• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/01373    da mesi alcune testate giornalistiche, tra le quali avvenire.it, annunciano l'arrivo della condanna europea relativa alle procedure di infrazione aperte contro l'Italia per la drammatica...



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01373presentato daVILLAROSA Alessio Mattiatesto diMartedì 17 maggio 2016, seduta n. 626

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   da mesi alcune testate giornalistiche, tra le quali avvenire.it, annunciano l'arrivo della condanna europea relativa alle procedure di infrazione aperte contro l'Italia per la drammatica situazione relativa ai sistemi di collettamento depurazione e fognatura del nostro Paese. In uno degli ultimi articoli si legge che «l'Italia dovrà pagare a partire dal 2016 ben 480 milioni l'anno di sanzioni. Poi si andrà avanti a “botte” di quasi 800 mila euro al giorno fino a quando le opere non saranno terminate e rientrando nei limiti delle norme». E anche «Un ritardo che ci ha provocato varie condanne della Corte Ue per le quali, secondo calcoli di Palazzo Chigi, quest'anno dovremo cominciare a pagare circa 480 milioni. Ma anche qui scatterà la rivalsa. E i conti sarebbero già stati fatti: 185 milioni la Sicilia, 74 la Lombardia, 66 il Friuli, 38 la Calabria, 21 la Campania, 19 la Puglia e la Sardegna, 18 la Liguria, 11 le Marche, 8 l'Abruzzo, 7 il Lazio, 5 Valle d'Aosta e Veneto. Per ora»;
   su questo argomento i deputati del M5S hanno depositato numerosi atti di sindacato ispettivo per lo più rimasti senza risposta, ma anche diversi ordini del giorno approvati ma mai concretamente implementati;
   quello che si sa, tramite il portale « #italiasicura», è che la Commissione europea, visti i gravi ritardi dell'Italia nel rispetto della direttiva comunitaria che prevede da oltre dieci anni la messa a norma dei sistemi fognari e depurativi, ha comunicato al Governo italiano che, nei prossimi mesi, proporrà alla Corte di giustizia europea l'ammontare delle sanzioni che l'Italia dovrà pagare per non aver risolto i problemi accertati dalla sentenza di condanna del 2012, relativa a 72 agglomerati urbani situati principalmente nel Mezzogiorno; nel frattempo, sono stati nominati commissari governativi per la realizzazione di fognature e impianti per la depurazione, in Sicilia, in Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Veneto;
   proprio nel 2012, la delibera Cipe del 30 aprile 2012, n. 60, aveva destinato alle regioni del Mezzogiorno (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) la somma complessiva di euro 1.643.099.690,59 a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione 2007-2013, per interventi che attengono ai settori del collettamento e depurazione delle acque;
   all'interrogazione a risposta immediata in commissione n. 5-05774 del giugno 2015 è stato risposto che: «Relativamente all'articolo 7, comma 6, del decreto-legge n. 133 dell'11 settembre 2014 (Sblocca Italia), che prevede la costituzione di un fondo, presso il Ministero dell'ambiente, da alimentare mediante la revoca delle risorse stanziate dal Cipe con la delibera 30 aprile 2012, n. 60 del 2012 destinate a 183 interventi nel settore della depurazione, per i quali ricorrano alcuni presupposti di impossibilità tecnica, progettuale, urbanistica, o di inerzia e alla data del 30 settembre 2014, non fossero stati assunti atti giuridicamente vincolanti. Sul punto si rappresenta che, sebbene la disposizione rimandi all'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la fissazione di criteri, modalità ed entità delle risorse da destinare al finanziamento degli interventi sempre in materia di adeguamento dei sistemi depurativi, la stessa norma non ha previsto l'assegnazione delle risorse revocate in «entrata di bilancio dello Stato». Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a quanto consta all'interpellante, da mesi avrebbe predisposto un emendamento per colmare il vuoto normativo, ma tale modifica ad oggi non ha trovato alcuna collocazione nei provvedimenti legislativi approvati. A quanto risulta all'interpellante il testo si troverebbe attualmente all'esame dei competenti uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri;
