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Atto a cui si riferisce:
C.1/00282 premesse che: i disturbi mentali colpiscono con diversa gravità 17 milioni di italiani. Ma solo 1 su 3 riceve cure. Nella lista dei disturbi che coinvolgono la psiche, al primo...



Atto Camera

Mozione 1-00282presentato daBINETTI Paolatesto diMartedì 10 dicembre 2013, seduta n. 135

La Camera,
premesse che:
i disturbi mentali colpiscono con diversa gravità 17 milioni di italiani. Ma solo 1 su 3 riceve cure. Nella lista dei disturbi che coinvolgono la psiche, al primo posto c’è l'ansia (otto milioni di italiani), al secondo la depressione e l'insonnia (entrambe quattro milioni) e poi i disturbi post-traumatici da stress (oltre un milione). L'Europa non è da meno: 164 sono i milioni di europei con queste patologie (il 38,2 per cento della popolazione);
la malattia mentale contribuisce circa al 26,6 per cento della disabilita totale. È legata anche ad un problema socio-economico a causa dei costi molto elevati: 798 miliardi di euro è la stima dell'impatto economico annuo in Europa per le malattie che colpiscono il cervello. Di questi il 37 per cento è rappresentato da costi diretti connessi alle cure, il 23 per cento da costi diretti non medicali ed il 40 per cento copre i costi indiretti (perdita di produttività sociale, mortalità prematura, perdita di produttività dei familiari e altro). Un peso economico notevole che non esaurisce l'impatto devastante di queste patologie, vera sfida del 21o secolo poiché principale causa di morte e disabilità;
secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, a livello mondiale la schizofrenia ha una prevalenza di circa il 7 per mille della popolazione adulta (circa 24 milioni di persone), soprattutto nella fascia di età 15-35 anni. In Italia, si può stimare che 245.000 persone siano o siano state affette da disturbi di tipo schizofrenico. È fra le patologie che hanno un impatto maggiore sulla vita di chi ne è colpito e dei suoi familiari; è infatti inclusa tra le prime 10 cause di grave disabilità cronica e tra le prime 20 patologie per numero di anni vissuti in condizioni di disabilità;
le demenze colpiscono 1,1 milioni di italiani. Solo per l'Alzheimer la spesa è di 60.000 euro l'anno a paziente. Cresce il numero delle persone affette da demenza è in Italia. Il documento dell'Organizzazione mondiale della sanità «Demenza: una priorità di sanità pubblica» stima che entro il 2030 il numero di pazienti è destinato quasi a raddoppiare e, entro il 2050, a superare il triplo, raggiungendo i 115,4 milioni. L'Italia è già oggi l'ottava tra i Paesi col maggior numero di persone affette, con 1,1 milioni di pazienti, in una classifica che vede al primo posto la Cina (5,4 milioni di pazienti), al secondo gli Stati Uniti (3,9) e al terzo l'India (3,7);
nello specifico, convive con la demenza l'80 per cento degli anziani nelle case di riposo. La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza, che colpisce circa 36 milioni di persone nel mondo – un numero che toccherà i 66 milioni entro il 2030 – e in Italia circa 600 mila persone, rappresentando il 50-60 per cento dei casi di demenza;
il costo globale dell'assistenza per l'Alzheimer supera i 600 miliardi, di dollari, ovvero circa l'1 per cento del prodotto interno lordo mondiale. A riportarlo è il «rapporto mondiale Alzheimer 2013», recentemente presentato dalla Federazione Alzheimer Italia – rappresentante per l'Italia di Adi (Alzheimer's Disease International). In Italia la spesa annua per un anziano affetto da Alzheimer è di 60.000 euro, di cui circa il 70 per cento a carico della famiglia e il 30 per cento a carico
del sistema sanitario nazionale;
tuttavia, i disturbi del cervello, come la schizofrenia, l'Alzheimer e altre demenze, purtroppo sono ancora poco conosciuti e molto stigmatizzati. Tutto ciò crea un problema che allontana il paziente dalle cure, rendendo ancora più critiche le loro condizioni di salute di vita e più complicata la gestione dei malati da parte dei familiari e del sistema. Per cercare di mettere a tacere la paura, i pregiudizi e la sfiducia nei confronti delle possibilità di cura, serve un filo diretto tra medico e paziente in grado di migliorare l'accesso e la gestione delle cure;
nonostante il progresso e l'innovazione delle neuroscienze ci sono ancora tanti bisogni insoddisfatti a cui solo la ricerca può dare una risposta. E non a caso il 2014 è stato proclamato «anno del cervello» dal Parlamento europeo;
nei disturbi di quest'organo rientrano due classi di patologie molto differenti tra loro: la prima è quella dei disturbi mentali e la seconda è quella delle malattie neurologiche. I primi sono disturbi psichici, che possono riguardare la sfera cognitiva, affettiva, comportamentale o relazionale, e comprendono malattie psicologiche e psichiatriche, come la schizofrenia; mentre le malattie neurologiche sono patologie, differenti da quelle psichiatriche, che colpiscono il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico: una delle più invalidanti è l'Alzheimer. Le malattie neurologiche, inoltre, possono coinvolgere anche o essere associate a malattie psichiatriche;
per tutte queste malattie, un'arma importante è rappresentata dall'informazione sulla ricerca e sui nuovi studi scientifici. La ricerca ha portato allo sviluppo di tecniche che permettono una diagnosi precoce della malattia. Altrettanti progressi sono in corso nel campo delle terapie farmacologiche, dove si studiano nuove soluzioni;
riguardo alle malattie psichiatriche si è diffusa la convinzione che siano spesso incurabili. I disturbi mentali sono oggi diagnosticabili precocemente e tutti curabili, a volte anche guaribili, attraverso terapie farmacologiche, tecniche psicoterapeutiche o con una combinazione di uno o più farmaci ed una psicoterapia. E saranno sempre più curabili in futuro, grazie soprattutto alla tempestività del trattamento, permettendo a molti malati di avere una buona qualità di vita e un buon inserimento sociale;
i limiti attuali nell'approccio alla malattia di Alzheimer sono spesso legati ai tempi, della diagnosi, che in genere avviene quando è ormai compromesso più del 70 per cento del corredo neuronale, riducendo al minimo i margini di successo della terapia. Oggi la ricerca sul cervello può beneficiare di tecnologie avanzate come l’imaging e l'identificazione di biomarcatori in grado di rilevare la malattia in una fase pre-clinica. La ricerca farmacologica si è orientata negli ultimi anni proprio verso lo sviluppo di molecole efficaci nella fase prodromica della malattia di Alzheimer;
in ogni caso, in tutti i disturbi del cervello, sia quelli, psichiatrici che quelli neurologici, è fondamentale l'importanza dell'informazione ai famigliari del paziente. I progressi scientifici, opportunamente comunicati, oltre ad offrire speranze di cura ai malati, contribuiscono a rafforzare la consapevolezza dei familiari, su cui nella maggior parte dei casi grava il peso dell'assistenza,

