• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/02780 DI BIAGIO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che: il dramma dei bambini adottati da genitori...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02780 presentata da ALDO DI BIAGIO
martedì 19 aprile 2016, seduta n.609

DI BIAGIO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che:

il dramma dei bambini adottati da genitori italiani e bloccati nel loro Paese di origine, la Repubblica democratica del Congo, dal 2013, ha vissuto diverse stagioni, caratterizzate da dinamiche di tipo politico, istituzionale e umano, spesso complesse e difficili da interpretare;

i dossier afferenti ai suddetti minori sono stati "sbloccati" nel corso degli ultimi 2 anni, conducendo al rientro in Italia di alcuni di loro, secondo dei criteri che, al momento, non risultano essere noti;

per quanto attiene all'ultima fase dell'"affaire Congo", relativa all'anno 2016, lo scorso 8 marzo i dossier di 66 minori sono stati sbloccati, elemento fondamentale per l'autorizzazione alla partenza per l'Italia; successivamente il 17 marzo altri 47 sono stati ufficialmente autorizzati: minori che si sono aggiunti ai 14 già autorizzati in data 19 febbraio e 1° marzo, stando ai dati ufficiali pubblicati dalla Commissione per le adozioni internazionali;

i genitori dei 133 minori, sebbene consapevoli del fatto che i loro bimbi sono pronti a partire, avendo i documenti in regola, passaporti compresi, per la gran parte dei minori, ma soprattutto del fatto che questi bimbi hanno il benestare del Governo della Repubblica democratica del Congo, conditio indispensabile per il perfezionamento della procedura adottiva e per l'espletamento delle dinamiche di rientro, sono ancora in attesa di notizie da parte della Commissione per le adozioni internazionali, che non si è pronunciata ufficialmente nel merito della questione;

in data 11 aprile, alle ore 5.40, con un volo dell'Ethiopian Airlines a Fiumicino sono arrivati in Italia 51 bambini congolesi, dei 133 coinvolti nel blocco delle adozioni e di alcuni accompagnatori, senza che vi sia stata informazione adeguata ai genitori e agli interessati e nel totale silenzio delle istituzioni;

i minori e gli accompagnatori sono stati trattenuti all'ufficio di Polizia di Stato dell'aeroporto per la loro identificazione e riconoscimento; successivamente, dopo il disbrigo delle pratiche, sono stati trasferiti in una destinazione sconosciuta;

malgrado l'effettivo arrivo dei minori, non vi è stata conferma della notizia fino alla tarda mattinata del giorno 11 aprile, nonostante il susseguirsi di "tweet", agenzie stampa ed indiscrezioni sui vari portali on line, ma non vi è stata alcuna comunicazione ufficiale da parte della Commissione per le adozioni internazionali, che si configura come unico riferimento ufficiale in queste comunicazioni;

stando alle informazioni a disposizione dell'interrogante, sembrerebbe che alcune famiglie siano state avvertite solo poche ore prima di doversi mobilitare per raggiungere Roma, senza che però sia stata riferita loro la ragione: la motivazione di tale impellente richiesta di raggiungere Roma veniva giustificata con "la necessità di firmare delle carte importantissime"; ad alcuni che avrebbero provato ad opporsi al viaggio, dicendo che su due piedi poteva essere difficile programmarlo, veniva risposto che si sarebbe trattato di questioni potenzialmente in grado di precludere l'arrivo dei bambini;

sebbene fosse stata comunicata ai genitori l'urgenza di raggiungere Roma, in realtà non era stata comunicata la meta precisa, sussistendo un vago "in attesa di disposizioni". Durante il viaggio verso la capitale le indicazioni date ai genitori sono state varie e costantemente rimodulate, con l'indicazione di diversi luoghi di appuntamenti;

risulta all'interrogante che ad alcuni genitori sia stato riferito di attendere l'arrivo di un pick-up che li avrebbe poi condotti nel luogo di incontro con i bambini. Qualche genitore non avrebbe mai raggiunto il pick-up, restando in attesa, per strada, senza alcuna ulteriore indicazione, mentre attendeva di esser prelevato per "firmare della carte". Ad una coppia è stata indicata una piazzola dell'area di servizio del grande raccordo anulare di Roma, nella quale è stata raggiunta da una pattuglia della Polizia. Risulta addirittura che alcuni genitori, giunti da fuori Roma, siano stati scortati in un commissariato di zona, e che alcuni siano stati caricati su un furgoncino, di cui si ignora l'appartenenza: tutto questo allo scopo presumibile di non dare indicazioni precise sul luogo in cui sarebbero sono stati condotti i minori;

