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Atto a cui si riferisce:
C.3450 Dichiarazione di monumento nazionale della Casa Museo Gramsci in Ghilarza


Frontespizio Relazione Progetto di Legge
Testo senza riferimenti normativi
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 3450


PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
PES, COSCIA, ASCANI, BLAZINA, BONACCORSI, BOSSA, CAROCCI, COCCIA, CRIMÌ, DALLAI, D'OTTAVIO, GHIZZONI, MALISANI, MALPEZZI, MANZI, NARDUOLO, ORFINI, PICCOLI NARDELLI, RAMPI, ROCCHI, VENTRICELLI, CANI, MURA, GIOVANNA SANNA, FRANCESCO SANNA, SCANU, MARROCU, MARCO MELONI
Dichiarazione di monumento nazionale della Casa Museo Gramsci in Ghilarza
Presentata il 25 novembre 2015


      

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Onorevoli Colleghi! Nel centro storico di Ghilarza, un paese che dista circa 30 chilometri da Oristano, visse, tra il 1898 e il 1914, Antonio Gramsci (Ales 1891-Roma 1937), intellettuale tra i maggiori del novecento, fondatore, con altri, del Partito comunista italiano e dirigente politico.
      Arrestato per le sue idee antifasciste nel 1926, Gramsci fu processato nel 1928 e rinchiuso nel carcere di Turi, vicino a Bari, dove rimase fino al novembre del 1933. La Casa Museo Gramsci, oltre all'importante ruolo di centro di documentazione e di ricerca sulla vita e sull'opera del filosofo, svolge attività museali, ripercorrendo la vita e gli studi del filosofo che ha segnato il XX secolo. La sua attività giornalistica, politica, la sua detenzione e i suoi scritti sono raccontati in un percorso che vuole essere testimonianza e memoria insieme.
      «La casa dove una volta stavano i Gramsci, di pietra lavica rossastra, a un piano, è nel centro di Ghilarza, grosso paese a mezza via tra Oristano e Macomer (...)», così la descriveva lo scrittore, giornalista, già deputato della Repubblica Giuseppe Fiori nella celebre biografia su Gramsci del 1966.
      La Casa Museo, dove Nino – così i familiari erano soliti chiamare Gramsci – viene utilizzata regolarmente anche come spazio per esposizioni temporanee e come biblioteca. È composta da sei sale ripartite su due piani. Tre sale si trovano nel piano inferiore, altrettante in quello superiore. Agli ambienti del pian terreno si accede attraverso un ingresso che conduce poi a tre ambienti e a un giardino.
      La prima sala si caratterizza per la presenza di una gigantografia che riproduce la lettera scritta da Antonio Gramsci, a sua madre, il 10 maggio 1928, nella quale spiega di essere un detenuto politico e di scontare la pena per non avere voluto mutare le sue opinioni. Una seconda sala è stata adibita a biblioteca: vi si possono consultare circa tremila volumi, scritti in varie lingue, che riguardano la storia del movimento operaio in Sardegna e nel mondo, il pensiero e le opere del filosofo.
      Poco più in là troviamo quella che una volta era la cucina, che si caratterizza per il tipico soffitto a cannitzada, che era solito trovarsi nelle case sarde antiche e per la presenza di un pozzo coperto da uno sportello a due ante. Attualmente la vecchia cucina è utilizzata come sala per incontri o sala di lettura.
      Dalla cucina si arriva al cortile, luogo in cui Antonio Gramsci e i suoi fratelli erano soliti giocare da bambini, che conserva il selciato e le aiuole delimitate da sassi e tegole.
      Il piano superiore è composto da tre sale che un tempo erano le camere da letto della famiglia. Oggi una sola è adibita a camera da letto e riproduce fedelmente l'ambiente in cui Gramsci e i suoi familiari riposavano. Nei tre ambienti si possono ammirare immagini, fotografie, articoli, certificati ed effetti personali, attraverso un percorso che mostra le tappe più significative della vita dell'intellettuale. Di particolare pregio e impatto emotivo sono le testimonianze di oltre quaranta personaggi che conobbero Gramsci e che sono raccolte in una nastroteca: tra essi Pertini, Terracini, Longo, Silone e Basso, solo per citarne alcuni.
