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Atto a cui si riferisce:
S.1/00597 premesso che: l'8 marzo 2016, presso la 7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali) del Senato, si è conclusa l'indagine conoscitiva sulla "Mappa dell'abbandono dei...



Atto Senato

Mozione 1-00597 presentata da MICHELA MONTEVECCHI
martedì 21 giugno 2016, seduta n.641

MONTEVECCHI, LUCIDI, SERRA, AIROLA, PUGLIA, SANTANGELO, NUGNES, PAGLINI, LEZZI, MORONESE - Il Senato,

premesso che:

l'8 marzo 2016, presso la 7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali) del Senato, si è conclusa l'indagine conoscitiva sulla "Mappa dell'abbandono dei luoghi culturali", proposta alla Commissione nella seduta del 13 maggio 2015 dalla prima firmataria del presente atto di indirizzo;

l'indagine conoscitiva ha permesso alla 7ª Commissione, sulla scorta delle audizioni effettuate e in base alle testimonianze raccolte, di individuare alcune tematiche di sicuro rilievo, insieme con diverse criticità sulla situazione in cui versano i beni culturali;

nel documento conclusivo, approvato all'unanimità, si è preso atto del valore inestimabile dell'offerta, per quantità e qualità, di beni culturali nel nostro Paese; e, tuttavia, nel medesimo tempo, della difficoltà oggettiva di sostenere i costi relativi soprattutto alla "conservazione ed alla valorizzazione" cui corrisponde un'atavica mancanza di fondi;

attraverso l'indagine conoscitiva, la Commissione ha delineato, pertanto, alcune linee-guida, prendendo consapevolezza dell'enorme quantità di beni sottoutilizzati, della variegata e complessa area del "non gestito" e del "non sfruttato", fino alle situazioni non infrequenti e paradossali di beni restaurati e tuttavia non fruibili;

fra luglio 2015 e gennaio 2016 sono stati auditi, presso la 7ª Commissione permanente del Senato, numerosi soggetti, che hanno evidenziato e posto in luce problematiche e criticità, sia di ordine generale, sia di ordine più circoscritto e tali da convergere su aspetti e specificità particolari;

nel documento approvato, a conclusione dell'indagine conoscitiva, sono state inoltre definite le "categorie", mediante le quali possono essere identificati e classificati i diversi luoghi culturali abbandonati e che, in base alla "proprietà del bene", possono essere suddivisi in beni demaniali (di proprietà dello Stato), beni che ricadono sotto la responsabilità di Regioni, enti locali, istituzioni o soggetti pubblici (come accademie, università, eccetera), beni di proprietà di privati e beni ecclesiastici;

se, da una parte, l'assenza di un'anagrafe organica dei beni culturali abbandonati si coniuga col rischio, piuttosto diffuso, di beni restaurati, che subiscono rapidamente un processo di degrado, dall'altra si potrebbero prendere a modello gli impulsi forniti dagli enti locali, i quali ben più radicati sul territorio, possono fornire una mappa dettagliata, in altre parole un'istantanea fedele degli spazi dismessi da valorizzare; ne sono degli esempi virtuosi la Regione Puglia, che già dal 2006 e pur non disponendo di una «mappa» dettagliata, ha identificato, con il supporto dei Comuni, una serie di spazi da valorizzare e appartenenti a tipologie le più varie (come carceri, monasteri, caserme); e i "Patti di collaborazione" tra le amministrazioni e i cittadini, alcuni dei quali illustrati anche per la Regione Campania e per il Comune di Bologna, nonché il progetto "Mappa dell'abbandono": un work in progress, nato in ambito fiorentino e poi toscano, a far tempo dal 2010 che, oltre a monitorare le strutture architettoniche abbandonate da tempo, ha come scopo il riutilizzo, anche per periodi temporanei, del patrimonio immobiliare dismesso;

