrutture pubbliche a vocazione sociale. Per la sua attività la CEB non riceve aiuti o sovvenzione dagli Stati membri e basa la propria attività su fondi e riserve propri;
in particolare, interviene in favore dei 21 Paesi d'Europa centrale, orientale e del Sud-est che costituiscono, conformemente agli orientamenti strategici del Piano di sviluppo 2010-2014, un obiettivo «prioritario». Nel decennio 2002-2011 sono stati approvati progetti per oltre 21 miliardi di euro ed erogati oltre 16 miliardi di prestiti. Tra i principali paesi beneficiari vi sono la Polonia, l'Ungheria e la Romania. L'interlocutore della Banca è comunque sempre uno Stato membro, mai direttamente le imprese;
forte è la cooperazione della CEB con la Commissione europea e con altre banche regionali e istituzioni finanziarie multilaterali, come la Banca europea per gli investimenti (BEI), il Western Balkans Investment Framework (WBIF), la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), la Banca mondiale, la Nordic Investment Bank e la Banca KFW;
di fronte alle difficili sfide dell'attuale contesto economico e finanziario internazionale, che implicano una crescita importante della domanda di prestiti da parte degli Stati membri, la CEB è chiamata a uno sforzo straordinario volto ad assicurare da un lato il contenimento dei profili di rischio e dall'altro il completo rispetto del mandato statutario-sociale;
il 4 febbraio 2011 il consiglio di direzione della CEB, con la risoluzione n. 386, ha approvato il sesto aumento di capitale della Banca, finalizzato a sostenere i principali campi d'intervento, che ha portato il capitale totale sottoscritto da 3,3 miliardi di euro a 5,5 miliardi di euro;
con la legge n. 117 del 6 luglio 2012, l'Italia ha aderito a tale aumento di capitale, per un importo complessivo di 366.078.000 euro, comprendenti l'incorporazione di riserve nel capitale liberato per 40.964.000 euro e la sottoscrizione di nuovi titoli per 325.114.000 euro, con conseguente incremento della quota di capitale detenuta fino all'ammontare di 915.770.000 euro, senza obbligo di versamento immediato, in quanto la sottoscrizione di una quota di capitale «a chiamata» non comporta esborsi finanziari effettivi;
con tale sottoscrizione l'Italia ha mantenuto la misura attuale di partecipazione e di diritto di voto e continua a svolgere un ruolo centrale nel processo decisionale: in quanto azionista della CEB, l'Italia partecipa alle riunioni degli organi di governo della Banca stessa, con rappresentanti dei Ministeri dell'economia e delle finanze e degli affari esteri;
l'Italia assieme a Francia e Germania è il maggior azionista della Banca, al 31 dicembre 2012 il nostro Paese deteneva il 16,77 per cento del capitale sottoscritto, in una quota superiore rispetto alla partecipazione ad altri organismi multilaterali di intervento finanziario;
nel decennio 2002-2011 il Consiglio d'amministrazione della CEB ha approvato prestiti a favore dell'Italia per un volume totale di 1,9 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi già erogati, principalmente a favore di PMI, per interventi di ricostruzione a seguito di catastrofi naturali, nel campo dell'istruzione, nella sanità e nelle infrastrutture locali, ma anche a favore di interventi in favore del patrimonio storico, l'edilizia sociale ed aiuti a favore di rifugiati e migranti. Tuttavia, l'ultimo progetto di sviluppo della Banca in Italia risale al biennio 2007-2009;
nel 2011, su 2,11 miliardi di euro di progetti approvati, nessuno coinvolgeva l'Italia e su 1,85 miliardi di euro di prestiti approvati, 16 milioni (0,9 per cento) riguardavano il nostro Paese. Analogamente, dei 28 progetti approvati nel 2012 dal Consiglio di amministrazione della CEB, per un totale di 1.798 milioni di euro, nessuno riguardava l'Italia;
nel primo quadrimestre del 2013 sono state approvate undici richieste di finanziamento, per un importo complessivo di 613,9 milioni di euro. Di questi progetti due terzi (399 milioni) sono volti a potenziare la coesione sociale e tre a supporto di infrastrutture pubbliche con fini sociali (scuole, centri di ricerca, carceri). Anche in questo caso non si registrano progetti provenienti dal nostro Paese;
la questione della coesione sociale e del suo rafforzamento all'interno dell'Unione europea è uno dei temi centrali della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;
la Commissione europea, il 20 febbraio 2013 nella comunicazione «Investire nel settore sociale a favore della crescita e della coesione, in particolare attuando il Fondo sociale europeo nel periodo 2014-2020» (COM (2013) 83) ha elencato le sfide che la politica sociale dell'Unione dovrà affrontare nei prossimi;
tra gli obiettivi fondamentali da perseguire attraverso una piena integrazione tra utilizzo dei fondi europei, azioni ricomprese nella Strategia Europa 2020 e programmi nazionali di riforma, viene ricompreso l'utilizzo con la massima efficacia dei fondi europei. In particolare, gli Stati membri sono invitati a ricercare i modi per integrare le risorse dell'Unione europea mediante finanziamenti provenienti dalla Banca mondiale, dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa e dal gruppo della Banca europea degli investimenti,
impegna il Governo:
a promuovere una migliore conoscenza della CEB in Italia, al fine di incentivare e accrescere l'utilizzo degli strumenti finanziari messi a disposizione degli Stati aderenti, in particolare attraverso idonei strumenti di orientamento e supporto dei soggetti interessati ai finanziamenti;
a incentivare l'utilizzo di tutti quei programmi volti a creare dinamiche e prospettive d'investimento, di crescita e di occupazione a livello nazionale e regionale e che prevedono la partnership delle maggiori istituzioni politico-finanziarie europee e internazionali, con le autorità nazionali e regionali;
a dare attuazione a quanto indicato dalle istituzioni europee, favorendo il più possibile l'integrazione delle risorse dell'Unione europea, con i finanziamenti provenienti dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa;
ad avviare approfondimenti con la Banca di Sviluppo del Consiglio di Europa, al fine di verificare la possibilità di interventi straordinari rivolti in particolare all'edilizia scolastica e carceraria.
(1-00217) «Bergamini, Alli, Bernardo, Ravetto, Gelmini, Gregorio Fontana, Polverini, Giammanco, Costa, Abrignani».