• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
S.2/00393 CERONI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della giustizia e dell'economia e delle finanze - Premesso che: la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità per...



Atto Senato

Interpellanza 2-00393 presentata da REMIGIO CERONI
giovedì 9 giugno 2016, seduta n.640

CERONI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della giustizia e dell'economia e delle finanze - Premesso che:

la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità per il 2016), ai commi da 846 a 865 dell'art. 1, ha disposto le procedure di ristrutturazione di 4 istituti bancari: Banca delle Marche, Banca popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio della provincia di Chieti;

la ristrutturazione è avvenuta secondo la nuova legislazione europea in materia che prevede l'applicazione del meccanismo di risoluzione unico. Di conseguenza, i costi dell'operazione sono sostenuti anche dagli azionisti e obbligazionisti delle banche coinvolte, in particolare i risparmiatori in possesso di cosiddetti titoli subordinati emessi dagli istituti ovvero dei classici strumenti di risparmio;

l'operazione ha lasciato scoperti circa 130.000 azionisti e oltre 10.500 clienti che avevano sottoscritto i bond subordinati emessi da tali banche;

nel corso del 2015, anche Veneto banca e Banca popolare di Vicenza sono state costrette ad azzerare il valore delle proprie azioni poiché non trovavano sottoscrittori disposti ad acquistarle;

a dicembre 2015, infatti, Veneto banca aveva fissato il prezzo di recesso delle azioni a 7,30 euro, obbligando di fatto gli azionisti che avessero voluto venderle a perdere l'81 per cento del valore di ogni azione (solo ad aprile il valore era di 39,50 euro). Di seguito la Banca popolare di Vicenza (i cui vertici risultano indagati per aggiotaggio) ha fissato il prezzo di recesso: 6,30 euro, il 90 per cento in meno rispetto ai 62,5 euro a cui le azioni erano state collocate fino all'anno precedente;

per questi ultimi istituti di credito, l'Esecutivo non ha emanato alcun provvedimento legislativo né tantomeno ha previsto rimborsi per i clienti e per gli azionisti che, nella maggior parte dei casi, hanno perso gran parte dei propri risparmi;

da notizie in possesso dell'interpellante, la Direzione per gli aiuti di Stato della Commissione europea avrebbe avuto un ruolo decisivo nel richiedere che il valore dei crediti esigibili fosse abbattuto a quasi un quinto del valore iniziale, con la conseguenza di una stima sbagliata che ha prodotto severi effetti nel sistema, portando ad una condizione che vedeva "esacerbare la tensione sul settore del credito e innescare crolli in Borsa";

tale episodio si configura come un'ingerenza da parte della stessa Direzione UE e una perdita di sovranità dello Stato italiano;

nel corso dell'attuale Legislatura, sono stati presentati al Senato vari disegni di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulle vicende relative alla Cassa di risparmio di Ferrara SpA, alla Banca delle Marche SpA, alla Banca popolare dell'Etruria e del Lazio e alla Cassa di risparmio della provincia di Chieti SpA, e sulle loro ripercussioni sul sistema bancario italiano. Essi sono stati assegnati alla 6a Commissione permanente (Finanze e tesoro);

considerato che:

la situazione carceraria italiana manifesta palesemente come l'amministrazione della giustizia sia inadeguata e incapace a tutelare le persone offese dai reati;

la lungaggine burocratica dei processi, l'impossibilità di stabilire tempi certi per la loro esecuzione nonché l'adozione di provvedimenti di amnistia e indulto, anche mascherati, quali da ultimi la legge 28 aprile 2014, n. 67, recante "Deleghe al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio. Disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili", e il pacchetto di depenalizzazioni contenuto nel decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri del 15 gennaio 2016, decreto legislativo 15 gennaio 2016, n. 8, recante "Disposizioni in materia di depenalizzazione a norma dell'articolo 2, comma 2, della legge 28 aprile 2014, n. 67", comportano una sfiducia generalizzata dei cittadini nei confronti del sistema giustizia;

