• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00174 udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, premesso che: nella prossima riunione del 17 e 18 marzo 2016, il Consiglio europeo ritornerà sulla questione migrazione...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00174 presentata da PAOLO ROMANI
mercoledì 16 marzo 2016, seduta n.594

Il Senato,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
premesso che:
nella prossima riunione del 17 e 18 marzo 2016, il Consiglio europeo ritornerà sulla questione migrazione in tutti i suoi aspetti per consolidare ulteriormente l'attuazione congiunta di tutti gli Stati parte della strategia globale dell'Unione europea in materia di migrazione, si focalizzerà sulle questioni economiche, sulle priorità del semestre europeo per il 2016, nonché valuterà il progresso delle specifiche Raccomandazioni rivolte ai Paesi parte dell'Unione europea;
nella Dichiarazione finale a conclusione del Consiglio europeo del 7 marzo 2016, permane l'attenzione dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea alla questione migrazione, "in particolare per quanto concerne la rotta dei Balcani occidentali", le politiche adottate dalla Turchia (accolte con "grande favore") e le relazioni Unione europea-Turchia in materia di flussi migratori e di accoglienza, la necessità di adottare "iniziative coraggiose per chiudere le rotte del traffico di esseri umani, smantellare il modello di attività dei trafficanti, proteggere le nostre frontiere esterne e porre fine alla crisi migratoria in Europa";
con riferimento alla Turchia l'Unione europea si è impegnata a:
- far rientrare, a proprie spese, tutti i nuovi migranti irregolari che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche;
- far sì che, per ogni siriano che la Turchia riammette dalle isole greche, un altro siriano sia reinsediato dalla Turchia negli Stati membri dell'UE, nel quadro degli impegni esistenti;
- accelerare l'attuazione della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti con tutti gli Stati membri in vista della soppressione dell'obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro la fine del giugno 2016;
- accelerare l'erogazione, per assicurare il finanziamento di una prima serie di progetti entro la fine di marzo, dei 3 miliardi di euro inizialmente stanziati e prendere una decisione in merito a un ulteriore finanziamento destinato allo strumento per i rifugiati siriani;
- prepararsi alla decisione di aprire quanto prima nuovi capitoli dei negoziati di adesione sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo dell'ottobre 2015;
- collaborare con la Turchia in eventuali sforzi comuni volti a migliorare le condizioni umanitarie all'interno della Siria in modo da consentire alla popolazione locale e ai rifugiati di vivere in zone più sicure;
sono di particolare rilevanza nella Dichiarazione i seguenti impegni:
i. l'affermazione della necessità di "spezzare il legame che esiste tra la traversata in mare e l'insediamento in Europa", "l'importanza dell'attività della NATO nel mar Egeo, diventata operativa in data odierna" (7 marzo 2016), con l'invito a tutti i membri della NATO "a sostenerla attivamente";
ii. il ribadire che "il Consiglio europeo, nella riunione del 18 e 19 febbraio, ha deciso di ripristinare una situazione in cui tutti i membri dello spazio Schengen applichino appieno il codice frontiere Schengen, tenendo conto al contempo delle specificità delle frontiere marittime, e di porre fine all'atteggiamento permissivo";
iii. la necessità di "stare al fianco della Grecia in questo momento difficile e fare tutto il possibile per contribuire a gestire la situazione che si è venuta a creare in seguito a tali sviluppi. Si tratta di una responsabilità collettiva dell'UE che richiede una mobilitazione rapida ed efficiente di tutti gli strumenti e le risorse dell'UE disponibili, nonché dei contributi degli Stati membri" e di "aiutare la Grecia ad assicurare il ritorno generale, su larga scala e accelerato in Turchia di tutti i migranti irregolari che non necessitano di protezione internazionale, in base all'accordo di riammissione Grecia-Turchia e, dal 1º giugno, all'accordo di riammissione UE-Turchia";
evidenziato che:
