• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/11787    secondo quanto risulta da un articolo pubblicato il 21 gennaio 2016, sul quotidiano: la Repubblica, l'evasione fiscale nel nostro Paese ha raggiunto la cifra complessiva pari a circa 120...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11787presentato daNASTRI Gaetanotesto diLunedì 25 gennaio 2016, seduta n. 554

   NASTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto risulta da un articolo pubblicato il 21 gennaio 2016, sul quotidiano: la Repubblica, l'evasione fiscale nel nostro Paese ha raggiunto la cifra complessiva pari a circa 120 miliardi di euro all'anno, fra imposte e contributi;
   secondo i dati forniti dall'ultimo Documento di economia e finanza, l'evasione delle quattro maggiori imposte: Iva, Irpef, Ires e Irap, nel 2013, era intorno ai 91 miliardi di euro a cui occorre aggiungere l'evasione contributiva, senza considerare l'evasione dell'IMU, stimata secondo il Governo in 5,5 miliardi di euro;
   al riguardo, il richiamo, effettuato ai più alti livelli istituzionali, circa la necessità di contrastare l'evasione fiscale e la denuncia di «ambiguità» culturali e politiche sul tema da parte della direttrice dell'Agenzia delle entrate, hanno portato l'attenzione a livello parlamentare su un fenomeno che resta allarmante e che, a giudizio dell'interrogante, occorre porre all'attenzione dell'azione del Governo e del Ministro interrogato, in maniera più rigorosa, rispetto alle misure scarsamente incisive attualmente adottate;
   l'articolo di stampa suindicato, evidenzia a tal fine, l'intervento di Confindustria, che recentemente, ha ribadito come se solo metà delle risorse che mancano all'appello del fisco fossero impiegate per ridurre le tasse, il Pil crescerebbe del 3,1 per cento e ci sarebbero 335 mila occupati in più;
   la spinta in avanti, che ci può consentire di uscire dall’impasse ideologica, riporta ancora l'articolo della « Repubblica», può avvenire grazie al sostegno dei mezzi tecnologici peraltro già esistenti: l'Anagrafe tributaria, ad esempio, è ormai piuttosto forte, al pari dell'algoritmo britannico « connect» che dall'estate del 2015 dispone delle giacenze medie di tutti i conti correnti e ogni movimento sospetto fa scattare una maggiore attenzione;
   questo meccanismo, insieme a strumenti come il redditometro, potrebbero consentire di monitorare incongruenze critiche tra quanto dichiarato, quanto posseduto e tenore di vita;
   la possibilità di obbligare ogni operatore economico a trasmettere via internet le fatture emesse all'Agenzia delle entrate, che a sua volta le trasmetterà al cliente per riscontrarne la veridicità, potrebbe rappresentare, secondo quanto risulta dal medesimo articolo, una svolta nel contrasto all'evasione che renderebbe più complicato ogni tentativo di non pagare le tasse;
   al riguardo, a parere dell'interrogante, lo strumento degli studi di settore, andrebbe riconsiderato, rivedendo i coefficienti del redditometro, che resta lo strumento più equo per combattere l'elusione e l'evasione fiscale;
   un'ulteriore necessità di riconsiderare gli studi di settore deriverebbe, a giudizio dell'interrogante, dall'effettiva mancanza di una reale fotografia del quadro dei ricavi, nonché dall'esigenza del ripensamento del modello, oggi costruito su medie matematiche, mentre nel passato era costruito, invece, sulla base del diretto controllo delle realtà territoriali;
   un'ulteriore criticità segnalata per tutti gli studi di settore riguarda la riproposizione dell'indice di «copertura del costo dei beni di terzi e degli ammortamenti», che determina forti anomalie anche sotto il profilo della coerenza; il sistema attuale determina la qualificazione dei soggetti tra quelli non coerenti e, quindi, esclusi da eventuali benefici del «sistema premiale»;
   in definitiva, a parere dell'interrogante, il sistema degli studi di settore è un sistema già culturalmente inaccettabile in partenza, atteso che pone in capo all'amministrazione finanziaria, sulla base di parametri statistici e di algoritmi, la determinazione preventiva e induttiva della capacità reddituale della singola attività economica, indipendentemente, quindi, dalle migliaia di circostanze soggettive e circoscritte a quell'ambito, a quel territorio, a quel settore merceologico, a quel tipo di attività che viene indagata, condizionando la determinazione del reddito induttivamente presunto dallo Stato ad un onere della prova che grava a carico dell'interessato –:
   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se non convenga sulla necessità di rivedere l'applicazione del metodo degli studi di settore, che aggrava l'attività della piccola impresa, del lavoratore autonomo e del professionista, rappresentando oggi uno strumento inefficace rispetto a quando questo sistema è stato introdotto e che, a parere dell'interrogante, si è rivelato assolutamente controproducente, anche per la presunta necessità dello Stato di alimentare le proprie casse, in una stagione congiunturale di crisi economica che la nostra economia sta attraversando;
   se ritenga urgente ed opportuno assumere iniziative volte a dare immediata e compiuta risposta alle criticità esposte in premessa, attivando un tavolo di confronto, come richiesto dalle associazioni delle imprese e dagli ordini professionali. (4-11787)