• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/02707 SANTANGELO, GIROTTO, DONNO, BERTOROTTA, CASTALDI, GIARRUSSO, BUCCARELLA, CRIMI, MARTON, PAGLINI, MANGILI, CAPPELLETTI, MORONESE, SERRA, MONTEVECCHI, ENDRIZZI, TAVERNA, PUGLIA - Al Ministro...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02707 presentata da VINCENZO SANTANGELO
mercoledì 30 marzo 2016, seduta n.599

SANTANGELO, GIROTTO, DONNO, BERTOROTTA, CASTALDI, GIARRUSSO, BUCCARELLA, CRIMI, MARTON, PAGLINI, MANGILI, CAPPELLETTI, MORONESE, SERRA, MONTEVECCHI, ENDRIZZI, TAVERNA, PUGLIA - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:

il 14 marzo 2016 una marea nera ha colpito l'isola tunisina di Kerkennah, sita a 240 chilometri da Pantelleria ed a soli 120 chilometri da Lampedusa; tale marea, che sembra essere fuoriuscita da una piattaforma petrolifera della società britannica Petrofac, situata nel golfo di Gabes, sta devastando le coste del paradiso naturale delle isole Kerkennah, al largo della costa tunisina;

in data 22 marzo, sulla pagina "Facebook" intitolata "Kerkennah Islands" e dal sito internet "Tunisia-Live", sono state condivise alcune foto che ritraggono la marea nera riversarsi lungo le coste dell'arcipelago, noto sia per le sue magnifiche spiagge sia per la sua economia ancora basata in gran parte sulla pesca;

tale situazione si configura come un problema ecologico molto grave, che andrà risolto il più rapidamente possibile, considerato che l'economia dell'isola principale dell'arcipelago, basata sulla pesca, è stata messa in ginocchio;

anche le isole di Pantelleria e Lampedusa hanno un'economia principalmente legata alla buona salute del territorio e potrebbero essere interessate, anch'esse, dalla marea nera, a danno anche del turismo legato all'imminente stagione estiva;

il quotidiano on line per un'economia ecologica, "greenreport", evidenzia come la pesca sia l'attività principale dell'arcipelago e che da quando si è iniziato a trivellare nel golfo di Gabes si sono manifestati gravi problemi, in quanto l'inquinamento, collegato alle attività estrattive, ha determinato una drastica diminuzione del numero delle spugne e un consistente calo del pescato;

considerato che, a giudizio degli interroganti:

ciò che è accaduto lungo le coste tunisine potrebbe ripetersi nel mare di Lampedusa, di Linosa, di Pantelleria, nel canale di Sicilia, nel mare di Trapani, Marsala, Mazara del Vallo, Sciacca, Licata, Gela, nel mare di Ragusa e nel mare di Siracusa. E, ancora, nell'Adriatico e in tutti i tratti di mare interessati dalle trivelle;

le trivellazioni in mare mettono a rischio il turismo e la pesca, 2 settori vitali e costitutivi della cultura del nostro Paese; nell'ultimo Bollettino ufficiale degli idrocarburi, aggiornato al 31 gennaio 2016, risultano rilasciati 83 permessi di ricerca in terraferma, 24 nel sottofondo marino, 7 in Sicilia. Sono 119, invece, le concessioni di coltivazione su terraferma, 72 quelle in mare, 14 in Sicilia. Sono al vaglio ulteriori richieste di permesso di prospezione in mare e in terraferma;

sarebbe auspicabile fermare le trivellazioni in mare a tutela del territorio italiano, anche in considerazione di quanto ha stabilito la Corte costituzionale, chiamata più volte a deliberare, con la sentenza del 30 dicembre 1987, n. 641, dove si evidenzia che nell'ordinamento giuridico italiano la protezione dell'ambiente è fissata da precetti costituzionali di cui agli articoli 9 e 32 e dunque assume il valore di diritto fondamentale;

considerato inoltre che l'articolo 117 della Costituzione stabilisce che lo Stato ha legislazione esclusiva in materia relativa alla tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali. A tale proposito la Corte costituzionale ha precisato in più occasioni (ad esempio nella sentenza n. 8 del 22 luglio 2004) che l'ambiente è qualificato come valore costituzionalmente protetto, in ordine al quale si possono manifestare competenze diverse, che possono ben essere regionali, spettando allo Stato il compito di fissare standard di tutela uniformi sull'intero territorio nazionale;

considerato altresì che, a parere degli interroganti:

le lobby petrolifere stanno "remando" contro il referendum del 17 aprile 2016; il mantenimento delle attuali concessioni petrolifere, nonché l'eventuale concessione di proroghe infinite sulla loro durata, aumenta il rischio per l'ambiente di incidenti, causati dall'utilizzo di attrezzature vetuste; sarebbe auspicabile eliminare totalmente l'utilizzo delle risorse petrolifere ed opportuno, invece, investire in progetti di risparmio ed efficienza energetica e valorizzazione delle energie rinnovabili, consentendo la creazione di nuovi posti di lavoro, ma soprattutto una concreta alternativa al petrolio;

l'estrazione di idrocarburi è un'attività altamente inquinante, con un impatto rilevante sull'ambiente e sull'ecosistema marino e le fasi di ricerca che utilizzano la tecnica dell'airgun (esplosione di aria compressa), hanno effetti devastanti per l'habitat e la fauna marina;

il verificarsi di un incidente in una piattaforma petrolifera situata nel mar Mediterraneo comporterebbe esiti disastrosi, simili a quanto accaduto nel golfo del Messico alla piattaforma Deepwater Horizon, che ha provocato il più grave inquinamento da petrolio, mai registrato nelle acque degli Stati Uniti;

il "petrolio" italiano da valorizzare, tutelare e sul quale investire è da ricercarsi nelle bellezze architettoniche, ambientali e paesaggistiche del nostro Paese;

alla conferenza dell'ONU sul clima tenutasi a Parigi nel mese di dicembre 2015 (COP21), l'Italia ha sottoscritto, insieme ad altri 194 Paesi, l'impegno a contenere la "febbre della terra" entro 1,5 gradi centigradi, perseguendo con chiarezza e decisione l'abbandono dell'utilizzo delle fonti fossili,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

quali provvedimenti siano stati assunti per monitorare la marea nera ed evitare che possa giungere nei mari italiani e nelle vicine coste di Pantelleria, Lampedusa o dell'intera Sicilia;

se l'intendimento del Governo sia rivolto ad iniziative coerentemente ispirate all'impegno assunto dal nostro Paese nel corso della conferenza di Parigi del dicembre 2015 e, quindi, con la decisione di perseguire l'abbandono dell'utilizzo delle fonti fossili.

(3-02707)