per quanto concerne il tema del sovraffollamento carcerario, il paragrafo 76 della nota sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo "Affaire Torreggiani ed altri c. Italia" dell'8 gennaio 2013 ha sancito che il livello di abitabilità raccomandato dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti nelle camere di detenzione collettive sia di 4 metri quadrati. Da questa affermazione della Corte si desume che in tutte quelle situazioni in cui i detenuti siano costretti a vivere in meno di 4 metri quadrati si è di fronte ad una violazione dei diritti dell'uomo ai sensi dell'art. 3 della Convenzione europea;

le privazioni alle quali sono sottoposti i detenuti non si limitano allo spazio vitale; spesso le celle non sono abbastanza luminose ed aerate. Sovente la collocazione dei servizi igienici non permette un loro utilizzo intimo e dignitoso. Frequentemente, a causa del sovraffollamento e della carenza della Polizia penitenziaria, i detenuti sono costretti a trascorrere molte ore della propria giornata all'interno delle celle, senza la possibilità di svolgere attività lavorative, di istruzione o anche solo ricreative: un programma soddisfacente di attività (lavoro, insegnamento, sport) rivestirebbe un'importanza capitale per il benessere dei prigionieri e per la loro riabilitazione;

per quanto concerne l'analisi delle cause del sovraffollamento, la condizione dell'edilizia carceraria rappresenta sicuramente uno dei fattori più rilevanti. Un'altra causa del sovraffollamento è il massiccio ricorso da parte dell'autorità giudiziaria alla carcerazione cautelare ormai divenuta a tutti gli effetti un'anticipazione di pena. La custodia cautelare in carcere, quale extrema ratio, è ormai divenuta la principale se non l'unica misura da applicare per gli indagati e imputati ancora in attesa di giudizio. In sostanza, la detenzione, così come è strutturata in Italia, rende difficoltoso il reinserimento sociale del detenuto, e solo in alcuni casi comporta una vera rieducazione del soggetto stesso. A ciò si aggiunga il fatto che quest'ultima viene sempre più percepita come un evento virtuale. La sfiducia nelle reali possibilità di reinserimento sociale si traduce nell'attribuzione alla detenzione dell'unica funzione che essa appare in grado di svolgere in concreto: la segregazione;

per una compiuta analisi dei problemi in cui versa il sistema penitenziario devono considerarsi le conseguenze del sovraffollamento delle carceri. Sono classificabili come conseguenze puramente soggettive quelle che riguardano il detenuto-persona, leso nel suo animo, e quelle di tipo oggettivo, inerenti al sistema carcerario, quale macchina complessa. Il sovraffollamento sembra quasi rappresentare la traduzione letterale di disumanità: superamento di ogni sopportazione degna dell'essere umano che, purtroppo, nei casi più tragici si trasforma in una libertà-suicidio, unico rimedio nella disponibilità del detenuto. Arrivare ad ammassare più persone in pochissimi metri vuol dire colpire il carcerato nella sua soggettività, privandolo del diritto di "riempire" il suo tempo e il suo spazio svolgendo attività lavorative tese alla rieducazione, come invece vorrebbe una corretta interpretazione dell'art. 27 della Costituzione e l'art. 3 della Convenzione europea sulla salvaguardia dei diritti dell'uomo;

tenuto conto che:

il combinato disposto fra la situazione carceraria e la questione bancaria evidenzia quanto segue: vi sarebbero da pagare dei risarcimenti per un totale di un miliardo di euro, che sono stati accreditati ai banchieri delle popolari e degli altri istituti liquidati, ma le cause contro costoro si sarebbero arrestate ancor prima di giungere in tribunale, come accaduto, ad esempio, a Vicenza dove i manager indagati hanno incassato buonuscite milionarie;

nell'aprile 2014, Vincenzo Consoli, allora amministratore delegato di Veneto banca, ha ceduto la sua abitazione di Vicenza (una villa palladiana nel cuore della città) a un fondo patrimoniale intestato a se stesso e alla moglie. Una scelta volta a proteggere il patrimonio di famiglia da possibili future azioni giudiziarie;

