Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA
Atto a cui si riferisce:
C.9/01682-A/050 premesso che:
l'articolo 1 comma 4 della Legge 9 dicembre 1998 n. 426 ha individuato tra i siti di Bonifica di Interesse Nazionale quello di Taranto atteso l'insostenibile inquinamento...
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01682-A/050presentato daL'ABBATE Giuseppetesto diGiovedì 24 ottobre 2013, seduta n. 104
La Camera,
premesso che:
l'articolo 1 comma 4 della Legge 9 dicembre 1998 n. 426 ha individuato tra i siti di Bonifica di Interesse Nazionale quello di Taranto atteso l'insostenibile inquinamento dei livelli dell'area e l'elevata compromissione delle diverse matrici e conseguente per la salute della collettività.
l'articolo 2 del «protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e di riqualificazione di Taranto» pone come obbiettivi dei protocollo:
a) condividere e rivedere la complessiva strategia di bonifica dell'intero sito di Taranto al fine di individuare modalità di intervento più efficaci e certe nei loro obbiettivi e nei tempi di approvazione e realizzazione;
b) sviluppare interventi infrastrutturali complementari alla bonifica;
c) individuare misure volte al mantenimento e al potenziamento dei livelli occupazionali;
d) individuare gli incentivi da destinare alle imprese già insediate che intendano utilizzare tecnologie dotate di caratteristiche ambientali migliori rispetto ai limiti posti dalla normativa settoriale, nazionale e comunitaria;
individuare incentivi per l'attrazione di nuovi investimenti anche nell'ottica della riqualificazione industriale dell'area;
realizzare e/o completare studi e/o analisi relative agli impatti su ambiente e salute connessi alla presenza di impianti industriali al fine di individuare interventi di mitigazione, riduzione e prevenzione ed avviarne la realizzazione
l'articolo 2 del decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129 convertito in Legge 4 ottobre 2012, n. 171 «Disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto» all'articolo 2 stabilisce che «L'area industriale di Taranto è riconosciuta quale area in situazione di crisi industriale complessa ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83.»;
l'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83 convertito con in Legge 7 agosto 2012, n. 134 « Misure urgenti per la crescita del Paese.» stabilisce il «Riordino della disciplina in materia di riconversione e riqualificazione produttiva di aree di crisi industriale complessa» e al primo periodo del comma 1 decreta che « Nel quadro della strategia europea per la crescita, al fine di sostenere la competitività del sistema produttivo nazionale, l'attrazione di nuovi investimenti nonché la salvaguardia dei livelli occupazionali nei casi di situazioni di crisi industriali complesse con impatto significativo sulla politica industriale nazionale, il Ministero dello sviluppo economico adotta Progetti di riconversione e riqualificazione industriale.»
considerato che:
secondo i dati conoscitivi dell'area industriale di Taranto e Rane, nella relazione di sintesi del 2008 dell'Arpa Puglia, l'assetto geologico-idrogeologico dell'area industriale di Taranto fa rilevare la presenza di una falda superficiale che si poggia sul letto delle argille del Bradano ed una falda profonda confinata dalle argille che fluisce in acquifero carsico-fessurato della formazione carbonatica del Calcare di Altamura;
sono stati esaminati i risultati delle investigazioni iniziali per la caratterizzazione delle acque sotterranee nell'area ILVA, ENI ed ex-Yard Belleli. Nell'area ILVA sono stati realizzati 257 piezometri per l'analisi della falda superficiale e 145 per l'analisi della falda profonda. Per quanto attiene la falda superficiale risultano superate le CSC per le acque sotterranee sul 7 per cento delle determinazioni analitiche complessive (6682);
i superamenti sono ascrivibili a Manganese, Ferro, Alluminio, Arsenico, Cromo, Cromo esavalente e Cianuri totali per gli inorganici, mentre i contaminanti organici riscontrati sono IPA, BTEXs e diversi composti clorurati (1,2 dicloropropano, Triclorometano, 14 Dicioroetilene, Tetracloroetilene, Cloruro di vinile, 1,2 Dicloroetano e Tricloroetilene).
