• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/00529 DI GIORGI, FEDELI - Ai Ministri dell'interno, per l'integrazione e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che nella giornata del 1° dicembre 2013, intorno alle ore 6.45, presso lo...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-00529 presentata da ROSA MARIA DI GIORGI
mercoledì 4 dicembre 2013, seduta n.146

DI GIORGI, FEDELI - Ai Ministri dell'interno, per l'integrazione e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che nella giornata del 1° dicembre 2013, intorno alle ore 6.45, presso lo "Ye-Life Teresa Moda" sito a Prato, si è sviluppato un terribile incendio, provocato probabilmente da una stufa elettrica, che ha causato la morte di 7 persone tutte di nazionalità cinese. La maggior parte delle vittime sono state raggiunte dalle fiamme nei loculi-alloggio, tra i macchinari della fabbrica, o sotto le macerie del tetto del capannone in parte crollato. La Procura di Prato ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo plurimo;

ritenuto che:

l'immigrazione cinese in Europa è un fenomeno di notevoli dimensioni che coinvolge, secondo certe stime, più di 700.000 persone che, a loro volta, fanno parte di una vastissima diaspora mondiale. Essa si distingue dalle altre che interessano i nostri Paesi per alcune peculiari caratteristiche, quali una particolare coesione ed una solida identità etnica e culturale, accompagnata da un'estrema vitalità ed intraprendenza economica. Gli studi finora svolti intorno al fenomeno migratorio cinese sottolineano però una difficoltà a determinare modelli o categorie per definire in maniera univoca e generalizzata la diaspora cinese in Europa e nel mondo. Essa assume forme e caratteristiche del tutto particolari secondo i luoghi, mentre, per un altro verso, sembrerebbe essere il diretto prodotto di una medesima cultura;

anche l'immigrazione cinese in Italia si colloca in questo quadro. Nonostante che le prime comunità si fossero insediate in settori tradizionali come quello della ristorazione, all'inizio degli anni '90, l'adattabilità e la flessibilità dell'imprenditoria e della manodopera cinese hanno approfittato della crisi del settore nelle confezioni e nella pelletteria, correlata alla facilità di reperire laboratori lasciati ormai vuoti e macchine semplici a basso costo, sviluppando, in pochi anni, migliaia di piccole imprese, rafforzando, così, la catena migratoria;

a Prato, dalla metà degli anni '90 si è creata una comunità cinese, divenuta nel tempo una delle più consistenti con il più alto numero di cinesi rispetto al totale dei residenti. Attualmente, i cinesi residenti o con permesso di soggiorno sono 32.000, sebbene si stimi che le presenze irregolari siano, soltanto nel territorio di Prato, circa 15.000. Ove si consideri che dalla dichiarazione di emersione 2012 risulta che, dallo stesso territorio sono provenute 928 domande di lavoro domestico e 126 per lavoro subordinato, si può comprendere quanto i provvedimenti di regolarizzazione non siano, finora, riusciti ad intercettare una presenza superiore che rimane nell'anonimato;

la tendenza delle comunità cinesi a rinchiudersi in se stesse ha reso assai difficile promuovere processi di integrazione, mentre ha prodotto, di fatto, una separatezza che, in più parti del Paese, ha dato vita a vere e proprie "Chinatown". A ciò ha certamente contribuito una vera e propria barriera linguistica dovuta alla forte distanza tra la lingua cinese e le lingue occidentali. Inoltre, i cinesi hanno una concezione dello Stato e della legge profondamente diversa dalla nostra poiché privilegiano il concetto dell'autorità e della gerarchia. Questi ostacoli hanno impedito una dinamica positiva di relazione e di scambio interculturale e, nei gruppi cinesi, hanno favorito l'affermazione di regole e comportamenti interni, fino a giustificare fenomeni di sfruttamento di cui, nell'ambito lavorativo, si sono avvantaggiate anche le committenze italiane;

rilevato che:

l'azienda colpita dall'incendio rappresenta una delle 4.000 aziende di confezioni alla periferia sud di Prato gestite da immigrati cinesi, trasformate anche in dormitori per un numero non precisato di persone, per lo più irregolari, costrette a vivere nei capannoni, lavorando senza soluzione di continuità;

le condizioni di vita degradate e disumane in cui versano migliaia di persone, prevalentemente giovani adulti, che lavorano nell'irregolarità e fuori da ogni tutela richiesta dalla legislazione italiana, impongono un'attenzione specifica nonché un'attività di contrasto ad un'economica sommersa che altera il sistema competitivo tra le imprese e trae profitto dallo sfruttamento,

si chiede di sapere:

quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano adottare al fine di reprimere, anche con sanzioni penali che incidano sull'organizzazione, sul prodotto e sui profitti economici delle imprese, lo sfruttamento della manodopera cinese ed ogni altra forma di speculazione che intervenga nella catena migratoria cinese verso l'Italia;

quale iniziativa intendano adottare per favorire percorsi di migrazione regolare dei cittadini extracomunitari cinesi che entrano e vivono in Italia, anche in considerazione della difficoltà oggettiva ad intervenire mediante procedure di regolarizzazione nonché mediante azioni di allontanamento degli irregolari dal territorio nazionale;

se non ritengano di dover promuovere un progetto di integrazione specifico per i cittadini extracomunitari cinesi che vivono in Italia, utile ad impedire la ghettizzazione familiare e comunitaria e a favorire programmi di mediazione e di inserimento sociale, con ciò sostenendo il notevole impegno assunto dagli enti locali e favorendo interventi legati alla tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro anche attraverso un'implementazione delle misure di carattere ispettivo da parte degli enti a ciò preposti;

se non valutino necessario assicurare una costante attività di analisi e monitoraggio delle dinamiche e dei fenomeni che si realizzano nei territori fortemente interessati dall'insediamento di immigrati cinesi, al fine di prevenire situazioni di emergenza sociale, di garantire la legalità e di promuovere azioni di risanamento strutturale, anche attraverso la riqualificazione urbanistica delle aree urbane.

(3-00529)