• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00149 udite le comunicazioni del presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, premesso che: il 17 e 18 dicembre 2015, nella riunione del Consiglio europeo si affronteranno alcuni punti...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00149 presentata da PAOLO ROMANI
mercoledì 16 dicembre 2015, seduta n.554

Il Senato,
udite le comunicazioni del presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi,
premesso che:
il 17 e 18 dicembre 2015, nella riunione del Consiglio europeo si affronteranno alcuni punti fondamentali riguardanti la lotta al terrorismo, in seguito agli attentati di Parigi del 13 novembre ultimo scorso, lo stato di attuazione delle decisioni adottate in risposta alla crisi migratoria e dei rifugiati; si svolgeranno discussioni in merito alla relazione dei Presidenti sul completamento dell'Unione economica e monetaria, sul completamento del Mercato unico europeo, nonché sulla situazione relativa al referendum sulla permanenza o l'uscita del Regno Unito dall'UE;
la Politica europea di vicinato (European Neighbourhood Policy - ENP), proposta di lungo termine lanciata nel 2004 dall'Unione europea per promuovere stabilità, sicurezza e prosperità nei Paesi prossimi ai suoi confini e per rispondere meglio alle situazioni che ivi si verificano, necessita, quale priorità strategica dell'Unione europea, di un continuo aggiornamento, ed adattamento, di breve e medio periodo affinché il settore della sicurezza, la prevenzione dei conflitti, il contrasto alla criminalità, al terrorismo e alle politiche estremiste siano realmente efficaci;
più che mai dopo il 13 novembre 2015 e gli attentati terroristici a Parigi, è interesse di tutta la comunità internazionale, che si riconosce nei principi contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite, rendere inoffensivi quei gruppi di persone militarmente organizzate che utilizzano il terrorismo e gli omicidi di massa come strumento per giungere al potere politico nonché le persone che lo supportano o lo fomentano con parole, azioni o risorse finanziarie;
per le generazioni future è importante che i Governi degli Stati parte non dimentichino, travisino o interpretino liberamente, i principi base, discostandosene, su cui si è voluta strutturare l'Unione europea, principi riassunti nel Preambolo della Carta europea dei diritti fondamentali, e tra questi ricordiamo:
i popoli europei nel creare tra loro un'unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni. Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l'Unione si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà; l'Unione si basa sui principi di democrazia e dello stato di diritto. Essa pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell'Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia;
l'Unione contribuisce al mantenimento e allo sviluppo di questi valori comuni, nel rispetto della diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli europei [...];
gli attentati del 13 novembre 2015 - nel I, X e XI arrondissement di Parigi, allo Stade de France, a Saint-Denis e nella regione dell'Île-de-France, fra cui il più sanguinoso è avvenuto presso il teatro Bataclan, dove sono rimaste uccise ottantanove persone - si sono caratterizzati per una serie di attacchi terroristici, messi a segno da gruppi armati, ricollegabili all'autoproclamato Stato Islamico - noto quale ISIS - che ha susseguentemente rivendicato i fatti;
un aspetto importante è rappresentato dalle modalità esecutive dell'azione: sinora la peculiarità di quasi tutti gli attentati terroristici, compiuti e rivendicati da elementi delle componenti jihadiste, è stata caratterizzata dal fatto che l'esecutore o gli esecutori fossero consapevoli del fatto che l'azione si sarebbe conclusa con la propria morte, escludendo - quindi - che il piano dell'attentato prevedesse possibili vie di fuga per loro stessi. Le modalità esecutive dell'attentato parigino, invece, sembrerebbero indicare una modalità differente, ovvero una ratio di azione che non contempla il martirio, come esito scontato e inevitabile;
la strage di Parigi, comunque, confermerebbe l'estrema pericolosità del fenomeno del reducismo e dei foreign fighters: la spietata freddezza del commando entrato in azione nei vari arrondissement parigini lascia supporre che sia frutto di una formazione bellica acquisita nei luoghi di conflitto e della familiarità con l'uso delle armi e degli ordigni da combattimento e d'assalto;