per quanto attiene la falda profonda sono state superate le CSC per il 4 per cento delle determinazioni analitiche complessive (3770);
i superamenti degli inquinanti inorganici sono relativi a Piombo, Ferro, Manganese, Alluminio, Cromo totale, Nichel e Arsenico mentre tra gli inquinanti organici si é avuto il superamento per Triclorometano, Tetracloroetilene, diversi IPA, 1,2- Dicloropropano e 1,1 Dicloroetilene.
le perizie dei periti chimici nella fase dell'incidente probatorio presso la Procura di Taranto nel 2012 hanno chiarito che nel solo 2010 Ilva ha emesso dai propri camini oltre 4 mila tonnellate di polveri, 11 mila tonnellate di diossiclo di azoto e 11 mila e 300 tonnellate di anidride solforosa oltre a 7 tonnellate di acido cloridrico, 1 tonnellata e 300 chili di benzene (cancerogeno) e 338,5 chili di IPA (cancerogeni);
la stessa Ilva stima che le sostanze «non convogliate» emesse dal suo stabilimento di Taranto sono quantificate – nell'arco annuale – in 2148 tonnellate di polveri; 8800 chili di IPA; 15 tonnellate e 400 chili di benzene; 130 tonnellate di acido solfidrico; 64 tonnellate di anidride solforosa e 467 tonnellate e 700 chili di Composti Organici Volatili.
secondo le perizie degli epidemiologi per conto della Procura di Taranto del 2012, sarebbero 386 i morti (30 morti per anno) attribuibili alle emissioni industriali in 13 anni. In media più di due decessi al mese;
dal decreto di sequestro del GIP di Taranto Patrizia Todisco del 26 luglio 2012, emerge chiaramente che la cosiddetta «area a caldo» dello stabilimento Ilva di Taranto è quella che ha provocato «eventi di malattia e morte»;
Considerato che:
nell'acciaieria dello stabilimento dell'Ilva di Genova nel 2002 sono state chiuse le cokerie per il loro impatto sulla salute, in particolare nel quartiere dí Cornigliano, nelle cui vicinanze sorge lo stabilimento siderurgico e nel luglio 2005 è stato spento anche l'altoforno numero 2 dello stabilimento siderurgico, facendo finire l'era della siderurgia a caldo a Genova con un conseguente notevole abbattimento dell'inquinamento;
lo stabilimento siderurgico tarantino è notevolmente più grande di quello di Genova e secondo la procura di Taranto in occasione del sequestro del 22 maggio 2013 «L'azienda ha ottenuto negli anni un indebito vantaggio economico a scapito di popolazione e ambiente» e da qui l'onere calcolato sommando gli interventi necessari alle varie aree, ammonterebbe a 8.100.000.000 di euro, cui andrà aggiunto il costo per bonifica di acqua e suolo ai parchi minerari, impossibile da stimare oggi,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di elaborare, all'interno della strategia industriale per la filiera produttiva dell'acciaio prevista dalla legge 231 del 24 dicembre 2012, entro 24 mesi un piano che preveda una riduzione consistente della capacità produttiva dell'area a caldo dello stabilimento siderurgico ovvero la chiusura della medesima area ovvero l'adozione delle migliori tecnologie in assoluto e di altre tecnologie produttive con minore impatto ambientale;
a pianificare entro 12 mesi una conversione economica del territorio, concordata con le popolazioni e gli enti locali e che sia in linea con gli standard di conversione economiche basate sulla tutela e sulla riqualificazione ambientale, sulla valorizzazione delle vocazioni storiche territoriali;
a completare le caratterizzazione dei terreni, della parte a mare del SIN di Taranto e nelle sottostanti falde idriche, a metter in sicurezza l'intero SIN di Taranto, e ove possibile, a procedere con le bonifiche necessarie impiegando prioritariamente, dopo opportuna formazione, i lavoratori dell'area a caldo dello stabilimento siderurgico in fase di dismissione.
9/1682-A/50. (Testo modificato nel corso della seduta) L'Abbate, Scagliusi, De Lorenzis, D'Ambrosio.