Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
Atto a cui si riferisce:
C.5/08658 l'Unione europea, come riporta un articolo dell'Informatore agrario, tiene sotto osservazione la ristrutturazione in corso ad Agea;
questo emerge da diverse lettere in...
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-08658presentato daRUSSO Paolotesto diMercoledì 11 maggio 2016, seduta n. 622
RUSSO, CATANOSO, FABRIZIO DI STEFANO e RICCARDO GALLO. —
Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali
. — Per sapere – premesso che:
l'Unione europea, come riporta un articolo dell'Informatore agrario, tiene sotto osservazione la ristrutturazione in corso ad Agea;
questo emerge da diverse lettere in possesso dell'Informatore agrario, provenienti dalla direzione generale agricoltura della Commissione europea e indirizzate alle autorità italiane;
si tratta di una corrispondenza nell'ambito di diversi casi sollevati nella «procedura di verifica di conformità» (anche di «liquidazione dei conti»), che la Commissione esegue periodicamente per recuperare dai singoli Paesi fondi Pac spesi in modo irregolare;
di solito, la Commissione europea chiede una «correzione finanziaria» del 2 per cento della somma versata erroneamente, che sale al 5 per cento se si tratta di irregolarità già segnalate cui non si è posto riparo;
in un certo senso, si tratta di una procedura di ordinaria amministrazione, con scambi di lettere e incontri tra funzionari italiani e della Commissione che possono durare anche anni, prima che si stabilisca il giusto ammontare della correzione finanziaria;
resta il fatto che Bruxelles, negli ultimi mesi, ha richiamato più volte le autorità italiane alla corretta applicazione del piano di azione notificato su Agea e ha fatto osservare che Agea e gli altri organismi pagatori italiani non sempre adottano protocolli di comunicazione tali da scongiurare sanzioni da parte di Bruxelles;
in una lettera in particolare, datata 16 marzo 2016, si legge delle «serie carenze» e delle «debolezze identificate» nell'applicazione del piano di azione che Agea ha adottato per allinearsi ai nuovi requisiti che la riforma della politica agricola comune prevede per gli organismi pagatori. Al momento, continua la lettera, la «Dg Agri non sta considerando di applicare la sospensione dei pagamenti ad Agea» ma «ricorda alle autorità italiane che questa possibilità esiste» e potrebbe diventare realtà qualora «una futura inchiesta indicasse che le azioni correttive necessarie previste nel Piano di azione non siano state messe in opera o se ci fossero ulteriori ritardi»;
secondo la Commissione, le carenze riguardano: l'accuratezza e l'affidabilità dei dati forniti dai Caa (Centri assistenza agricola), la gestione del registro dei debitori, la supervisione dell'attività del Sin, la trasparenza e l'adozione di pratiche anti-corruzione, nonché il ritardo «del Progetto bonifica» messo in atto dalla guardia di finanza;
in particolare, su quest'ultimo, si raccomanda di raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 30 marzo 2016. In un'altra missiva, datata 24 febbraio 2016, la Dg Agri arriva alla conclusione che il rispetto dei criteri di riconoscimento dell'Agea, in particolare la gestione del debito e del registro dei debitori, non è stato conforme alle norme dell'Unione europea. La Commissione chiede, quindi, la restituzione di oltre 158 milioni di euro da parte dello Stato italiano;
la cifra non è definitiva e l'Italia potrebbe ricorrere allo strumento della conciliazione, previsto nella procedura di verifica di conformità. E, in ultima istanza, anche appellarsi alla Corte di giustizia dell'Unione europea. Cifre a parte, anche in questa missiva le autorità europee fanno riferimento al piano di azione di Agea e ne rilevano i ritardi di applicazione;
in un'altra lettera più recente, datata 12 aprile, tirano le somme di diverse inchieste e audit della Commissione, alcuni risalenti al 2013, che hanno riguardato le carenze del Sipa, il sistema di identificazione delle parcelle. Si tratta di un errore frequente in molti Paesi europei, con gli agricoltori che per errore chiedono pagamenti diretti per una superficie leggermente più grande di quella ammissibile e le autorità nazionali che non riescono a prendere provvedimenti per risolvere il problema. Proprio su questo limite si concentrano molti dei rilievi della Commissione, con le sei agenzie italiane che sembrano non comunicare tra loro e con una mancanza di azione coordinata tra il livello locale e quello nazionale che non fa altro che ritardare la messa in regola delle inadempienze, esponendo l'Italia a correzioni finanziarie più alte. Nella lettera, la Dg Agri chiede la restituzione di circa 200 milioni di euro. Ma, anche qui, non si può parlare di cifre definitive. D'altro canto, nel suo rapporto annuale la Corte dei conti mette in qualche modo in collegamento l'esistenza di ben 80 organismi pagatori in tutta Europa con la frequenza con cui si manifestano le criticità sul sistema delle parcelle e sulla dichiarazione di eleggibilità dei terreni;
nel corso del question time in Assemblea del 28 aprile 2016, il Ministro interrogato non ha fatto alcuna menzione di quanto esposto in premessa, anzi, è stato prodigo di cifre e di prospettive entusiastiche per gli agricoltori italiani grazie all'operato di Agea e degli organismi pagatori regionali che, invece, risultano ancora e sempre sotto osservazione dell'Unione europea a causa di ritardi, inadempienze e omissioni;
i singoli agricoltori e le aziende agricole italiane non possono permettersi una tale e reiterata inefficienza amministrativa del principale ente pubblico nazionale in campo agricolo. Dall'erogazione della contribuzione comunitaria dipende il futuro dell'agricoltura italiana con il rischio di un'eventuale abbandono dei campi e del crollo della produzione agroalimentare –:
quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa. (5-08658)