• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/09195    a seguito dell'uccisione di 29 cittadini palestinesi e del ferimento di altri 60 da parte di un colono israeliano nella città di Hebron, il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-09195presentato daDI STEFANO Manliotesto diMartedì 19 luglio 2016, seduta n. 657

   MANLIO DI STEFANO, LUIGI DI MAIO, SPADONI, GRANDE, SCAGLIUSI, SIBILIA, DEL GROSSO e DI BATTISTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa . — Per sapere – premesso che:
   a seguito dell'uccisione di 29 cittadini palestinesi e del ferimento di altri 60 da parte di un colono israeliano nella città di Hebron, il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il 25 febbraio 1994, con la risoluzione n. 904, invitò la comunità internazionale a intervenire per proteggere con idonee misure la popolazione civile palestinese;
   l'allora leader palestinese Yasser Arafat, interrompendo di fatto il negoziato per la pace con Israele, si era disponibile a rivedere tuttavia le proprie decisioni qualora fossero stati inviati degli osservatori internazionali nella città di Hebron. Le parti contendenti posero delle pregiudiziali alla partecipazione di alcuni Stati a quella missione, ma si dichiararono concordi sulla presenza, oltre che della Danimarca e della Norvegia, anche dell'Italia, apprezzandone la sensibilità dimostrata nella gestione internazionale del problema arabo-israeliano;
   il 31 marzo 1994, al Cairo, Israele e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) firmarono così un accordo che prevedeva una Temporary International Presence in Hebron (TIPH), composta da unità che venivano chiamate osservatori di polizia (Police observers). Il contingente internazionale fu composto da 160 unità (90 norvegesi, 35 danesi e 35 italiani) 60 delle quali avevano i compiti di osservatori e le restanti erano di supporto logistico e amministrativo; l'accordo prevedeva oltre al ripiegamento dell'esercito israeliano (I.D.F.) da una parte della città di Hebron anche la presenza temporanea di una forza di osservatori internazionali; prevedeva, inoltre, anche che il personale della missione dovesse riferire su eventi particolari a un Comitato paritetico di Hebron (Joint Hebron Committee);
   dall'Italia fu, dunque inviato un contingente di 35 unità (19 carabinieri del Battaglione paracadutisti «Tuscania» e 12 unità appartenenti all'Arma territoriale), integrato da due marescialli dell'Arma delle trasmissioni dell'esercito, reggimento «Leonessa», e da due civili, funzionari della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri;
   prese il via così la prima delle missioni TIPH, la quale, tuttavia, fu attiva solo dall'8 maggio all'8 agosto 1994, quando fu ritirata perché l'OLP e Israele non riuscirono a mettersi d'accordo sull'estensione temporale del mandato; gli inizi della TIPH si svolsero, infatti, in un clima di elevata tensione;
   in definitiva, i risultati pratici della prima TIPH (conclusa di fatto il 18 agosto) non furono ottimali dal punto di vista operativo: la presenza internazionale non riuscì infatti a far riaprire il mercato arabo ortofrutticolo, che permaneva chiuso per asseriti motivi di sicurezza, né la Moschea-Sinagoga di Abramo, anch'essa chiusa per evitare scontri tra palestinesi e coloni ebrei; tuttavia, dal punto di vista politico e diplomatico i risultati furono importanti perché, allentandosi la tensione, i colloqui di pace furono ripresi;
   i negoziati di pace ripresero e proseguirono a Oslo, il 28 settembre 1995, dove fu raggiunto un accordo (cosiddetto Oslo II) sulla West Bank e sulla Striscia di Gaza, punto di partenza per la costituzione di una nuova missione di osservatori internazionali;
   l'Italia fu formalmente invitata, con lettera congiunta israelo-palestinese dell'8 gennaio 1995, a partecipare con un proprio contingente di osservatori a tale nuova missione, denominata TIPH 2, come naturale prosecuzione di quella del 1994; la missione, ancora oggi rifinanziata con il consueto decreto-legge di proroga delle missioni internazionali, ha riscontrato la diminuzione del contingente italiano composto da carabinieri, i quali, tra i compiti loro affidati, vedano anche quello di compilare e inoltrare rapporti di situazione che poi vengono inoltrati ai comitati congiunti israelo-palestinesi previsti dagli accordi competenti a darne seguito, nel caso fossero riscontrate violazioni degli accordi internazionali o dei diritti umani universalmente riconosciuti;
   il contingente multinazionale era composto in totale di 140 osservatori di polizia (numero elevato a 180 in occasione del primo rinnovo della presenza internazionale il 31 luglio 1997). Con lo svilupparsi della missione, però, fu notato che i contingenti potevano essere ridotti ritenendo che una diminuzione del numero degli osservatori non avrebbe causato disfunzioni nell'operatività generale della missione stessa. Così, quando in una riunione ad Ankara del novembre 1999 la TIPH 2, che era stata continuamente prorogata, fu ristrutturata, gli osservatori scesero fino a 100 unità e poi all'attuale 85, di cui 31 italiani;
   tuttavia, nel corso di una recente visita anche a Hebron, i primi due firmatari del presente atto di sindacato hanno raccolto testimonianza diretta del contingente italiano dei carabinieri in ordine all'insufficienza delle unità di personale non in grado di assicurare il controllo del territorio assegnato;
   inoltre, come si evince dal testo originale del mandato della missione TIPH: il reporting delle attività del TIPH produce diversi tipi di rapporti, alcuni per uso interno, alcuni dei quali vengono sottoposti ai comitati in cui sono rappresentati i palestinesi, israeliani e i componenti del TIPH. Altri rapporti, tra i quali un riepilogo settimanale delle attività di reporting di TIPH nel suo ambito di competenza, sono sottoposti ai governi dei paesi partecipanti. Tuttavia, nessuno di questi rapporti è reso pubblico, né i partecipanti al TIPH possono commentare pubblicamente su incidenti specifici menzionati nei rapporti;
   tuttavia, è noto che, malgrado l'obbligo di non pubblicità del loro contenuto, in quei rapporti sarebbero evidenziate situazioni di violazioni dei diritti umani e non solo, come denunciato anche da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch –:
   se il Governo sia a conoscenza delle problematiche relative alla diminuzione delle unità italiane di personale di polizia come evidenziato in premessa e se e quali iniziative adottare in merito;
   se e quali iniziative il Governo ritenga di poter adottare, anche di concerto con tutti gli altri attori regionali e internazionali presenti a Hebron, affinché siano resi pubblici i rapporti di cui alla premessa. (5-09195)