• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/02899 per quanto concerne l'accesso alle professioni sanitarie l'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 2 agosto 1999, n. 264, prevede il cosiddetto «numero programmato» allo scopo di...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02899presentato daGAROFALO Vincenzotesto diMartedì 10 dicembre 2013, seduta n. 135

GAROFALO, PISO, SAMMARCO, ROCCELLA, PIZZOLANTE, PAGANO, BOSCO, SALTAMARTINI, VIGNALI, TANCREDI, ALLI e CALABRÒ. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri . — Per sapere – premesso che:
per quanto concerne l'accesso alle professioni sanitarie l'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 2 agosto 1999, n. 264, prevede il cosiddetto «numero programmato» allo scopo di garantire la necessaria qualità dell'insegnamento in relazione alle potenzialità organizzative delle varie sedi universitarie e alla reale fabbisogno di professionisti della sanità nel nostro territorio;
per quanto concerne il riconoscimento dei diplomi di laurea rilasciati all'estero, la normativa italiana prevede che per quanto riguarda i Paesi non appartenenti alla Unione europea le procedure di riconoscimento per le professioni sanitarie sono svolte dal Ministero della salute ai sensi dell'articolo 50 del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999. In riferimento invece ai diplomi di laurea rilasciati dalle istituzioni universitarie dei Paesi appartenenti all'Unione europea, la procedura più semplificata di riconoscimento è sempre svolta dal nostro Ministero della salute ai sensi della direttiva comunitaria 2005/36/CE. Tale procedura riconosce il principio della libera circolazione dei professionisti nel territorio comunitario;
di fronte a questi dati normativi apparentemente chiari ed univoci si devono riscontrare continue sostanziali, gravissime violazioni della legge: è notizia recente già evidenziata in precedenti interrogazioni parlamentari, la vicenda della convenzione tra l'Università «Nostra Signora del Buon Consiglio» con sede in Tirana e l'Università di Roma «Tor Vergata» per la realizzazione di corsi di laurea in medicina e in odontoiatria e protesi dentaria e per altre professioni sanitarie con laurea triennale presso la predetta Nostra Signora del Buon Consiglio attivati attraverso la cooperazione nei settori della didattica e delle altre attività istituzionali della Università di Roma Tor Vergata. L'accordo sembra risalire addirittura al 2005 ed è stato probabilmente varie volte integrato e modificato. Questa convenzione sarebbe nata con il nobile scopo di aiutare un Paese in grave difficoltà economiche come l'Albania con svariate problematiche di ordine sociale per garantire una formazione universitaria adeguata ai propri studenti in discipline molto delicate come quelle concernenti i corsi di laurea nelle professioni sanitarie. Purtroppo, come è stato ampiamente dimostrato anche attraverso svariate notizie di stampa, nei giorni scorsi si è assistito allo spettacolo poco dignitoso di tanti studenti italiani che, non avendo superato i test di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e/o odontoiatria e protesi dentaria previsti dal nostro ordinamento didattico, si sono messi in viaggio e successivamente «in coda» davanti all'università albanese in modo massiccio per ottenere l'iscrizione ai corsi di laurea presso l'Università Nostra Signora del Buon Consiglio;
è necessario sottolineare poi che, dalle scarse informazioni che si possono reperire dal sito dell'Università Nostra Signora del Buon Consiglio, si trae comunque la conclusione che il numero degli studenti ammessi ai corsi di laurea non è concordato con l'Università di Tor Vergata, ma sembra deciso solo dagli organi accademici dell'università albanese.
per l'anno accademico in corso si ipotizza, solo per il corso di laurea in odontoiatria, l'accesso di oltre 100 studenti Italiani;
per garantire i percorsi formativi, con tutte le perplessità legittime riguardanti le capacità strutturali e tecnologiche presenti in sede di Tirana, contribuirebbero docenti provenienti dalla predetta università italiana con un impegno non solo economico (non è noto a carico di chi) che pone a rischio le procedure, per carenza di docenti, normalmente garantite in termini di insegnamento, ricerca e assistenza a Tor Vergata;
è evidente che questo costituisce la dimostrazione della violazione del principio della programmazione degli accessi considerato che viene richiesto per l'ammissione ai corsi soltanto il diploma di scuola secondaria sia agli studenti albanesi che a quelli italiani;
risulta poi che una volta ottenuto il diploma di laurea chiedono l'iscrizione agli ordini italiani sia gli studenti del nostro Paese sia gli studenti albanesi a dimostrazione che questa operazione non è coerente con il principio di garantire in Albania una migliore assistenza sanitaria;
la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi ed odontoiatri ha chiesto formalmente, un incontro con le competenti autorità ministeriali per affrontare queste tematiche senza peraltro aver ricevuto alcuna risposta mentre la situazione generale dell'accesso ai corsi di laurea continua ad aggravarsi. Sono notizie recenti quelle relative alla sanatoria derivante da una modifica in corso d'opera dei termini previsti per il superamento dei test di ingresso reintroducendo, dopo averlo eliminato, il criterio del voto del diploma di maturità. È evidente che nessuna logica programmatoria è alla base di queste decisioni che sono assunte troppo spesso in modo incoerente sulla spinta dell'emotività dei momenti e sulla base di continui ricorsi alla magistratura;
ancora più recente è, infatti, la notizia che il Consiglio di Stato avrebbe annullato le procedure concorsuali per i test di accesso svolti presso la facoltà di medicina e chirurgia di Messina in quanto non sarebbe stato rispettato il criterio dell'anonimato con la conseguenza di un'ammissione in sovrannumero al corso di laurea degli studenti precedentemente esclusi dalla graduatoria –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda relativa alla convenzione fra l'Università Nostra Signora del Buon Consiglio e l'Università di Roma Tor Vergata e se tale iniziativa sia stata formalmente approvata dalle nostre competenti autorità e se si corra il rischio che questa convenzione si trasformi in un surrettizio superamento della normativa italiana che prevede l'accesso ai corsi di laurea delle professioni sanitarie attraverso il meccanismo dei test di ingresso;
se sia noto a chi siano imputabili gli oneri economici derivanti dalla convenzione stessa e quale sia il meccanismo retributivo per i professori universitari italiani che svolgono le lezioni presso l'Università Nostra Signora del Buon Consiglio;
quali iniziative si intendano finalmente assumere per riportare logica e coerenza nel vigente sistema di accesso ai corsi di laurea per le professioni sanitarie evitando il triste spettacolo di decisioni assunte e poi smentite sulla pelle e a detrimento di tanti studenti che vedono il concetto di «merito» come quello più trascurato nel consentire il proseguimento dei loro studi;
quali ambiti di responsabilità giuridica siano eventualmente ravvisabili nei confronti degli ordini che allo stato attuale sono obbligati ad iscrivere questi professionisti sulla base di una semplice e burocratica verifica del possesso dei titoli: diploma di laurea e diploma di abilitazione professionale rilasciati entrambi, come è ampiamente noto, a breve distanza di tempo dalla stessa istituzione universitaria e che costituiscono per le professioni sanitarie una inutile duplicazione.
(4-02899)