• C. 776 Proposta di legge presentata il 16 aprile 2013

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Atto a cui si riferisce:
C.776 Dichiarazione di monumento nazionale dell'area del Colle del Lys e concessione di un contributo per il sostegno dell'attività del Comitato Resistenza Colle del Lys


Frontespizio Relazione Progetto di Legge
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 776


PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
D'OTTAVIO, AIRAUDO, BARGERO, BONOMO, PAOLA BRAGANTINI, DI SALVO, CINZIA MARIA FONTANA, FREGOLENT, GIORGIS, GRIBAUDO, ROSSOMANDO, TIDEI
Dichiarazione di monumento nazionale dell'area del Colle del Lys e concessione di un contributo per il sostegno dell'attività del Comitato Resistenza Colle del Lys
Presentata il 16 aprile 2013


      

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Onorevoli Colleghi! Il Colle del Lys è uno spiazzo aperto che domina il paesaggio circostante, offrendo allo sguardo la visione della pianura che si apre alla fine della valle di Susa, il monte Arpone, i canaloni che scendono verso la valle di Viù, i massicci del Civrari e del Rognoso. Ma è anche il luogo dove fino ai giorni della Liberazione esisteva un imponente fascio littorio, dove molti giovani, sconcertati dall'annunzio dell'armistizio, si ritrovarono quasi istintivamente per sfuggire alla cattura e alla deportazione, dove gli uomini della 17a brigata d'assalto Garibaldi «Felice Cima» stabilirono le loro basi. Ed è ancora il luogo dell'eccidio del 2 luglio 1944, quando trentatré giovani partigiani furono trucidati dalla violenza nazifascista. Ed è, infine, il luogo in cui nacquero quei valori di solidarietà, libertà, giustizia, uguaglianza e partecipazione che il movimento partigiano consegnò alla Costituzione della neonata Repubblica italiana. Un luogo carico di memoria, quindi.
      Per questo nell'immediato dopoguerra fu costruito un monumento che rimanesse simbolo tangibile della Guerra di liberazione e, sempre per questo, nel luglio 2000 la ex casa cantoniera, già deposito e officina meccanica dei partigiani, fu trasformata nella sede centrale di un ecomuseo della Resistenza. Nel centro, cioè, di una trama di relazioni finalizzate a recuperare e a conservare le tracce del passato presenti nel territorio e a farle diventare occasione per un'esplorazione consapevole della storia e della memoria di una comunità.
      Un cippo, una stele e una lapide sono simboli che una società costruisce e celebra attorno alla propria memoria per lasciare una traccia di sé, nella convinzione che solo la conoscenza consapevole del profondo intreccio tra presente e passato sia in grado di giustificare le proprie scelte e di sottrarle al relativismo del giudizio astorico. Una traccia che costituisce il tentativo di definire e fissare ciò che essa è stata e ciò che ha voluto essere e, insieme, l'eredità che idealmente lascia alle società seguenti. Sostanza viva e vitale, quindi, e non semplice scenografia per un rito, un monumento rappresenta la testimonianza dei valori, il romanzo degli ideali, la narrazione delle credenze per cui gli uomini in un certo momento hanno scelto di vivere e di morire.
      Anche il monumento del Colle del Lys, la torre circolare rivestita delle pietre delle quattro valli, è parte di un racconto; quello di coloro, ragazzi, donne e uomini, che tra l'autunno 1943 e la primavera 1945 si ribellarono al fascismo e decisero di riconquistare la propria dignità di individui e la libertà per il proprio Paese. Una scelta magari all'inizio non del tutto consapevole, per quanto sicuramente non facile, non di comodo, ma che si consolidò durante i venti lunghi mesi della Guerra di liberazione, nell'esperienza di un differente modo di essere e di stare insieme ad altri uomini, nella pratica della democrazia e della responsabilità, nella scoperta della possibilità di un mondo migliore e nel desiderio di realizzarlo.
