Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
S.4/05882 SANTANGELO, DONNO, SERRA, MORONESE, GIARRUSSO, BERTOROTTA, CRIMI, MARTON, PUGLIA - Ai Ministri della difesa e dell'interno - Premesso che:
in data 18 aprile 2015, a circa 100 miglia...
Atto Senato
Interrogazione a risposta scritta 4-05882 presentata da VINCENZO SANTANGELO
mercoledì 25 maggio 2016, seduta n.634
SANTANGELO, DONNO, SERRA, MORONESE, GIARRUSSO, BERTOROTTA, CRIMI, MARTON, PUGLIA - Ai Ministri della difesa e dell'interno - Premesso che:
in data 18 aprile 2015, a circa 100 miglia dalla costa libica ed a 200 miglia dalla costa di Lampedusa, un peschereccio eritreo, con circa 900 persone a bordo, affondava durante le operazioni di soccorso portate dalla nave portoghese "King Jacob"; di queste 900 persone, soltanto 28 sono sopravvissute tra cui, a dire della Procura di Catania, anche 2 presunti scafisti;
per accertare la dinamica del naufragio e le eventuali responsabilità dei presunti scafisti, la Procura di Catania ha incaricato il Ministero della difesa di localizzare il peschereccio inabissato; per tale operazione il Ministero stesso ha mobilitato 3 navi: la corvetta Sfinge ed i cacciamine Gaeta e Vieste;
con l'operazione è stato individuato un relitto correlabile a quello naufragato, il robot teleguidato "Pluto Gigas" (della Marina militare) ha inviato immagini e video esaminati in tempo reale dalla Procura di Catania, che ha ritenuto di secretare tutte le immagini, tranne quelle allegate al verbale;
"Verranno probabilmente fatti sopralluoghi ulteriori, tecnicamente è anche possibile - a quella profondità - far immergere i palombari-incursori dei Gos" (Gruppo operativo subacquei), raggruppamento della Marina militare incaricato di svolgere le operazioni di guerra non convenzionale in ambiente acquatico e di difesa subacquea ("La Voce" dell'8 maggio 2015);
su indicazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, già da giugno 2015, la Marina militare ha avviato gli interventi di recupero di alcuni cadaveri, grazie a veicoli a comando remoto recuperando circa 169 corpi;
nonostante questi recuperi, ad un anno esatto dall'inabissamento, il 27 aprile 2016 è partita l'operazione "Augusta 2016": operazione, condotta dal Ministero della difesa e da quello dell'interno e affidata alla ditta specializzata in lavori sottomarini Impresub Diving and Contractor, che prevedeva il recupero del barcone, il suo trasporto ad Augusta presso la base NATO ed il suo "svuotamento" per dare degna sepoltura ai cadaveri presenti all'interno dello scafo;
il barcone inabissato, una volta fatto riemergere, doveva essere avvolto da fasce refrigerate, al fine di potere ibernare il contenuto del barcone stesso. La Marina militare ha inviato anche la nave San Giorgio per vigilare ed eventualmente decontaminare eventuali fuoruscite di materiali dal barcone durante il viaggio sino ad Augusta, dove, all'interno della base NATO è stato allestito un primo hangar per alloggiare il natante; primo hangar che per un errore progettuale è risultato troppo piccolo per garantire lo spazio alle operazioni da parte dei Vigili del fuoco, pertanto è stato smontato per dare spazio ad un secondo hangar con un aggravio di spese di circa 200.000 euro;
"Alle autorità militari e istituzionali, con in testa il Commissario Europeo per la Migrazione, Dimitris Avramopoulos, con non poco imbarazzo è stato detto che bisognava rimandare. Perché la flotta composta da una nave della Marina Militare che funge da rimorchiatore, da un mezzo navale con a bordo le gru per disporre le fasce refrigeranti attorno alla fossa comune galleggiante, alloggiata dentro un terzo natante cavo per permettere il trasporto, non si sa quando riuscirà ad approdare. È ancora al largo della Libia, bloccata in mezzo a quella fetta di Mediterraneo che resta off limits per qualsiasi natante, visto che si tratta di un'operazione coperta dal segreto militare" ("newsicilia" del 1° maggio 2016);
risulta agli interroganti che ad oggi l'operazione iniziata a fine aprile 2015 è stata sospesa senza un apparente valido motivo;
considerato che a quanto risulta agli interroganti il rappresentante nazionale dell'Usb (Unione sindacale di base), Costantino, dichiara che: "10 milioni e 600.000 euro: risorse tolte al soccorso, soldi dei cittadini, ecco cosa fino ad oggi è costata questa operazione mal organizzata e peggio concepita . Il fallimento davanti agli occhi del mondo intero della Marina Militare e di chi amministra i vigili del fuoco, la monumentale dimostrazione che ognuno deve fare il proprio mestiere e che i nostri dirigenti dovrebbero smettere di credersi quello che non sono e di farsi grandi dietro gradi militari e competenze che evidentemente non hanno" ("newsicilia", del 15 maggio 2016);
considerato infine che, a parere degli interroganti piuttosto che recuperare soltanto il suddetto barcone sarebbe più utile ordinare la mappature di tutti i relitti inabissati al fine di bonificare le aree marittime nazionali,
si chiede di sapere:
quali siano le motivazioni che hanno comportato l'operazione di recupero del barcone citato e quali siano, ad oggi, le ragioni della sospensione dell'operazione stessa;
quali siano le ragioni per cui l'operazione Augusta 2016 è coperta dal segreto militare;
a quanto ammonti il costo complessivo dell'operazione Augusta 2016, alla luce del fatto che fonti di stampa riportano la somma di 10 milioni e 600.000 euro;
quali siano i motivi che hanno portato ad affidare le operazioni di "svuotamento" del barcone al corpo nazionale dei Vigili del fuoco, dato che quest'ultimo, in base all'art. 24 del decreto legislativo n. 139 del 2006, si occupa di interventi tecnici caratterizzati dal requisito dell'immediatezza della prestazione e il citato intervento non rientra in quella categoria, e quali attività di formazione specifica siano state messe in atto, dato l'enorme stress psicologico che dovrà affrontare;
quali altre professionalità ed in che numero siano state impegnate nella suddetta operazione (come ad esempio personale medico) e quali attività di formazione specifica siano state adottate;
quali misure di prevenzione siano state assunte per tutti gli addetti coinvolti nell'operazione;
in quale luogo si intenda dare degna sepoltura ai corpi o ai resti dei corpi recuperati, considerato lo stato di emergenza in cui versano tutti i cimiteri nazionali, emergenza tale da requisire cappelle private con posti disponibili;
dove siano stati destinati i 169 corpi recuperati nella precedente operazione;
se si sia a conoscenza del fatto che la ditta specializzata Impresub Diving and Contractor è stata oggetto, proprio nel 2015, di un sequestro di beni per un totale di 11 milioni di euro per l'ipotesi di avere costituito un'impresa in Egitto, al solo scopo di realizzare la "estero vestizione", ovvero pagare le tasse sul posto, anziché nel proprio Paese;
se si abbia notizia che l'Impresub International Lllc, controllata della Impresub D&MC, sia impegnata in Egitto nelle attività di analisi del greenfield di ENI, nel sito Zohr.
(4-05882)