• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/11816    la Commissione europea sembra sempre più intenzionata ad avviare il processo, di revisione delle norme che disciplinano l'etichettatura dei vini, previste dal regolamento (CE)...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11816presentato daMAESTRI Andreatesto diMercoledì 27 gennaio 2016, seduta n. 556

   ANDREA MAESTRI, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, BRIGNONE, CIVATI, MATARRELLI, PASTORINO, SEGONI e TURCO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
   la Commissione europea sembra sempre più intenzionata ad avviare il processo, di revisione delle norme che disciplinano l'etichettatura dei vini, previste dal regolamento (CE) n. 607/2009 «recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 479/2008 del Consiglio per quanto riguarda le denominazioni di origine protette e le indicazioni geografiche protette, le menzioni tradizionali, l'etichettatura e la presentazione di determinati prodotti vitivinicoli»;
   nella fase di preparazione della proposta di modifica del regolamento, la direzione generale agricoltura e sviluppo rurale della Commissione europea ha ipotizzato infatti di liberalizzare l'uso nell'etichettatura di tutti i vini, compresi quelli senza indicazione geografica, di quei nomi di varietà che oggi sono riservati in virtù delle norme comunitarie vigenti. In pratica si tratta di consentire l'uso di denominazioni senza un riferimento geografico ma con solo il nome del vitigno, senza curarsi del fatto che la storia e la tradizione le abbiano legate a un determinato territorio;
   il risultato sarebbe una pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni nazionali che si sono affermate sui mercati nazionale ed estero grazie al lavoro dei vitivinicoltori italiani;
   Coldiretti lancia l'allarme, dichiarando che valgono almeno 3 miliardi di euro i vini made in Italy, identificati da denominazioni, che rischiano ora di essere «scippate» all'Italia se la Commissione europea consentirà anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi dei vitigni, quali ad esempio, Aglianico, Albana, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Trebbiano, Verdicchio, Negroamaro, Falanghina, Vermentino o Vernaccia, sfruttando così il lavoro portato avanti da anni dai produttori italiani;
   per il presidente di Coldiretti Ravenna, Massimiliano Pederzoli, «Non è ammissibile consentire l'uso di denominazioni senza un riferimento geografico, basate solo sul nome del vitigno. Non possiamo permettere una banalizzazione delle nostre denominazioni conosciute all'estero proprio grazie al lavoro dei nostri vitivinicoltori». Con la liberalizzazione «verrebbe infatti a perdersi la storia e la tradizione che legano il vino al territorio da cui deriva, per questo è necessario venga stralciata la proposta di modifica del regolamento ipotizzata dalla Direzione Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione europea»;
   nel solo territorio ravennate, il comparto vitivinicolo, con i suoi preziosi vini di Sangiovese, Albana e Trebbiano, ha numeri importanti: detiene, infatti, una superficie vitata di circa 16 mila ettari, la più ampia dell'Emilia-Romagna, con una produzione totale in quintali pari a 3.605.590 (elaborazione Coldiretti su dati (Istat 2014), un 25 per cento della quale utilizzata per produrre vini DOC. Voce importante è quella dell’export che a livello regionale vale qualcosa come 390 milioni di euro, di questi il 35 per cento prodotti in provincia di Ravenna. I mercati di destinazione sono la Germania (49 per cento), gli Stati Uniti (8 per cento) e la Gran Bretagna (7 per cento);
   secondo il presidente di Coldiretti Ravenna, se passasse l'ipotesi di riforma, «si andrebbe a danneggiare fortemente il nostro vino creando meccanismi di concorrenza sleale all'interno della Ue in quanto qualsiasi produttore straniero potrebbe immettere sul mercato generici vini “Sangiovese di Romagna”, o “Albana”, o Trebbiano, godendo della notorietà delle rispettive denominazioni di origine (Doc e Docg), che hanno fatto conoscere questi prodotti nel mondo». La revisione del regolamento minerebbe conseguentemente l'immagine dei vini italiani, per la mancanza di altrettante qualità organolettiche;
   si ricorda incidentalmente la vicenda del Tocai Friulano storico vino italiano così denominato da secoli che ha dovuto cambiare il proprio nome in Friulano a causa di una controversia con l'Ungheria, produttrice di un diverso vino dal nome simile, il Tokaj ungherese. La vicenda si è conclusa in sede di (UE) con la decisione 23 novembre 1993, n. 93/724/CE. Con la pronuncia ricordata, la unione europea ha approvato l'intesa con l'Ungheria per la protezione della denominazione dei vini originari del predetto territorio nazionale. La conclusione dell'accordo negoziato tra la unione europea e la Repubblica d'Ungheria sulla tutela e il controllo reciproci delle denominazioni dei vini ha avuto l'obiettivo di combattere più efficacemente la concorrenza sleale nell'esercizio del commercio e di tutelare meglio il consumatore;
   i vini italiani rappresentano, assieme ad altri nostri prodotti di eccellenza, uno dei migliori veicoli per promuovere la produzione italiana all'estero e la cultura stessa del nostro Paese. Una ulteriore importante considerazione è relativa al grande valore economico rappresentato dal settore vinicolo il Italia, tanto che le esportazioni di vino nel 2015 hanno raggiunto il risultato record di 5,5 miliardi di euro con un aumento del 7 per cento sul dato del 2014, con ripercussioni notevoli in termini occupazionali, poiché il settore vitivinicolo offre un lavoro a circa un milione e duecentomila persone –:
   se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero, se siano a conoscenza del Ministro interrogato e, nell'eventualità positiva, quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di scongiurare il pericolo sopra descritto, in considerazione dell'alto valore culturale del vino, che non è un semplice prodotto commerciale ma il frutto di un lavoro che ha visto l'impegno di generazioni di viticoltori che hanno tramandato il proprio sapere, aggiornato alla luce delle moderne tecnologie;
   se il Governo non ritenga opportuno adottare tutte le iniziative urgenti necessarie a scongiurare il pericolo di perdere l'identità territoriale del vino italiano e se intenda fornire ogni elemento utile sulle intenzioni della Commissione europea in relazione alla modifica del regolamento (CE) n. 607/2009. (4-11816)