• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.3/00415 l'Organizzazione europea dei brevetti (in lingua inglese, European Patent Organisation, EPO o EPOrg, per distinguerla dall'Ufficio europeo dei brevetti, il principale organo dell'organizzazione)...



Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-00415presentato daZACCAGNINI Adrianotesto diMartedì 5 novembre 2013, seduta n. 111

ZACCAGNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
l'Organizzazione europea dei brevetti (in lingua inglese, European Patent Organisation, EPO o EPOrg, per distinguerla dall'Ufficio europeo dei brevetti, il principale organo dell'organizzazione) è un'organizzazione pubblica internazionale creata dalla Convenzione europea dei brevetti. L'Organizzazione europea dei brevetti ha sede a Monaco di Baviera, in Germania. Compito dell'Organizzazione europea dei brevetti è quello di rilasciare brevetti europei. Nonostante quello che il nome sembra suggerire, questi non sono brevetti della Comunità economica europea né brevetti validi in tutta Europa. La Convenzione europea dei brevetti, sulla quale si basa l'Organizzazione europea dei brevetti, offre una singola procedura che termina, tuttavia, non nel rilascio di un singolo brevetto, bensì in un «pacchetto» di brevetti nazionali. L'Organizzazione europea dei brevetti è formata da due organi: l'Ufficio europeo dei brevetti, che opera come organo esecutivo, e il Consiglio d'amministrazione, che funge da supervisore e, in minima parte, da organo legislativo. Il vero potere legislativo e il diritto di revisionare la Convenzione europea dei brevetti sono esercitati dagli stessi Stati contraenti in occasione della riunione della Conferenza dei ministri, che si riunisce almeno ogni cinque anni per esaminare le questioni inerenti all'organizzazione e al sistema di brevetto europeo. Inoltre, alle Commissioni di ricorso, che non costituiscono organi indipendenti dell'Organizzazione ma fanno parte dell'Ufficio europeo dei brevetti, è affidato il potere giudiziario. L'Organizzazione europea dei brevetti, pertanto, è un'organizzazione internazionale modellata sulla forma degli Stati moderni, basata sulla separazione dei poteri;
come riportato dai maggiori organi di stampa il 16 ottobre 2013, Associazioni contadine e della società civile hanno protestato contro i brevetti su piante e animali in parallelo all'incontro del consiglio d'amministrazione dell'Ufficio europeo dei brevetti (Epo), la più alta istituzione di controllo in materia di proprietà intellettuale. L'allarme che lanciano gli attivisti è che l'Epo sia una «zona franca» per la democrazia. Nel corso di quest'anno infatti, l'Epo ha ignorato le richieste di istituzioni elettive, come il Parlamento Europeo, concedendo brevetti sulla riproduzione di piante e animali prodotti mediante riproduzione convenzionale. Sono stati accordati, per esempio, brevetti all'azienda Syngenta su piante di pepe (EP 1597965) e alla Monsanto su piante di broccoli (EP 1597965). Alla fine di agosto, sempre alla Monsanto, è stato accordato un brevetto sui pomodori sia geneticamente modificati che non modificati (EP 1812575). Solo ultimamente, a seguito di forti proteste, il presidente di Epo ha deciso di sospendere ulteriori concessioni, ma la decisione è solo temporanea, in attesa di nuove decisioni per ora in sospeso su ulteriori brevetti su broccoli e pomodori;
