• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00164 premesso che: nelle date del 18 e 19 febbraio si terrà la seduta del Consiglio europeo, il cui ordine del giorno reca le delicate questioni della negoziazione con il Regno...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00164 presentata da ANNA BONFRISCO
mercoledì 17 febbraio 2016, seduta n.579

Il Senato,
premesso che:
nelle date del 18 e 19 febbraio si terrà la seduta del Consiglio europeo, il cui ordine del giorno reca le delicate questioni della negoziazione con il Regno Unito in vista del referendum che deciderà la permanenza o l'uscita dall'Unione europea e la crisi migratoria e dei rifugiati, per la quale il Consiglio esaminerà l'attuazione delle decisioni già adottate e preparerà il terreno per le future decisioni da adottare nella prossima riunione di marzo. Le discussioni si concentreranno sugli aiuti umanitari, la gestione delle frontiere esterne, l'attuazione del piano d'azione UE-Turchia e il funzionamento dei punti di crisi;
il 2 febbraio 2016 il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha reso nota la proposta che è stata elaborata, in cooperazione con la Commissione europea, al fine di offrire un progetto soddisfacente e rassicurante per il popolo britannico sui temi di interesse per i quali il Governo ha sollecitato i negoziati con l'UE, cioè la competitività, la governance economica, la sovranità, le prestazioni di sicurezza sociale e libera circolazione;
le trattative sono ancora in corso di svolgimento ed il cammino per giungere ad un'intesa calibrata e soddisfacente è ancora lungo, seppure la proposta risponda in maniera puntuale alle richieste sulle quattro aree tematiche oggetto delle richieste inglesi, le aperture prospettate dall'Unione europea potrebbero non essere sufficienti;
il 69 per cento dei britannici ritiene che il progetto non solo non sia soddisfacente, ma che sia "cattivo" per il Paese, così come c'è dissenso anche nelle istituzioni, in cui sembra che ben cinque Ministri del governo Cameron, a queste condizioni, si impegnerebbero nella campagna referendaria per l'uscita dall'UE; solo il premier sembra pubblicamente convinto che la bozza d'intesa possa ottenere il consenso dei cittadini, eppure non è escluso che egli stesso cercherà di ottenere maggiori concessioni dall'Europa;
tra le richieste del Governo britannico, quella che presenta gli aspetti più delicati è la limitazione della libera circolazione dei lavoratori, cittadini di Stati membri dell'UE, con riferimento al Regno unito; la proposta formulata dalla Commissione europea prevede la modifica del regolamento (CE) n. 492 del 2011 (disciplina della libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'Unione) introducendo la possibilità, per tutti gli Stati membri, di ricorrere ad un meccanismo di salvaguardia che consiste nella sospensione, per un periodo di quattro anni, dall'erogazione delle misure di welfare ai cittadini degli altri Paesi UE, sempre che sussista il requisito della eccezionalità della situazione del Paese che vuole avvalersi del meccanismo;
la proposta di Tusk accoglie anche la richiesta di una Gran Bretagna fuori da ogni ulteriore integrazione della politica europea e ancor di più da un qualsiasi tipo di Stati Uniti d'Europa; al contrario si vorrebbe che i Parlamenti nazionali avessero un ruolo più rilevante e il potere di bloccare le proposte legislative della Commissione nel caso in cui la maggioranza dei Parlamenti nazionali unisca le forze sostenendo che una bozza di legislazione non rispetta il principio di sussidiarietà;
premesso, inoltre, che:
se da un lato maggior sovranità è richiesta dal Regno Unito, dall'altro, il problema dei flussi migratori sembra essere, infine, entrato a far parte dell'urgenza dell'Unione europea e non solo dei Paesi costituenti le cosiddette "frontiere esterne";
