Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
C.4/12651 secondo i dati dell'Istat, in Italia più di un milione di bambini e adolescenti vivono in povertà assoluta;
l'approccio multidimensionale alla povertà ci insegna che...
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-12651presentato daBECHIS Eleonoratesto diMartedì 29 marzo 2016, seduta n. 597
BECHIS, ARTINI, BALDASSARRE, SEGONI, TURCO, ANDREA MAESTRI, BRIGNONE e CIVATI. —
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali
. — Per sapere – premesso che:
secondo i dati dell'Istat, in Italia più di un milione di bambini e adolescenti vivono in povertà assoluta;
l'approccio multidimensionale alla povertà ci insegna che l'aspetto economico da solo non è sufficiente a inquadrare e contrastare il fenomeno. Ne esiste una forma altrettanto insidiosa e spesso sottovalutata, specifica dei minori: la povertà educativa. Per un bambino, povertà educativa significa essere escluso dall'acquisizione delle competenze necessarie per vivere in un mondo caratterizzato dall'economia della conoscenza, dalla rapidità, dalla innovazione;
allo stesso tempo, povertà educativa significa anche limitazione delle opportunità di crescere dal punto di vista emotivo, delle relazioni con gli altri, della scoperta di sé stessi e del mondo;
dai dati riportati nel – Rapporto di Save the Children «Illuminiamo il futuro 2030 — Obiettivi per liberare i bambini dalla povertà educativa», pubblicato a settembre 2015, la povertà educativa ha raggiunto in Italia livelli allarmanti;
quasi il 25 per cento dei quindicenni è sotto la soglia minima di competenze in matematica e quasi il 20 per cento in lettura, percentuali che raggiungono rispettivamente il 36 per cento e il 29 per cento fra gli adolescenti che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico e culturale;
povertà economica e povertà educativa, infatti, si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione;
notevoli sono le carenze di servizi e opportunità educative. Il 48,4 per cento dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro, se non quelli scolastici, nell'anno precedente; il 69,4 per cento non ha visitato un sito archeologico, il 55,2 per cento un museo, il 45,5 per cento non ha svolto alcuna attività sportiva;
la legge di stabilità 2016 prevede l'istituzione, in via sperimentale, di un fondo per il contrasto della povertà educativa minorile per gli anni 2016, 2017 e 2018, riconoscendo l'esistenza e la specificità della deprivazione educativa;
sono però da evitare allocazioni inefficienti delle risorse per scongiurare il rischio di disperdere le risorse, con finanziamenti a pioggia, dall'impatto molto limitato;
le azioni finanziate dal fondo dovrebbero essere prioritariamente indirizzate verso le aree territoriali che oggi mostrano le condizioni più gravi di povertà educativa, selezionate attraverso criteri oggettivi e misurabili, come ad esempio l'incidenza della povertà assoluta dei minori, l'offerta educativa a scuola e i risultati scolastici, le aree a più alto tasso di criminalità, i piccoli centri in via di spopolamento, l'alta presenza di minori stranieri di recente arrivo in Italia;
la condizione di questi minori non è di per sé un fattore di svantaggio, ma è dimostrato come i ragazzi di recente immigrazione incontrino molte difficoltà aggiuntive nell'apprendimento rispetto ai coetanei. Si dovrebbe intervenire sia a livello comunitario, sia a livello nazionale mediante la promozione di progetti di intervento individuale. L'intervento comunitario dovrebbe focalizzarsi sulla costruzione di reti locali di sostegno ai bisogni e alle opportunità educative dei bambini e degli adolescenti che vivono in condizioni di povertà;
l'intervento di tipo individuale dovrebbe essere concepito come una «dote educativa», ovvero un piano personalizzato che sostenga tali minori nell'acquisizione dei beni e servizi educativi;
è necessario nell'ambito delle risorse del fondo favorire anche le proposte che provengono dalle realtà più piccole, senza privilegiare esclusivamente grandi associazioni o network;
il fondo dovrebbe prevedere anche la possibilità di investire su azioni di sistema per rafforzare le capacità degli enti e delle associazioni presenti sul territorio: per esempio, sostenere programmi formativi e di accompagnamento, promuovere la partecipazione attiva e diretta dei bambini e dei ragazzi, l'informazione e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, l'approfondimento, attraverso il confronto e lo scambio di pratiche – peer review – tra i progetti finanziati;
fondamentale per il successo del fondo sarà l'adozione di un sistema di monitoraggio e di valutazione poiché la legge di stabilità prevede il coinvolgimento di valutatori indipendenti –:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per adottare un modello di valutazione che consenta di misurare gli effetti degli interventi per i beneficiari diretti e per le comunità, che aiuti ad analizzare come poter migliorare l'efficacia degli interventi attivati, ora sperimentali e focalizzati su specifici territori, per integrarli in una azione strutturale su larga scala, estesa e non occasionale, e per potenziarli, nell'ambito delle politiche pubbliche, a conclusione del triennio sperimentale.
(4-12651)