il consiglio d'amministrazione riunisce i rappresentanti dei trentotto Paesi membri dell'Epo (i ventotto europei più San Marino, Albania, Norvegia, Svizzera, Liechtenstein, Monaco, Islanda, Serbia, Macedonia, Turchia). Il Consiglio sarebbe in grado di cambiare le regole d'attuazione dell'Epo in qualsiasi momento, mettendo uno stop definitivo ai brevetti su piante e animali. Per questo motivo, la coalizione internazionale No Patents on Seeds! ha contattato i membri del Consiglio con una lettera via email, senza per il momento ottenere alcuna risposta. «È un grande successo per il nostro movimento che siano state per ora sospese le concessioni di ulteriori brevetti su piante e animali riprodotti convenzionalmente. Ma dobbiamo arrivare a un divieto permanente ed esaustivo,» ha dichiarato Christoph Then della coalizione No Patents on Seeds! «Oggi è la Giornata Mondiale dell'Alimentazione e sarebbe un giorno ideale per un cambiamento legalmente vincolante della politica dell'Epo»;
pochi giorni prima dell'incontro, alcuni membri del Parlamento europeo, appartenenti al Partito Popolare Europeo (PPE), al gruppo dell'Alleanza Social-democratica (S&D) e ai Verdi hanno inviato una lettera al consiglio d'amministrazione esortando il Consiglio a dar seguito alla risoluzione del Parlamento europeo datata maggio 2012 in cui si «richiama l'Epo ad escludere dai brevetti i prodotti derivati dalla riproduzione convenzionale o da qualsiasi metodo convenzionale di riproduzione, inclusa la riproduzione SMART (riproduzione di precisione) e sul materiale riproduttivo utilizzato per la riproduzione convenzionale». Nel 1999 l'Ufficio europeo brevetti ha adottato una direttiva europea (98/44 EC) ma applicando una propria interpretazione, diversa da quella intesa dal Parlamento europeo. L'adozione di una risoluzione per la corretta applicazione di questa direttiva è una delle richieste più pressanti delle organizzazioni che protestano oggi. Dal mese di aprile 2013, 2 milioni di persone hanno firmato una petizione in questo senso. Inoltre, l'opposizione al brevetto della Monsanto sui «broccoli tronchi» ha raggiunto 30.000 firme. Anche il Parlamento tedesco si è espresso contro la brevettabilità di piante e animali derivanti da riproduzione convenzionale nel luglio 2013. Le organizzazioni che si riconoscono nella coalizione No Patents on Seeds! sono estremamente preoccupate che i brevetti favoriscano un'ulteriore concentrazione del mercato, rendendo i coltivatori e altri lavoratori della catena alimentare sempre più dipendenti da poche grandi aziende internazionali con il risultato, tra altri, di poter offrire una sempre minore scelta ai consumatori;
«sottoporre anche i semi alla logica industriale è un pericolo per l'umanità». Lo afferma la fisica e ambientalista indiana Vandana Shiva, che a partire dalla storica conferenza mondiale sul clima svoltasi a Nairobi nel 2007 si è spesa per sostenere il «manifesto per il futuro delle sementi». Primo caposaldo, la biodiversità: è la nostra più grande sicurezza, sostiene il Manifesto. «Le sementi sono una risorsa di proprietà comune, da condividere per il benessere di tutti». «La diversificazione è stata la strategia di innovazione agricola più diffusa e di successo negli ultimi 10.000 anni». Vantaggi evidenti: «Aumenta la scelta tra diverse opzioni e le probabilità di adattarsi con successo ai cambiamenti ambientali ed ai bisogni umani». Perciò, in contrasto con l'attuale tendenza verso la monocultura e l'erosione genetica, proprio la diversità «deve tornare ad essere la strategia di punta per lo sviluppo futuro delle sementi»;
