• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00159 sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016; premesso che: il...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00159 presentata da LOREDANA DE PETRIS
mercoledì 17 febbraio 2016, seduta n.579

Il Senato,
sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016;
premesso che:
il Consiglio europeo sarà incentrato su due questioni principali e segnatamente Regno Unito e migrazione;
a seguito della discussione del Consiglio europeo del dicembre 2015 sui piani del Regno Unito per un referendum sulla permanenza o l'uscita dall'Unione europea, il Consiglio europeo 18 e 19 febbraio 2016 dovrebbe convenire soluzioni di reciproca soddisfazione in quattro ambiti di interesse: competitività; governance economica; sovranità; sicurezza sociale;
inoltre, il Consiglio europeo farà il punto sull'attuazione delle decisioni che ha adottato in risposta alla crisi migratoria e dei rifugiati,
impegna il Governo:
in riferimento al Regno Unito:
ad adoperarsi affinché venga respinta qualsiasi apertura nei confronti delle pretese avanzate dal Regno Unito in materia di prestazioni di sicurezza sociale e libera circolazione dei lavoratori che metterebbe in discussione la sopravvivenza stessa del principio fondante dell'Unione europea, ovvero quello relativo alla "centralità della persona" soprattutto sotto il profilo della protezione sociale specie per quanto riguarda la possibilità di escludere per un certo numero di anni i nuovi residenti del Regno Unito dai benefici del welfare, in particolare di quello familiare, con il rischio inevitabile di spalancare le porte alle richieste avanzate da alcuni Paesi membri in relazione alla sospensione degli accordi di Schengen e il conseguente mancato allineamento agli standard europei per quanto concerne il rispetto dello stato di diritto e dei diritti fondamentali, come nel caso del recente atteggiamento dell'Ungheria nei confronti di flussi migratori;
ad adoperarsi affinché prevalgano le ragioni per un rafforzamento complessivo dell'Unione che ne porti ad un livello superiore l'unità sociale, politica ed economica attraverso una profonda ridefinizione delle sue regole e dei Trattati che consentano all'Europa di dare risposte unitarie e condivise sui temi dello sviluppo, anche tramite l'individuazione di nuovi e più ampi spazi di flessibilità a sostegno degli investimenti produttivi finalizzati all'occupazione, del fenomeno immigratorio, della sicurezza cancellando le nefaste politiche basate sull'austerità e sugli interessi primari della finanza a scapito del benessere dei popoli ed evitando risposte frammentarie e unilaterali dei vari Stati membri, scongiurando nel contempo l'avvio di un pericoloso processo di disgregazione;
ad adoperarsi affinché il processo unitario che ha caratterizzato, fino ad oggi, l'Unione europea rimanga un elemento fondamentale nel raggiungere ulteriori e più avanzati momenti di integrazione evitando e respingendo fermamente tentativi, pur legittimi alla luce degli attuali Trattati, di indicare una cooperazione rafforzata solo tra un nucleo di Paesi più forti del Nord Europa senza puntare invece ad una più auspicabile proposta rivolta all'insieme dei Paesi dell'area euro. Tali proposte rivolte all'insieme dei Paesi dell'area euro possono costituire l'avvio al raggiungimento dell'obiettivo di una maggiore integrazione politica attraverso una interpretazione estensiva delle competenze dell'Unione o dei poteri delle sue istituzioni compatibilmente con i diversi percorsi di integrazione di tutti gli Stati membri senza l'obbligo immediato di una destinazione comune;
in riferimento alle politiche delle migrazioni:
a valutare la possibilità di promuovere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire «canali di accesso legali e controllati» attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani;
a ribadire le proposte italiane per realizzare un reale «diritto di asilo europeo», capace di superare il «regolamento di Dublino» che obbliga i migranti a richiedere asilo nel primo Paese comunitario che incontrano nel loro cammino. Un migrante dovrebbe avere il diritto di avere riconosciuto l'asilo in qualsiasi Paese, per poi essere libero di circolare all'interno dell'Europa;
a valutare la possibilità di promuovere iniziative europee volte a concedere con effetto immediato permessi di soggiorno per motivi umanitari che consentano la libera circolazione negli Stati dell'Unione europea e quindi avviare l'iter per la predisposizione di una normativa dell'Unione con la quale disciplinare il riconoscimento reciproco delle decisioni di riconoscimento della protezione internazionale tra gli Stati membri;
a regolamentare il funzionamento degli hotspot nel rispetto della normativa vigente in materia di asilo assicurandosi che non diventino centri di detenzione amministrativa e monitorando che siano sempre garantiti al migrante i propri diritti e la corretta informazione;
a vigilare sul rispetto del divieto di espulsioni collettive previsto dai protocolli addizionali alla CEDU, attraverso l'adozione di opportuni atti regolamentari e l'introduzione di procedure di monitoraggio indipendenti;
a promuovere il principio un'accoglienza dignitosa, dunque la chiusura di tutti i centri di detenzione per migranti sparsi in Europa;
a ribadire l'urgenza di implementare rapidamente il programma di ricollocamento, ad oggi dimostratosi un fallimento, affiancandolo alla creazione di adeguate strutture per l'accoglienza e l'assistenza delle persone in arrivo;
a valutare la possibilità di ampliare la missione EUNAVFOR MED, l'unico modo per contrastare il traffico di esseri umani e allo stesso tempo permettere ai rifugiati di essere protetti è quello di intervenire offrendo soluzioni possibili, attraverso programmi di reinsediamento, l'attivazione di procedure di ingresso protetto, visti e canali umanitari;
