• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/05890 MARTELLI, MANGILI, SERRA, MORONESE, GIARRUSSO, BUCCARELLA, BERTOROTTA, LUCIDI, CAPPELLETTI, AIROLA, PAGLINI, PUGLIA - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-05890 presentata da CARLO MARTELLI
giovedì 26 maggio 2016, seduta n.635

MARTELLI, MANGILI, SERRA, MORONESE, GIARRUSSO, BUCCARELLA, BERTOROTTA, LUCIDI, CAPPELLETTI, AIROLA, PAGLINI, PUGLIA - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute - Premesso che a quanto risulta agli interroganti:

nel territorio del Comune di Parona (Pavia) sono stati depositati materiali radioattivi, che contengono anche l'isotopo radioattivo radio 226 (che dimezza la propria carica radioattiva dopo 1.600 anni) presso l'ex ditta Vedani Carlo Metalli, oggi Intals SpA (a guida del medesimo gruppo industriale del quale fa parte anche la Somet SpA), ditta che produce leghe di alluminio, riciclando rifiuti di alluminio. Il deposito è avvenuto in diverse date, a partire dal 2011 (90 tonnellate, durante l'amministrazione guidata dal sindaco Silvano Colli) sino a fine 2015 (ulteriori 30 tonnellate, durante l'amministrazione guidata dal sindaco Marco Lorena);

tale situazione risale al maggio 2011, quando, presso il sito dell'azienda Somet di Ambivere (Bergamo), si verificò un incidente di fusione involontaria di materiale (alluminio), contenente isotopi radioattivi che, occultati in una partita di rottami, non è stato rilevato al momento dell'ingresso nello stabilimento, a causa dell'assenza di adeguati presidi radiometrici. L'alluminio radioattivo fu pertanto immesso nel ciclo produttivo di fusione, causando la contaminazione di un forno e delle scorie di lavorazione (principalmente polveri e "schiumature", queste ultime consistenti in scarti di produzione costituiti da alluminio altamente poroso e ulteriormente riciclabile). Intals Somet SpA si accorgerà poi dell'avvenuta contaminazione radioattiva, solo quando, come da prassi interna aziendale, l'alluminio verrà spedito dal sito produttivo di Ambivere a quello di Parona, per ulteriori lavorazioni. Lo stabilimento di Parona, a differenza di quello di Ambivere, era ed è dotato di rilevatori di radioattività in ingresso, fatto che permise l'individuazione di 7 cassoni di alluminio radioattivo, contenti circa 90 tonnellate di materiale. I 7 cassoni, con materiale contaminato vennero quindi depositati nel capannone sul territorio comunale di Parona, di proprietà della medesima società, presso la quale ancora attualmente si trovano. Tali cassoni risultano essere chiusi, sul lato superiore, da semplici teloni, come scaturisce dalla relazione del 9 giugno 2011, firmata dal dottor Augusto Sbarufati e commissionata dalla precedente proprietà (Vedani Carlo Metalli SpA);

un parere di ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) rilasciato a novembre 2011 alla Prefettura di Pavia (ente competente circa la messa in sicurezza dei materiali radioattivi) sottolineerebbe come, in Italia, non esistano, al momento, siti di stoccaggio o smaltimento deputati ad accogliere il tipo di materiale in questione;

nel febbraio 2015 ARPA (Agenzia regionale per la protezione ambiente) Pavia invia alla Prefettura di Pavia un parere con il quale, visti i bassi livelli di attività radioattiva pur stimati cautelativamente in eccesso, è ipotizzabile l'istituzione presso Ambivere e Parona (o solo a Parona) di depositi soggetti a nulla osta per l'impiego di sorgenti di radiazioni di categoria B, ossia materiale a bassa attività radioattiva. Contemporaneamente ARPA sottolinea che, in ogni caso, la soluzione preferibile sarebbe l'allontanamento del materiale, conferendolo ad un soggetto autorizzato a riceverlo;