   martedì 4 agosto 2015, nella seduta n. 475, il Governo ha accolto l'ordine del giorno Daga n. 9/3262/40, che impegna il Governo ad intervenire quanto prima in relazione al fondo per le risorse idriche di cui in premessa, inserendo in uno dei prossimi provvedimenti all'esame di quest'Aula la disposizione che prevede l'assegnazione delle risorse revocate «in entrata di bilancio dello Stato». L'attuazione di tale impegno risulta tutt'ora inattuata;
   il Cipe con delibera 21/2014 stabilisce che: «La data del 31 dicembre 2015 è fissata quale termine ultimo per l'assunzione delle OGV (Ordinanze Giuridicamente Vincolanti) per il complesso delle risorse assegnate alle Amministrazioni centrali e regionali per l'intero ciclo di programmazione del FSC 2007-2013, ivi incluse le riprogrammazioni di cui al precedente punto 4. Il mancato rispetto della predetta scadenza del 31 dicembre 2015 comporterà, per i primi sei mesi, l'applicazione di una sanzione complessiva pari al 1,5 per cento. Decorso inutilmente tale termine le risorse saranno definitivamente revocate e rientreranno nella disponibilità di questo Comitato»;
   ad oggi, solo la regione Siciliana, a seguito della delibera Cipe 93/2015 «Parziale riprogrammazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2000-2006 e 2007-2013» e della successiva delibera Cipe 94/2015 «Programma di azione e coesione 2014-2020 programma complementare — prima assegnazione di risorse», ha evitato la revoca delle risorse previste per gli interventi della delibera Cipe 60/2012 finanziate dal FSC 2007/2013, riuscendo ad utilizzare le somme «in scadenza» per il risanamento della finanza pubblica, per il co-finanziamento della programmazione comunitaria 2007-2013 e per interventi per la continuità delle attività di difesa del patrimonio boschivo, andando ad utilizzare, grazie alla delibera 94/2015, il PAC 2014/2020 per rifinanziare gli interventi de-finanziati in precedenza (si veda al proposito: Repubblica.it del 14 ottobre 2015);
   ad oggi, molti interventi delle regioni interessate dalla delibera Cipe 60/2012 (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna) non hanno prodotto le ordinanze giuridicamente vincolanti indispensabili per scongiurare la revoca del finanziamento stabilito, prevista per il 30 giugno 2016. A giudizio dell'interpellante i finanziamenti per gli interventi che dovevano essere sbloccati, attraverso i commissariamenti voluti dal Governo, onde evitare il rischio di ulteriori procedure di infrazione, rischiano invece di essere revocati senza l'avvio di alcun lavoro per il risanamento di gran parte del territorio italiano interessato;
   non si conoscono inoltre i motivi per i quali i commissari nominati già da parecchi mesi non abbiano ancora prodotto le Ogv necessarie per gli interventi previsti dalla delibera Cipe 60/2012 –:
   se il Governo possa fornire un aggiornamento sull'iter della terza condanna da parte dell'Unione europea, per inadempienza relativa alla direttiva 91/271/CEE sui sistemi di collettamento e depurazione delle acque e sull'eventuale ammontare;
   se il Governo sia in grado di fornire un quadro completo della situazione relativa a depurazioni e fognature in Italia ed anche in merito ai fondi necessari per risolvere la situazione con annesso piano d'azione;
   in che modo, da chi e con quali fondi verranno pagate le sanzioni previste dall'Unione europea che rischiano di gravare sulle casse dei comuni, per le inadempienze dei gestori;
   quali siano stati i motivi ostativi alla realizzazione degli interventi già previsti e finanziati dalla delibera del Cipe n. 60 del 2012 e da un anno, oggetto di commissariamento e se il Governo intenda chiarire il funzionamento delle contabilità speciali aperte dai commissari governativi di cui in premessa al momento della nomina;
   quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare che, alla luce della delibera Cipe 21/2014, vengano revocati i finanziamenti per gli interventi di collettamento, fognatura e depurazione, oggetto di procedura di infrazione o di provvedimento di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea in ordine all'applicazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane, previsti nella delibera Cipe 60/2012, prevedendo, qualora fosse possibile, una proroga del termine ultimo per la revoca.
(2-01373) «Villarosa, Terzoni, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Zolezzi, Gallinella, Luigi Gallo, Grande, L'Abbate, Liuzzi, Lombardi, Lupo, Marzana, Nuti, Pesco, Petraroli, Pisano, Rizzo, Paolo Nicolò Romano, Ruocco, Sarti, Scagliusi, Sibilia, Spadoni, Tofalo, Toninelli, Tripiedi, Vacca, Simone Valente, Vallascas, Vignaroli».