• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.5/07429    il 17 gennaio 2016 sul canale Rai 3, il programma televisivo «Presa Diretta» mandava in onda un servizio dedicato alla difficile applicazione della legge n. 194 del 1978 nelle...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07429presentato daBRIGNONE Beatricetesto diMercoledì 20 gennaio 2016, seduta n. 551

   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI e PASTORINO. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   il 17 gennaio 2016 sul canale Rai 3, il programma televisivo «Presa Diretta» mandava in onda un servizio dedicato alla difficile applicazione della legge n. 194 del 1978 nelle strutture pubbliche ospedaliere;
   a rendere così difficile l'applicazione della 194 è l'obiezione di coscienza che in Italia vede il 70 per cento dei medici e infermieri obiettori con alcune regioni come in Molise dove addirittura si sfiora il 93 per cento;
   le lunghe liste d'attesa in Italia non consentono molto spesso di rispettare il limite delle 12 settimane di gestazione previsto dalla legge. Ciò per la donna comporta un viaggio all'estero per praticare l'interruzione volontaria di gravidanza;
   il 16 gennaio 2016 il «New York Times» ha dedicato un articolo a una piccola città italiana, Ascoli Piceno, dove la legge n. 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza è totalmente inapplicata: le donne che scelgono di interrompere la gravidanza sono costrette a spostarsi;
   sempre nelle Marche nella provincia di Ancona, l'ospedale di Jesi ha sospeso il servizio d'interruzione volontaria di gravidanza, perché gli unici due medici che applicavano la legge 194 improvvisamente sono diventati obiettori;
   purtroppo, la quasi totalità dei medici obiettori fa sì che mentre da un lato diminuisce l'offerta del pubblico dall'altro aumentano le interruzioni di gravidanza clandestine o casi di donne che si procurano l'aborto a casa prendendo pillole che si possono acquistare via internet o direttamente in farmacia;
   tali pratiche possono essere rischiose per la vita della donna, in considerazione del fatto che gli interventi clandestini vengono effettuate in ambienti non sterili e senza nessun tipo di assistenza;
   altra conseguenza del nostro Paese – che ha un'elevatissima obiezione – è l'aspetto psicologico della donna che nella piena autodeterminazione e con un diritto sancito dalla legge decide di affrontare un'interruzione volontaria di gravidanza;
   l'interruzione di gravidanza per ogni donna resta una decisione difficile; essa è costretta ad affrontare situazioni spiacevoli per la scelta che ha intrapreso. Non vi è un sostegno psicologico per un percorso molto particolare e doloroso, ma ancora più grave è il giudizio di colpa che molto spesso viene loro inflitto;
   è doveroso ricordare che nel resto d'Europa, come ad esempio nella vicina Francia, tutti gli ospedali pubblici hanno l'obbligo per legge di rendere disponibili i servizi d'interruzione della gravidanza. In Inghilterra è obiettore solo il 10 per cento dei medici ed esistono centri di prenotazione aperti 24 ore su 24, sette giorni su sette e, infine, tutti gli operatori che decidono di lavorare nelle strutture di pianificazione familiare non possono dichiararsi obiettori. In Svezia invece non esiste il diritto all'obiezione di coscienza;
   oltre a ciò, a causa dell'alta obiezione, le strutture ospedaliere pubbliche per garantire il servizio d'interruzione volontaria di gravidanza sono spesso costrette a ricorrere alle prestazioni dei «gettonisti» oppure a richiamare in servizio i medici in pensione con il conseguente aggravio della spesa sanitaria;
   nelle strutture private convenzionate l'obiezione quasi non esiste poiché basta pagare per l'intervento circa 1600 euro. Tali costi poi vengono imputati alla sanità pubblica –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della drammatica situazione in cui versano le strutture sanitarie pubbliche per quanto riguarda l'applicazione della legge n. 194 del 1978;
   se non ritenga che la tragicità della situazione imponga interventi tempestivi pur tenendo conto dei limiti imposti dalla legislazione nazionale e internazionale;
   quali siano i costi a carico della collettività dovuti alle interruzioni volontarie di gravidanza praticate dai medici «gettonisti». (5-07429)