• Testo MOZIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.1/01112    premesso che:     a seguito della presentazione del rapporto Svimez in data 30 luglio 2015 nell'ambito del quale si legge che negli anni compresi tra il 2000 e il 2013...



Atto Camera

Mozione 1-01112presentato daSCOTTO Arturotesto diLunedì 25 gennaio 2016, seduta n. 554

   La Camera,
   premesso che:
    a seguito della presentazione del rapporto Svimez in data 30 luglio 2015 nell'ambito del quale si legge che negli anni compresi tra il 2000 e il 2013 nel Sud italiano l'attività produttiva appare cresciuta solo del 13 per cento, circa la metà della Grecia, ove il prodotto interno lordo saliva al 24 per cento, si sviluppò a livello mediatico, dopo anni di silenzio e di rimozione del problema, un dibattito appassionato sulla situazione del Mezzogiorno;
    in data 6 settembre 2015, la Cgil lanciava da Potenza una vertenza nazionale sul Mezzogiorno chiamata «Laboratorio Sud – Idee per il Paese» ed il Governo prometteva che nell'ambito della legge di stabilità per il 2016 starebbe stato inserito un «masterplan» relativo al Sud d'Italia le cui linee si sarebbero dovute tracciare entro il 15 settembre 2015 per poi essere puntualizzate nell'ambito della nota di aggiornamento al def 2015;
    tale documento fu trasmesso alle Camere in data 20 settembre 2015, ma, con riferimento alle previsioni per il disegno di legge di stabilità 2016, non individuava alcun tipo di politica pubblica a carattere strutturale per il Mezzogiorno, facendo solo generici riferimenti a non meglio specificati interventi per la «rivitalizzazione dell'economia meridionale», a fronte non solo delle polemiche suscitate dalla presentazione del rapporto Svimez 2015, ma anche dell'approvazione da parte della Camera dei deputati di diverse mozioni presentate da gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione sul rilancio del Mezzogiorno, fra le quali la mozione presentata da Sinistra Ecologia Libertà n. 1-00680;
    non a caso il disegno di legge di stabilità 2016, presentato in prima lettura al Senato, si rivelava, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, una delusione sul fronte degli interventi in favore del rilancio del Mezzogiorno, essendo privo, nonostante gli annunci profusi sulla stampa nazionale dal Governo, di misure speciali per il Sud come il credito di imposta per le imprese meridionali, la riduzione delle tasse per le aziende del Sud e una credibile decontribuzione per i nuovi assunti nelle regioni ad obiettivo convergenza;
    persino l'atteso «Masterplan per il Sud», presentato peraltro con estremo ritardo rispetto alle previsioni del Governo, confermava in modo evidente questo dato, in quanto le risorse ivi indicate non potevano considerarsi ulteriori e aggiuntive rispetto a quelle già previste e concordate a legislazione vigente e in sede europea;
    durante l'esame parlamentare della legge di stabilità 2016 il Governo ha tentato di porre parzialmente rimedio a questo vulnus presentando un emendamento ai fini dell'introduzione di un credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nelle zone assistite ubicate nelle regioni del Mezzogiorno (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo) dal 1o gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2019, successivamente modificato anche grazie all'approvazione di emendamenti parlamentari tesi ad estendere alle assunzioni a tempo indeterminato dell'anno 2017 l'esonero contributivo, introdotto dalla manovra finanziaria per il solo anno 2016, in favore ai datori di lavoro privati operanti nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna, ma con la condizione della ricognizione delle risorse del fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie già destinate agli interventi del piano di azione coesione, non ancora oggetto di impegni giuridicamente vincolanti rispetto ai cronoprogrammi approvati, da effettuarsi entro il 30 aprile 2016. Al contempo il gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà presentava, in sede di esame del disegno di legge di stabilità 2016 (C3444), un nutrito pacchetto di emendamenti sul rilancio del Mezzogiorno, puntualmente respinti dall'attuale Esecutivo, che muovessero innanzitutto dall'attuazione degli impegni contenuti nell'ambito della citata mozione n. 1-00680;
    la condizione economica e sociale del Mezzogiorno necessita di essere affrontata all'interno di un progetto complessivo che si ponga l'obiettivo di collocare gli interventi per le regioni del Sud in una strategia politica nazionale di rilancio dei diversi settori economici e produttivi dentro un rinnovato patto di cittadinanza, al fine di rispondere alla palese evidenza che solo attraverso l'adozione di una politica nazionale per il Mezzogiorno sarà possibile intervenire per la riduzione del divario esistente e per superare la condizione di dualità che attraversa il Paese;
    sotto tale profilo appare quanto mai urgente dotare il Paese di strumenti di coordinamento formalizzati tra politiche europee, nazionali e regionali completando il processo di organizzazione dell'Agenzia per la coesione territoriale che, ad oggi, secondo quanto risulta ai firmatari del presente atto di indirizzo non appare ultimato;
    una parte consistente e decisiva nella definizione di politiche per il Mezzogiorno dovrebbe riguardare in modo più profondo il tema della fiscalità e degli incentivi utili a superare, anche nella fase d'insediamento e di nuovi interventi, le note condizioni di svantaggio. L'obiettivo, per evitare finanziamenti indistinti e non orientati coerentemente alle politiche d'intervento nei diversi settori, dovrebbe essere il carattere selettivo articolato anche per territori, settori merceologici o per progetti interni a uno specifico settore. La selettività dovrebbe premiare il carattere innovativo degli interventi e le attività con un alto profilo di ricerca e innovazione, con l'obiettivo di coniugare l'insediamento delle aziende con le prospettive e le vocazioni territoriali, condizionando innanzitutto gli sgravi all'addizionalità occupazionale strutturale nelle regioni ad obiettivo convergenza;
    del resto la collocazione geografica delle regioni del Mezzogiorno dovrebbe costituire una opportunità strategica non solo per l'Italia ma per tutta l'Europa e la relazione tra le sponde del Mediterraneo dovrebbe essere utilizzata anche in termini di politiche per lo sviluppo attraverso il rafforzamento della cooperazione territoriale;
    sull'annoso tema delle infrastrutture e dei trasporti, per esempio, la strategia adottata dal Governo in sede europea per superare il divario consistente nella mobilità delle cose e delle persone nel Mezzogiorno non appare affatto chiara, come anche quello della portualità, della logistica e dell'energia. Ma anche l'obiettivo di fornire il Sud di vere e proprie infrastrutture sociali che dovrebbe rappresentare uno degli obiettivi prioritari di un Governo forte dell'applicazione del più basilare principio di giustizia e protezione sociale non appare minimamente perseguito;
    contrasto alla povertà, servizi ai cittadini (infanzia e anziani, non-autosufficienza), servizi per il lavoro, istruzione e formazione, efficienza della pubblica amministrazione: sono ambiti nei quali si registra un divario nel Mezzogiorno con il resto del Paese, che incide e si riverbera direttamente nella condizione di cittadinanza. È necessario, dunque, quindi programmare sin da subito interventi che possano invertire la tendenza e che possano rendersi al contempo generatori di occupazione e benessere per la collettività,