si tratta di preservare la diversità di semi, di sistemi agricoli, di culture e di innovazioni, ricorda Marco Pagani su Ecoalfabeta analizzando il «manifesto» di Vandana Shiva. Diversità e, naturalmente, libertà dei semi: «Le sementi sono un dono della natura e delle diverse culture, non un'invenzione industriale. Trasferire questa antica eredità di generazione in generazione è un dovere ed una responsabilità. Le sementi sono una risorsa di proprietà comune, da condividere per il benessere di tutti e da conservare per il benessere delle generazioni future e per questo non possono essere privatizzate o brevettate», checché ne pensino il Wto e l'Unione europea. In gioco, sottolinea Pagani, è quindi «la libertà dei contadini di conservare le sementi, di scambiarle e commerciale, di sviluppare nuove varietà e di difendersi dalla privatizzazione, dalla biopirateria e dalle contaminazioni genetiche degli Ogm». Servono semi per il futuro, liberi da vincoli, per dare cibo alle comunità locali. Agricoltura pulita, riduzione dei gas serra: «Le sementi non devono richiedere input energetici esterni (attraverso i fertilizzanti, i pesticidi e il combustibile) oltre lo stretto necessario». E niente veleni: «Eliminazione di agenti chimici tossici nello sviluppo delle sementi». Il che significa salute, oltre che qualità del cibo, cioè sapore e valore nutrizionale. Vandana Shiva riconosce il protagonismo femminile nell'agricoltura libera: «Le donne rappresentano la maggioranza della forza lavoro agricola e sono le tradizionali custodi della sicurezza, diversità e qualità dei semi: il loro ruolo centrale nella protezione della biodiversità deve essere sostenuto». Insomma, le sementi non sono una faccenda tecnica per esperti agronomi, ma devono interessare tutti, perché ne va del futuro della nostra sovranità alimentare. «Democratizzare l'uso delle sementi – conclude Pagani – è uno dei pilastri per la difesa futura della democrazia sulla terra». Contro le lobby che dettano legge, imponendo sempre nuove dipendenze, fino a far «privatizzare», con tanto di brevetto, anche i semi di pomodoro»;
in occasione della giornata mondiale del cibo Vandana Shiva ha dichiarato che – «La FAO ci dice che più del 70 per cento del cibo proviene da piccole aziende agricole e da piccoli agricoltori. Solo il 10 per cento della soia e del mais prodotti dalla Monsanto, è consumato direttamente da noi, e solo perché questo 10 per cento non è etichettato come tale. Se ci fosse l'etichettatura corretta e vera libertà nella scelta del cibo, quella cifra scenderebbe a 0 per cento. L'altro 90 per cento di questi prodotti viene impiegato per carburanti e come mangime per animali. Al contrario di quanto proclamato dalla Monsanto, l'uso degli OGM ha portato una diminuzione dei raccolti e un aumento dell'uso dei pesticidi, fattori portano al deperimento dei suoli, alla perdita di biodiversità e all'indebitamento degli agricoltori, ai suicidi. In India, dove la Monsanto ha il controllo sul 95 per cento delle sementi del cotone, la maggior parte dei 284.000 suicidi di agricoltori ha avuto luogo nella zona di produzione del cotone. In un mondo giusto, la Monsanto sarebbe imputata di ecocidio e di genocidio. Malgrado ciò, per la Giornata Mondiale del Cibo, coll'appoggio dei poteri maggiormente responsabili dello stato della fame nel mondo, la Monsanto si auto-assegna il Premio Mondiale per il Cibo!» dal sito di Navdanya International –:
se sono a conoscenza dei fatti narrati quali iniziative intendano intraprendere in sede comunitaria al fine di tutelare la salute dei cittadini, la biodiversità nella nostra agricoltura e la corretta applicazione della Direttiva Europea 98/44 EC;
se non reputino necessario che l'Italia si faccia portavoce in sede Europea della necessità di sensibilizzare i cittadini e i Governi sull'importanza delle sementi e della loro salvaguardia e se a tal proposito non intendano fare proprie le rivendicazioni che vengono dal movimento No Patents on Seeds;
se non reputino opportuno finanziare e promuovere, in Italia, le banche dei semi (in particolare quella di Bari), i centri di documentazione sui semi e rendere fruibile il materiale genetico attraverso la promozione di reti di scambio semi e la possibilità di agevolare la commercializzazione dei semi fra gli agricoltori. (3-00415)