      La Guerra di liberazione, la pace riconquistata, il ritorno alla vita normale non potevano cancellare d'un tratto il ricordo dei sacrifici, delle paure, delle sofferenze o dei compagni caduti. Impressioni ancora ben vive e presenti, che spinsero nell'immediato dopoguerra i partigiani sopravvissuti e la popolazione civile a dar vita ad associazioni che si impegnassero nella salvaguardia della memoria e a costruire dei segni tangibili di tale memoria, e quindi luoghi, dove riunirsi anzitutto per commemorare i defunti, ma anche simboli da consegnare al presente e al futuro, quasi esorcismi contro la guerra, la dittatura, la stoltezza del passato. Al Colle del Lys il Comitato costituito da ex combattenti, famigliari delle vittime, ex deportati ed ex internati decise di erigere un monumento proprio nel luogo dove prima della Guerra di liberazione un fascio littorio aveva celebrato la dittatura. Un semplice cippo, inaugurato nel 1947, con una lapide che recava incisa la scritta «8-9-’43 / 26-4-’45 Fermati o passeggero e medita che in questa valle per la Libertà caddero dei Partigiani d'Italia» e sul lato i nomi dei 153 partigiani caduti della 17a brigata d'assalto Garibaldi «Felice Cima». Un primo simbolo per la memoria, di fronte al quale ogni anno l'8 settembre, o la domenica più vicina, si svolgeva una manifestazione commemorativa.
      In vista delle celebrazioni del decennale della Liberazione il Comitato propose di sostituire il vecchio cippo con un nuovo e più imponente monumento a ricordo di tutti i caduti delle valli Sangone, Chisone, Susa e Lanzo: un simbolo unico per ricordare il sacrificio degli uomini delle quattro valli, accomunate dagli stessi valori e dalla stessa fede in un futuro migliore. La posa della prima pietra avvenne nel 1954, la prima domenica di luglio, durante un grande raduno partigiano organizzato dal Comitato per celebrare il decimo anniversario dell'eccidio del 2 luglio 1944 e insieme per raccogliere i fondi necessari alla realizzazione del monumento. L'11 settembre 1955 le migliaia di persone che parteciparono alla manifestazione per il decennale della Liberazione inaugurarono il nuovo simbolo per la memoria: una torre in mattoni alta 7,80 metri con tre finestre sovrapposte nelle quali verranno successivamente posti tre gruppi statuari rappresentanti il tema della «morte del patriota», dell’«unità fra popolazione civile e partigiani» e dell’«assalto verso la vittoria finale». Il manifesto che annunciava lo «scoprimento del monumento ricordo ai partigiani caduti» sottolineava anche che tale sacrificio «impegna tutti a rimanere uniti per difendere l'insostituibile bene della libertà».
      Nel 1977 a causa dei danni provocanti dal tempo e dalle intemperie la torre fu nuovamente ristrutturata assumendo l'aspetto attuale: rivestimento con pietre a vista, una per ogni caduto, raccolte nelle quattro valli che si riconoscono nel monumento del Colle del Lys, a simboleggiare il comune impegno nella Guerra di liberazione, basamento in ghisa con i nomi delle formazioni partigiane e recinzione in ferro battuto, con vari elementi simbolici della Resistenza. Nel frattempo una ricerca storica promossa dal Comitato aveva determinato in 2.024 il numero complessivo dei caduti, di cui 718 in val di Susa, 704 nella valli di Lanzo, 422 in val Sangone e 180 in val Chisone.
      Nel 1988 la giunta della provincia di Torino ha preso in carico la torre monumento affidandone la cura al Comitato Resistenza Colle del Lys, il quale ha interpretato questo compito non solamente come l'impegno a occuparsi del monumento e della manifestazione a esso collegata ma in senso più ampio, ossia come dovere di conservare e far conoscere la memoria della Guerra di liberazione e i valori che l'hanno ispirata, soprattutto alle giovani generazioni.
      Dal 2004 il monumento si è arricchito di un ulteriore simbolo, la fiaccola della libertà accesa sulla torre a conclusione di una manifestazione che ha coinvolto molti comuni della valle del Po in una sorta di straordinario gemellaggio a partire dagli ideali della Resistenza.
      La manifestazione commemorativa di fronte alla torre, che dalla seconda metà degli anni cinquanta è fissata per la prima domenica di luglio, è una delle principali celebrazioni nazionali della Resistenza e ogni anno porta al Colle migliaia di persone provenienti non solo dalla provincia di Torino ma anche da Cremona, dalla Liguria, dalla Lombardia, dalla Francia, dalla Germania e anche dalla ex Cecoslovacchia, Paese d'origine di alcuni partigiani della 17a brigata d'assalto Garibaldi «Felice Cima».