con riferimento al crescente flusso di migranti verso i confini dell'Unione europea, il numero di migranti e richiedenti protezione internazionale nel 2015 è stato superiore a 1.000.000 di persone (1.000.000 via mare e 34.000 via terra), il più vasto movimento di individui che il continente abbia affrontato dalla fine della Seconda guerra mondiale. A queste si aggiungono le oltre 130.000 persone che hanno raggiunto l'Europa via mare dall'inizio dell'anno: il flusso di persone non riguarda solamente Siriani ma anche Eritrei, Nigeriani, Pachistani, Iraniani, Iracheni, Afgani e persone del Bangladesh;
al momento, la questione dei flussi migratori irregolari rappresenta quindi la maggiore sfida politica che i 28 Stati che compongono l'Unione europea devono affrontare, in quanto l'emergenza migranti è concomitante al perdurare di una lenta ripresa economica in tutta l'area Euro, una situazione che può determinare tensioni interne penalizzanti per lo straniero in termini di accettazione ed inserimento nel Paese che temporaneamente lo ospita. Ci sono evidenti segnali che tale situazione si stia gradualmente diffondendo all'interno dell'Unione europea;
con riferimento all'acquis di Schengen, affinché non si verifichi un suo sgretolamento progressivo per una mancanza di fiducia nell'efficacia del sistema, cioè una sua sospensione, come già occorso, è necessario che ciascun Stato parte agisca in conformità e sia rispettoso degli impegni assunti, che sono quelli per cui ciascuno Stato concorre alla sicurezza dello Stato confinante (confini terrestri, marittimi e aerei) evitando che vi siano ingressi illegali di persone;
è da valutare attentamente se, a prescindere dalle situazioni eccezionali derivanti da crisi umanitarie, la propensione dell'Italia ad adottare politiche in materia di gestione dei flussi migratori che non pongono significativi ostacoli all'ingresso illegale, a prescindere che si verifichino situazioni di riconosciuta emergenza umanitaria, abbia determinato, e determini, una diminuzione di fiducia nel Governo italiano da parte degli altri Stati parte, per le ricadute che tale politica produce loro in termini sociali e di impegno finanziario, specialmente in un momento in cui l'Unione europea, e l'Italia da tempo, è in una fase di lenta ripresa economica e deve fronteggiare problemi di occupazione e sottoccupazione;
è crescente il ruolo svolto dall'iniziativa Joint Operational Team (JOT) Mare di EUROPOL e di intelligence di FRONTEX nel sostenere la legalità e individuare, indebolire e stroncare le reti di traffico di migranti verso l'Unione europea;
le Conclusioni del Consiglio dell'Unione europea del 10 marzo 2016 invitano gli Stati parte ad accelerare il processo della sistematica registrazione, comprese le impronte digitali, secondo il Regolamento Eurodac, dei cittadini di Stati terzi che fanno ingresso illegalmente nell'Unione europea, nonché a porre in essere controlli sistematici utilizzando le maggiori banche dati, in particolare SIS II, Interpol, il Sistema informativo sui visti dell'Unione europea (VIS) e le banche dati nazionali di polizia, con il supporto di FRONTEX e EUROPOL;
evidenziando che:
la Conferenza sui diritti umani vittime del terrorismo svoltasi il 10 marzo 2016 presso la sede generale delle Nazioni Unite, ha rimarcato: che la collaborazione tra i giudici è essenziale per portare chi è accusato di crimini di terrorismo alla giustizia; la necessità di impegnarsi a favore delle vittime del terrorismo e dell'estremismo violento, con particolare attenzione dei giovani e dei più vulnerabili, affinché i loro diritti umani vengano totalmente salvaguardati;
con il 2016 il conflitto armato in Siria è entrato nel suo quinto anno;
un attore internazionale valido per giungere ad una soluzione della crisi siriana è rappresentato, in presenza di una buona volontà delle parti coinvolte, dal Gruppo Internazionale di Supporto Siriano (ISSG), Gruppo costituito dalle Nazioni Unite, dalla Lega Araba, dall'Unione europea e da altri 17 Stati, tra i quali gli Stati Uniti e la Russia;
l'UNICEF mette in guardia sul rischio concreto che il conflitto in Siria, se non portato a conclusione, danneggerà circa 8 milioni di bambini (oltre l'80 per cento della popolazione infantile siriana), un'intera generazione verrà persa, assieme a decenni di progresso e sviluppo;
