• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00214     il prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 marzo vedrà tra i punti prioritari all'ordine del giorno il tema dei flussi migratori, la costruzione del consenso europeo sulle modalità di...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00214presentato daROSATO Ettoretesto diMercoledì 16 marzo 2016, seduta n. 591

   La Camera,

   premesso che:
    il prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 marzo vedrà tra i punti prioritari all'ordine del giorno il tema dei flussi migratori, la costruzione del consenso europeo sulle modalità di gestione dei rifugiati, il ripristino del normale funzionamento dello spazio Schengen e la piena attuazione del Piano d'azione Unione europea-Turchia, insieme alla definizione delle priorità per il semestre europeo 2016;
    la crisi umanitaria in Grecia, aggravata dall'avvicendarsi di decisioni unilaterali da parte di numerosi Stati membri per reintrodurre controlli alle frontiere, vede circa 13 mila persone in condizioni igieniche e sanitarie estreme alle frontiere con la Macedonia; un'emergenza umanitaria che, in assenza di interventi urgenti, potrebbe far preludere a nuovi sbarchi nel Mediterraneo, con ripercussioni per l'Italia, per i possibili cambi di rotte illegali indotti dal tentativo di ostacolare movimenti dalla Grecia verso l'Europa centrale e settentrionale e dal moltiplicarsi di sbarramenti alle frontiere interne all'Unione europea;
    il ritorno dei controlli alle frontiere interne non solo mette a rischio una delle principali conquiste dell'integrazione europea ma può avere effetti negativi sull'intera economia dell'Unione: secondo un'analisi di impatto della Commissione europea tale reintroduzione porterebbe a una perdita di almeno 18 miliardi di euro l'anno (circa lo 0,13 per cento della produzione annua dell'area Schengen), senza contare le più gravose conseguenze per le perdite dell'industria del turismo;
    l'accordo di Schengen sulla libera circolazione è uno dei principi fondanti dell'Unione che, qualora venisse messo in discussione, potrebbe far fallire l'intero progetto europeo; il suo immediato ripristino è tra gli impegni prioritari che su iniziativa del Governo italiano è stato inserito nelle conclusioni del Consiglio europeo dello scorso 18 e 19 febbraio;
    la Commissione europea è intenzionata a richiamare gli Stati membri dando un termine massimo di nove mesi (entro dicembre 2016) per interrompere le chiusure unilaterali e ritornare alla normalità; mentre, per affrontare l'emergenza umanitaria in Grecia, il Consiglio ha approvato lo stanziamento di 700 milioni di euro in tre anni (300 milioni nel 2016 e 200 rispettivamente per 2017 e 2018); una misura utile per fronteggiare gli interventi di prima accoglienza ma insufficiente se non accompagnata da una strategia di medio periodo;
    oltre agli interventi a livello europeo per fornire aiuti umanitari in collaborazione con le organizzazioni come l'UNHCR e la predisposizione di un rafforzamento dei controlli lungo le frontiere marittime del Mediterraneo (con la missione già operativa a comando italiano, EUNAVFORMED-SOPHIA), l'11 febbraio 2016 la Nato, su richiesta congiunta di Germania, Grecia e Turchia, ha avviato una missione navale nel Mar Egeo, con compito di ricognizione, monitoraggio, sorveglianza e contrasto al traffico dei migranti, in collegamento con Frontex e le guardie costiere nazionali – un'attività che sarà intensificata nelle sue modalità operative, secondo quanto recentemente annunciato dal segretario dell'Alleanza Jens Stoltemberg;
    per le dimensioni del fenomeno è necessario attuare la strategia globale e l'ampio spettro di misure già concordate e definite nell'Agenda sulla migrazione del maggio 2015, con particolare riferimento ai programmi di ricollocazione e reinsediamento di profughi e richiedenti asilo, in attuazione del principio di solidarietà, secondo un'equa redistribuzione fra tutti gli Stati; misure rallentate se non osteggiate da parte di alcuni paesi membri che si sono rifiutati di aderire ai programmi adottati dal Consiglio europeo nel settembre 2015 (al 15 febbraio 2016 la ricollocazione ha riguardato solo 295 persone dalla Grecia e 288 dall'Italia, mentre avrebbero dovuto esserne redistribuiti da Grecia e Italia 66.400 e 39.600 richiedenti asilo);
    l'Unione europea è una comunità di nazioni fondata sui principi di libertà, solidarietà e sussidiarietà. In ossequio al principio di sussidiarietà imponenti risorse sono state mobilitate nel passato e sono mobilitate nel presente per sostenere lo sviluppo delle aree più povere. Nel passato l'Italia ha usufruito largamente di queste politiche. Oggi siamo contributori netti per una cifra di circa 5,4 miliardi di euro. I problemi dell'immigrazione devono essere affrontati oggi con il medesimo spirito di solidarietà al quale nessuno può sottrarsi, in modo particolare quei paesi che hanno fruito e continuano a fruire di forti politiche di solidarietà a loro favore;