L'officina della memoria.

      L'ecomuseo del Colle del Lys è una trama di relazioni che connette punti dello spazio e momenti della storia materiale e culturale che appartengono all'area tra i comuni di Rubiana, Val della torre e Viù. È una struttura che una comunità realizza per trovare le ragioni del proprio passato, cercandole a partire dalle tracce che ha lasciato sul territorio, per poi codificarle nei valori che la definiscono, e che offre ai suoi visitatori per farsi meglio comprendere. È un museo all'aperto che comprende una sede principale, la ex casa cantoniera del Colle del Lys, e una serie di segmenti (siti, edifici, monumenti, oggetti) e di itinerari i quali, percorrendo il territorio, ne evidenziano gli aspetti particolari. È un'istituzione finalizzata a valorizzare l'area che dal Colle scende fino alla pianura nelle tre valli trasformando i segni del tempo in un patrimonio di tracce a cui attingere per riscoprire la dimensione diacronica dei luoghi: un viaggio nello spazio attraverso il quale la comunità in primo luogo e poi i visitatori possono ritrovare i fatti, le testimonianze e la memoria. È un cantiere in continua evoluzione, non il luogo del grande evento; un'officina itinerante in cui sempre nuovi elementi vengono guadagnati al ricordo e all'interpretazione. È una piazza in cui i ragazzi del 1943 ritrovano quelli delle generazioni successive per trasmettere e condividere l'insieme dei beni materiali e culturali rappresentativi della Guerra di liberazione. È un patto tra le generazioni con il quale entrambe si impegnano a prendersi cura dei luoghi e dei valori della Guerra di liberazione.

La storia.

      Inaugurato il 2 luglio 2000, l'ecomuseo della Resistenza è la concretizzazione del desiderio, condiviso dal Comitato Resistenza Colle del Lys e dalla provincia di Torino, di recuperare e salvaguardare la memoria storica del territorio posto sullo spartiacque tra la valle di Susa, quella di Viù e quella della Ceronda e Casternone e della comunità ideale che si raccoglie intorno ai valori della lotta partigiana e della Costituzione. Una cura per il «passato»

che si traduce da un lato nella concreta azione di ricostruzione dei sentieri, delle borgate e in generale di ogni luogo significativo all'interno della narrazione delle vicende resistenziali in zona e, dall'altro, nell'impegno a trasmettere, soprattutto alle nuove generazioni, la consapevolezza che fu attraverso la Guerra di liberazione che giunsero a maturazione gli ideali che stanno a fondamento della Costituzione repubblicana e di una visione più alta e più ampia dell'umanità.
      L'ecomuseo del Colle del Lys fa parte del programma «Cultura materiale», avviato dalla provincia di Torino nel 1995 allo scopo di creare delle realtà sparse sul territorio che si prendessero cura dei segni e dei luoghi della cultura quotidiana legata sia al paesaggio naturale sia a quello antropizzato e che li valorizzassero e attualizzassero anche in vista di un recupero della montagna attraverso un turismo sostenibile e consapevole. In particolare i tre ecomusei della Resistenza della provincia di Torino, quello del Colle del Lys, quello di Coazze in val Sangone e quello di Angrogna e Bricherasio in val Pellice, hanno l'obiettivo di rappresentare la Guerra di liberazione come cultura di una comunità e di tramandarne la memoria storica, costruita a partire dalle testimonianze dei protagonisti e verificata e accertata con metodo scientifico.

Il bersaglio di Herity.