la Prefettura di Pavia, su richiesta dell'azienda, decide in tale data di avviare, a carico della proprietà, l'adeguamento di un capannone (di proprietà della medesima società), diverso da quello dove attualmente sono depositati i materiali radioattivi, al fine di trasformarlo in un deposito di stoccaggio temporaneo (sino ad apertura del previsto deposito unico nazionale). Si legge, infatti, nel verbale della relativa riunione presso la Prefettura di Pavia del 18 marzo 2016: "Si concorda di procedere all'adeguamento del nuovo capannone per la realizzazione del deposito temporaneo di categoria B in cui saranno custoditi i dieci cassoni, previo incapsulamento nei contenitori IP2 dei sette non ancora confezionati";

dal verbale si evince, altresì, la contrarietà del sindaco di Parona all'ultimo trasferimento di cassoni contenenti materiali radioattivi (avvenuto a ottobre 2015); nel verbale della riunione della Prefettura di Pavia si legge invero: "il Sindaco" di Parona "lamenta la mancata comunicazione in merito alla decisione di trasferire i tre cassoni da Ambivere (BG) a Parona opponendosi all'ulteriore spostamento presso un altro capannone";

considerato che secondo quanto risulta agli interroganti:

durante una successiva riunione della Consulta ambientale del 31 marzo 2016, Renato Soffritti, membro della Consulta, rappresentante delle associazioni ambientaliste nella Commissione sull'inceneritore di Parona, ha dichiarato: "Esiste una sostanziale differenza tra il sindaco di Ambivere, anche lui medico e il nostro che con le dichiarazioni a mezzo stampa si è limitato a dire che non esiste pericolo per la popolazione mentre dalle parti di Bergamo la popolazione si mobilitava perché il sindaco, Silvano Donadoni, per sei mesi nel 2011 chiedeva di allontanare le schiume contaminate. Temeva di dover convivere con una presenza ingombrante: in alcune acciaierie esistono "sarcofaghi" dove le scorie radioattive fuse per sbaglio riposano per l'eternità. Il radio 226 decade dopo 1600 anni, dunque per Donadoni, che era anche medico, "il rischio era di doversi tenere una pesante eredità per sempre. Lui si preoccupava per la salute dei cittadini e voleva garanzie che in futuro si riducevano al minimo i rischi di incappare in altri incidenti simili" (dichiarazioni riportate su Avvenire il 7/12/2011); la cosa più strabiliante è che a Parona non è stata avvisata nemmeno l popolazione come previsto dal Dlgs n.230/95 - e dal 2011 ne sono passati di anni - le minoranze di allora, oggi amministrano il paese, non possono dirci che non lo sapevano, lo stesso statuto comunale dice che le scorie radioattive non possono nemmeno transitare, Intals riceve un carico contaminato dalla Somet e non lo rimanda al mittente come prevede la procedura. Con quale nulla osta è stato autorizzato il trasporto e lo stoccaggio a Parona, io non l'ho letto nei documenti che ho consultato. (...) Come mai non esistono i cartelli che segnalano la presenza di scorie radioattive nel muro di cinta del capannone, quello verso l'esterno, vicino a una rotonda in entrata di Parona? (...) Visti i tanti dubbi che sono emersi, suggerisco al Sindaco di trasmettere il tutto alla Procura della Repubblica almeno per verificare se tutto è stato svolto a norma di legge";

in uno studio del Politecnico di Milano, risalente al 2011 ed avente ad oggetto i materiali radioattivi stoccati a Parona, si sconsiglia l'opzione di effettuarne a Parona lo stoccaggio, prospettando soluzioni alternative, che offrirebbero maggiori garanzie ambientali e sanitarie; tali soluzioni potrebbero essere l'invio all'estero oppure la diluizione dei materiali contaminati tramite successive fusioni con materiali non contaminati;

considerato inoltre che:

l'ordinamento nazionale prevede che i rifiuti radioattivi vengano gestiti incapsulandoli in contenitori IP2. A tal proposito le indicazioni di ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) spiegano le caratteristiche dell'incapsulamento dei rifiuti radioattivi: "I rifiuti di II e III categoria vengono invece sottoposti al "condizionamento", cioè a trattamenti chimici e fisici che li convertono in forma solida, stabile e duratura adatta per la manipolazione, il trasporto e infine lo smaltimento in depositi dedicati. Il rifiuto condizionato è, dunque, un manufatto costituito dal materiale radioattivo inglobato in un materiale inerte, generalmente cemento o vetro, posto in un contenitore esterno costituito da un fusto in acciaio";