il fenomeno dei foreign fighters non sarebbe l'unico fattore di rischio per il nostro Paese, essendo quest'ultimo esposto all'insidia terroristica per molteplici ragioni, tra cui il fatto che l'Italia si trova al centro del Mediterraneo e rappresenta un corridoio di transito tra i Paesi Nord-africani teatro dell'instabilità e l'Europa del Nord, nonché perché all'interno del suo territorio si erige lo Stato del Vaticano ove risiede la massima autorità del cattolicesimo, Papa Francesco, numerose volte indicato nei messaggi di al-Baghdadi quale probabile bersaglio degli jihadisti;
nell'ultimo decennio sono stati commessi gravi errori da parte dei Paesi occidentali, ad iniziare dal tentativo tardivo e maldestro di porre fine alle cosiddette primavere arabe: non si è stati in grado né di prevederle né tantomeno di accompagnarle nel loro corso. L'amministrazione del presidente Obama, forse per non essere accusata di interventismo, così come accadde a quella del presidente George Bush, ha scelto inizialmente di non intervenire in Medio Oriente, salvo poi, con un atteggiamento in apparenza contraddittorio, pressare per un cambiamento di regime in Libia, giustificandolo come un'azione a protezione delle popolazioni indifese. In tal maniera si è incentivata la destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente, senza un disegno o una prospettiva di un nuovo assetto politico per la zona, spianando così la strada all'estremismo islamico;
non vi sarebbe, altresì, un'effettiva consapevolezza della gravità della situazione da parte di molti leader occidentali, forse per mancanza di esperienza, di idee, per paura o per condizionamenti ideologici. Sarebbe auspicabile una grande alleanza con la Russia per combattere il terrorismo jihadista, adottando una politica estera improntata alla collaborazione tra l'Unione europea, gli Stati Uniti e Mosca, seguendo lo spirito dall'intesa di Pratica di Mare, con cui si era messa fine alla guerra fredda;
per contrastare efficacemente l'avanzata dell'ISIS e le nuove sfide eversive e terroristiche, occorrerebbe impostare una strategia basata su attività di intelligence e attività diplomatica, attraverso l'attivazione di una dimensione più propriamente politica di contrasto all'emersione delle cause, e un processo di consolidamento dei regimi più fragili, e attraverso l'attuazione di iniziative di nation-building e state-building in sinergia con l'Unione europea;
occorrerebbe, altresì, intensificare gli sforzi e prendere in considerazione l'evoluzione del fattore religioso e il suo crescente ruolo nelle relazioni internazionali, al fine di comprendere le criticità alla base delle numerose crisi internazionali, e individuare i mezzi per contrastare l'estremismo islamico;
considerato che:
strettamente legata al tema della lotta al terrorismo vi è la questione inerente alla migrazione, sulla quale - al Consiglio UE - verranno approfonditi i seguenti temi: funzionamento dei punti di crisi, ricollocazione e rimpatri, protezione delle frontiere esterne della Unione europea nonché cooperazione con i paesi di origine e di transito;
nel corso del terzo trimestre del 2015 (da luglio a settembre 2015), si sono registrate 413.800 domande di asilo in prima istanza negli Stati membri;
l'articolo 6 della Carta europea dei diritti fondamentali dispone ch ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza. I Governi degli Stati parte dell'Unione europea hanno l'obbligo di rispettare questo principio fondamentale, di implementarlo ma non di applicare decisioni che possano indebolirlo. Le politiche di accoglienza di stranieri provenienti da aree di crisi devono tenere conto dei contenuti e delle implicazioni di carattere operativo che discendono dall'applicazione dell'articolo in commento, come pure devono tenere conto di distinzioni che non sono meramente formali: i rifugiati sono costretti a fuggire dal Paese d'origine per porsi in salvo e necessitano di una particolare protezione (Convenzione di Ginevra del 1951); i migranti abbandonano il proprio stato volontariamente in cerca di migliori condizioni di vita. A differenza del rifugiato, un migrante quindi non è un perseguitato nel proprio Paese e può far ritorno a casa in condizioni di sicurezza, senza nessun rischio per la sua incolumità;
