• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/07993    l'Organizzazione marittima internazionale (Imo) è un'Agenzia delle Nazioni Unite, istituita a seguito dell'adozione della convenzione internazionale marittima di Ginevra del 1948, che ha...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07993presentato daGALLO Luigitesto diMercoledì 2 marzo 2016, seduta n. 581

   LUIGI GALLO, SIMONE VALENTE, VACCA, D'UVA e MANLIO DI STEFANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   l'Organizzazione marittima internazionale (Imo) è un'Agenzia delle Nazioni Unite, istituita a seguito dell'adozione della convenzione internazionale marittima di Ginevra del 1948, che ha lo scopo principale di sostenere la cooperazione marittima tra i Paesi membri e di garantire la sicurezza della navigazione e la protezione dell'ambiente marino, promuovendo l'elaborazione e l'adozione di convenzioni ed accordi su materie relative alla navigazione ed al trasporto via mare dei passeggeri e delle merci, nonché le garanzie del trattamento degli equipaggi;
   nel 1978, l'Imo di cui fa parte anche il nostro Paese, ha adottato la convenzione internazionale STCW78 sulle norme relative agli «Standard di Addestramento, Certificazione e Tenuta della Guardia», che è stata resa esecutiva in Italia con la legge 21 novembre 1985, n. 739;
   il codice STCW78 è stato successivamente modificato e integrato fino a giungere all'edizione del 2010, stabilita durante l'incontro svoltosi a Manila, nelle Filippine, e racchiude tutte le norme relative alla formazione minima obbligatoria che ogni marittimo, cittadino di un Paese membro dell'Imo, deve conseguire per poter svolgere la professione a bordo di navi e per ottenere il rilascio di certificati di competenza Imo STCW; il codice delinea altresì le modalità delle prove d'esame, i programmi, le esperienze di navigazione ed i corsi di sicurezza obbligatori da frequentare, le condizioni di validità dei certificati di competenza IMO STCW, le condizioni e le modalità del loro rinnovo;
   la STCW stabilisce, dunque, tutti i requisiti fondamentali affinché un marittimo sia abile ed idoneo a esercitare la propria professione, obbligando i Paesi firmatari (quindi anche l'Italia, si ribadisce) ad emettere un certificato, detto «Certificato IMO», che aggiunge uno « status di internazionalità» alla qualifica di ciascun marittimo, dandogli pertanto la possibilità di lavorare anche su navi/entità straniere;
   il certificato IMO ha una validità di 5 anni e si rinnova ogni volta, mantenendo i requisiti richiesti dalla normativa STCW e, in Italia, in sede di rinnovo, viene adottato quanto specificato dal decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71, che ha sostituito il precedente decreto legislativo 7 luglio 2011, n. 136;
   nonostante il succitato decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71, faccia esplicito riferimento alla normativa STCW, nella manifestazione di protesta tenutasi il 3 febbraio 2016 presso il piazzale Candi a Porto Santo Stefano (Grosseto), che ha visto l'intervento di dodici associazioni marittime in base a quanto riportato da diverse fonti apparse on line tra il 6 e il 13 febbraio 2016 (www.youtube.com, www.iltirreno.gelocal.it, www.lastampa.it), è stato espresso a gran voce il malcontento e la preoccupazione di migliaia di marittimi per la possibile emanazione di un decreto attuativo che, in base a quanto dichiarato dagli stessi, parrebbe «cambiare rotta» su diversi punti rispetto alla normativa internazionale di riferimento, creando i presupposti per una più difficoltosa e gravosa procedura di rinnovo dei certificati Imo, per i marittimi italiani, specie se paragonata a quella dei colleghi di altri Paesi della Comunità europea;
   nello specifico, in base a quanto si evince dalla video-registrazione della succitata manifestazione, alla data del 1o gennaio 2017, a circa 60.000 marittimi scadrà il proprio certificato Imo, in base a quanto disposto dall'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210 che prevede la proroga di 10 mesi per il rinnovo dei certificati rispetto a quanto sancito dall'articolo 11 del decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71 e, ad oggi non è ancora chiaro, in Italia, quali saranno le precise modalità di rinnovo dello stesso, creando incertezza e confusione, nonché legittima preoccupazione; in base a quanto asserito da Massimo Costanzo, delegato del Collegio nazionale