impegna il Governo:

   ad adottare apposite iniziative normative finalizzate a reintrodurre la cosiddetta «clausola Ciampi» in forza della quale si prevede un vincolo di destinazione del 45 per cento del totale delle risorse individuate per gli investimenti nel Mezzogiorno;
   a completare il processo di organizzazione dell'Agenzia per la coesione territoriale;
   a presentare entro il 30 giugno 2016 un programma nazionale di politica industriale per il Paese e la rinascita del Mezzogiorno per la valorizzazione della vocazione manifatturiera del Sud Mezzogiorno, guardando al rafforzamento degli insediamenti esistenti, alla valorizzazione dell'industria della trasformazione agricola, per la riunificazione e l'accorciamento delle filiere, nonché al riutilizzo e/o alla riconversione di intere aree industriali dismesse, all'insediamento di produzioni ad alto contenuto innovativo, alla riconversione ecologica delle produzioni industriali a forte impatto ambientale come l'Ilva di Taranto, valutando al contempo di definire in tempi brevi un piano triennale per il lavoro per il Mezzogiorno nell'ambito di un programma di interventi urgenti ai fini ecologici e sociali finalizzato all'assunzione di lavoratori da parte di amministrazioni pubbliche e aziende private;
   a introdurre apposite iniziative normative finalizzate al riconoscimento di uno sgravio contributivo per le nuove assunzioni giovanili riservato alle imprese che operano nel Mezzogiorno innalzando a 8.060 euro annui lo sgravio massimo, anziché a 3.250 euro ed estendendolo a tutti i contributi previdenziali e non solo ad una quota pari a al 40 per cento come, peraltro, previsto attualmente dalla legge di stabilità 2016 approvata in via definitiva dal Parlamento;
   a finalizzare le risorse indicate dal masterplan per il Mezzogiorno (fondi strutturali FERS e FSE 2014-2020 pari a 56, 2 miliardi di euro cui si aggiungono i fondi di cofinanziamento regionale per 4,3 miliardi di euro a valere sul fondo sviluppo e coesione) pubblicato in data 6 novembre 2015 agli obiettivi contenuti negli impegni della citata mozione n. 1-00680 sul rilancio del Mezzogiorno, nonché ad informare pedissequamente il Parlamento in ordine alla attuazione dei cosiddetti «patti per il Sud» formalizzati a fine anno 2015 presso al Presidenza del Consiglio dei ministri;
   a investire vigorosamente nella tutela e la fruibilità del patrimonio culturale e paesaggistico con particolare riferimento al Mezzogiorno, attraverso il reclutamento e l'assunzione straordinaria di giovani, superando la frammentazione della catena decisionale Governo-regioni, che determina, tra l'altro, sperpero di risorse, attraverso un forte coordinamento nazionale;
   a definire un piano per la cultura e il turismo per il Sud di concerto tra regioni e Governo, individuando specifici poli turistici prioritari nel Mezzogiorno sui quali far convergere risorse per qualificare la ricettività, attribuire incentivi e semplificazione burocratica;
   ad agire in modo significativo con particolare riferimento al Mezzogiorno sul fronte delle infrastrutture sociali ed in particolare sul versante degli asili nido e dei servizi per l'infanzia rifinanziando il cosiddetto «piano asili nido», oggi «piano nazionale per i servizi socio educativi» istituito durante l'ultimo Governo Prodi;
   ad affrontare attraverso specifici interventi il processo di progressivo spopolamento delle aree interne del Mezzogiorno e dell'invecchiamento della popolazione che assume priorità d'azione, con particolare riferimento agli anziani non autosufficienti attraverso la previsione di servizi dedicati;
   a riservare particolare attenzione al tema della istruzione e della formazione con particolare riferimento alla formazione post diploma (università, ITS), agli enti pubblici di ricerca e al tema della dispersione scolastica, agendo attraverso meccanismi di investimento, attrazione e incentivazione per gli studenti con un serio intervento sul diritto allo studio, anche attraverso una norma quadro nazionale tesa a rafforzare il ruolo dell'insegnamento pubblico e l'azione della pubblica amministrazione, agente fondamentale per la programmazione e la gestione dei servizi e per la progettazione degli interventi scolastici nel contesto locale;
