• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/02410    il 1o agosto 2014, nel corso del semestre europeo presieduto dall'Italia, è entrata in vigore la convenzione del Consiglio europeo per la prevenzione e la lotta contro la violenza sulle...



Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-02410presentato daCARFAGNA Maria Rosariatesto diMartedì 19 luglio 2016, seduta n. 657

   CARFAGNA. — Al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento . — Per sapere – premesso che:
   il 1o agosto 2014, nel corso del semestre europeo presieduto dall'Italia, è entrata in vigore la convenzione del Consiglio europeo per la prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, cosiddetta Convenzione di Istanbul, primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza;
   l'articolo 8 della Convenzione sopra citata stabilisce che siano destinate «adeguate risorse finanziarie e umane per la corretta applicazione delle politiche integrate, misure e programmi per prevenire e combattere tutte le forme di violenza che rientrano nel campo di applicazione delle presente Convenzione, incluse quelle svolte da organizzazioni non governative e dalla società civile»;
   alla luce di quanto previsto nella Convenzione di Istanbul è successivamente intervento il decreto-legge 14 agosto 2013 n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, che ha previsto un incremento del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, di cui all'articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, di 10 milioni di euro per l'anno 2013, 7 milioni di euro per l'anno 2014 e 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2015 per le attività dei centri anti violenza e le case rifugio;
   nello specifico la legge 15 ottobre 2013, n. 119, ha stabilito che solo il 20 per cento del fondo è destinato direttamente ai centri antiviolenza e alle case rifugio, mentre il restante 80 per cento è attribuito alle regioni;
   oltre al Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di Stabilità 2016) ha altresì previsto lo stanziamento di 18 milioni di euro per il biennio 2015-2016 che non sono stati ancora erogati;
   nonostante la previsione normativa e la dimensione del problema, la prima tranche dello stanziamento del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità del 2013-2014 è stata trasferita alle regioni solo nell'autunno del 2014 e una volta che la somma è arrivata nelle casse regionali, nella maggior parte dei casi se n’è persa traccia. Come documentato da Actionaid Italia, di trasparenza nella di distribuzione ce n’è stata ben poca tanto che a novembre 2015 solo per dieci amministrazioni era possibile consultare la lista delle strutture beneficiarie dei fondi, di cui solo cinque – Veneto, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Puglia – hanno pubblicato online i nomi di ciascuna struttura e i fondi ricevuti;
   l'analisi di «Donnech Contano» mostra che il finanziamento medio per centro antiviolenza e casa rifugio varia per ogni regione. Infatti, sono stati destinati circa 60 mila euro in Piemonte, 30 mila euro in Veneto e Sardegna, 12 mila euro in Puglia, 8 mila euro in Sicilia, 12 mila nelle ex province di Firenze e Pistoia, 6 mila in Abruzzo e Val d'Aosta. Si tratta di un punto cruciale, poiché l'obiettivo principale dello stanziamento dei fondi dovrebbe essere quello di garantire un funzionamento adeguato dei centri e non solo la loro sopravvivenza;
   la mancanza di dati ed informazioni su come siano stati spesi i fondi stanziati attraverso la legge 15 ottobre 2013, n. 119 fa emergere la necessità che tutte le regioni pubblichino online un resoconto completo sull'utilizzo dei fondi e che il Governo, titolato ad avere tutte le informazioni in merito, fornisca a sua volta ma rendicontazione accurata partendo dalla reportistica ricevuta dalle regioni;
   dopo la chiusura del servizio «SosDonna H24», sportello antiviolenza del comune di Roma, da anni a sostegno per le donne vittime di violenza, molti centri antiviolenza sono stati costretti a interrompere o ridurre drasticamente la loro attività. Casa Fiorinda di Napoli, unica casa rifugio della città è stata chiusa a causa di mancanza di fondi; il Centro antiviolenza «le Onde» di Palermo, che in venti anni ha aiutato diecimila donne è attualmente ridotto all'ascolto telefonico e l'Associazione Casa della Donna di Pisa è ormai costretta a limitare le sue prestazioni a causa della mancanza di fondi;
   nel frattempo in Italia, secondo dati Istat, una donna su tre continua ad essere vittima di violenza; nei primi cinque mesi del 2016 le vittime di femminicidio sono state 55; 43 gli omicidi avvenuti all'interno del nucleo familiare e 27 quelli avvenuti all'interno della coppia;
   una sequela di chiusura e ridimensionamenti per i presidi sul territorio che rischia di mettere ancora più in difficoltà le vittime considerato che molti dei centri esistenti hanno storie ventennali e svolgono un ruolo centrale nella prevenzione dei femminicidi. In queste strutture, le operatrici offrono supporto legale e psicologico durante la denuncia, rispondono al telefono 24 ore su 24 per i casi di emergenza, collaborano con le forze dell'ordine e i servizi sociali, organizzano attività di promozione culturale;
   i centri antiviolenza non sono un mero nascondiglio per chi ha denunciato, ma soprattutto uno spazio in cui gli specialisti aiutano la donna a riconquistare l'autostima, a trovare un lavoro, e quindi a rendersi autonoma dal suo aguzzino e nei quali operano spesso anche avvocati esperti di violenza di genere e psicologi per aiutare i figli che hanno assistito alle aggressioni a superare il trauma, oltre ai tanti operatori che fanno da collegamento tra ospedali, magistratura e polizia;
   la lotta alla violenza contro le donne è una questione prioritaria per il nostro Paese, rispetto alla quale sono indispensabili obiettivi condivisi e misure volte alla prevenzione del fenomeno, sia al sostegno e all'accoglienza delle vittime. Con il Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking, approvato durante il IV Governo Berlusconi, è stato previsto il potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza, sostegno, protezione e reinserimento delle vittime con una realizzazione di una completa messa in rete degli stessi centri con gli altri servizi presenti sul territorio di riferimento;
   tutto questo disordine, ad avviso dell'interrogante, è dovuto senz'altro alla drastica riduzione dei finanziamenti da parte del Governo e alla scarsa attenzione nei confronti di queste tematiche. Come se non bastasse, seppur dopo due anni si sia provveduto al conferimento della delega in materia di pari opportunità al Ministro interrogato, manca ancora un ruolo di guida necessario per abbattere il muro di indifferenza con cui il Governo ha affrontato in questi anni il tema dell'assistenza alle donne vittime di violenza –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere nella lotta e nel contrasto alla violenza di genere e al fine di garantire che l'incremento previsto per il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità nonché l'ulteriore stanziamento stabilito nella legge di Stabilità 2016 siano erogati ai centri antiviolenza per evitare la loro chiusura e garantire il supporto legale e psicologico a tutte le donne vittime di violenza.
(3-02410)