      Su una parete è stata riprodotta la cella del carcere in cui Gramsci è stato detenuto. In un altro degli ambienti è stata invece ricostruita una camera da letto del periodo con una piccola finestra che si affaccia sul cortile. L'arredo è composto da un letto, da un comodino e dal necessario per le pulizie personali: un supporto di ferro che regge il lavamano e il boccale.
      La Casa Museo fu acquistata dal Partito comunista italiano nel 1965 e grazie all'ostinata opera di alcuni intellettuali dell'epoca è stato possibile trasformarla in centro di documentazione e di ricerca. È stata poi ristrutturata agli inizi degli anni ottanta, grazie anche all'azione di numerosi artisti, studiosi, sindacalisti ed ex partigiani.
      Come si legge anche nelle pagine web ufficiali della Casa Museo «Fu l'opera instancabile delle nipoti di Gramsci, Diddi e Mimma Paulesu e di uomini di cultura tra i quali spicca Vando Aldovrandi, l'intellettuale milanese che negli anni ’70/’80 seppe essere ponte tra i luoghi nei quali il giovane Antonio si formò e la cultura internazionale, a riunire nell'associazione Amici della Casa Gramsci quegli apporti fecondi che favorirono la trasformazione della casa in museo e la promozione delle celebrazioni gramsciane».
      Ogni anno a Ghilarza, il 27 aprile, si tiene un omaggio all'intellettuale e alla sua opera. Numerosi sono stati i rappresentanti delle istituzioni che hanno voluto rendere omaggio ad Antonio Gramsci visitando la Casa Museo, tra questi anche l'ex Presidente della Repubblica, oggi senatore a vita, Giorgio Napolitano quando ricoprì la carica Presidente della Camera dei deputati. Ma si ricordano anche le visite di Pietro Ingrao, Nilde Jotti, Enrico Berlinguer, Carlo Giulio Argan, Cesare Musatti, Paolo Spriano, Mario Alberto Cirese, Severino Gazzelloni, Graziano Origa, Aligi Sassu, Ernesto Treccani, Maria Lai, Emilio Lussu e di tanti altri.
      L'allestimento del percorso museale si deve in particolare alle collaborazioni con l'architetto milanese Cini Boeri e con la curatrice della prima edizione delle «Lettere» Elsa Fubini, che hanno consentito di trasformare la Casa in un Museo in cui ammirare documenti, oggetti, foto, reperti e testimonianze preziose che ricostruiscono le tappe più significative dell'opera gramsciana.
      La Casa Museo di Ghilarza rappresenta «uno dei più forti fattori di integrazione per i suoi pensieri, per i suoi ricordi, i suoi progetti e persino per i suoi sogni», come scrive Nereide Rudas, presidente dell'Istituto Gramsci della Sardegna, nella presentazione del libro «Casa Gramsci» curato dall'associazione Casa Museo di Antonio Gramsci, centro di documentazione, ricerca e attività museali, costituitasi in organizzazione non limitativa di utilità sociale nel 1999, che, tra le sue principali attività, annovera quella di favorire la migliore conoscenza del pensiero e dell'opera di Antonio Gramsci.
      Ogni anno sono numerosi i visitatori, le scolaresche e gli studenti che dedicano una giornata alla scoperta del pensiero dell'intellettuale sardo.
      La Casa Museo vuole essere una viva testimonianza storica, in cui si deposita il senso dell'opera e del pensiero di uno dei principali intellettuali italiani. Una struttura che contribuisce alla creazione di una coscienza civile. L'impegno sociale di Gramsci deve essere un esempio per le generazioni future. Abbiamo il dovere di promuovere il valore della memoria come strumento di crescita civile anche attraverso la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico in esso contenuto.
      La Casa Museo Gramsci rappresenta pertanto un sito di notevole interesse culturale e artistico per la sua valenza storica. Un luogo che costituisce una testimonianza esemplare della cultura e della storia del nostro Paese e che, proprio come lo stesso Antonio Gramsci, il suo pensiero e la sua opera, partendo da un piccolo paese dell'oristanese, ha assunto un valore di patrimonio culturale conosciuto e condiviso in tutta Italia.
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PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.

      1. La Casa Museo Gramsci in Ghilarza, nella provincia di Oristano, è dichiarata monumento nazionale.