alla Commissione è stato illustrato il progetto "Still alive" (censimento di edifici appartenenti al patrimonio archeologico industriale, che versano in uno stato di accentuato e progressivo degrado, con particolare riferimento alla tipologia architettonica degli immobili definiti "paraboloidi");

da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, infine, oltre alla valorizzazione del grande patrimonio museale, nell'alveo del recupero e del consolidamento delle infrastrutture culturali e degli investimenti finalizzati alla conservazione, è stata rimarcata l'esigenza di intensificare la rete di partecipazione delle comunità al possibile utilizzo dei beni, partendo dalla mappatura di quei luoghi che si trovano al di fuori dei circuiti più attrattivi;

considerato che i beni di proprietà dello Stato ammontano a circa 47.000 e, in relazione a essi, le risorse finanziarie pubbliche destinate alla manutenzione appaiono cronicamente insufficienti;

preso atto tuttavia che da ultimo (maggio 2016) il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) ha assegnato un miliardo di euro, a carico del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2014-2020, al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per il finanziamento del piano "Turismo e cultura", finalizzato a un'azione di rafforzamento dell'offerta culturale del nostro Paese e di potenziamento della fruizione turistica, con interventi per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e per la messa in rete delle risorse culturali materiali e immateriali, con particolare riguardo al sistema museale italiano, per il quale sono previsti interventi volti al: recupero di strutture dismesse o degradate, di grande valore culturale e con grandi potenzialità; completamento della strategia di rafforzamento dei grandi musei autonomi; chiusura di grandi opere di impatto nazionale e internazionale ancora incompiute; interventi di ripristino del patrimonio culturale danneggiato da eventi sismici;

valutato che la 7ª Commissione permanente unanimemente concorda: 1) sull'esigenza di considerare le aree e gli spazi dismessi in prospettiva lungimirante, quali catalizzatori di nuovi usi o funzioni, e per il rilancio e lo sviluppo di microeconomie basate su tessuti locali; 2) sull'opportunità di individuare alcune azioni prioritarie finalizzate alla riattivazione di luoghi abbandonati che, contrastando il degrado urbano, possano contribuire alla rinascita di quartieri o di porzioni di territorio; 3) sulla necessità di realizzare una mappatura il più possibile esaustiva e completa, «plurale», disegnata a più mani e con il contributo di soggetti diversi, la cui realizzazione rappresenti un passo decisivo per cercare di legare in modo sempre più proficuo, rispetto alle peculiarità e all'individuazione di possibili interventi, le istituzioni, le associazioni e i diversi segmenti interessati;

considerato, infine, che:

l'associazione "Italia Nostra" ha sottolineato l'importanza dell'educazione al patrimonio culturale sia attraverso la sensibilizzazione dei giovani nelle scuole sia con l'esigenza di rendere i cittadini parte attiva del processo di individuazione e rigenerazione dei beni in disuso;

come dalla stessa Commissione rilevato, il progetto racchiude «un tema ampio e complesso, sia per quanto riguarda la raccolta dei dati e il tentativo di tracciare un perimetro, sia per le problematiche che ne derivano»; nonché per le tipologie differenti di "beni", che devono essere prese in esame, dal punto di vista della natura stessa del bene, ma anche dell'appartenenza e del contesto territoriale in cui lo stesso bene è inserito;

un possibile tracciato potrebbe essere quello di aumentare in maniera significativa i fondi del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo allo scopo di aumentare le risorse umane da destinare alla vigilanza, alla tutela ed alla valorizzazione dei beni culturali in generale ed in particolare in favore degli immobili da "mappare";

la speranza per il futuro, quindi, potrebbe essere quella di immaginare un lavoro sinergico tra le risorse umane, messe a disposizione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e la scuola, attraverso l'impegno del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, quale luogo ideale ove formare i professionisti di domani;

