• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/05629 PAGLINI, BOTTICI, LUCIDI, BERTOROTTA, MORRA, GIARRUSSO, CASTALDI, CAPPELLETTI, MORONESE, SERRA, ENDRIZZI, SANTANGELO, PUGLIA - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-05629 presentata da SARA PAGLINI
martedì 12 aprile 2016, seduta n.606

PAGLINI, BOTTICI, LUCIDI, BERTOROTTA, MORRA, GIARRUSSO, CASTALDI, CAPPELLETTI, MORONESE, SERRA, ENDRIZZI, SANTANGELO, PUGLIA - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e delle politiche agricole alimentari e forestali - Premesso che:

uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione stabilisce che l'Italia è "una e indivisibile" (articolo 5);

le nostre acque territoriali costituiscono unitamente alla terraferma parte della superficie nazionale che non può essere oggetto di cessioni;

è emerso che un lungo negoziato tra Italia e Francia ha avuto ad oggetto l'area delle acque territoriali compresa tra le isole dell'arcipelago toscano e la Corsica e ampie aree prospicienti la Sardegna e la costa ligure;

con tale accordo, se sarà ratificato, l'Italia rinuncerà ai propri diritti su alcune porzioni di acque territoriali, lasciando la possibilità alla Francia di sfruttare le risorse ittiche, nonché qualsiasi altra risorsa naturale, comprese le eventuali estrazioni petrolifere o di gas naturale dei giacimenti presenti nelle aree oggetto dell'accordo stesso;

a quanto risulta agli interroganti, a partire dal 2006 si è avviato un negoziato tra funzionari del Ministero degli affari esteri italiano e gli omologhi francesi per rettificare e aggiornare i nostri confini marini;

risulta che al negoziato, sulla base delle rispettive competenze, abbiano partecipato anche tutti i Ministeri tecnici interessati, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per gli aspetti di protezione ambientale, il Ministero della difesa per gli aspetti di sicurezza, il Ministero dello sviluppo economico per la piattaforma continentale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per gli aspetti di navigazione marittima, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, per le questioni legate alla pesca, e il Ministero dei beni e delle attività culturali per gli aspetti di protezione dei beni;

i risultati del negoziato sono stati resi noti ai cittadini a seguito dell'accordo firmato nella città di Caen in Francia, il 21 marzo 2015;

al vertice di Caen hanno preso parte i Ministri degli affari esteri di Italia e di Francia, Paolo Gentiloni e Laurent Fabius, erano inoltre anche presenti il Ministro della difesa Pinotti con il suo omologo francese Jean-Yves Le Drian;

per quanto riguarda la decisione di avviare un negoziato, tale scelta è stata giustificata dal Governo dalla necessità di "stabilire dei confini certi alla crescente proiezione di entrambi i Paesi sulle porzioni di mare ad essi prospicienti e alla luce delle sopravvenute norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare" come ha affermato il sottosegretario Della Vedova il 9 febbraio 2016, nel corso della seduta della 3ª Commissione permanente (Affari esteri, emigrazione) del Senato. L'accordo secondo il Governo "colmerebbe quindi un significativo vuoto giuridico, avendo portata generale e riguardando i mari territoriali, la piattaforma continentale e le acque sotto la giurisdizione delle Parti";

considerato che, a parere degli interroganti:

la citata ricostruzione offerta dal Governo non appare convincente, né rispecchia la realtà dei fatti, in quanto già esistevano confini consolidati tra Italia e Francia e dunque è stato poco opportuno intervenire in questo ambito ed impegnare risorse finanziarie e funzionari ministeriali in un lungo negoziato, iniziato nel 2006, conclusosi nel 2012 e successivamente firmato dal ministro Gentiloni nel 2015;

inoltre, considerando i molti e reali problemi che si trovano ad affrontare quotidianamente i residenti nelle isole e nei territori prospicienti le porzioni di mare oggetto dell'accordo, sarebbe stato opportuno che il Governo avesse dato la priorità alla risoluzione dei problemi dei propri cittadini, prima di intavolare un lungo negoziato che tra l'altro ad oggi rischia di danneggiare i pescatori italiani e in futuro potrebbe creare motivi di contestazioni e attriti tra le comunità italiana e francese per le eventuali esplorazioni ed estrazioni petrolifere o di gas naturale o di altre risorse che potrebbero essere sfruttate in quelle aree;

ancora, pur trattandosi di confini che trovano un loro riconoscimento a partire da convenzioni che risalgono al 1892 e da consuetudini che non risulta che fossero oggetto di contestazione in sede internazionale, appare poco lungimirante l'accordo redatto dai nostri funzionari ministeriali e firmato dal ministro Gentiloni, in quanto rischia di compromettere gli interessi italiani;

i funzionari italiani, in sede di negoziato, hanno ampiamente accolto le richieste poste dalla Francia; nonostante le rassicurazioni offerte dal Governo italiano, alla luce dei fatti degli ultimi mesi non si è trattato di un vero e proprio negoziato, ma di una "capitolazione";

come si evince dalla lettura delle notizie di cronaca, la reiterata debolezza dei nostri rappresentanti e delle nostre autorità ha dato ad intendere alla Francia di potersi comportare uti dominus lungo i nostri confini marittimi, ben oltre l'area di sua competenza; solo così si spiega l'atto arbitrario condotto dalla Gendarmerie maritime il 13 gennaio 2016, quando un peschereccio italiano che si trovava in acque nazionali italiane è stato sequestrato e posto sotto il controllo dell'autorità francese; il peschereccio italiano, denominato "Mina", è stato tratto in stato di fermo nel porto di Nizza da una motovedetta francese;