    occorre istituire entro giugno una Guardia costiera e di frontiera europea per rafforzare le frontiere esterne (in attuazione della proposta di regolamento (COM/2015/671)) e riformare il sistema di Dublino sul diritto di asilo; in tale direzione, la Commissione europea presenterà a breve una proposta di revisione del regolamento di Dublino e anche il Governo italiano ha annunciato di voler avanzare una sua proposta per incalzare l'esecutivo comunitario ad agire;
    inoltre, al fine di sottrarre ai trafficanti di esseri umani una parte di rifugiati che fuggono dalla guerra, occorre attuare i programmi con i paesi terzi (vertice sulla migrazione di La Valletta dell'11 e 12 novembre 2015) e favorire i canali legali; in tale direzione rileva il recente progetto pilota dell'Italia che ha aperto il primo corridoio umanitario, facendo arrivare 93 rifugiati siriani dal Libano; un buon esempio per un'efficace azione di contrasto alle attività illegali e alla tratta degli esseri umani;
    dobbiamo dare garanzie sulla nostra capacità di identificare i richiedenti asilo ed eventualmente di rinviare ai paesi di origine i non aventi diritto. Dobbiamo ottenere garanzie su di una equa redistribuzione dei veri profughi fra i diversi paesi europei. A questo fine serve una sorveglianza comune dei confini esterni dell'Unione, un diritto di asilo comune, accordi europei di rimpatrio con i paesi di origine dei flussi migratori, una più intensa cooperazione allo sviluppo per generare posti di lavoro nei paesi di origine dei flussi in modo da allentare la pressione migratoria;
    in tale contesto il recente vertice straordinario del 7 marzo scorso tra i 28 Paesi membri dell'Unione europea e la Turchia, sul piano di gestione comune per l'emergenza dei profughi (attivato nel summit dell'Unione europea-Turchia dello scorso 29 novembre 2015), rappresenta un dossier importante;
    è necessario un accordo tra l'Unione europea e la Turchia affinché quest'ultima si impegni nell'azione di contenimento dei flussi di migranti irregolari verso l'Europa, ma occorre anche garantire che la gestione dei rifugiati avvenga nel rispetto delle protezioni tutelate dal diritto internazionale; preoccupa il tentativo di accrescere il potere contrattuale turco nei confronti dell'Unione europea, anche alla luce della svolta autoritaria da parte di Erdogan e la violazione dei diritti civili e democratici e l'attacco alla libertà di stampa;
    abbiamo il dovere di aiutare la Turchia a far fronte all'emergenza umanitaria proseguendo in parallelo il negoziato sulla adesione della Turchia alla Unione europea, che comprende profili delicati e complessi sul tema dei diritti umani, delle libertà civili e dei diritti delle minoranze, oltre che la ancora irrisolta questione di Cipro;
    inoltre, il Consiglio europeo del 17 e 18 marzo discuterà anche delle priorità per il semestre europeo 2016, valuterà i progressi compiuti in merito alle principali iniziative volte a rafforzare il mercato unico ed esaminerà l'attuazione delle raccomandazioni specifiche per ciascun paese membro;
    il Consiglio europeo – adottando a gennaio le conclusioni sull'analisi annuale della crescita e la relazione 2016 sul meccanismo di allerta – ha condiviso le proposte della Commissione europea finalizzate a dare impulso all'occupazione, alla crescita e alla competitività mediante il rilancio degli investimenti, la prosecuzione delle riforme strutturali e la sostenibilità delle finanze pubbliche;
    i modesti tassi di crescita e gli ancora alti livelli di disoccupazione nell'eurozona testimoniano, tuttavia, oltre all'eccezionale prolungarsi della crisi, da ultimo collegata ad una prolungata bassa inflazione e all'indebolimento della domanda esterna dovuto al rallentamento delle economie emergenti, anche l'inadeguatezza del complessivo approccio delle politiche comunitarie per fronteggiare la recessione economica;
    la Banca centrale europea ha rafforzato il QE ed ha lanciato una nuova grande operazione TLTRO. La politica monetaria deve però collocarci in un più ampio policymix per essere pienamente efficace. Occorre pertanto sfruttare al meglio il tempo guadagnato grazie agli interventi della BCE per uno sforzo rinnovato per ridurre i debiti pubblici nazionali ed aumentare gli investimenti pubblici europei. In questa fase è solo un grande piano di investimenti pubblici europei che può migliorare radicalmente la nostra competitività e trainare anche l'investimento privato. Bisogna utilizzare l'occasione della revisione di mezzo termine del bilancio europeo per porre con energia la questione delle risorse proprie dell'Unione;
    alla crescente disaffezione al progetto europeo, certamente amplificata dalle problematiche collegate da un lato agli eccezionali flussi migratori e dall'altro alla persistenza di un elevato tasso di disoccupazione, occorre rispondere con una profonda riflessione sul futuro dell'Unione europea che deve essere rilanciata quale opportunità di crescita e di occupazione attraverso sforzi comuni per la competitività e la crescita e attraverso una maggiore condivisione dei rischi, come ribadito nel documento del Governo italiano «Una strategia europea condivisa per crescita, lavoro e stabilità» dello scorso febbraio;