è aumentato nell'Unione europea il numero di stranieri che con finti passaporti siriani prova, e spesso riesce, a ottenere lo status di rifugiato. Questo business illegale delle false identità spinge molti trafficanti senza scrupoli a sottrarre i passaporti a cittadini siriani e a rivenderli a soggetti che hanno tratti somatici simili al legittimo titolare, con l'obbligo, una volta entrati nell'UE da rifugiati, di ritornarli al trafficante che li riutilizza per il medesimo scopo;
l'Italia per la sua posizione geografica è da anni meta di un forte e continuo flusso migratorio: influisce indubbiamente sulla scelta del nostro Paese, quale porta d'ingresso in Europa, una politica di accoglienza che non dissuade l'immigrazione illegale;
la questione migratoria rappresenta un annoso problema che l'Unione europea non ha mai affrontato in maniera seria, approfondita e risolutiva. L'Italia è stata spesso abbandonata a se stessa nella gestione di operazioni inutili ed onerose quali "Mare Nostrum" e "Triton";
il cosiddetto "mercato della disperazione", frutta un ingente giro d'affari (circa 30 miliardi di dollari/USD). Tale questione impone di rivalutare una "politica comune di immigrazione" che contempli interventi mirati per contrastare gli scafisti in partenza dalla Libia e dalla Tunisia, unitamente a interventi di carattere umanitario per garantire, a chi ne ha diritto, di ricevere assistenza in Africa e accoglienza in Europa;
il Regolamento n. 604 del 2013 - cosiddetto Dublino III - condiziona la competenza delle domande di protezione internazionale all'applicazione di taluni criteri successivi, ordinati in modo gerarchico, che dovrebbero essere stabiliti in modo oggettivo ed equo, sia per gli Stati membri sia per le persone interessate dalla domanda di protezione. Tale meccanismo dovrebbe soprattutto consentire di individuare con ragionevolezza lo Stato membro competente;
nonostante il principio del Regolamento, che esigerebbe l'applicazione gerarchica dei criteri, anche in Dublino III persiste la prassi di favorire la competenza per l'esame di una domanda di protezione internazionale nello Stato che ha avuto il ruolo principale in relazione all'ingresso e al soggiorno del richiedente nel territorio degli Stati membri, come si può evincere dall'articolo 13 del medesimo Regolamento: quando è accertato - attraverso prove o circostanze indiziarie, inclusi ovviamente i dati sulle impronte digitali raccolte attraverso il sistema Eurodac - che il richiedente ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un Paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l'esame della domanda di protezione internazionale e la sua responsabilità cessa 12 mesi dopo l'attraversamento clandestino della frontiera;
alla luce di ciò è urgente ed improcrastinabile l'implementazione di una politica migratoria europea comune e coerente, che affronti i temi del controllo delle frontiere e della stabilità e sviluppo dei Paesi di origine e di transito. Tali questioni devono necessariamente entrare a far parte dell'agenda europea per la migrazione dell'anno 2016;
in più occasioni, il Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, Anne Brasseur, ha evidenziato l'autentica necessità che l'Unione europea si schieri affianco dell'Italia per affrontare la gestione dei perduranti sbarchi di migranti, ed ora, alla luce degli attentati occorsi a Parigi lo scorso 13 novembre, tale esigenza non è più rinviabile. L'Italia, in quanto Stato in prima linea per i flussi d'immigrati irregolari, richiedenti asilo e rifugiati è in uno stato di massima allerta e sussistono numerosi problemi, tra cui il più importante rimane quello del ritardo nella registrazione di chi sbarca in prossimità delle proprie coste, con il rischio vi possano essere delle infiltrazioni criminali che non vengono rinvenute nell'immediato. Occorre, quindi, una maggiore condivisione delle responsabilità con gli altri Paesi europei per scongiurare il rischio di nuovi attacchi terroristici nel vecchio continente nonché, per quanto concerne la spartizione delle responsabilità, la necessità di modificare il sistema di Dublino poiché antiquato, inefficace e ingiusto per i paesi di sbarco e per i richiedenti asilo;
