• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00266 recentemente è stata posta con particolare vigore al centro del dibattito politico la questione della drammatica situazione delle carceri nel nostro Paese, prospettandosi anche l'esigenza di...



Atto Camera

Interpellanza 2-00266presentato daCIRIELLI Edmondotesto diGiovedì 24 ottobre 2013, seduta n. 104

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
recentemente è stata posta con particolare vigore al centro del dibattito politico la questione della drammatica situazione delle carceri nel nostro Paese, prospettandosi anche l'esigenza di ricorrere a strumenti quali l'indulto e l'amnistia;
pur condividendo l'assoluta urgenza di risolvere l'insostenibile situazione di sovraffollamento carcerario, il ricorso agli strumenti appena indicati desta perplessità, a giudizio degli interpellanti, anche con riferimento ai dati resi noti dall'Istat;
secondo l'ultimo rapporto pubblicato a dicembre 2012, infatti, in Italia ci sono 112,6 detenuti ogni 100.000 abitanti, contro una media europea di 127,7 e una media mondiale di 156;
in Spagna e in Inghilterra ci sono molti più detenuti che in Italia, senza parlare degli Stati Uniti che hanno la popolazione carceraria più numerosa con più di 2 milioni di detenuti ed un tasso pari a 761 persone ristrette ogni 100.000 abitanti;
il dato più sconcertante che emerge dal documento è, invece, la gravissima insufficienza dei posti disponibili (appena 45.700), il numero più basso d'Europa, rimasto sostanzialmente immutato negli ultimi decenni, nonostante il notevole aumento della popolazione, italiana ed extracomunitaria, e il radicale mutamento della società;
la componente straniera, infatti, è fortemente aumentata nel tempo: pari al 15 per cento del totale dei presenti nel 1991, è salita al 29 per cento nel 2000 per arrivare al 36,1 per cento nel 2011;
a ciò si aggiunga l'ulteriore considerazione che in Italia non ci sono detenuti per «reati minori», come documentato dall'istituto Nazionale di Statistica: il 95 per cento dei detenuti è infatti in carcere per produzione e spaccio di sostanze stupefacenti, rapine, estorsioni, furti reiterati; il resto per violenza sessuale, associazione mafiosa, omicidio;
a fronte di tali dati, appare evidente, in primis, come la depenalizzazione di alcune figure di reato non produrrebbe il benché minimo effetto sulla popolazione carceraria, posto che si tratta, per lo più, di reati che sarebbe impensabile depenalizzare;
è stato altresì ampiamente dimostrato che i provvedimenti di clemenza non producono alcun effetto strutturale, perché la gran parte dei detenuti in Italia è «professionalmente» dedita alla commissione di reati;
a riguardo, lo stesso documento Istat rivela che l'aumento di detenuti «si è verificato nonostante l'adozione di vari provvedimenti per il contenimento del fenomeno, a cominciare dal cosiddetto “indultino” del 2003, fino all'approvazione di un vero e proprio provvedimento di indulto nel 2006, che ha previsto benefici per 28.586 detenuti»;
dopo l'ultimo provvedimento di indulto nel 2006 la popolazione carceraria, infatti, è scesa sotto le 40.000 unità, ma già nel 2008 aveva nuovamente superato quota 60.000 con il reingresso in carcere della stragrande maggioranza dei detenuti che aveva usufruito dell'indulto e che, appena fuori, aveva tranquillamente ripreso la propria «attività ordinaria»;
neppure le misure poste in atto, dal precedente Governo e dal Ministro pro tempore Paola Severino, prima, e ora del Ministro Cancellieri, con l'appoggio dell'attuale maggioranza, come il recente provvedimento contenente una serie di misure in materia di esecuzione della pena (cosiddetto «svuotacarceri») sono riuscite a soddisfare le richieste della Corte europea che ha ravvisato, nei penitenziari italiani, condizioni oltre i limiti dell'umana sopportabilità;
una popolazione carceraria di 65.000 unità è un dato del tutto fisiologico per l'Italia in rapporto alla propria popolazione, trattandosi di un numero sostanzialmente invariato dal 2010;
a parere dell'interpellante, l'amnistia e l'indulto sono provvedimenti eccezionali che uno Stato dovrebbe utilizzare soltanto in condizioni eccezionali, per risolvere situazioni altrimenti irrisolvibili; invece, in Italia il provvedimento straordinario è diventato l'espediente maggiormente utilizzato per non affrontare una volta per tutte i problemi strutturali del nostro Paese;
è un dato incontestabile che la nostra è una criticità strutturale, che può essere risolta soltanto con un provvedimento strutturale come può essere la costruzione di nuove carceri –:
quali iniziative il Governo intenda assumere per affrontare in via definitiva il malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano, che attanaglia il nostro Paese da anni e ci ha già portati a una condanna da parte del Consiglio d'Europa per violazione dell'articolo 3 della Convenzione.
(2-00266) «Cirielli, Giorgia Meloni».