• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.4/12585    si apprende da fonti di stampa di un'inchiesta per del latte contaminato da aflatossine, che avrebbe portato in questi giorni la procura di Brescia ad iscrivere più di 30 persone nel...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12585presentato daSORIAL Girgis Giorgiotesto diVenerdì 18 marzo 2016, seduta n. 593

   SORIAL. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   si apprende da fonti di stampa di un'inchiesta per del latte contaminato da aflatossine, che avrebbe portato in questi giorni la procura di Brescia ad iscrivere più di 30 persone nel registro degli indagati con l'accusa di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari e i Nas ad effettuare un maxi sequestro di quattromila forme di Grana Padano contenenti valori di aflatossine fuori norma;
   il latte sarebbe risultato contaminato perché le mucche sono state nutrite con mais reso tossico dalla presenza di aflatossine;
   le aflatossine sono micotossine prodotte da specie di funghi appartenenti alla classe degli ascomiceti, genere aspergillus, o comunque da muffe, sono altamente tossiche e sono considerate tra le sostanze più cancerogene del pianeta; in condizioni ambientali favorevoli colonizzano grano, mais, arachidi e altri semi oleosi e l'estate scorsa, a causa dell'alto grado di siccità, avrebbero goduto del clima ideale;
   gli allevatori e responsabili di caseifici ora indagati, avrebbero dovuto fare esami specifici sul loro mais e se contaminato destinarlo alla produzione di biogas, non all'alimentazione bovina, ma secondo quanto raccolto finora dall'inchiesta, avrebbero invece usato quel latte contaminato per produrre il formaggio;
   soltanto alcuni caseifici avrebbero rifiutato il latte contaminato, tra cui il caseificio Ambrosi e la Centrale del Latte, gli unici due ad aver comunicato all'Asl i valori troppi elevati della sostanza, mentre sembrerebbe che nemmeno i 3 centri di analisi accreditati in provincia e l'Istituto zooprofilattico si siano accorti di nulla;
   una volta ricevute le analisi di laboratorio, se l'aflatossina M1 risulta superiore ai 0,05 microgrammi al litro, i tecnici dovrebbero avvisare il giorno stesso sia l'allevatore sia l'Ats; addirittura una segnalazione andrebbe fatta anche se si supera la soglia di attenzione di 0,04 microgrammi, ma questo, da settembre fino al 31 dicembre 2015, non è mai avvenuto facendo sì che molti allevatori utilizzassero, come mangime per le proprie vacche da latte, il mais tossico, cresciuto nell'estate più calda e siccitosa che si ricordi, clima ideale per lo sviluppo delle aflatossine;
   per il momento nessun dirigente o tecnico dell'Istituto zooprofilattico sperimentale risulta indagato, ma il prestigioso istituto si sarebbe comportato come gli altri tre laboratori di analisi privati (due nel bresciano, uno nel cremonese) favorendo la commercializzazione di latte che avrebbe invece dovuto essere distrutto: i oltre 300 i valori oltre soglia non segnalati;
   l'inchiesta si sta ora estendendo anche alla provincia di Mantova e Cremona;
   sembra che l'Asl di Brescia tenda per ora a minimizzare le ricadute di quanto avvenuto sulla salute dei consumatori coinvolti, ma la tossicità del latte è accertata, anche se i rischi reali per la salute dei cittadini si registreranno solo a lungo termine;
   tale inchiesta ha evidenziato la fragilità del sistema di esami in «autocontrollo», che ovviamente possono essere più facilmente «ritoccati», e getta il dubbio anche sull'Istituto zooprofilattico di Lombardia ed Emilia Romagna, che ha effettuato centinaia di controlli per conto dei singoli allevatori e dei caseifici, scoprendo in diversi casi le contaminazioni, ma senza effettuare le relative segnalazioni all'Agenzia di tutela della salute, come dettato dalle norme di legge;
   la regione Lombardia ha ora annunciato un piano di più di 6000 controlli straordinari nelle diverse aziende in cui si munge e si lavora il latte, per verificare la presenza di aflatossine;
   ogni anno centinaia di prodotti vengono ritirati dal commercio perché sono contaminati da batteri patogeni, per la presenza di oggetti estranei, errori nelle etichette, oppure date di scadenza inesatte, e nonostante il rischio per la salute, i consumatori raramente ne sono messi al corrente;
   così come è evidente che la volontà del legislatore, delle amministrazioni pubbliche con competenza in materia di agricoltura e di sicurezza alimentare si sia pronunciata chiaramente in direzione di norme certe in materia di tracciabilità ed etichettatura dei prodotti;
   quanto avvenuto e doppiamente grave perché non solo ha esposto i cittadini alla contaminazione attraverso il consumo di latte e formaggi, ma getta discredito sul buon nome del latte bresciano e lombardo e sui suoi derivati, come i tanti formaggi dop, rischiando di distruggere un comparto già in grave difficoltà, alle prese con una crisi congiunturale senza precedenti, visto che il latte viene pagato meno di 36 centesimi al litro, cifra che non riesce nemmeno a coprire le spese aziendali;
   la presenza delle aflatossine, agenti accertati scientificamente come cancerogeni, è un fattore di tossicità particolarmente insidioso per l'infanzia –:
   quale sia l'orientamento del Governo, per quanto di competenza, in merito alla questione, al fine di rassicurare la popolazione italiana e i produttori onesti circa la repressione e soprattutto la prevenzione delle frodi tossiche sul latte;
   se il Governo non ritenga necessario attivarsi, per quanto di competenza, attraverso un più efficace coordinamento delle istituzioni periferiche delegate ai controlli, valutando anche possibili iniziative normative per l'inasprimento delle pene previste per tali reati di contraffazione alimentare;
   se non si intendano porre in essere tutte le iniziative conoscitive al fine di sapere dove sia stato distribuito e venduto il latte tossico e in che quantità sia stato consumato e al contempo quali indagini mediche si intendano proporre per coloro che hanno consumato il prodotto incriminato per valutare l'impatto che ha avuto sulla loro salute;
   se non si ritenga necessario nonché urgente intraprendere azioni per tutelare la salute dei consumatori anche attraverso controlli più tempestivi e rigorosi della qualità dei prodotti messi in commercio e l'adozione di ulteriori iniziative al fine di preservare anche i livelli occupazionali e produttivi delle aziende del settore;
   se il Governo, sia nell'interesse collettivo sia di quello delle imprese agroalimentari, intenda finalmente adoperarsi affinché venga data ai consumatori una informazione chiara, trasparente, verificata e completa sui pericoli alimentari;
   se sia intenzione del Governo, in sinergia con le regioni colpite dalla vendita del latte e del formaggio, costituirsi parte civile, allorché ne ricorrano i presupposti, nei confronti dei truffatori;
   se il Governo abbia intenzione e in che modo di difendere l'immagine del sistema agroalimentare italiano del territorio lombardo, colpito da questo scandalo, tutelandone le eccellenze enogastronomiche, al fine di scongiurare ulteriori contraccolpi negativi sull'economia di un territorio già in difficoltà da tempo per la crisi economica. (4-12585)