a proporre in sede di Consiglio europeo la revisione dell'Accordo tra Unione europea e Turchia sulla gestione dei rifugiati, a partire dal ritiro dello stanziamento di 3 miliardi a favore della Turchia nonché a proporre l'immediata sospensione degli accordi - come i processi di Rabat e di Khartoum - con i Governi che non rispettano i diritti umani e le libertà;
ad attuare, come deciso dalla Conferenza di La Valletta del novembre scorso, interventi di cooperazione allo sviluppo locale sostenibile nelle zone più povere, a partire dal continente africano, dove lo spopolamento e la migrazione sono endemici;
a valutare la possibilità di avviare un grande piano di investimenti pubblici diretti dell'Unione europea per l'economia di pace, per il lavoro dignitoso e per la riconversione ecologica del continente africano;
in riferimento all'Unione economica, monetaria e bancaria:
a sostenere ambiti robusti di flessibilità direttamente connessi al rilancio dello sviluppo locale diffuso, all'equilibrio economico-sociale territoriale interno all'Europa e ai singoli Stati membri, evitando di incorre in spese per interventi propagandistici incapaci di adeguati effetti sull'occupazione e a porre, quindi con convinzione, il problema generale di rivedere il fiscal compact e la politica dell'austerità, in modo tale che la crisi che si sta addensando sull'Europa possa rappresentare un'occasione per rivedere le norme europee di bilancio e varare su scala continentale un vero e proprio Green New Deal;
a valutare le possibilità esistenti di affrontare, in ambito europeo il problema della insularità per le isole maggiori, eventualmente articolando gli interventi sulla flessibilità in materia di aiuti in considerazione dei flussi migratori, dei processi di spopolamento, della piena inclusione all'interno dei sistema delle reti europee, materiali e immateriali;
a rifiutare qualsiasi Piano volto ad introdurre una stretta sui titoli di Stato e a continuare ad adoperarsi per il rapido completamento dell'Unione bancaria, secondo il percorso proposto dalla Commissione europea;
a respingere la proposta di un Ministro unico del tesoro per la zona euro così come viene oggi avanzata. Il Ministro del tesoro unico dovrebbe avere infatti due requisiti fondamentali:
a) non deve avere solo funzioni di controllo ma anche di pianificazione e deve disporre di un cospicuo budget di risorse per programmi di investimenti europei ed anche per istituire un indennità di disoccupazione europea (intorno al 5 per cento del PIL europeo - oggi è pari a circa l'1 per cento e in diminuzione). In sostanza, deve essere abbandonata la politica dell'austerità e avviato una vera politica europea di investimenti per rilanciare l'occupazione. Il bilancio pubblico europeo deve inoltre essere non più finanziato dai trasferimenti degli Stati ma alimentato da una tassazione autonoma. Questo per assicurarne l'indipendenza e per una sua politica realmente europea. Come per tutti i bilanci pubblici quello europeo dovrebbe potersi finanziare con titoli di debito (europei) e la BCE dovrebbe poter, alla pari della Fed, intervenire per sostenere l'occupazione e comprare dagli Stati europei i titoli di Stato invenduti sul mercato;
b) deve avere una vera legittimazione democratica;
a porre in essere ogni atto di competenza per dare reale stabilità al sistema bancario europeo, considerando anche la possibilità di una garanzia europea sui depositi, nonché una fase di transizione e la relativa non retroattività;
a sostenere nelle sedi comunitarie l'applicazione di una tassa europea sulle transazioni finanziarie;
a valutare la possibilità di avviare un dibattito volto ad ampliare il processo decisionale europeo in senso democratico attraverso un ruolo più incisivo del Parlamento europeo ed un migliore e più attivo coinvolgimento dei Parlamenti nazionali: il Parlamento europeo deve avere poteri legislativi diretti e di indirizzo della politica economica, peraltro, migliorando la qualità della partecipazione delle comunità regionali e nazionali alla fase ascendente nella predisposizione delle normative comunitarie, attraverso una più efficace azione dei differenti livelli legislativi regionali e nazionali;
a sostenere come priorità del sistema di governance economica europea, il raggiungimento reale degli obiettivi posti dalla strategia Europa 2020;
a promuovere il potenziamento della strumentazione e della dotazione finanziaria dell'Unione europea, finalizzato al sostegno dell'economia, attraverso l'adozione di misure e la sperimentazione di strumenti che svolgano una funzione anticiclica;
a creare un fronte comune con i Governi disponibili a porre con forza negli organismi della governance europea, il tema della revisione dei Trattati europei; a promuovere una discussione in sede europea per ridurre la soglia di saldo commerciale eccessivo e per introdurre penalizzazioni analoghe a quelle previste per lo sforamento dei saldi obiettivo di finanza pubblica;
a promuovere iniziative volte a contrastare l'evasione e l'elusione fiscale a livello europeo, e a garantire un maggior coordinamento dei sistemi fiscali nell'Unione europea, al fine di ridurne la dannosa concorrenza fiscale;
a sostenere l'utilizzo di eurobond per far ripartire gli investimenti pubblici europei in infrastrutture e sulla green economy, nonché a sostenere la domanda aggregata in modo da rilanciare uno sviluppo sostenibile e l'occupazione;
a sostenere, inoltre:
a) l'attuazione di una dimensione sociale dell'Unione europea, incluso un meccanismo di reddito minimo garantito e un regime di indennità minima di disoccupazione per l'area dell'euro;
b) l'inclusione del meccanismo europeo di stabilità (MES) nel diritto dell'Unione e un nuovo approccio nei confronti degli eurobond;
c) una capacità di bilancio dell'area dell'euro in particolare per finanziare azioni anticicliche, riforme strutturali o parte della riduzione del debito sovrano.
(6-00159)
DE PETRIS, BAROZZINO, CERVELLINI, DE CRISTOFARO, PETRAGLIA, URAS, BOCCHINO, CAMPANELLA, MUSSINI.