ricordato che:
con riferimento al sistema economico dell'Italia, la Raccomandazione del 14 Luglio 2015 (2015/C/272/16) del Consiglio dell'Unione europea sul Programma nazionale di riforma dell'Italia e sul Programma di stabilità dell'Italia, evidenzia: il permanere di alcune criticità del nostro Paese e la necessità di superarle (e tra queste: una pubblica amministrazione caratterizzata da significative inefficienze che pesano sullo sviluppo d'impresa e sulla capacità del Paese a implementare, effettivamente, processi di riforma strutturali favorevoli e funzionali ad uno sviluppo sociale ed economico; una serie di restrizioni sulla competitività che ancora ostacolano un funzionamento ottimale dei mercati del prodotto e dei servizi), che porterebbero ad un picco al 132,5 per cento del debito pubblico nel 2015, che dovrebbe gradualmente diminuire al 120 per cento nel 2020;
il Rapporto Paese 2016 riferito all'Italia, elaborato dalla Commissione europea e pubblicato il 2 febbraio 2016, ricorda che il nostro Paese è entrato nel periodo di crisi economica con una debolezza strutturale di lunga data che ha contratto il potenziale di crescita. Viene evidenziato che:
i. nel 2015 il prodotto internol dell'Italia era retrocesso a quello del 2000, mentre è nell'area Euro è stato più alto del 10 per cento;
ii. gli investimenti sono diminuiti, in media, più che nell'area euro;
iii. la disoccupazione, anche di lungo termine, è aumentata;
iv. il divario nella crescita potenziale dell'Italia si è allargato rispetto al resto dell'area euro;
v. la capacità delle banche di sostenere la ripresa si è indebolita;
vi. l'attività economica si è leggermente espansa nel 2015. Tuttavia il recupero è più debole che nell'area Euro nel suo complesso e soggetta a possibili cadute;
vii. la crescita della produttività rimane lenta principalmente per la mancata eliminazione di ostacoli strutturali;
viii. l'alto debito pubblico continua a pesare sulla prestazione economica e ad esporre il Paese a rischi esterni;
ix. quasi 8.000 imprese locali di proprietà pubblica in Italia pesano sulla efficienza dell'economia e delle finanze pubbliche;
x. le inefficienze nella pubblica amministrazione riducono la capacità dell'Italia di utilizzare i fondi europei a disposizione;
xi. la tassazione è ancora troppo elevata;
xii. il poter fare impresa è significativamente più complesso che nelle altre maggiori economie dell'Unione europea e pochi progressi si sono avuti in questi anni;
xiii. permane una debolezza in materia di innovazione e di ricerca e sviluppo;
xiv.il rapporto tra università e mondo delle imprese è carente;
xv. la corruzione è ancora un problema rilevante;
xvi. nessun progresso è stato compiuto relativamente all'obiettivo 2020 dell'Unione europea di ridurre la percentuale di povertà e di esclusione sociale;
xvii. l'esposizione del sistema bancario al settore di titoli di Stato è più che triplicata dal 2008;
xviii. rispetto alle riforme giudiziarie intraprese negli anni precedenti, un minor numero di iniziative legislative sono state messe in moto nel corso del 2015;
xix. limitati progressi sono stati compiuti in materia di revisione della spesa;
xx. limitati progressi sono stati raggiunti per quanto riguarda la competitività nel campo dei servizi;
sebbene il succitato Rapporto precisi che l'Italia ha comunque compiuto dei progressi nel rispondere alle specifiche raccomandazioni rivoltale per il 2015, con riguardo, ad esempio, all'occupazione, al sistema bancario, all'istruzione, alla semplificazione amministrativa, alla competitività, è opportuno evidenziare che:
i. in Italia la produttività è ancora, di mese in mese, in una fase di alternata stagnazione;
ii. il rafforzamento dell'occupazione in termini di assunzioni risente dei benefici, temporanei, accordati al datore di lavoro, situazione precaria che non offre alcuna certezza in termini di lunga durata e che sarà destinata a generare futura contrazione;
iii. alcuni situazioni nel sistema bancario hanno dimostrato una limitata trasparenza con enormi danni per i correntisti;
iv. in materia di istruzione non si arresta il fenomeno del brain drain;
