• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
S.2/00383 GIOVANARDI, QUAGLIARIELLO, COMPAGNA, AUGELLO, DI BIAGIO, GASPARRI - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che: il 9 maggio 2016 si svolgerà a Montecitorio la solenne...



Atto Senato

Interpellanza 2-00383 presentata da CARLO GIOVANARDI
martedì 3 maggio 2016, seduta n.619

GIOVANARDI, QUAGLIARIELLO, COMPAGNA, AUGELLO, DI BIAGIO, GASPARRI - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:

il 9 maggio 2016 si svolgerà a Montecitorio la solenne annuale cerimonia nella Giornata della memoria delle vittime delle stragi e del terrorismo alla presenza del Capo dello Stato e dei Presidenti di Senato e Camera;

nel suo intervento il 9 maggio 2014 la Presidente della Camera ricordava che in alcuni settori dell'apparato statale "si annidavano figure opache più inclini a deviare che a ricercare la verità. Per questo ancora dopo tanti anni resta attuale come non mai la domanda di trasparenza";

il 9 maggio 2015 il Presidente del Senato nel suo discorso nell'Aula di palazzo Madama specificava, facendo riferimento alle vittime delle stragi di Ustica e a quelle della stazione di Bologna "Sappiamo molto ma non tutto: bisogna insistere, impegnarsi maggiormente per illuminare con la verità gli angoli ancora nascosti di queste vicende, nelle quali si sono intrecciate trame internazionali e nazionali, tradimenti e depistaggi" e aggiungendo "Questo è il compito più alto delle Istituzioni e delle parti politiche, pretendere chiarezza oltre ogni convenienza";

il Presidente della Repubblica pro tempore il 27 luglio 2014, 34° anniversario della strage di Ustica, auspicava "La tenace sollecitazione a compiere ogni ulteriore sforzo possibile - anche sul piano internazionale - per giungere a una esaustiva ricostruzione di quello che avvenne nei cieli di Ustica impegna tutte le Istituzioni a fare la loro parte perché si giunga all'accertamento della verità";

il Presidente della Repubblica il 27 giugno 2015, 35° Anniversario della tragedia di Ustica, riaffermava, in un messaggio ai familiari delle vittime, "l'impegno di perseverare nella ricerca tenace di una verità finalmente univoca sull'accaduto";

il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni in un'intervista del 3 maggio 2016 riferita al caso Regeni afferma: "La nostra ricerca della verità è al primo posto, e non può essere cancellata da interessi o preoccupazioni geopolitiche";

nel processo in cui sono stati assolti con formula piena i generali dell'Aeronautica, accusati di alto tradimento, si legge nelle motivazioni che quella del missile e della battaglia aerea è un'ipotesi di pura fantascienza che non ha trovato nel corso del processo nessun riscontro;

è agli atti del processo penale una perizia tecnica di 4.000 pagine firmata da 11 fra i più autorevoli esperti aeronautici italiani e stranieri (5 italiani, 2 tedeschi, 2 inglesi e 2 svedesi) che individua con certezza come l'abbattimento del DC9 sia stato causato dall'esplosione di una bomba collocata nella toilette di bordo;

ancor oggi, la nostra televisione di Stato e una pubblicistica che si sbizzarrisce attraverso film, documentari, opere teatrali, libri, eccetera, riescono nella singolare impresa di accusare contemporaneamente i nostri alleati degli Stati Uniti di essere bugiardi e assassini in quanto attribuiscono ad un aereo americano che avrebbe speronato il DC9 la causa dell'abbattimento e ad accusare i nostri alleati francesi di essere assassini e bugiardi in quanto sarebbe stato il lancio di un missile da un aeromobile francese a causare l'abbattimento;

nei mesi di maggio e giugno 1980, come ben descritto nei libri del Sottosegretario di Stato per gli affari esteri pro tempore Giuseppe Zamberletti e del giornalista de "La Stampa" Francesco Grignetti, si sviluppò un drammatico confronto fra l'Italia da una parte e dall'altra le frange più estreme del Movimento per la liberazione della Palestina con dietro la Libia di Gheddafi e ambienti dell'autonomia italiana;

a determinare in particolare questo contrasto era stato l'arresto a Ortona (Chieti) nel mese di ottobre 1979 di esponenti palestinesi e membri dell'autonomia italiana sorpresi a trasportare lanciamissili; l'arresto in Italia di agenti libici che avevano assassinato a Roma esponenti dell'opposizione al regime di quel Paese; l'imminente firma (avvenuta poi il 2 di agosto 1980 a Malta) dell'accordo italo-maltese che faceva venir meno il precedente accordo Libia-Malta per quanto riguardava sia l'assistenza militare che lo sfruttamento di giacimenti di petrolio esistenti nei pressi dell'isola;

i membri della Commissione di inchiesta sulla morte dell'on. Aldo Moro hanno potuto consultare il carteggio di quel periodo tra la nostra ambasciata a Beirut e i servizi segreti a Roma, materiale non più coperto dal segreto di Stato ma che, essendo stato classificato come segreto e segretissimo, non può essere divulgato;

il terribile e drammatico conflitto fra l'Italia e alcune organizzazioni palestinesi controllate dai libici registra il suo apice la mattina del 27 giugno 1980,

si chiede di sapere quale iniziativa di competenza il Presidente del Consiglio dei ministri intenda immediatamente assumere per rendere pubbliche quelle carte che possono dare un formidabile contributo alla ricerca di quella verità che le massime cariche dello Stato ogni anno auspicano che si possa raggiungere "oltre ogni convenienza".

(2-00383)