   ad attuare una politica per il Mezzogiorno che faccia perno su alcune azioni di sistema, anche immediate in una continuità di medio-periodo, in modo orientato e coordinato che parta dalla precondizione insuperabile per lo sviluppo economico, e non solo del Sud, ma di tutto il Paese, ovvero la lotta per la legalità e il contrasto al lavoro nero, al caporalato e alle mafie;
   ad adottare ogni iniziativa di competenza, garantendo il pieno coinvolgimento delle regioni, per promuovere finalmente, con particolare riferimento al Mezzogiorno, scelte coraggiose e mirate in termini di mobilità urbana ed extraurbana, a partire dallo stanziamento di maggiori risorse per arrivare a 5.000.000 di cittadini trasportati ogni giorno nel 2020, portando il trasporto ferroviario agli stessi standard qualitativi europei, nonché ad attivarsi al fine di garantire il diritto alla mobilità con collegamenti ferroviari efficienti al Nord come al Sud tra i principali capoluoghi, integrati con il sistema di porti e aeroporti, ponendo ogni iniziativa di competenza finalizzata ad impedire il perdurante taglio dei collegamenti ferroviari, avviando un'azione di monitoraggio sulla rete pubblica affidata in concessione a Rete ferroviaria italiana finalizzata ad un ripensamento degli investimenti indispensabili ad aumentare la velocità dei collegamenti che parta innanzitutto dalla necessità di valorizzare la presenza di treni pendolari rispetto a quelli a mercato nella definizione delle tracce;
   a definire le politiche relative alla mobilità mettendo al centro gli utenti della mobilità, valutando altresì l'opportunità di assumere iniziative per ripristinare il finanziamento di alcune norme introdotte durante il Governo Prodi nell'ambito della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008) e non più rifinanziate dai successivi Governi che prevedono la possibilità di portare in detrazione le spese sostenute per l'acquisto dell'abbonamento annuale ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale, al fine di incentivare, con particolare riferimento al Mezzogiorno, un maggior utilizzo del trasporto pubblico locale con conseguente riduzione progressiva del trasporto privato, a tutto vantaggio di una mobilità alternativa più sostenibile per gli inevitabili ed evidenti effetti positivi in termini di riduzione delle emissioni dei gas inquinanti, soprattutto nelle aree urbane più grandi e maggiormente caotiche;
   ad intervenire con urgenza al fine di risolvere le criticità denunciate recentemente da Legambiente con la pubblicazione del rapporto «Pendolaria 2015» che analizza la situazione di maggiore disagio sulle linee ferroviarie italiane avendo come focus proprio l'emergenza Sud e le 10 linee ferroviarie peggiori del Paese;
   a bloccare l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, all'esame della Conferenza Stato-regioni del 20 gennaio 2016, che individua 8 nuovi impianti di incenerimento da realizzare tutti nelle regioni del Centro-Sud, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Abruzzo, Sardegna, Sicilia (2 impianti), cui si aggiunge la previsione per la Puglia di un potenziamento dell'impianto di incenerimento esistente, così affossando gli sforzi che le regioni stanno facendo per una programmazione virtuosa della gestione dei rifiuti e per la crescita della raccolta differenziata, del riciclaggio e del recupero dei rifiuti stessi, in una logica ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo peraltro contraddittoria rispetto ai provvedimenti recentemente varati dal Parlamento in tema di green economy, quali il cosiddetto «collegato ambientale»;
   a dare seguito in modo puntuale agli impegni contenuti nella mozione del gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà n. 1-00680 approvata dalla Camera dei deputati in data 14 aprile 2015.
(1-01112) «Scotto, Ferrara, D'Attorre, Placido, Pannarale, Duranti, Giancarlo Giordano, Folino, Sannicandro, Fratoianni, Fava, Piras, Palazzotto, Fassina, Zaratti, Zaccagnini, Franco Bordo, Gregori, Ricciatti, Marcon, Carlo Galli, Melilla, Quaranta, Costantino, Daniele Farina, Nicchi, Paglia, Pellegrino, Kronbichler».