Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
S.1/00540 premesso che:
i tempi di accesso all'esercizio della professione ed al mondo del lavoro in Italia per un giovane medico sono i più elevati in assoluto nel panorama UE; a tal proposito,...
Atto Senato
Mozione 1-00540 presentata da PIETRO AIELLO
mercoledì 23 marzo 2016, seduta n.598
AIELLO, BILARDI, DALLA TOR, CONTE, PAGANO, ALBERTINI, Luciano ROSSI, D'ASCOLA, LIUZZI, DI GIACOMO, TORRISI, BIANCONI - Il Senato,
premesso che:
i tempi di accesso all'esercizio della professione ed al mondo del lavoro in Italia per un giovane medico sono i più elevati in assoluto nel panorama UE; a tal proposito, non rileva tanto la durata del percorso formativo, bensì il mancato conferimento di autonomia e maturità professionale in tempi adeguati;
le ragioni alla base di tale dato possono essere ricondotte, in parte, all'introduzione di quei provvedimenti che incidono sul percorso formativo post lauream del medico, nonché agli effetti della non adeguata programmazione del fabbisogno di professionalità mediche, che da sempre è prodotto per lo più sulla base del dato storico;
con particolare riferimento all'esercizio della professione nell'ambito del SSN, sia essa in regime di dipendenza o libero professionale in convenzione, è stato infatti introdotto il requisito obbligatorio del diploma di specializzazione (titolo rilasciato dalle università) e di formazione specifica in medicina generale. Tuttavia, non è garantita a quanti si laureano la possibilità di accedere ad una scuola di specializzazione o ad al corso di formazione specifica di medicina generale, a causa della differenza tra il numero dei laureati e i posti disponibili, che sono funzione delle risorse disponibili, prevalentemente pubbliche, sempre più ridotte a causa della crisi economico-finanziaria;
oggi, a titolo esemplificativo, uno studente, pur laureandosi regolarmente in corso, rischia in molti casi di dover attendere altri 2 o 3 anni prima di accedere alla scuola di specializzazione, portando il suo iter formativo a 13-15 anni (anche in ragione dell'aumento della durata dei corsi di specializzazione), ritardando così il suo ingresso nel mondo della professione intorno ai 35 anni di età, con pesanti ricadute anche sotto il profilo pensionistico-previdenziale;
considerato che:
è in aumento il numero di giovani medici italiani che decidono di trovare "asilo professionale" presso altri Paesi dove si rinvengono maggiori possibilità di crescita ed affermazione professionale e personale, e talora decidono di completare o addirittura intraprendere il percorso formativo post lauream all'estero;
gli altri sistemi sanitari, infatti, garantiscono il raggiungimento in tempi molto più brevi la giusta maturità ed autonomia professionale, unitamente ad adeguate possibilità di progressione di carriera. Tale percezione, suffragata dal dato relativo al crescente numero di certificati di congruità richiesti da professionalità mediche al Ministero della salute, deve essere oggetto di riflessione, anche alla luce dell'applicazione della direttiva 24/2011/UE sulla cosiddetta cross-border healthcare, che consentirà ai cittadini europei un'ampia mobilità nel contesto dell'Unione europea per l'accesso alle cure, altrimenti non garantite in tempi consoni nel Paese di residenza. Il tema centrale dei prossimi anni sarà rappresentato, pertanto, dalla competitività tra sistemi e modelli assistenziali e tra le professionalità mediche operanti nei differenti contesti UE;
in tale sistema, che amplia sempre più gli orizzonti della competitività, il paradosso sarà rappresentato dallo scenario che vedrà dei cittadini italiani accedere alle cure in altri Paesi UE presso cui troveranno assistenza ad opera di giovani professionalità mediche. È indispensabile, quindi, sostenere l'accesso dei giovani medici in tempi ottimali al mondo del lavoro ed alla ricerca, altrimenti altri Paesi si avvarranno, sempre più, di professionalità mediche formate a spese dello Stato italiano;
è stato stimato che formare un laureato in medicina costa infatti allo Stato circa 150.000 euro, per l'intero iter di 11 anni. Se un euro sprecato nella pubblica amministrazione è una cosa immorale, un euro sprecato in sanità può avere conseguenze devastanti. Non esiste la sanità di domani senza la professione medica, la quale deve essere preservata, anche alla luce del fatto che circa il 47 per cento del totale dei medici andrà in pensione nei prossimi 15 anni;
considerato inoltre che:
diversi progetti di legge all'esame del Parlamento hanno ad oggetto delle misure per agevolare l'accesso dei giovani alla professione medica;
in particolare, l'AS 1324, all'esame della 12a Commissione permanente (Igiene e sanità) del Senato, prevede, all'articolo 7, che le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano possano definire le ulteriori modalità per promuovere l'inserimento dei medici in formazione specialistica all'interno delle attività ordinarie delle unità operative delle aziende sanitarie del Servizio sanitario nazionale facenti parte della rete formativa. Tale previsione, garantendo una graduale e progressiva acquisizione di autonomia e di assunzione di responsabilità da parte dei medici in formazione, offre garanzie di una maggiore trasmissione ed osmosi di competenze e conoscenze tra personale strutturato delle aziende e gli specializzandi;
in tal modo, i medici in formazione specialistica, attraverso la partecipazione all'attività professionale, assumerebbero una graduale responsabilità assistenziale, secondo gli obiettivi definiti dall'ordinamento didattico del relativo corso di specializzazione e le modalità individuate dal tutor, d'intesa con la direzione delle scuole di specializzazione, delle aziende ospedaliere o ospedaliero universitarie o degli IRRCS, nonché con i dirigenti responsabili delle unità operative presso cui si svolge la formazione;
queste forme di maggiore integrazione fra formazione e mondo del lavoro avverrebbero, oltretutto, ad invarianza di costi per le strutture sanitarie, in quanto non vi sarebbe alcun mutamento della natura giuridica del rapporto di formazione specialistica e alcun diritto all'accesso automatico ai ruoli del Servizio sanitario nazionale. L'inserimento dei medici in formazione specialistica nelle aziende del Servizio sanitario nazionale, su domanda all'università ove ha sede la scuola di specializzazione, sentito il consiglio della scuola, in conformità agli ordinamenti e regolamenti didattici determinati secondo la normativa vigente in materia e agli accordi fra le università e le aziende sanitarie, sarebbe subordinato unicamente al parere favorevole dell'azienda sanitaria di destinazione e non darebbe luogo a indennità, compensi o emolumenti comunque denominati, diversi anche sotto il profilo previdenziale da quelli spettanti a legislazione vigente per gli specializzandi,
impegna il Governo a porre in essere tutte le opportune iniziative di competenza, affinché si proceda ad una rapida approvazione di norme che favoriscano una maggiore osmosi fra formazione e lavoro per i medici specializzandi, attraverso la determinazione di nuove modalità partecipative degli stessi nelle aziende del Servizio sanitario nazionale costituenti la rete formativa nazionale.
(1-00540)