v. l'eccessiva lunghezza delle procedure burocratiche continua a ridurre l'efficacia delle azioni amministrative, con ricadute negative sul sistema imprenditoriale;
vi. mancano strumenti che, nel tutelare i lavoratori più anziani, permettano l'ingresso delle nuove generazioni: infatti, quasi il 50 per cento dei dipendenti della pubblica amministrazione, centrale e periferica, hanno un età compresa tra i 50 anni e oltre, mentre solo il 10 per cento ha un'età ricompressa tra 35 anni o meno;
il 15 febbraio 2016 la Banca d'Italia ha diffuso le stime del debito e del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche per l'anno 2015: al 31 dicembre del 2015 il debito delle amministrazioni pubbliche era pari a 2.169,9 miliardi, mentre a fine 2014 il debito ammontava a 2.136,0 miliardi (132,4 per cento del PIL);
al 31 dicembre 2015, il contributo italiano al sostegno finanziario ai paesi della UEM ammontava a 58,2 miliardi (60,3 alla fine del 2014): 10 miliardi di prestiti bilaterali alla Grecia, 33,9 miliardi erogati per il tramite dell'European Financial Stability Facility (EFSF) e 14,3 miliardi di contributo al capitale dello European Stability Mechanism (ESM);
pur in una situazione di altalenante stagnazione economica (l'ISTAT rileva che nel 1° trimestre 2016 la crescita del Prodotto interno lordo nazionale è pari allo 0,4 per cento), l'Italia non è venuta meno alle richieste di sostegno finanziario verso altri Stati parte dell'Unione europea, agli impegni economici verso il sistema Unione europea, verso organismi, fondi e banche internazionali;
ricordato che:
nell'incontro dell'8 marzo 2016 svoltosi a Venezia, il Ministro dell'economia e delle finanze della Repubblica italiana e il Ministro delle finanze e dei conti pubblici della Repubblica francese, hanno evidenziato che:
I. il rafforzamento dei meccanismi di governance da parte dell'Unione europea operato in seguito alla crisi finanziaria non è stato sufficiente a generare crescita economica e posti di lavoro. Essi, per quanto è dato conoscere, hanno convenuto sulla necessità di una strategia fondata sul rilancio degli investimenti, sulle riforme strutturali , sulla responsabilità delle politiche di bilancio, e soprattutto, in tema di unione bancaria, un forte sostegno alla creazione di un sistema comune di assicurazione dei depositi (EDIS), che permetterebbe una più completa mutualizzazione del rischio bancario nell'area euro e contribuirebbe ad allentare il legame di dipendenza fra le banche e gli Stati sovrani;
II. permane la necessità di: rafforzare l'azione dell'Unione europea con l'adozione di tutte le misure di prevenzione necessarie per proteggere il sistema finanziario dal pericolo di essere utilizzato per fini illegali, in particolare per finanziare gruppi terroristici o azioni di terrorismo; intensificare lo scambio di informazioni, di esperienze e buone prassi tra le rispettive autorità competenti, unità di informazione finanziaria, Forze di polizia e Servizi di informazione e sicurezza, per individuare le fonti di finanziamento del terrorismo,
impegna il Governo:
1) nell'ambito delle misure rafforzate sino ad ora previste per gestire i flussi migratori irregolari e dei rifugiati, ad adottare ulteriori iniziative di controllo e di accoglienza finalizzate ad offrire risposte operative efficaci a fronteggiare, secondo quanto disposto dalle Convenzioni internazionali e dalle esigenze di garantire sicurezza entro i confini dell'Unione europea, i flussi dei profughi in fuga dalle guerre e dalla repressione politica, a contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, sollecitando un impegno fattivo e responsabile degli Stati dell'Unione europea volto a:
a) raggiungere in sede europea un'intesa finalizzata al potenziamento dei controlli alle frontiere esterne, terrestri e marittime, nel Mediterraneo meridionale, nel mar Egeo e lungo la "rotta balcanica" e che garantisca un reale sostegno agli Stati membri maggiormente esposti alle rotte dei flussi irregolari;
b) superare le mancanze ancora rinvenibili nella gestione delle frontiere esterne, con particolare riferimento agli hotspot, al fine di rispondere alle regole europee sull'identificazione dei migranti, sull'obbligo di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali e fotografiche in maniera sistematica e completa, e adottando misure per contrastare il rifiuto di registrazione;