secondo l'Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (Frontex) nei primi undici mesi del 2015 hanno irregolarmente attraversato le frontiere dell'Unione europea 1.55 milioni di migranti. In particolare, l'Agenzia ha registrato l'arrivo irregolare di 715.000 migranti nelle isole greche, dato che rappresenta sedici volte il volume di ingressi irregolari nel 2015 in quella regione. Per quanto riguarda la rotta dei Balcani occidentali, nello stesso periodo di tempo Frontex ha rilevato circa 667.000 ingressi irregolari. Frontex ha infine registrato nei primi undici mesi del 2015, 144.000 attraversamenti irregolari lungo la rotta che percorrono i migranti dalla Libia all'Italia; questi semplici dati testimoniano che la crisi dei flussi migratori è destinata a "rimanere in cima all'agenda politica per alcuni anni";
il 13 maggio 2015 è stata presentata l'Agenda europea sulla migrazione, con l'intento sia di fornire una risposta immediata alla situazione di crisi nel Mediterraneo, che di indicare le iniziative a medio e lungo termine per giungere a soluzioni strutturali che consentano di gestire meglio la migrazione in tutti i suoi aspetti. L'Agenda prevede un "approccio globale" alla gestione della migrazione, fondato sui principi della solidarietà e della responsabilità;
nella stessa Agenda europea sulla migrazione, la Commissione ha presentato proposte volte ad attivare il sistema di risposta di emergenza previsto dall'articolo 78, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) . Le misure finora adottate sono: la decisione (UE) 2015/1523, del 14 settembre 2015, che istituisce misure temporanee nel settore della protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia", la quale prevede un meccanismo di ricollocazione temporanea ed eccezionale, su un periodo di due anni, di 40.000 richiedenti con evidente bisogno di protezione internazionale, di cui 24.000 dall'Italia e 16.000 dalla Grecia; la decisione (UE) 2015/1601, del 22 settembre 2015, che istituisce misure temporanee nel settore della protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia", la quale prevede che 120.000 richiedenti vengano ricollocati negli altri Stati membri, di cui 15.600 dall'Italia, 54.000 dalla Grecia e, a decorrere dal 26 settembre 2016, 54.000 proporzionalmente dall'Italia e dalla Grecia;
le squadre di sostegno per la gestione dei flussi migratori stanno intervenendo nei "punti di crisi" (hotspot) istituiti in Italia e Grecia;
secondo il nuovo metodo basato sui punti di crisi, l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO), Frontex ed Europol devono lavorare sul terreno con gli Stati membri in prima linea per condurre con rapidità le operazioni di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali dei migranti in arrivo, affinché chi presenti domanda sia immediatamente immesso in una procedura di asilo; per chi invece non necessita di protezione internazionale, si stanno prendendo provvedimenti per portare a termine un maggior numero di rimpatri;
considerato che:
rispetto alle richieste del Regno Unito, il taglio dei benefit per i cittadini UE ha destato fin dall'inizio le maggiori preoccupazioni per i possibili pregiudizi alla libera circolazione e gli aspetti discriminatori, mentre sulle altre tre richieste, e cioè la non discriminazione per i Paesi fuori dall'area euro, un ruolo più importante per i parlamenti nazionali e una maggiore attenzione alla competitività, gli altri Stati membri sono sempre sembrati più possibilisti, se non favorevoli;
al fine di ridurre l'immigrazione dall'Europa, il Governo britannico, ha intenzione di approvare una nuova legge per impedire che i migranti europei che lavorano in UK inviino assegni familiari all'estero ai tassi della Gran Bretagna e mettere in atto il meccanismo emergenziale previsto dalla proposta dell'UE, per il quale la Commissione Europea ha già detto chiaramente che la Gran Bretagna si qualifica per il suo utilizzo;
