• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/12708    i decreti legislativi n. 155 e n. 156 del 2012 hanno dato il via a un non condivisibile piano di riordino degli uffici giudiziari sul territorio nazionale, con la soppressione di 30...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12708presentato daCIRIELLI Edmondotesto diVenerdì 1 aprile 2016, seduta n. 600

   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   i decreti legislativi n. 155 e n. 156 del 2012 hanno dato il via a un non condivisibile piano di riordino degli uffici giudiziari sul territorio nazionale, con la soppressione di 30 tribunali, 38 procure, 220 sedi distaccate e 674 uffici del giudice di pace;
   il 30 giugno 2015, al termine del Consiglio dei ministri, il Presidente del Consiglio e il Ministro della giustizia presentavano in conferenza stampa i 12 punti da cui partire per la riforma del sistema giudiziario italiano, tra i quali, al punto 11, «misure per l'ulteriore razionalizzazione della geografia giudiziaria»;
   come si legge sul sito dello stesso Ministero, «La riforma della geografia giudiziaria del 2012 ha soppresso 30 tribunali e i corrispondenti uffici di Procura, ma ha dovuto realizzarsi negli angusti confini della legge di delega originaria[...]. Pertanto, occorre por mano al necessario superamento di quelle condizioni e, dunque: a) abbandonare la regola che ha imposto di mantenere almeno tre tribunali per ogni distretto di corte di appello; b) rimuovere il divieto di soppressione dei tribunali con sede nei capoluoghi di provincia, a prescindere dalla conformità ad altri parametri funzionali.»;
   a breve il Governo dovrebbe adottare un decreto che, come quelli del 2012, prevedrà nuovi ed ulteriori tagli alla geografia giudiziaria: saranno ridotte le corti di appello e i tribunali primo grado;
   secondo le prime notizie trapelate, entro fine mese, la commissione incaricata di predisporre il nuovo testo sull'organizzazione degli uffici giudiziari, rilascerà la bozza del provvedimento che poi verrà discusso e approvato dal Consiglio dei ministri;
   già l'intervento legislativo di quattro anni fa era stato un vero e proprio terremoto, che aveva determinato la protesta, rimasta inascoltata, di molti avvocati stabiliti presso le sedi soppresse;
   ora arriva la nuova pretesa «cura dimagrante» in linea, peraltro, con il preteso intento dello Stato non solo di ridurre i fascicoli arretrati sulle scrivanie dei giudici e ancora non definiti, ma lo stesso «potenziale» contenzioso, stimolando le forme di contrattualizzazione della giustizia e portando fuori dai tribunali la soluzione delle liti;
   in particolare, il nuovo testo sembrerebbe aver preso principalmente di mira le Corti d'appello al fine di istituire, in linea tendenziale, una sola corte d'appello per regione, cancellando tutte le sezioni distaccate; inoltre, si starebbe tentando di ridurre «mediante attribuzione di circondari o porzioni di circondari di tribunali appartenenti a distretti limitrofi, il numero delle Corti di appello esistenti, secondo i criteri oggettivi dell'indice delle sopravvenienze, dei carichi di lavoro, del numero degli abitanti e dell'estensione del territorio, tenendo comunque conto della specificità territoriale del bacino di utenza»;
   attualmente solo sei distretti di corte d'appello superano i 4 milioni di abitanti (Milano, Roma, Venezia, Napoli, Torino e Bologna), ossia il 20 per cento del totale; solo 4 distretti (Firenze, Brescia, Bari e Palermo) superano i 2 milioni di abitanti amministrati e nove distretti superano un milione di abitanti (Catania, Genova, Ancona, Catanzaro, Trieste, L'Aquila, Lecce, Cagliari e Salerno);
   con i medesimi criteri dovrebbero avvenire i tagli dei tribunali e, pertanto, essi saranno interessati da una riduzione «tenendo di mira l'efficienza e la specializzazione delle funzioni e dei risparmi di spesa»;
   in ultimo, viene predisposto un ruolo speciale di magistrati, sia giudicanti, sia requirenti, da destinare con delibera del Consiglio superiore della magistratura, per un periodo non superiore a 5 anni, agli uffici in maggiore sofferenza;
   tale impostazione, a giudizio dell'interrogante, disegna, se mai ce ne fosse stato bisogno, uno Stato che arretra sulla giustizia e sulla possibilità di perseguire il crimine e, conseguentemente, uno Stato che arretra nei servizi al cittadino e che rende sempre meno accessibile la giustizia con sempre maggiori oneri a carico degli italiani, trasformando la giustizia da diritto a privilegio di pochi;
   quella che all'interrogante appare una incosciente indifferenza riservata dalle istituzioni alla situazione di grave emergenza della giustizia su tutto il territorio nazionale condurrà all'implosione del sistema giustizia e, nel settore penale, alla compressione dei diritti fondamentali assicurati dagli articoli 24 e 111 della Carta costituzionale –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, in considerazione di una possibile paralisi generale della macchina giudiziaria, se non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza per mantenere i presidi giudiziari necessari o, almeno, valutare l'opportunità di una soluzione alternativa che non lasci i territori ed i cittadini sforniti di un presidio di giustizia. (4-12708)