il Governo italiano non ha ancora sostenuto l'ipotesi di un intervento militare in Libia e di un conseguente blocco navale, ma ha più volte sostenuto un piano di contrasto internazionale al traffico di esseri umani, ed un raccordo internazionale di polizia e di intelligence, in grado di colpire e smantellare il network dei trafficanti, con operazioni mirate, anche in loco, per distruggere il racket criminale, che però non ha prodotto i risultati desiderati;
anche l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein, ha esortato, in più occasioni, i Governi dell'Unione europea ad adottare un approccio più sofisticato, più coraggioso e meno insensibile per affrontare i flussi di migranti verso l'Europa, ma le sue richieste sono tutt'oggi rimaste vane;
tenuto conto che:
con riferimento al completamento dell'Unione economica e monetaria, occorre evidenziare che la Relazione dei cinque Presidenti (il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, il Presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, il Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, e il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz) sottolinea come i progressi dell'Unione nei prossimi anni dovranno insistere su 4 fronti: 1) un'Unione economica autentica, che garantisca che ciascuna economia abbia le caratteristiche strutturali per prosperare nell'Unione monetaria; 2) un'Unione finanziaria, che garantisce l'integrità della moneta unica in tutta l'Unione; 3) un'Unione di bilancio, che garantisca la sostenibilità e la stabilizzazione del bilancio; 4) un'Unione politica, che ponga le basi per la realizzazione delle altre 3 unioni, attraverso un controllo democratico, la legittimità e il rafforzamento delle istituzioni;
sebbene la predetta Relazione fosse stata presentata in vista del Consiglio europeo del 25-26 giugno 2015, stante la necessità di affrontare l'emergenza del fenomeno migratorio, la stessa non è stata oggetto di discussione; il dibattito su di essa è stato avviato in occasione del Consiglio ECOFIN del 14 luglio 2015 ed è proseguito nella riunione informale dello stesso Consiglio del 12 settembre ultimo scorso;
per quanto riguarda l'Unione dei mercati dei capitali va valutata positivamente la necessità di approfondire e integrare ulteriormente i mercati dei capitali dei 28 Stati membri dell'UE rendendoli più dinamici;
in particolare ogni iniziativa in tal senso deve essere finalizzata a far giungere maggiori risorse alla economia reale in un'ottica di crescita del prodotto interno lordo degli Stati membri, offrire nuove fonti di finanziamento alle imprese, soprattutto le piccole e medie imprese, riducendo il costo del capitale raccolto; in tal senso è benvenuta ogni azione che renda il sistema finanziario dell'UE nel suo complesso più stabile, resiliente e competitivo, con particolare riguardo al sistema bancario, che maggiormente ha subito la morsa delle crisi degli ultimi anni;
la maggior parte delle azioni deve essere incentrata sul trasferimento dell'intermediazione finanziaria verso i mercati dei capitali e sull'abbattimento delle barriere che ostacolano gli investimenti transfrontalieri;
ogni azione verso il mercato unico deve essere improntata, in sostanza, a creare maggiori opportunità per i consumatori, per i professionisti e per gli affari,
impegna il Presidente del Consiglio dei ministri a porre all'attenzione del Consiglio europeo:
nell'ambito della lotta al terrorismo e al problema delle migrazioni,
1) la necessità di impegnarsi per creare una Coalizione internazionale sotto l'egida dell'ONU che metta insieme Europa, Stati Uniti, Russia, Cina e Paesi Arabi nella lotta al Daesh e ad ogni altra forma di terrorismo islamico. I Paesi europei devono farsi promotori di questa grande coalizione che ponga come priorità principale la lotta al terrorismo;
2) in tal senso, essendo fondamentale l'apporto già prospettato sul campo dalla Russia, la proposta quantomeno di una moratoria delle sanzioni nei confronti della Federazione Russa;
3) la massima cooperazione nella lotta al Daesh e al terrorismo da parte dell'Unione europea in base alla clausola di difesa collettiva e clausola di solidarietà (comma 7 dell'articolo 42 dell'Unione europea in conformità dell'articolo 51 della Carta ONU);
4) l'impegno concreto per la tutela delle minoranze etnico-religiose (yazidi, curdi e soprattutto la maggior parte dei cristiani di origine siriana rifugiati nel Nord-Iraq, in territorio curdo);
