Testo INTERPELLANZA
Atto a cui si riferisce:
C.2/01276 il provvedimento cardine che regolamenta i trattamenti in materia di ammortizzatori in deroga è il decreto ministeriale n. 83473 del 1o agosto 2014;
suddetto provvedimento...
Atto Camera
Interpellanza urgente 2-01276presentato daBURTONE Giovanni Mario Salvinotesto diMartedì 16 febbraio 2016, seduta n. 570
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
il provvedimento cardine che regolamenta i trattamenti in materia di ammortizzatori in deroga è il decreto ministeriale n. 83473 del 1o agosto 2014;
suddetto provvedimento ha separato le platee dei beneficiari tra chi alla data di entrata in vigore del citato decreto ministeriale aveva beneficiato per meno di tre anni delle previste tutele e chi invece aveva superato quella soglia;
la soglia massima prevista era comunque quella di 3 anni e 4 mesi complessivi al termine del quale termina la possibilità di beneficiare delle suddette tutele;
i pagamenti come purtroppo è noto sono avvenuti con notevoli ritardi e ancora oggi in diverse regioni, Sicilia, Calabria, Sardegna si registrano difficoltà;
ad aggravare il quadro per quanto riguarda l'ultimo riparto vi sarebbe anche una interpretazione dell'Inps abbastanza restrittiva in quanto secondo l'istituto il trattamento di mobilità in deroga noti potrebbe essere concesso ai lavoratori che abbiano beneficiato di prestazioni di mobilità in deroga per almeno tre anni anche non continuativi;
in base a questa determinazione molti lavoratori che ancora non hanno raggiunto il limite dei tre anni e quattro mesi rischiano di essere esclusi dal beneficio degli ultimi riparti;
questo tipo di interpretazione rischia di creare ulteriori tensioni sui territori in considerazione delle difficoltà che vivono gli appartenenti a questa categoria;
tra l'altro si parla di una misura comunque a termine considerato che dal 1o gennaio 2017 il trattamento di mobilità in deroga e la stessa cassa integrazione guadagni in deroga non sarà più presente nel nostro ordinamento;
la fuoriuscita di questi lavoratori dalle platee dei beneficiari della mobilità in deroga comporta conseguenze nefaste dal punto di vista sociale;
sono del tutto assenti misure di politiche attive e integrazioni al reddito che possano consentire a queste persone e a queste famiglie di guardare al domani con un minimo di garanzia di sopravvivenza;
molte regioni si sono attivate con misure quali reddito minimo che però faticano a coprire queste platee anche perché se basate esclusivamente sull'Isee basta il decesso di un genitore e un piccolo lascito ad alterare la propria situazione economica senza però che realmente cambi la condizione di inoccupazione dell'ex lavoratore, così come molti ex titolari di mobilità in deroga, costretti a tornare a vivere in famiglia e cumulando il reddito di un pensionato, si vedono esclusi in partenza dal poter partecipare a bandi di accesso per queste misure di sostegno;
non va inoltre trascurato il fatto che una parte rilevante dei titolari di mobilità in deroga è prossimo alla pensione e magari avrebbe avuto anche accesso al diritto se non fosse intervenuta la «riforma Fornero»;
si tratta di criticità sociali enormi che si concentrano in particolare nei territori segnati da processi di reindustrializzazione che faticano a decollare;
se e quali iniziative intenda adottare il Governo per chiarire definitivamente che comunque il tetto di beneficio della indennità di mobilità in deroga è 3 anni e 4 mesi fino al 31 dicembre 2016;
se non ritenga opportuno assumere iniziative per introdurre misure di flessibilità che consentano a queste persone di poter accedere mediante la combinazione tra età anagrafica e contributi ad un anticipo del trattamento previdenziale come per mesi se ne è parlato sui giornali;
quali iniziative intenda attivare con la massima urgenza per rafforzare le politiche attive al fine di aiutare queste platee a reinserirsi nel mondo del lavoro;
ad assumere iniziative per rivedere le norme di natura fiscale che penalizzano fortemente questi lavoratori e queste famiglie anche per l'accesso a misure di sostegno al reddito.
(2-01276) «Burtone, Casati, Preziosi, Bolognesi, Chaouki, Marazziti, Cardinale, Formisano, Lauricella, Cova, Marco Di Stefano, Marco Meloni, Marco Di Maio, Di Salvo, Fanucci, Dallai, Raciti, De Menech, Attaguile, Cuomo, Fragomeli, Anzaldi, Lacquaniti, Vecchio, Amoddio, Scuvera, Donati, Ascani, Schirò, Galperti, Paola Boldrini, Vargiu, Marrocu, Bruno, Nicoletti, Aiello, Ferro, Galgano, Borghi, Murer, Arlotti, Carrozza».