l'impatto, che tale politica del Regno Unito, seppur condivisibile, avrebbe sul nostro Paese sarebbe di non poco conto, dato che il numero dei nostri connazionali che lascia l'Italia per andare a vivere all'estero è in continuo aumento, circa +30,7 per cento in due anni. Con un totale di 90.000 trasferimenti di residenza nel 2014, di questi la metà riguarda gli under 40 (+34,3 per cento) e gli italiani sono al secondo posto tra gli stranieri in arrivo nel il Regno Unito, che con la sua competitività, la sua spinta premiale alla meritocrazia e la piena capacità di assorbire un enorme quantitativo di forza lavoro, è diventato la terra dell'oro del ventunesimo secolo. Il saldo migratorio nel Regno Unito ha raggiunto, come rileva l'Istituto di statistica di Londra (Ons), "il massimo storico" su dodici mesi (da marzo 2014 a marzo 2015), pari a 329.000 persone, superando il precedente record di 320.000 raggiunto tra giugno 2004 e giugno 2005. Sempre secondo i dati dell'Ons, sono stati 269.000 i cittadini arrivati dall'UE che hanno scelto di vivere nel Regno: un altro record storico;
considerato, inoltre che:
rispetto al problema delle migrazioni, risulta che le istituzioni europee abbiano finalmente compreso l'importanza di un'evoluzione della loro politica nei confronti di un fenomeno che per la sua fisiologicità non può essere frenato, ma subito oppure gestito con la maggior efficienza possibile;
ciò è, almeno idealmente, testimoniato dall'iniziativa della revisione del sistema di Dublino sull'asilo, che la Commissione intende assumere entro la fine del 2016, in quanto il meccanismo di ripartizione delle responsabilità per l'esame delle domande di asilo è stato concepito quando l'Europa si trovava in una fase diversa della cooperazione nel settore dell'asilo, con afflussi di diversa natura e portata;
nonostante le buone intenzioni delle istituzioni europee, sembra che in realtà la proposta legislativa che doveva modificare il regolamento di Dublino stia rapidamente perdendo rilevanza; tanto il quadro geopolitico europeo cambia in fretta, quanto la volontà degli Stati membri di condividere l'onere della redistribuzione dei migranti, sembra orientarsi in senso opposto;
rilevato che:
la scarsa capacità di frenare l'eccezionale flusso di migranti e di garantire efficacemente la sicurezza delle frontiere e il conseguente sovraccarico sui sistemi di asilo di alcuni Stati membri, hanno indotto alcuni Paesi UE a reintrodurre i controlli alle frontiere interne ai sensi delle norme dell'Unione che consentono deroghe straordinarie e per periodi limitati al regime Schengen,
con grande aspettativa si guarda al vertice europeo che si apre oggi, dato che in questi giorni il problema sta assumendo una portata ancora maggiore: da un lato la Francia ha bocciato l'idea di una redistribuzione automatica, dall'altro, l'Austria ha annunciato l'imminente chiusura delle frontiere e il ritorno dei controlli dei valichi italiani, compresi Treviso, Brennero e Resia. Ancora più preoccupante appare il tentativo di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia di convincere la Macedonia a costruire un muro alla frontiera Sud, in modo da sbarrare la rotta balcanica. Questa ipotesi apre a una conseguenza ancor più grave per l'Italia, che rischierebbe di vedere i flussi migratori passare dall'Albania, come già accaduto negli anni Novanta;
in questo quadro, il duplice rischio dei Paesi di frontiera risulterà ulteriormente aggravato: non solo il flusso di migranti continuerà ad aumentare, ma la sospensione del Trattato di Schengen comporterebbe che i migranti arrivati via mare restino bloccati nei rispettivi Paesi di arrivo;
il nostro Paese è dal 2013 in procedura d'infrazione, che come è stato ribadito recentemente dalla Commissione europea resterà in vigore fino a quando i controlli non saranno efficienti al 100 per cento lungo tutte le frontiere. Infatti, nonostante l'Italia abbia iniziato i ricollocamenti alcune settimane prima rispetto alla Grecia, questi sono ancora molto indietro rispetto» all'obiettivo dei 39.600 rifugiati in due anni. Finora sono stati ricollocati solo 279 migranti dall'Italia, con 200 richieste pendenti rimaste senza risposta. Senza dimenticare, dall'altro lato, che il basso tasso di ricollocamenti è anche largamente dovuto ai limitati arrivi di migranti con i requisiti per beneficiarne;
