Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
C.1/01171 premesso che:
il 19 febbraio 2016 l'Istat ha reso noto il report degli indicatori demografici relativi alle stime per l'anno 2015. Lo studio purtroppo ha confermato...
Atto Camera
Mozione 1-01171presentato daPALESE Roccotesto diLunedì 22 febbraio 2016, seduta n. 574
La Camera,
premesso che:
il 19 febbraio 2016 l'Istat ha reso noto il report degli indicatori demografici relativi alle stime per l'anno 2015. Lo studio purtroppo ha confermato la tendenza del nostro Paese al decremento demografico;
dai dati pubblicati emerge una forte diminuzione del tasso di natalità;
nel 2015 le nascite sono stimate in 488 mila unità, ben quindicimila in meno rispetto all'anno precedente. Si tocca, pertanto, un nuovo record di minimo storico dall'unità di Italia, dopo quello del 2014 (503 mila). Poiché i morti sono stati 653 mila, ne deriva una dinamica naturale della popolazione negativa per 165 mila unità;
il ricambio generazionale, peraltro, non solo non viene più garantito da nove anni, ma continua a peggiorare (da meno 7 mila unità nel 2007 a meno 25 mila nel 2010, fino a meno 96 mila nel 2014);
al di là delle ragioni di fondo che stanno ostacolando, dopo il 2010, una significativa ripresa della natalità nel Paese, è opportuno ricordare che il recente calo delle nascite è in parte riconducibile alla trasformazione strutturale della popolazione femminile in età feconda (15-49 anni). Le donne in questa fascia di età sono oggi meno numerose e mediamente più anziane;
il tasso di natalità scende dall'8,3 per mille nel 2014 all'8 per mille nel 2015, a fronte di una riduzione uniformemente distribuita sul territorio;
non si riscontrano incrementi di natalità in alcuna regione del Paese e soltanto Molise, Campania e Calabria mantengono il medesimo tasso del 2014;
in assoluto, con un tasso pari al 9,7 per mille, il Trentino Alto Adige si conferma l'area a più intensa natalità del Paese, davanti alla Campania con l'8,7 per mille. Le regioni a più bassa natalità sono Liguria (6,5) e la Sardegna (6,7). Oltre alla più bassa natalità, alla Liguria compete anche il più alto tasso di mortalità (14,4 per mille) e quindi anche il tasso di incremento naturale più sfavorevole (-7,9 per mille), a fronte di una media nazionale pari a -2,7 per mille. La provincia di Bolzano, invece, rappresenta l'unica realtà del territorio nazionale nella quale la natalità si mantiene ancora superiore alla mortalità (+1,9 per mille);
nel contesto di un'immigrazione sempre crescente nel nostro Paese, risulta sempre più complicato discernere i comportamenti demografici dei cittadini di origine straniera da quelli italiani, in particolar modo per quel che riguarda la natalità. Le cifre sulla composizione delle nascite per cittadinanza della madre (italiana/straniera) mostrano che si va riducendo anche il contributo delle cittadine straniere alla natalità. I nati da madre straniera, infatti, scendono a 93 mila ossia oltre 5 mila in meno (-5,4 per cento) del 2014. Quelli da madre italiana scendono a 394 mila riducendosi di oltre 9 mila (-2,4 per cento);
per il quinto anno consecutivo nel 2015 si registra una riduzione del numero medio di figli per donna (tasso di fecondità totale), sceso a 1,35. Alla bassa propensione di fecondità continua ad accompagnarsi la scelta di rinviare sempre più in là il momento di avere figli. L'età media delle madri al parto, infatti, sale ulteriormente portandosi a 31,6 anni contro i 31,5 del 2014 (31,3 nel 2010);
in particolare, si evidenzia che negli ultimi cinque anni il protrarsi degli effetti sociali della crisi economica ha innescato una diminuzione della fecondità di periodo poiché le difficoltà, soprattutto lavorative ed abitative, oggi incontrate dalle giovani coppie rallentano la progettualità genitoriale. Tali difficoltà, cui si accompagna un generale senso di precarietà in molti strati della società, stanno agendo nel verso di un'accentuazione della posticipazione delle nascite e, quando ciò avviene, il numero medio di figli per donna tende ad abbassarsi;
da anni si assiste ad analisi e proposte tra le più disparate riguardanti la crisi economica e sociale del nostro Paese sottovalutando il tema demografico;
è acclarato che l'invecchiamento della popolazione rappresenta un freno alla crescita, sia dal lato del calo della produttività, che da quello dell'aumento della spesa pubblica che diventa sempre più incomprimibile: la crescita percentuale di anziani e pensionati, infatti, è destinata a pesare come un macigno sul bilancio pubblico;
alla luce di questi trend sociali appaiono sempre più sconcertanti la disinformazione ed il ritardo culturale nel sottovalutare l'importanza dei temi valoriali legati alla famiglia e alla natalità;
rispetto a questi fenomeni profondi e di lunga durata è di primaria importanza il ruolo del Governo: in quest'ultimo periodo sono stati adottati pochi e modesti provvedimenti che vanno nella giusta direzione. Fa ancora fatica a prendere corpo un'azione politica e legislativa ad ampio raggio per l'aggiornamento dell'intero welfare verso la famiglia e per un'incisiva iniziativa per la trasformazione dell'organizzazione del lavoro in direzione della conciliazione fra lavoro e famiglia;
è indispensabile adottare, nel breve periodo, un insieme di misure di sostegno economico alla famiglia ed alla natalità;
il rifinanziamento per il 2016 del «bonus bebé», le disposizioni riguardanti il riconoscimento del congedo parentale anche ai neo papà, l'istituzione della carta della famiglia sono importanti ma del tutto insufficienti ad affrontare la gravissima difficoltà economica di una larga parte della popolazione che di fatto non consente alle coppie di avere figli;
le famiglie e i giovani che sono nell'età di dare vita a una nuova famiglia attendono un segnale, una risposta credibile del Governo alle sempre crescenti difficoltà economiche e non solo, risposte che sono attese da chi intraprende la strada della formazione di una famiglia e della genitorialità,
impegna il Governo:
a valutare l'opportunità, compatibilmente con il raggiungimento degli obbiettivi di finanza pubblica, di adottare iniziative affinché la parte del reddito necessaria a mantenere i figli non sia tassata, riconoscendo una «no tax area» che copra il reddito di sussistenza della famiglia;
a valutare l'opportunità, compatibilmente con il raggiungimento degli obiettivi della finanza pubblica, di assumere iniziative per una deduzione ai fini dell'Irpef delle spese sostenute per le rette degli asili nido;
a valutare l'opportunità, compatibilmente con il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, di assumere iniziative per prevedere misure agevolative per la casa e per l'affitto per le giovani coppie;
a valutare l'opportunità, compatibilmente con il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, di adottare iniziative per prevedere misure agevolative e di sostegno per le mamme lavoratrici;
a valutare l'opportunità, compatibilmente con il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, di assumere iniziative per prevedere un contributo economico in favore della prima infanzia dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del terzo anno di età per le famiglie che versano in particolare disagio economico.
(1-01171) «Palese, Pisicchio».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).