considerato altresì che:

dall'agenzia "Ansa" del 14 gennaio 2016 si apprende che il comandante del peschereccio avrebbe dichiarato: "Sono saliti a bordo e ci hanno chiesto con arroganza se nascondevamo armi. Anzi volevano che tirassimo fuori le armi. Poi hanno minacciato di metterci le manette e dopo aver preso il comando dell'imbarcazione ci hanno portati al porto di Nizza. (...) Eravamo in acque italiane (...) tanto è vero che lo scorso anno, nello stesso punto in cui ci trovavamo ieri, non ci è stato contestato nulla. (...) Da ieri sono fermo qui a Nizza, con i miei due membri di equipaggio e non ci dicono nulla. Da parte loro è stato un abuso di potere e un sequestro di persona avvenuto in acque italiane e noi abbiamo le prove per dimostrare che non era territorio francese. Perché è tutto registrato";

la motivazione del sequestro è stata lo sconfinamento dell'imbarcazione italiana in acque territoriali francesi, poi rivelatasi infondata, in quanto l'accordo di Caen non è stato ancora ratificato dall'Italia;

i parlamentari del Movimento 5 Stelle, subito dopo questo fatto, sono intervenuti con atti di sindacato ispettivo sia al Senato (tra cui l'atto 3-02526) che alla Camera dei deputati affinché fosse fatta chiarezza sul caso e fosse garantita l'adeguata sicurezza dei pescatori italiani che si trovano ad operare in quell'area;

a giudizio degli interroganti, l'atto unilaterale compiuto dalla Gendarmerie maritime ai danni di un'imbarcazione italiana è inaccettabile, tale azione è stata attuata arbitrariamente dalle autorità francesi in assenza di una ratifica da parte italiana dei nuovi confini. È altresì grave che il peschereccio sia stato rilasciato solo a seguito del pagamento di una sanzione di 8.300 euro, che il comandante del peschereccio "Mina" ha dovuto pagare alle autorità francesi;

è emerso che l'unico strumento pattizio rilevante sul caso di specie è la già citata convenzione tra Italia e Francia del 18 giugno 1892 che conferma che le acque dove è avvenuto il fermo sono italiane;

risulta agli interroganti che in questa vicenda la posizione del Governo italiano nei confronti della Francia è stata debole, in quanto il Ministero degli affari esteri si sarebbe limitato a diramare una nota e il Governo si sarebbe dichiarato soddisfatto delle scuse formali giunte tardivamente da parte francese e tra l'altro soltanto a seguito del chiarimento italiano circa la mancata ratifica dell'accordo nonché dopo il pagamento della sanzione per il rilascio del peschereccio;

anche per questo motivo la Gendarmerie maritime nello stesso periodo ha ritenuto di intimare ad un peschereccio sardo, partito dal porto di Alghero, di uscire dalle acque territoriali ritenute francesi a nord della Sardegna, sempre in presenza di circostanze simili a quelle citate per il caso avvenuto nel mar Ligure per il peschereccio Mina;

l'atteggiamento della Gendarmerie maritime ha suscitato forti preoccupazioni nei pescatori che operano nelle zone di confine ed ha alimentato un clima di tensione provocando come naturale conseguenza che tantissime imbarcazioni si tengono a grande distanza dal confine francese e dalle aree di mare italiano vicine, non avendo un'adeguata tutela da parte delle autorità italiane e avendo il timore di subire da parte della Gendarmerie maritime il trattamento riservato all'equipaggio del peschereccio Mina;

in una nota del Ministero degli affari esteri, sulla delimitazione dei confini marini tra Italia e Francia, del 18 febbraio 2016, si legge: "Considerata la sua natura, l'Accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Per quanto riguarda, in particolare, i contenuti dell'Accordo, il tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle restanti zone marittime riflette i criteri stabiliti dall'UNCLOS, primo fra tutti il principio della linea mediana di equidistanza. Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell'Accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l'arcipelago toscano, già fissata dall'Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977. Inoltre, per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l'accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta. Anche per quanto riguarda il confine del mare territoriale tra Italia e Francia nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l'Accordo di Caen segue il principio dell'equidistanza come previsto dall'UNCLOS";

considerato infine che l'accordo di Caen non ha condotto a modifiche dei confini marittimi, in quanto si legge nella nota che "la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l'arcipelago toscano, già fissata dall'Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977. Inoltre, per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l'accordo del 1986". Per questi motivi gli interroganti si chiedono perché un peschereccio italiano, che navigava in acque territoriali italiane, sia stato messo in stato di fermo e perché ad un secondo peschereccio italiano che si trovava a nord della Sardegna è stato intimato di allontanarsi da un area che il Ministero dichiara di aver salvaguardato,

si chiede di sapere:

quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri in indirizzo, per tutelare la sicurezza e le attività dei lavoratori che operano in attività di pesca e navigazione e garantire che nessuna rettifica dei confini marini possa pregiudicare l'area delle acque territoriali e gli interessi italiani nella zona compresa tra le isole dell'arcipelago toscano, la Sardegna e la costa ligure;

se non intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, alla luce delle notizie diffuse dalla stampa circa il ridimensionamento dei confini marini anche in aree protette dell'arcipelago toscano, fornire un'indicazione chiara e certa di quanto contenuto nel negoziato relativamente all'arcipelago toscano, unitamente alle mappe cartografiche.

(4-05629)