• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/13569    l'Umbria, il cuore verde d'Italia, dopo trent'anni di loschi silenzi, scopre all'improvviso di avere la sua «terra dei fuochi»;    il dato preoccupante è che la terra dei...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13569presentato daCIPRINI Tizianatesto diMercoledì 22 giugno 2016, seduta n. 640

   CIPRINI, GALLINELLA, TRIPIEDI, CHIMIENTI, COMINARDI, DALL'OSSO, LOMBARDI, DE ROSA e GAGNARLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   l'Umbria, il cuore verde d'Italia, dopo trent'anni di loschi silenzi, scopre all'improvviso di avere la sua «terra dei fuochi»;
   il dato preoccupante è che la terra dei fuochi dell'Umbria non è in un'area circoscritta attorno a un'unica zona, ma è diffusa sul territorio che risulta, così, profondamente sfigurato;
   si tratta, in particolare, della zona della valle del Nestore, ma anche di altre realtà del nostro Paese, che negli anni ’80 e ’90, è stata interessata dal traffico delle ceneri da impianti a carbone verso destinazioni sparse sul territorio nazionale, anche quando autorizzato, a fini di smaltimento o recupero; esso rappresenta un allarme ambientale di dimensioni tutt'altro che trascurabili tale da indurre, come nel caso esposto, a forti preoccupazioni nella popolazione in ordine al possibile verificarsi di un danno ambientale o almeno al rischio di esso dovuto alla ritenuta presenza di materiale pericoloso in rifiuti classificati non pericolosi oppure all'assenza di analisi preventive;
   recentemente, si è attivata anche la Procura della repubblica di Perugia che ha aperto una indagine a carico di ignoti con l'ipotesi di reato di disastro ambientale e altre fattispecie contro la salute pubblica;
   i carabinieri del Noe hanno posto i sigilli su un'area di 255 ettari tra i comuni di Panicale e Piegaro: campi coltivati, pozzi, laghetti sono stati isolati e prosegue la ricerca di prove per l'ipotizzato danno all'ambiente e alla salute dei cittadini. Il decreto di sequestro ha raggiunto i anche la società Valnestore Sviluppo, la Comunità Montana, il Consorzio Consenergia Green, l'Enel e svariati privati i cui possedimenti ricadono nella zona interessata;
   secondo quanto pubblicato dal Corriere dell'Umbria del 17 giugno 2016: «I pm ritengono infatti che gli accertamenti effettuati da quando è esplosa l'inchiesta “Valle dei Fuochi” abbiano rilevato la contaminazione delle acque di falda e accertato l'affioramento di rifiuti (solidi urbani e ceneri di varia provenienza) dimostrando “il venir meno anche di quelle prescrizioni minimali” impartite con le autorizzazioni rilasciate negli anni ’80. E gli esiti analitici dei campionamenti effettuati evidenziano anomalie. Sul primo dei tre pozzi controllati (impianti sportivi di Tavernelle) risulta il superamento delle concentrazioni di arsenico (19,8 su limite di 10 microgrammi per litro), ferro (6432 su 200 di limite), manganese (903 su 50 di limite). Il pozzo della vecchia centrale Enel evidenzia il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (Csc) per solfati (403 su limite 250) e manganese (565 su 50) e c’è poi il pozzo di un privato sul quale verranno effettuati ulteriori accertamenti per i valori di radioattività misurati. I laghi “Forest”, “Nero”, e “Enel piccolo” evidenziano valori anomali di solfati, boro e manganese. Passando alle ceneri, in località Poderaccio emerge il superamento delle Csc (concentrazioni soglia di contaminazione) per selenio (3,4 su 3), vanadio (98 su 90) e floruri (2,6 su 1,5). Situazione più complessa in località Macereto dove sono più significativi i superamenti dei valori per selenio e vanadio (249 su 90)»;
   aspetto non trascurabile è poi quello relativo all'aumento di tumori e altre gravi patologie registratosi negli ultimi anni nella regione Umbria, altamente imputabile alla presenza di tali sostanze tossiche sul territorio: nella mappa interattiva del Registro tumori umbro di popolazione (Rtup), nel periodo compreso tra il 2004 e il 2011, il territorio compreso tra le frazioni di Pietrafitta e Tavernelle (Panicale) e la città di Piegaro, per i nuovi casi di tumore, si tinge di rosso;
   si tratta di un dato per il quale è al momento impossibile stabilire una correlazione legata a fattori ambientali, ma comunque difficile da smentire, perché parla chiaro e forte e si fa largo tra i tantissimi cittadini che, giustamente preoccupati, chiedono certezze per la loro salute;
   Carlo Romagnoli, referente Isde (acronimo inglese che sta per associazione internazionale dei medici per l'ambiente) dell'Umbria, il 25 febbraio 2016 ha relazionato davanti alla Commissione bicamerale di inchiesta sugli ecoreati: il suo intervento che tocca preliminarmente alcuni casi (si veda Papigno) si incentra sul nesso causale tra fattore ambientale e patologie. Nel suo discorso, pur non facendo riferimento a fattispecie particolari ma che interessa il caso Valnestore, dove c’è un'incidenza di tumori sopra la media regionale, il dottor Romagnoli ha spiegato – secondo quanto pubblicato dal Corriere dell'Umbria che riporta uno stralcio della relazione – che «Relativamente agli effetti sulla salute si tratta di ricordare che è dimostrato in letteratura scientifica che i residenti nei dintorni di siti inquinati hanno una maggiore incidenza di malattie e anche una maggiore probabilità di trasmettere alla prole una suscettibilità a sviluppare malattie in età adulta. Per l'attività che svolgiamo – Isde fa advocacy degli esposti – abbiamo contatti con cittadini e comitati, che ci segnalano una situazione diffusa di esposizione involontaria a sostanze il cui effetto è noto e che dovrebbero, avendo un effetto noto, non essere disperse nell'ambiente. Questo crea una condizione di emergenza. Non dobbiamo aspettare che si determinino le malattie»;
   questo è quanto evidenziato dalla Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti che, poco tempo fa, ha fatto tappa nella regione, prima a Terni, poi a Perugia e Orvieto, per fare il punto sulle indagini scattate sulla gestione dei rifiuti in Umbria;
   dunque, da quanto emerge dalla indagine della procura di Perugia e dai primi rilievi, si sarebbe sicuramente di fronte a chiari indizi di come questo territorio sia stato sottoposto a fortissimi rischi ambientali, senza un definitivo riassetto dei luoghi al termine di quelle attività, con potenziali pericolosi effetti sulla salute umana –:
   quali iniziative intendano mettere in campo i Ministri interrogati, per quanto di competenza, anche in accordo con le istituzioni locali, per tutelare i cittadini dalle possibili ripercussioni sulla salute, causate dalla contaminazione dei terreni e delle falde acquifere ovvero da altre fonti inquinanti o nocive presenti nei territori della Valnestore;
   quali iniziative intendano promuovere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, a tutela del territorio e dell'ambiente della Valnestore, affinché l'area interessata riacquisti la bellezza originaria e ai residenti venga garantita la sicurezza rispetto alla salubrità del territorio;
   quali iniziative intenda adottare il Governo per informare la cittadinanza in particolare della Valnestore circa la situazione ambientale descritta in premessa. (4-13569)