alla spicciolata i genitori dei 51 minori, condotti con mezzi e dinamiche diverse, si sarebbero incontrati nel luogo prestabilito: in quel luogo risulta all'interrogante che ad una coppia, parte del comitato Genitori RDC, sia stato intimato dalla dottoressa Donatella Piazza, componente della Commissione per le adozioni internazionali, in qualità di esperta, ma sulla cui legittimità al prosieguo di siffatto incarico restano a parere dell'interrogante molteplici dubbi, ai sensi dell'art. 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 108 del 2007, di abbandonare il medesimo comitato una volta ottenuti i figli, non sussistendo le ragioni per una loro permanenza nello stesso ed inveendo in maniera violenta contro i membri di questo;

la totale disorganizzazione e l'assenza di un piano di gestione dei minori, che tenesse conto delle loro esigenze, preferibilmente attraverso il supporto di consulenti ed esperti, si è palesata nell'incapacità di somministrare ai bambini gli alimenti in maniera armonica con le loro esigenze e le loro abitudini: ai bambini, abituati a fare un unico pasto giornaliero, è stato consentito di accedere a notevoli quantità di cibo, decisamente fuori dalle loro possibilità. Di conseguenza, risulta all'interrogante che uno dei minori sia stato male, patendo un'indigestione, che lo ha portato alla disidratazione e al successivo ricovero ospedaliero;

attualmente restano ancora 83 minori in Congo, detentori di documentazione e passaporti e le cui procedure sono perfezionate, sul versante sia nazionale che congolese, ma non si rinvengono elementi tali da giustificare il prosieguo della loro illegittima permanenza presso gli orfanotrofi di Kinshasa e le ragioni che ne hanno condizionato un loro differente trattamento rispetto ai minori giunti in data 11 aprile in Italia;

la gestione, a giudizio dell'interrogante frammentata, disarmonica e incoerente, dell'"affaire Congo" e del rientro dei bambini appare cosa notoria e quasi unanimemente condannata, anche in ragione del fatto che le modalità con le quali è stata condotta l'ultima tranche di arrivi in Italia sembra più assimilabile ad un film di spionaggio che ad una procedura legittima, portata avanti da uno Stato democratico e civile;

risulta all'interrogante che l'ultima tranche di arrivi, afferenti al rientro dell'11 aprile, non abbia avuto un coordinamento con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ma sia stata gestita esclusivamente dalla CAI con l'impiego dalla dubbia legittimità di forze dell'ordine in modalità straordinaria, sebbene non ne sussistessero le condizioni o le esigenze;

il ventaglio di segretazioni, informazioni frammentate, dubbi e disinformazioni che aleggia dal 2013 e con maggiore forza negli ultimi mesi intorno al presumibile piano di gestione dei minori congolesi fermi in Congo sembrerebbe far pensare ad una sorta di "segreto di Stato" intorno al piano medesimo, di cui però si fa fatica a comprenderne la ratio, considerando che la tutela dei minori, soprattutto di quelli maggiormente bisognosi e in attesa da troppo tempo dell'amore dei propri genitori, dovrebbe essere materia ben distante dalle dinamiche di equilibri, pesi e contrappesi a cui l'amministrazione statale talvolta è sensibile,

si chiede di sapere:

se il Governo sia a conoscenza delle dinamiche illustrate;

se intenda fare chiarezza sul reale modus operandi del rientro dei minori, segnatamente per quanto attiene ai 51 minori rientrati lo scorso 11 aprile 2016;

quali siano le ragioni che hanno condotto ad un rientro frammentato dei minori dal Congo e dunque ad un trattamento diverso per minori, paradossalmente, nelle stesse condizioni;

quali siano le ragioni che hanno condotto la Commissione per le adozioni internazionali alla restrizione informativa verso i genitori adottivi;

se intenda accertare la sussistenza da parte di esponenti della Commissione per le adozioni internazionali di un presunto approccio minatorio nei confronti dei genitori che hanno osato manifestare dissenso, rispetto al modus operandi della stessa nella gestione del rientro dei minori.

(3-02780)