c) potenziare la ricollocazione e il rimpatrio dei migranti, e la istituzione di hotspot nei Paesi di provenienza, adottando regole comuni europee per la gestione del flusso dei rifugiati e dei migranti economici;
d) monitorare l'efficacia del Piano di azione UE Turchia - valutando i termini del Patto - affinché la Turchia assicuri: la registrazione dei migranti; una maggiore capacità di intercettazione da parte della guardia costiera turca delle imbarcazione dei migranti; l'accesso dei profughi sotto protezione temporanea ai servizi pubblici, una collaborazione rafforzata con Bulgaria e Grecia al fine di prevenire la migrazione irregolare lungo i confini comuni terrestri; una maggiore cooperazione per quanto riguarda la riammissione dei migranti irregolari provenienti dalla Turchia;
e) sostenere la ratifica da parte dell'Unione europa di accordi economici con i Paesi di origine e di transito dei migranti per interrompere i flussi migratori irregolari e per favorire il rimpatrio dei clandestini, anche attraverso il rafforzamento delle iniziative di cooperazione internazionale volte a sostenere lo sviluppo economico e l'occupazione in questi territori;
f) rafforzare a livello internazionale la cooperazione di polizia e giudiziaria al fine di contrastare efficacemente le organizzazioni criminali che alimentano i flussi migratori irregolari, neutralizzando i mezzi degli "scafisti", implementando le azioni volte alla distruzione e al sequestro di tutte le infrastrutture logistiche di trafficanti di esseri umani;
g) tutelare, al di fuori dei confini dell'Unione europea, le minoranze religiose perseguitate, in particolare i cristiani e yazidi, prevedendo la creazione, attraverso il sostegno dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, di zone cuscinetto protette per salvaguardare la loro vita nei Paesi colpiti da conflitti di natura etnica o religiosa;
h) predisporre un piano di accoglienza dei profughi in tutti i Paesi europei in modo proporzionato in base alle loro dimensioni, popolazione e prodotto interno lordo;
i) rivedere le clausole del Regolamento di Dublino III per coinvolgere tutti gli Stati dell'Unione europea nella gestione dei richiedenti asilo e dei migranti che varcano i confini europei, in particolare nelle attività di accoglienza e di identificazione, superando l'attuale principio del "Paese di primo approdo";
j) garantire un sistema che regoli la concessione del diritto di asilo secondo procedure standard e il coordinamento nella raccolta delle domande dei richiedenti, per permettere agli aventi diritto di raggiungere i Paesi di accoglienza in modo sicuro, prevenendo ogni abuso del sistema con la presentazione di domande di asilo multiple da parte di una sola persona e prevedendo un istituto di asilo temporaneo, revocabile al venire meno delle condizioni straordinarie in patria che lo hanno richiesto;
2) nell'ambito delle misure per favorire occupazione, crescita e competitività ad adottare ogni iniziativa a livello europeo volta:
a) a chiarire le misure necessarie alla correzione dei conti pubblici italiani, onde evitare l'apertura di procedure di infrazione nei confronti del nostro Paese;
b) ad evitare che agevolazioni sui dazi per taluni prodotti agro-alimentari provenienti da Paesi extra-UE possano determinare effetti fortemente negativi per l'economia italiana;
3) nell'ambito dell'Unione economica e monetaria, ad assumere in sede europea ogni iniziativa volta a:
a) modificare la direttiva sul bail-in, e identificare con precisione le passività bancarie chiamate a sopportare le perdite, escludendo quelle emesse prima dell'entrata in vigore delle nuove norme, per evitare la retroattività di queste ultime;
b) richiedere un intervento della Commissione europea per vigilare sulla corretta e uniforme applicazione della direttiva sul bail-in negli Stati membri, e garantire certezza giuridica e condizioni di parità tra banche, che operano nei Paesi dell'Unione europea .
(6-00174)
Paolo ROMANI, BERNINI, D'ALI', FLORIS, MALAN, PELINO, ALICATA, AMIDEI, FASANO, GASPARRI, MINZOLINI, PICCOLI, RAZZI, SCILIPOTI ISGRO'.