ciò anche in ossequio alle iniziative di potenziamento dell'offerta formativa e delle attività progettuali, per il raggiungimento degli obiettivi formativi individuati come prioritari tra quelli indicati nella legge n. 107 del 2015, art. 1, comma 7, lettera c), ove si parla di potenziamento: "delle competenze nella pratica e nella cultura musicali, nell'arte e nella storia dell'arte, nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e di diffusione delle immagini e dei suoni, anche mediante il coinvolgimento dei musei e degli altri istituti pubblici e privati operanti in tali settori"; reinserendo dunque a pieno titolo la disciplina della "storia dell'arte" nei programmi scolastici;

tenendo a mente che, senza una educazione e formazione alla conoscenza e al rispetto dei beni culturali, non si potranno avere futuri cittadini sensibili a tali temi (tutela, conservazione e valorizzazione),

impegna il Governo:

1) a utilizzare quota parte delle risorse assegnate dal CIPE al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per definire e dare impulso, entro le specifiche finalità e il più celermente possibile, a un progetto teso alla realizzazione di una "Mappa dell'abbandono dei luoghi culturali", il quale, come approvato nel documento citato, votato all'unanimità dalla 7ª Commissione permanente del Senato in data 8 marzo 2016, preveda in particolare che:

a) l'Agenzia del demanio, di concerto con le Regioni, gli enti locali, gli organi periferici del Ministero e le associazioni di categoria, provveda a un censimento il più possibile particolareggiato, definito ed esaustivo dei beni statali, che versano in stato di degrado e abbandono, nonché del patrimonio immobiliare dismesso, anche al fine di favorire l'allocazione di risorse pubbliche inutilizzate per la valorizzazione dei luoghi medesimi;

b) venga realizzata con la maggiore esattezza possibile una mappatura dei "beni culturali immateriali", in accordo con la valorizzazione del "patrimonio intangibile" di cui alla Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata con legge n. 167 del 2007, anche attraverso apposite linee guida fornite alle soprintendenze e avvalendosi dell'apporto dell'associazionismo accreditato;

c) i luoghi dell'abbandono (o "luoghi del cuore", così come definiti nel progetto del FAI) siano inseriti nei piani paesaggistici regionali, come avvenuto ad esempio in Toscana;

d) vengano estese forme di agevolazione fiscale in accordo a quelle stabilite e previste dal cosiddetto Art bonus: 1) in maniera tale che sia possibile coinvolgere le associazioni che hanno già maturato un'esperienza nel settore per la valorizzazione di progetti legati al "micromecenatismo"; 2) con apertura ai beni privati, affinché si aprano nuove prospettive di crowdfunding e fundraising (per restauro, tutela, riutilizzo, valorizzazione, eccetera) e dunque indirettamente per la lotta all'abbandono dei beni culturali e con la finalità di una fruizione pubblica; 3) affinché vengano realizzati progetti volti al recupero e alla valorizzazione di beni dismessi o che giacciono in stato di abbandono;

e) venga incoraggiato il trasferimento di beni culturali dallo Stato ai Comuni, per contrastarne l'abbandono;

f) il recupero e l'utilizzo del patrimonio culturale sia ricompreso nel più generale ambito delle politiche sociali: da un lato i beni immobili (palazzi, terreni, eccetera) confiscati alla mafia, dall'altro i Fondi europei 2014-2020, che prevedono cospicui investimenti per il sociale (cui ci si potrebbe "agganciare" in modo specifico per reperire ulteriori fondi al fine di combattere l'abbandono o per promuovere il riuso di beni abbandonati);

2) a prevedere un aumento significativo dei fondi del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, allo scopo di aumentare le risorse umane da destinare alla vigilanza, alla tutela ed alla valorizzazione dei beni culturali materiali ed immateriali;

3) a promuovere presso il Mnistero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il reinserimento tempestivo della disciplina della "storia dell'arte" tra le materie obbligatorie dei programmi scolastici, in ossequio all'impegno assunto con la legge n. 107 del 2015, art. 1, comma 7, lettera c), relativo al potenziamento dell'offerta formativa e delle attività progettuali, per il raggiungimento degli obiettivi formativi individuati come prioritari dalla medesima norma.

(1-00597)