nonostante nei due soli hotspot operativi in Italia, sui sei previsti, a Lampedusa e Pozzallo, la registrazione delle impronte digitali dei migranti abbia raggiunto un tasso del 100 per cento per gli sbarchi più recenti, con un progresso dal 36 per cento di settembre all'87 per cento di gennaio, ancora non basta, poiché come la Commissione ha scritto nel proprio rapporto «Una volta pienamente operativi ci si aspetta che gli hotspot in Italia abbiano una capacità di registrazione di impronte di 2.160 migranti al giorno, ben al di sopra della media di arrivi di gennaio»;
rilevato, inoltre, che:
l'Italia è indietro anche sul fronte ricollocamenti. Considerato il ben misero supporto che sta arrivando dagli altri Stati membri, visto che fino ad ora soltanto 15 si sono proclamati disponibili all'accoglienza mettendo a disposizione in tutto 966 posti in base, mentre lo schema originario prevedeva 39.600 trasferimenti di rifugiati dall'Italia verso altri Paesi europei nel giro di due anni, mentre dal nostro Paese sono partite appena 279 persone (altre 200 richieste di ricollocamenti sono state inviate agli altri Stati membri ma non hanno ancora ottenuto risposta). A questi ritmi ci vorrebbero un centinaio di anni (e non certo due) per ultimare i trasferimenti;
la Commissione ha spiegato che la lentezza, nel caso del nostro Paese, è dovuta anche al fatto che in Italia arriva uno scarso numero di migranti "candidabili" ad essere ricollocati. La maggioranza degli arrivi è infatti costituita da migranti economici che andrebbero rimandati indietro e qui si arriva all'altro punto dolente che si sta dimostrando un ostacolo molto più ostico del previsto, costituito dai migranti stessi, poiché anche tra chi ne avrebbe diritto, è difficilissimo trovare migranti disposti ad essere ricollocati. Perché vogliono scegliere dove andare,
impegna il Governo:
1. ad operare per un esito costruttivo, senza equivoci ed efficace, attraverso una ponderata revisione dei Trattati UE e un piano di riforme, che siano compatibili con le richieste del Regno Unito per evitare il Brexit e come occasione per addivenire a una maggiore coesione europea, attraverso una equilibrata mediazione, in materia di governance economica, welfare e sul processo di integrazione europeo;
2. a porre un punto fermo nelle negoziazioni con le istituzioni europee, alla luce della maggiore incisività delle iniziative prospettate in tema di migrazioni, al fine di ottenere la maggiore flessibilità per l'Italia e l'applicazione della clausola migranti, come già avvenuto per Paesi in situazione di emergenza, pur non appartenenti all'Unione europea;
3. a porre in essere ogni azione utile a completare la realizzazione di tutti gli hotspot sul territorio italiano garantendo la piena operatività delle procedure di identificazione e registrazione dei migranti in arrivo nel nostro Paese, come presupposto indispensabile per la loro ricollocazione in altri Stati membri dell'Unione europea sulla base dei requisiti posseduti, o per loro immediato rimpatrio nei casi di migranti economici, nel rispetto della tutela dei diritti dei minori durante tutto il corso dello svolgimento delle procedure di accoglienza ed identificazione;
4. a predisporre, nel breve periodo, una proposta concreta nell'ambito della revisione della Convenzione di Dublino III (2013/604/CE) che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata da un cittadino di un paese terzo o da un apolide, con particolare riferimento alla responsabilità per i paesi di primo ingresso, al fine di assicurare il coinvolgimento attivo del Parlamento italiano nel processo di modifica di un documento che investe il paese di una responsabilità ormai insostenibile ed obsoleta;
5. a riferire al Parlamento gli esiti del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016 con particolare riguardo ad eventuali memorandum e/o intese comuni sottoscritte dal Governo italiano con la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania, che affrontino i temi della sicurezza comune con particolare riferimento al tema delle migrazioni, della sicurezza delle frontiere europee e della stabilità economica e monetaria dell'Unione.
(6-00164)
BONFRISCO, BRUNI, COMPAGNA, D'AMBROSIO LETTIERI, DI MAGGIO, LIUZZI, MILO, PERRONE, TARQUINIO, ZIZZA.