parte delle oltre 100 tonnellate di rifiuti radioattivi depositati a Parona non risultano, dal 2011 ad oggi, ancora incapsulati nei contenitori IP2, con conseguenti potenziali rischi per la salute e l'ambiente, derivanti principalmente dalla dispersione aerea di polveri radioattive; in particolare, risulterebbero incapsulati nei contenitori IP2 i materiali radioattivi degli ultimi 3 cassoni trasferiti a fine 2015, mentre i materiali radioattivi contenuti nei 7 cassoni trasferiti nel 2011 erano e sarebbero privi di tale misura di incapsulamento in contenitori IP2. La società proprietaria del capannone di deposito provvisorio annunciò alcuni mesi fa che i contenitori IP2 sarebbero arrivati a marzo 2016, circostanza per ora non ufficialmente confermata (Prefettura di Pavia, verbale del 18 marzo 2016- Consulta ambientale di Parona, verbale del 31 marzo 2016);

alla data della prima ispezione radiometrica di parte, relazionata dal dottor Sbarufati, in data 9 giugno 2011, almeno 6 dei cassoni stoccati nel capannone presso il Comune di Parona, sarebbero risultati "chiusi" da semplici "teli" (relazione del tecnico di parte A. Sbarufati, relativa al rinvenimento di schiume radioattive in ingresso allo stabilimento di Parona di Intals Somet SpA, 9 giugno 2011, trasmessa alle relative autorità competenti. Tale relazione e stata redatta su commissione di Intals Somet SpA);

ai sensi dell'art. 29 del decreto legislativo n. 230 del 1995, tale tipologia di rifiuti radioattivi deve essere stoccata in un deposito di tipo B, soggetto a nulla osta preventivo di tipo B, da parte della Prefettura; tale nulla osta di tipo B non sarebbe stato ad oggi rilasciato dalla Prefettura di Pavia, in quanto il capannone adibito a deposito non sarebbe a norma e i materiali radioattivi non sarebbero stati incapsulati secondo le vigenti disposizioni. Quindi, nonostante le disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 230 del 1995, in base alle quali il nulla osta deve precedere l'azione di deposito o stoccaggio in un sito, dal 2011 ad ora, tale stoccaggio sarebbe in atto senza nulla osta,

si chiede di sapere:

se, considerato che alla prima ispezione radiometrica di parte, relazionata dal dottor Sbarufati, in data 9 giugno 2011, almeno 6 dei cassoni stoccati nel capannone presso il Comune di Parona risultano "chiusi" da semplici teli, i Ministri in indirizzo, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano attivarsi presso gli enti regionali, ASL e ARPA, affinché:

sia verificato se tale situazione corrisponda al vero e, in caso affermativo, siano predisposte tutte le azioni volte ad ottenere da parte della proprietà la messa a norma del sito di stoccaggio e l'incapsulamento dei materiali;

siano effettuate analisi in contradditorio dei livelli attuali di radioattività, valutando eventuali rischi di dispersione di polveri contaminate nell'ambiente;

sia eseguita un'analisi del rischio di dispersione di polveri contaminate (che derivano sia dall'alluminio radioattivo, sia dai filtri contaminati provenienti dallo stabilimento di Ambivere);

sia redatto un rapporto sui rischi per la salute, correlati alla presenza di dette fonti di possibile contaminazione radioattiva, della popolazione di Parona;

sia realizzato uno studio volto a stabilire quali tipologie di terreni e territori presentino minori rischi derivanti dallo stoccaggio di materiali radioattivi, tenendo conto della presenza antropica, dell'altezza di falda, della presenza di altre fonti di inquinamento al fine di stabilire eventuali siti, alternativi a quello di Parona per lo stoccaggio temporaneo dei materiali in questione.

(4-05890)