    proprio su questi aspetti, il Governo italiano ha avviato da tempo un confronto continuo e costruttivo con la Commissione, finalizzato a consolidare a livello europeo l'azione di sostegno alla creazione di occupazione attraverso investimenti e riforme che cambino in modo strutturale le potenzialità del nostro paese rilanciandone la competitività e una gestione responsabile delle finanze pubbliche con l'obiettivo di ridurre progressivamente il debito pubblico;
    nella riunione del 7 marzo sui progressi conseguiti dagli Stati membri nell'attuazione dei documenti programmatici di bilancio per il 2016, l'Eurogruppo ha preso atto di una dinamica che vede il debito pubblico italiano stabilizzato già nel 2015 e in diminuzione a partire dal 2016;
    in attesa delle definitive valutazioni previste per il prossimo maggio, la Commissione europea ha rilevato l'8 marzo che la presenza di squilibri macroeconomici eccessivi e di un debito pubblico ancora elevato ma sostenibile nel medio-lungo periodo (come riconosciuto anche dal recente studio del centro di ricerca tedesco Stiftung Marktwirtschaft) non richiedono manovre correttive alla luce dell'ampia azione di riforma che ha riguardato il mercato del lavoro, le istituzioni, i crediti deteriorati e le sofferenze bancarie, la pubblica amministrazione, la giustizia e l'istruzione;
    grazie alle politiche economiche del Governo orientate alla crescita e alle riforme strutturali approvate e implementate, oggi l'Italia è un Paese più solido di quanto fosse prima dell'avvio del ciclo riformatore che deve essere proseguito con decisione,

impegna il Governo:

   a sostenere la roadmap della Commissione europea volta a ripristinare con urgenza il corretto funzionamento dell'Accordo sulla libera circolazione fra gli Stati, affinché sia applicato compiutamente il codice frontiere nello spazio Schengen;
   a sollecitare la Commissione europea, anche mediante la presentazione di una specifica proposta italiana, affinché si pervenga in breve tempo alla revisione del regolamento di Dublino, tappa imprescindibile per una soluzione condivisa circa le procedure per il diritto di asilo e una gestione comune dell'emergenza umanitaria, tale da alleviare i pesanti oneri attualmente a carico solo di alcuni Stati;
   ad accelerare, durante il semestre di presidenza olandese, l'implementazione di tutti gli strumenti contenuti nell'Agenda europea sulla migrazione, a partire da ricollocazione e resettlement fino all'istituzione di una guardia costiera e di frontiera europea per il coordinamento e la sorveglianza; delle frontiere esterne, nell'ambito di un nuovo quadro giuridico di rafforzamento e di assistenza agli Stati anche per le operazioni di rimpatrio, con l'ampliamento della gamma degli strumenti finanziari e delle risorse europee per tali scopi;
   ad adottare tutte le misure atte ad intensificare la lotta contro i trafficanti di esseri umani, anche in relazione all'apertura di nuove eventuali rotte e all'intensificarsi dei flussi migratori e dei punti di crisi;
   a promuovere una intesa fra l'Unione europea e Turchia che consenta di gestire l'emergenza migratoria, assicurando una piena attuazione delle misure già decise ed una piena tutela dei diritti dei richiedenti asilo;
   a continuare a promuovere nelle sedi europee l'adozione di politiche volte ad utilizzare pienamente i margini di bilancio per sostenere la ripresa, seppure attraverso una gestione responsabile, nella consapevolezza che un ritmo sostenibile di crescita e di creazione di posti di lavoro è il modo più efficace per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche;
   a favorire la promozione degli investimenti e l'attivazione di meccanismi anticiclici, ove possibile anche mediante la costituzione di una autonoma e adeguata capacità di bilancio europea e l'emissione di debito comune («eurobond»);
   ad adottare ogni iniziativa utile per rivitalizzare il mercato unico, volta a rimuovere gli ostacoli alla creazione dell'Unione dei mercati di capitali, superare la frammentazione del mercato dell'energia, e promuovere l'economia digitale e l'innovazione;
   a sostenere il rapido completamento dell'Unione bancaria, attraverso l'adozione di un sistema di condivisione dei rischi e di garanzia dei depositi che migliorerebbe significativamente la stabilità finanziaria, costituirebbe un valido supporto alla ripresa del mercato del credito e rafforzerebbe le prospettive di crescita economica;
   a promuovere lo sviluppo di strumenti comuni per facilitare aggiustamenti dei mercati del lavoro europei in caso di shock avversi, attraverso la costituzione di un fondo e di uno schema di assicurazione contro la disoccupazione ciclica.
(6-00214) «Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Locatelli».