5) di arginare la diffusione dell'ideologia del sedicente Stato Islamico, che esalta l'uso della violenza, mediante operazioni di polizia e scambio di informazioni di intelligence a livello europeo, insieme ad un anti-terrorismo cibernetico contro la propaganda del cosiddetto ISIS, che utilizza un numero sterminato di account twitter per entrare in contatto con nuove reclute, visto che la minaccia del cosiddetto ISIS non è solo militare, ma anche mediatica e culturale;
6) l'attivazione, quindi, di un responsabile coordinamento tra le Agenzie di informazione e sicurezza italiane e le agenzie o uffici dell'intelligence di tutti i Paesi coinvolti a vario titolo nella lotta contro il terrorismo e contro il fondamentalismo di ogni tipo, anche di qui Paesi non direttamente coinvolti nel conflitto contro Daesh;
7) la proposta di un maggiore impegno della Turchia, per una più efficace lotta al terrorismo, alla chiusura del confine turco-siriano per evitare il contrabbando di petrolio e gli spostamenti dei terroristi (foreign fighters) da/e verso l'Europa;
8) l'impegno in sede europea, per un aumento ed una migliore gestione degli "hotspot", rispondendo alle regole europee sulla identificazione dei migranti, compresa quella sull'obbligo di prendere le impronte digitali;
9) l'impegno affinché sia dato inizio, nei tempi più brevi possibili, alla fase 3 dell'operazione EUNAVFOR Med, che autorizza l'ispezione e il sequestro e la distruzione delle imbarcazioni, anche sul territorio libico, sospettate di essere utilizzate per il traffico illecito dei migranti o per la tratta di esseri umani, valutando attentamente, se ciò non fosse possibile, l'utilità del proseguimento a tempo indeterminato della attuale Fase 2;
10) la necessità che ciascuno Stato membro dell'Unione europea vigili sull'adozione di misure volte a prevenire qualsiasi tipo di finanziamento al terrorismo, in modo che nessun tipo di risorse economiche, assets finanziari o forme di sostegno siano disponibili per le formazioni terroristiche;
11) la profonda revisione del regolamento cosiddetto "Dublino III", affinché non gravino solo sui Paesi più esposti, come l'Italia, i pesi e i costi della gestione dei flussi migratori;
nell'ambito dell'Unione economica e monetaria e del Mercato unico,
a) l'intervento sulle norme di governance europea - in particolare six-pack e two-pack - al fine di delineare un quadro di maggiore certezza per i Governi nazionali nel momento in cui questi fanno corrispondere i numeri scritti nelle manovre di bilancio alle scelte di politica economica, posto, ad esempio, che nel momento in cui in Italia il Parlamento sta per approvare la legge di stabilità e la legge di bilancio per il 2016, la Commissione europea non si è ancora espressa in maniera definitiva sui numeri in essa contenuti;
b) la proposta di una armonizzazione dei regimi dell'imposta sul valore aggiunto (VAT) che porti l'imposizione dei Paesi europei su un livello comune medio della attuale imposizione comunitaria, prospettando in sede europea l'impegno dell'Italia a neutralizzare tutte le clausole di salvaguardia attualmente previste che farebbero aumentare l'IVA nei prossimi anni;
c) la necessità, considerato che il Piano d'azione proposto dalla Commissione europea deve essere indirizzato soprattutto a far giungere all'economia reale maggiori risorse, che le differenti misure in esso previste, la cui attuazione completa è attualmente prevista per il 2019, siano attuate in tempi più congrui - specie ogni misura volta a liberare capitali inutilizzati da destinare alle imprese - stante la perdurante lentezza della crescita economica e la situazione occupazionale ancora in fase di stallo;
d) l'indicazione di una chiara normativa - proponendo la modifiche alle Direttive in materia - per l'identificazione dei profili di rischio attribuiti ai correntisti che tengano conto della storia e del merito creditizio del correntista, facilmente identificabili in una precisa scala di misura e che non possano essere modificati arbitrariamente e unilateralmente dalle banche o dagli istituti di credito, posto che in tal senso è assolutamente necessaria anche una semplificazione dei prospetti informativi per tutti gli strumenti finanziari offerti ai correntisti .
(6-00149)
Paolo ROMANI, BERNINI, D'ALI', PELINO, FLORIS, RAZZI, MINZOLINI, ALICATA, GASPARRI, MESSINA, CARRARO, PICCINELLI, MALAN.