impegna il Governo:

a programmare una strategia sanitaria nazionale che tenga conto dei problemi legati all'Alzheimer e alla demenza in generale, e in grado di accompagnare malati e famiglie fin dall'inizio per evitare situazioni che possono avere conseguenze negative e spesso economicamente pesanti per tutti gli interessati;
a promuovere, in concomitanza con il prossimo 2014, proclamato «anno del cervello» dal Parlamento europeo, idonee iniziative in termini di ricerca, di assistenza e di informazione concreta alle famiglie, tenendo conto che la seconda metà del 2014 coincide anche con il semestre italiano alla guida dell'Europa;
a prevedere un sistema stabile di monitoraggio epidemiologico, adottando ogni iniziativa necessaria e omogenea su tutto il territorio nazionale, in grado di fornire diagnosi tempestive e terapie farmacologiche appropriate, fondamentali per il controllo delle malattie;
a definire, attraverso una puntuale revisione dei livelli essenziali di assistenza, apposite linee guida per la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento terapeutico e assistenziale dei pazienti affetti dal morbo di Alzheimer, al fine di migliorare la qualità delle prestazioni e uniformarne l'efficacia e l'efficienza su tutto il territorio nazionale;
a sostenere campagne di educazione sanitaria rivolte alla popolazione e atte a migliorare la consapevolezza e le corrette modalità di approccio alle strutture del servizio sanitario nazionale e agli operatori, da parte di malati e famiglie, che tenga adeguatamente conto delle malattie che interessano i disturbi del cervello, come la schizofrenia, l'Alzheimer e altre demenze, purtroppo ancora poco conosciuti e molto stigmatizzati;
ad assumere iniziative per rifinanziare il fondo per le non autosufficienze per interventi in favore delle patologie croniche invalidanti, destinando parte delle risorse per le malattie cronico-degenerative, le demenze senili e l'Alzheimer.
(1-00282) «Binetti, Fitzgerald Nissoli, Giuseppe Guerini, Formisano, Capelli, Piepoli, Sberna, Buttiglione, Marti, Galgano, Dellai, Cera, Fauttilli, Cicu, Gigli, Molea, Adornato, Rabino, Giuditta Pini, Fucci, Laffranco, Calabrò, Dambruoso, Monchiero, Scanu, Causin, Scuvera, Piccione».