      L'ecomuseo della Resistenza del Colle del Lys ha ricevuto nel 2004 l'attestato di Herity, la certificazione della qualità della gestione del patrimonio culturale condiviso internazionalmente, che descrive il livello raggiunto da beni culturali aperti al pubblico. La certificazione si basa sull'analisi dei servizi offerti, della rilevanza riconosciuta e del coinvolgimento del tema dell'ecomuseo, della capacità di comunicazione e della conservazione del territorio effettuata da valutatori di Herity, dai gestori della realtà ecomuseale e dallo stesso pubblico dei visitatori. I risultati di questa indagine, periodicamente verificati, sono resi graficamente mediante un «bersaglio» che indica, per ogni elemento preso in esame, il punteggio raggiunto su una scala da 1 a 5.

L'ecomuseo «Carlo Mastri».

      Nel corso della manifestazione del luglio 2008 è stata ufficializzata la decisione già assunta dall'assemblea dei rappresentati delle istituzioni locali, nazionali e europee nel 2006, di intitolare l'ecomuseo a Carlo Mastri. L'iniziativa è un riconoscimento alla sua infaticabile opera di ideatore, ispiratore e animatore delle tante iniziative del Comitato Resistenza Colle del Lys (compresa la realizzazione dell'ecomuseo stesso) e al suo continuo impegno in difesa dei valori della Resistenza, della Costituzione, della partecipazione, della solidarietà, della democrazia e della pace.

La vecchia casa cantoniera.

      La sede dell'ecomuseo è la vecchia casa cantoniera sita presso il piazzale del Colle del Lys di fronte alla torre monumento ai caduti della Resistenza. L'edificio, che è già un luogo di memoria dato che durante la Guerra di liberazione fu utilizzato dai partigiani della 17a brigata d'assalto Garibaldi «Felice Cima» come magazzino e come officina meccanica, comprende attualmente un punto di accoglienza al piano terra e uno spazio espositivo al primo piano.
      Il centro informativo al piano terreno è attrezzato per fornire ai visitatori notizie sull'ecomuseo, sulla Resistenza in zona e sulle iniziative turistiche e didattiche organizzate dal Comitato; nello stesso spazio sono disponibili per la consultazione e per l'acquisto pubblicazioni e prodotti (cd-rom, dvd, videocassette eccetera) che affrontano tematiche legate alla storia, alla Resistenza in particolare, e all'impegno civile e sociale. Lungo la scala che conduce al primo piano una serie di pannelli di rapida lettura e immediata comprensione

introducono alla conoscenza del contesto in cui si svolse la Guerra di liberazione presentando i momenti salienti del periodo che va dal 1922 al 1948, ossia dalla presa del potere da parte del fascismo all'entrata in vigore della Costituzione repubblicana.
      La sala incontro al primo piano ospita solitamente l'esposizione permanente della storia della 17a brigata d'assalto Garibaldi «Felice Cima», composta di fotografie e oggetti appartenenti alla formazione partigiana che operò in zona, e alcuni pannelli che invitano i visitatori a proseguire la visita nei luoghi stessi dove i vari fatti narrati si sono realmente svolti. Lo stesso spazio è utilizzato anche per la presentazione di mostre temporanee oppure per conferenze, dibattiti, presentazione di prodotti (libri, cd, filmati eccetera) relativi ai temi della Guerra di liberazione, della pace, della tolleranza, della solidarietà e di tutto quanto sia in qualche modo connesso con i valori della lotta partigiana.
      In attesa della realizzazione dell'aula didattica al piano terra, la sala incontro è utilizzata anche per la proiezione per le scolaresche di filmati, molti dei quali sono stati realizzati insieme ai testimoni delle vicende narrate.

Le strutture ecomuseali all'aperto.