oltre al dottor Consoli, vi sarebbero circa un centinaio di persone tra consiglieri d'amministrazione, sindaci e revisori dei conti coinvolte nello scandalo delle banche popolari, tra cui, anche, Pierluigi Boschi, Giuseppe Fornasari e Lorenzo Rosi;

inoltre, vi sarebbe un lungo elenco di notabili trascinati nello scandalo: avvocati, notai, imprenditori e anche multinazionali della revisione dei conti, quali "Price Waterhouse", appellata a risarcire 180 milioni di euro per aver dato via libera ai bilanci disastrati, e forse falsi, di Banca Marche;

vi sarebbe, altresì, il dottor Gianni Zonin, ex presidente della Popolare di Vicenza, altro grande istituto cooperativo del Nordest sotto le indagini della magistratura con decine di migliaia di soci che hanno visto svanire quasi per intero il loro investimento, verso cui non si è potuto procedere legalmente grazie al voto contrario dell'assemblea che detiene la maggioranza azionaria (gran parte degli amministratori in carica, che in teoria dovrebbero gestire il rinnovamento, sono stati nominati ai tempi della presidenza Zonin e hanno avallato e sostenuto la disastrosa gestione della banca negli anni passati);

entro la fine del mese di giugno, l'assemblea dei soci tornerà a riunirsi per rinnovare il consiglio di amministrazione e, forse, l'azione di responsabilità nei confronti del dottor Zonin verrà posta all'ordine del giorno, creando così una vera rottura con il passato;

per la sostituzione del consiglio d'amministrazione di Veneto banca, invece, è dovuta intervenire la vigilanza della Banca centrale europea, che nei mesi scorsi ha richiesto un ricambio completo nelle file degli amministratori, con l'eccezione di quelli nominati di recente, quali il presidente Bolla e il consigliere delegato Cristiano Carrus;

da ulteriori notizie in possesso dell'interpellante, bisognerà attendere molto tempo prima che le inchieste giungano a compimento e le sentenze passino in giudicato ma, nel frattempo, i vari banchieri, notabili, avvocati ed imprenditori rimangono a piede libero, quando invece molti carcerati, condannati o in attesa di giudizio per reati minori si trovano reclusi;

a giudizio dell'interpellante, la situazione non è più sostenibile. È necessario che vengano adottati opportuni provvedimenti affinché il sovraffollamento carcerario sia ulteriormente ridotto, la carcerazione preventiva si limiti al minimo, solo quando vi sia un serio rischio di fuga o inquinamento delle prove, ma soprattutto che vi siano tempi certi in riferimento alla durata dei processi e che tutti i colpevoli scontino la loro pena indistintamente dalle loro identità,

si chiede di sapere:

quali orientamenti il Governo intenda esprimere in riferimento a quanto esposto e, conseguentemente, quali iniziative di competenza voglia intraprendere per risolvere le annose problematiche del sovraffollamento carcerario e della relativa gestione della custodia cautelare;

se il Ministro della giustizia non ritenga iniquo che talune persone siano recluse in carcere preventivamente per reati cosiddetti minori mentre altre, nonostante la commissione di reati più gravi, siano in attesa di processo ovvero, nella peggiore delle ipotesi, non risultino nemmeno indagate;

per quali ragioni il Governo abbia preferito sostenere solo taluni istituti di credito sofferenti a discapito di altri, causando così notevoli disparità fra i cittadini, risparmiatori e azionisti delle une e delle altre banche;

se non ritenga di doversi attivare celermente per sostenere l'iter dei disegni di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulle vicende relative alle banche di credito cooperativo, all'ordine del giorno della 6a Commissione permanente del Senato, per il rispetto dovuto ai correntisti e agli azionisti che pretendono venga fatta chiarezza;

se non ritenga necessario, nel caso in cui non si riesca a superare l'emergenza carceraria attuale, promuovere l'adozione di provvedimenti legislativi di amnistia o indulto ponderati in maniera da conformarsi a quanto richiesto anche dal Consiglio d'Europa e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per quanto riguarda la detenzione nel nostro Paese.

(2-00393)