• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00894    premesso che:     l'articolo 3 del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, ha disposto l'istituzione della direzione investigativa antimafia (D.I.A.) nell'ambito del...



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00894presentato daD'AMBROSIO Giuseppetesto diMercoledì 27 gennaio 2016, seduta n. 556

   La I Commissione,
   premesso che:
    l'articolo 3 del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, ha disposto l'istituzione della direzione investigativa antimafia (D.I.A.) nell'ambito del dipartimento della pubblica sicurezza, con il compito di assicurare lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione di tipo mafioso o comunque ricollegabili all'associazione medesima;
    la direzione investigativa antimafia è oggi disciplinata dall'articolo 108 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136;
    così come riportato dal proprio sito istituzionale, la D.I.A. è un organismo investigativo con competenza monofunzionale, composta da personale specializzato a provenienza interforze, con il compito esclusivo di assicurare lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione mafiosa o comunque ricollegabili all'associazione medesima;
    in particolare, le attività di investigazione preventiva sono finalizzate alla definizione delle connotazioni strutturali, delle articolazioni, dei collegamenti interni ed internazionali, nonché degli obiettivi e delle modalità operative delle principali organizzazioni criminali;
    alla D.I.A. sono assegnate le funzioni di analisi dei fenomeni criminali di stampo mafioso, nonché di studio e approfondimento dei relativi processi evolutivi, al fine di orientare tempestivamente le investigazioni giudiziarie in modo da contrastare più efficacemente la criminalità mafiosa;
    tra i principali obiettivi della direzione investigativa antimafia risulta di particolare importanza la lotta economico-finanziaria, perseguita attraverso l'aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati, i quali dopo essere stati opportunamente individuati e sottoposti a confisca, vengono successivamente restituiti a tutta la collettività;
    la fondamentale azione di contrasto ai capitali illeciti del crimine organizzato ha comportato, dal 2011 a oggi, una reimmissione di denaro nelle casse dello Stato 13.109.644.567 di euro di beni sottoposti a sequestro, e 6.285.726.819 di euro di patrimoni confiscati, senza considerare i dati relativi ai beni sequestrati e confiscati prima delle modifiche operative introduzione del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159;
    così come riportato dal «Rapporto annuale della Direzione investigativa antimafia», illustrato in data 15 dicembre 2015 presso il Ministero dell'interno, il valore di beni sequestrati alle associazioni criminali nell'anno attualmente in corso ammonterebbe a circa 2,6 miliardi di euro, mentre 530 milioni di euro risultano essere i patrimoni sottoposti a confisca;
    in tale sede lo stesso Ministro dell'interno ha considerato la direzione investigativa antimafia come «una intuizione felice che ha avuto una sua traduzione felice nella realtà, (...) una intuizione di Giovanni Falcone che è avvenuta (...) ed è stata realizzata», e secondo cui «la magistratura deve giovarsi della D.I.A. più che può e con i prefetti bisogna fare più squadra»;
    è stata altresì sottolineata l'importanza di una recente operazione antimafia, portata a termine dai carabinieri di Reggio Calabria con 36 provvedimenti di fermo, la quale ha consentito lo smantellamento di diverse cosche operanti in varie province per il controllo e lo sfruttamento di risorse economiche illecite, attraverso una serie di delitti contro il patrimonio e l'incolumità personale;
    le competenze organizzative e strutturali della direzione investigativa antimafia, nonché i rapporti con le forze di polizia, sia per le investigazioni di tipo preventivo che per quelle di natura giudiziaria, sono disciplinate, come richiamato, dalle disposizioni presenti nel decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159;
    la D.I.A. è articolata su tutto il territorio nazionale grazie alla presenza di dodici centri operativi e di nove sezioni distaccate, le cui funzioni e compiti sono opportunamente ripartite per assicurare una efficiente copertura operativa ed un ampio raggio dell'azione investigativa, in stretta collaborazione con le altre forze di polizia;
    la struttura centrale di supporto della direzione investigativa antimafia, ai cui vertici si trovano un direttore scelto a rotazione tra i dirigenti della polizia di Stato e gli ufficiali generali dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza, che abbiano maturato specifica esperienza nel settore della lotta alla criminalità organizzata, si compone di una divisione di gabinetto, tre reparti, rispettivamente deputati alle «investigazioni preventive», «investigazioni giudiziarie» e «relazioni internazionali ai fini investigativi», e sette uffici;
    con provvedimento del direttore della D.I.A. i centri operativi possono essere articolati in una o più sezioni, ubicate in località diversa da quella in cui ha sede il centro operativo dal quale dipendono;
    sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla direzione investigativa antimafia, il Ministro dell'interno riferisce, ogni sei mesi, al Parlamento;
    in data 31 luglio 2014 la Commissione parlamentare d'Inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, con il fine di assumere informazioni utili ad ottenere un quadro generale relativo ad uno dei territori maggiormente interessati da fenomeni di tipo mafioso, ha visitato la città di Foggia;
    durante tale visita la Commissione d'inchiesta ha potuto verificare la grave situazione di una provincia, qual è quella di Foggia, che presenta caratteri di notevole criticità data la presenza di sodalizi criminali che da tempo compromettono il pieno sviluppo economico e imprenditoriale nel territorio foggiano;
    dalla documentazione acquisita durante tale missione emergono fondamentali informazioni circa l'attuale condizione di emergenza della provincia di Foggia;
    secondo tale documentazione le maggiori preoccupazioni nascerebbero dalla cosiddetta «Società foggiana», organizzazione il cui sodalizio è composto da gruppi che si aggregano e disgregano in relazione alle variazioni degli equilibri di potere e ai periodi di detenzione degli affiliati;
    tale organizzazione risulta operante nel territorio attraverso attività di estorsione, usura, traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro sporco sono le principali attività ed il metodo mafioso concretizzatosi in omicidi, danneggiamenti, intimidazioni (anche attraverso gambizzazioni e percosse), consentendo alla stessa «Società» un controllo capillare del territorio cittadino, nonché la capacità di instaurare relazioni forti con i clan di San Severo, Cerignola, Vico del Gargano e, in alcuni casi, con quelli della Campania e della Calabria;
    la «Società» estende oggi la propria azione fino alla vicina San Severo, stringendo patti con le famiglie criminali del Gargano, una delle consorterie mafiose più potenti ed agguerrite della provincia di Foggia, le quali si sono ormai trasformate da realtà agropastorali in realtà mafiose ben connotate ed articolate, con una pluralità di gruppi criminali spesso costituiti sulla base di legami prettamente familiari, ed organizzati secondo una distribuzione di tipo orizzontale e priva di gerarchie;
    è possibile verificare, infatti, come la criminalità garganica si sia ormai trasformata in struttura mafiosa «moderna», dedita al traffico degli stupefacenti, al contrabbando di T.L.E. ed al sistema di tipo estorsivo, con un notevole ampliamento dei propri interessi illeciti e con una capillarità territoriale sempre più elevata;
    la criminalità organizzata, presente in provincia di Foggia non è assimilabile ad altre realtà criminose presenti sul territorio nazionale, in quanto è caratterizzata da notevole frammentazione dei sodalizi criminosi, dalla capacità di diversificare e variare i propri interessi e così rinnovarsi –, si apprende dalla documentazione, in particolare da quella fornita dalla prefettura di Foggia – ed anche se non è presente una struttura unitaria, la compagine criminale agisce seguendo una strategia ben definita che prevede l'occupazione ed il governo del territorio, l'acquisizione di ingenti risorse finanziarie, la disponibilità di mezzi e uomini ben armati, un programma d'espansione progressiva e illimitata;
    attraverso recenti inchieste relative alla «mafia foggiana» è possibile constatare, infine, l'attuazione di «proficue alleanze economiche con importanti cartelli mafiosi, come il clan dei Casalesi, l'infiltrazione all'interno delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento alle attività di raccolta e di trasporto dei rifiuti solidi urbani della città di Foggia, nonché lo spostamento di ingenti capitali all'interno dei settori strategici dell'economia locale e nazionale;
    le associazioni criminali operanti nel territorio, secondo le informazioni rilevate dalla Commissione parlamentare, utilizzerebbero ormai uno schema d'azione sempre più legato al modello di «mafia degli affari», un sistema di gestione degli illeciti che oggi caratterizza le più importanti organizzazioni criminali italiane;
    in considerazione delle peculiari attività di tipo economico-finanziario illecitamente condotte dalla criminalità organizzata operante nel territorio, si ritiene oltremodo necessaria la predisposizione di misure idonee al contrasto del fenomeno mafioso, quale l'istituzione di un presidio della direzione investigativa antimafia (D.I.A.) presso la città di Foggia, la cui attività di indagine garantirebbe un'adeguata contrapposizione alle organizzazioni criminali di ivi operanti, anche attraverso la sottrazione di patrimoni illeciti da restituire alla collettività, assicurando così le necessarie condizioni di sicurezza e libero sviluppo del territorio,

impegna il Governo

ad assumere iniziative per istituire una sezione operativa della direzione investigativa antimafia (D.I.A.), con una dotazione organica adeguata, pari ad almeno 20 unità di personale specializzato, presso la città di Foggia.
(7-00894) «D'Ambrosio, D'Uva, Colletti, De Lorenzis, Sarti, Bonafede, Businarolo, Scagliusi, Brescia».