      Le risorse ecomuseali distribuite sul territorio sono finalizzate a orientare il visitatore nello spazio e tra i luoghi della memoria a cui gli elementi presenti all'interno dell'ecomuseo rimandano.
      Sulla facciata anteriore dell'edificio un grande pannello descrive l'intera area, individuando tutte i segmenti ecomuseali distribuiti sul territorio: le bacheche, i pannelli informativi, i luoghi della memoria e i sentieri attraverso cui il visitatore può avvicinarsi alla storia della Resistenza nella regione del Colle del Lys. Questa rappresentazione complessiva della zona è disponibile in formato mappa presso il punto informativo.
      Ai lati del piazzale, orientate verso la val Messa, la valle del rio Richiaglio e i massicci del Rognoso e del Civrari, sono poste tre fotografie panoramiche della prospettiva reale che è possibile osservare da quel punto, con l'indicazione dei punti rilevanti per l'orientamento nel territorio; accanto a ogni fotografia un breve testo racconta le principali vicende resistenziali accadute in quei luoghi.
      Di fronte alla casa cantoniera, dall'altro lato del piazzale, si trova un giardino della pace progettato come luogo di memoria di tutte le persone cadute nelle varie guerre che hanno insanguinato il secolo scorso. Un giardino che diventa simbolo di solidarietà, coesione e fratellanza e un contributo alla cultura di pace che deve essere la più grande eredità della guerra partigiana. Un'aiuola dove, come riporta un cartello didattico, «affondano le radici della libertà dei popoli».
      Seguendo la strada provinciale verso Bertesseno-Viù, a 5 chilometri dal piazzale, si incontra l'area della fossa comune, il luogo dove furono raccolte le salme dei ventisei giovani partigiani trucidati dalla violenza nazifascista il 2 luglio 1944; quest'area, recentemente ristrutturata, è utilizzata durante la bella stagione come aula didattica all'aperto dove gli studenti possono ascoltare direttamente dalle voci dei testimoni il racconto della Guerra di liberazione.
      Altri pannelli sono posti presso il monumento in memoria dei 2.024 caduti delle valli di Susa, Sangone, Chisone e Lanzo, all'inizio e lungo i sentieri della memoria e in generale in ogni luogo significativo, in modo da informare il visitatore circa la sua locazione nello spazio e il senso di quello che sta osservando in relazione alla Guerra di liberazione.
      Inoltre è diventata ormai tradizione che la chiusura del momento ufficiale sia affidata ai giovani dell'Eurolys, ossia del gruppo di ragazzi provenienti da varie nazioni europee, ospitati per alcuni giorni dal Comitato, in collaborazione con i loro comuni di residenza, in un campeggio allestito nei prati alle spalle dell'ecomuseo. Le varie attività svolte dai giovani hanno l'obiettivo di favorire la conoscenza reciproca e la riflessione «dal basso» sui

grandi temi della solidarietà, della pace e della democrazia. L'iniziativa è anche il piccolo contributo del Comitato alla costruzione dell'Europa dei popoli.
      Per quanto premesso, l'articolato della presente proposta di legge prevede, in primo luogo, che l'area del Colle del Lys sia dichiarata monumento nazionale. Con il successivo articolo 2 si dispone l'erogazione di un contributo straordinario di 200.000 euro per l'anno 2013 finalizzato a interventi di recupero, manutenzione e conservazione delle strutture dell'area, mentre si prevede un contributo di 100.000 euro annui a decorrere dal 2013 per coadiuvare il Comitato Resistenza Colle del Lys nelle attività di ricerca storica e per la promozione della memoria e dei valori della Resistenza. Con l'articolo 3 si individuano le risorse finanziarie per al copertura degli oneri previsti dalla presente proposta di legge.
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PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.

      1. L'area del Colle del Lys, in provincia di Torino, è dichiarata monumento nazionale.

Art. 2.

      1. Al Comitato Resistenza Colle del Lys è assegnato nell'anno 2013 un contributo straordinario di 200.000 euro finalizzato a interventi di recupero, manutenzione e conservazione delle strutture dell'area del Colle del Lys.
      2. A decorrere dall'anno 2013 al Comitato Resistenza Colle del Lys è altresì riconosciuto un contributo di 100.000 euro annui al fine di sostenere la ricerca storica e la promozione di attività finalizzate alla diffusione della memoria e dei valori della Resistenza.

Art. 3.

      1. All'onere derivante dall'attuazione delle disposizioni dell'articolo 2, comma 1, pari a 200.000 euro, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2013-2015, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2013, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
      2. All'onere derivante dall'attuazione delle disposizioni dell'articolo 2, comma 2, pari a 100.000 euro annui a decorrere dall'anno 2013, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente

iscritto, ai fini del bilancio triennale 2013-2015, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2013, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
      3. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.