capitani e macchinisti, un nuovo decreto attuativo, che risolverebbe allo stato attuale, in fase di redazione e ultimazione, prevedrebbe che le procedure di rinnovo debbano essere presentate a partire dal terzo mese precedente alla scadenza del certificato; si porrebbero in tal modo le basi di una situazione di collasso amministrativo con una paralisi degli uffici che si ritroverebbero a dover smaltire un numero di pratiche di rinnovo eccedente alle proprie possibilità, mentre, invece, i marittimi che possono definirsi in regola con le nuove norme internazionali potrebbero provvedere al rinnovo anche prima dei tre mesi, per rendere più fluido ed omogeneo lo smaltimento delle pratiche da parte degli uffici amministrativi di competenza;
   oltracciò, è stata posta la questione generale del dovere di tutelare il lavoro, le professionalità perseguite e i certificati acquisiti dai nostri marittimi, i quali, attraverso i propri delegati alla manifestazione, hanno reclamato, in virtù delle disposizioni internazionali, che sia ritenuto valido, ai fini del rinnovo del proprio certificato, un servizio di navigazione di dodici mesi su qualunque unità, compreso il diporto privato, e che le diverse possibili funzioni assunte in tale periodo, ad esempio quella di comandante come quella di primo ufficiale, abbiano la stessa valenza;
   come se tutto ciò non bastasse, sulla base di quanto affermato da Luigi Scotto, coordinatore di lavoratori del mare, il decreto, che per adesso non è stato ancora firmato, porterebbe anche alla divisione della carriera del diporto da quella mercantile, anche se solo quella mercantile è riconosciuta a livello internazionale dall'Imo, e questo significherebbe che chi ha avuto esperienza lavorativa solo nel diporto si vedrebbe tolto il titolo mercantile, unica certificazione Imo posseduta, creando i presupposti per la perdita di occasioni lavorative, che già risultano molto ridotte a causa del periodo di crisi generale in cui versa il nostro Paese;
   va inoltre considerato che, come riportato su un articolo apparso on line sul sito www.lastampa.it il giorno 23 dicembre 2015, l'armatore Vincenzo Onorato ha asserito che «al momento, sulle rotte nazionali, non è possibile imbarcare personale extracomunitario, ma la Confitarma sta facendo pressioni per ottenere una norma che liberalizzi tutto», consentendo quindi l'assunzione con «contratti da fame a seicento dollari al mese»;
   in effetti, lo stesso Maurizio Amato, presidente dell'associazione marittimi Argentario, trova alquanto contraddittorio il fatto che la scuola nautica italiana non sia ritenuta adeguata alla formazione dei marittimi, i quali sono costretti a seguire ulteriori corsi a pagamento, mentre un titolo inglese risulti accettato tout court nel nostro Paese, in cui i requisiti richiesti per ottenerlo, tuttavia, sono maggiormente onerosi rispetto agli altri Paesi della Comunità europea;
   una siffatta situazione pare configurarsi, per gli interroganti, come un circolo vizioso in cui non sembrano essere poste le basi perché i marittimi italiani possano contare su opportunità lavorative imprescindibili per riuscire a stare al passo con la normativa in merito al rinnovo dei loro Certificati Imo, obbligatori, a loro volta, per continuare a svolgere il proprio lavoro;
   il coordinamento marittimi, formatosi in seguito alla summenzionata manifestazione, richiede che si instauri un rapporto diretto tra il Ministro interrogato e la realtà lavorativa del settore, instaurando, nel più breve tempo possibile, tavoli tecnici per un confronto proficuo sui contenuti, affinché non venga approvato un decreto che, a detta di Luigi Scotto, «se entrasse in vigore toglierebbe la facoltà di lavorare ai marittimi, oltre a scalfire diritti sacrosanti sanciti dalla Costituzione» –:
   se i Ministri interrogati non ritengano doverosa ed appropriata una urgente iniziativa volta al conseguimento di un utile confronto con le categorie dei lavoratori marittimi, prima dell'emanazione di eventuali decreti attuativi previsti dal decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71, considerata la necessità di prestare attenzione all'attuale evoluzione del mercato del lavoro, da un punto di vista sia generale che specifico;
   se e come intenda intervenire per salvaguardare i diritti di tutti i marittimi italiani, affinché non si ritrovino, loro malgrado, in una condizione di svantaggio rispetto ai colleghi stranieri. (5-07993)