• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/06166 PUGLIA, MORONESE, DONNO, GIARRUSSO, CAPPELLETTI, NUGNES, SANTANGELO, MANGILI, CATALFO, PAGLINI, GIROTTO, LUCIDI, MORRA, BUCCARELLA - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e della...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-06166 presentata da SERGIO PUGLIA
giovedì 21 luglio 2016, seduta n.666

PUGLIA, MORONESE, DONNO, GIARRUSSO, CAPPELLETTI, NUGNES, SANTANGELO, MANGILI, CATALFO, PAGLINI, GIROTTO, LUCIDI, MORRA, BUCCARELLA - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e della salute - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

l'associazione onlus "Centro Ester", sorta nel quartiere Barra di Napoli nel 1979, è un'istituzione che, attraverso una serie di attività educative, sanitarie, sociali e culturali, si pone al servizio del cittadino utente per la promozione umana e cristiana della persona e per soddisfare l'esigenza di aggregazione, di sport, di cultura e di assistenza sanitaria sul territorio;

in particolare, la sede di Barra viene inaugurata nel 1979. Appena 2 anni più tardi (1981), acquisisce lo status di centro di riabilitazione e viene così accreditato con il Servizio sanitario regionale. Nel 1985 viene riconosciuto ente morale;

attualmente, presso il centro lavorano 90 persone, dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato (contratto collettivo nazionale della sanità privata) e consulenti liberi professionisti. In quanto a prestazioni erogate, se ne calcolano almeno 300 giornaliere, di tipo ambulatoriale e domiciliare, oltre a 50 di tipo semiresidenziale;

in quanto ente no profit, l'associazione ha l'obbligo di reinvestire gli utili in attività sportive, culturali e sociali. Lo si intuisce anche dallo slogan del centro: "Al servizio del cittadino-utente per la promozione umana e cristiana della persona e per soddisfare l'esigenza di aggregazione, di sport, di cultura e di assistenza sanitaria sul territorio". Per tanti anni, la squadra di pallavolo femminile del "Centro Ester" è stata il fiore all'occhiello dell'ente, oltre che orgoglio degli amanti di questo sport. Una realtà, quella sportiva, che aveva raggiunto tali livelli di prestigio da riuscire ad essere autonoma, contrariamente a quanto sostenuto, per quello che risulta agli interroganti slealmente, dai manager del centro, secondo i quali la squadra di pallavolo avrebbe assorbito per anni buona parte delle entrate;

considerato che, per quanto risulta agli interroganti:

nel mese di dicembre 2014, il personale del Centro Ester onlus ha firmato un accordo presso l'Ispettorato del lavoro che definisce la rateizzazione degli stipendi non pagati: si tratta di circa 20, che corrispondono a pressappoco 2 anni senza retribuzione. A tutt'oggi, l'amministrazione del Centro Ester, nella persona di G. Russo, non avrebbe onorato tale accordo: sarebbero state erogate infatti solo 6 rate delle 40 previste. Ciò nonostante, con grande senso di responsabilità e rispetto nei confronti degli utenti, che frequentano il centro, tutti i lavoratori hanno continuato ad assicurare il servizio sanitario richiesto, continuando, inoltre, a produrre utili per l'azienda e maturando ulteriori 13 mensilità non retribuite;

nel marzo 2016, tutti i dipendenti si sono iscritti ai sindacati CGIL, CISL e UIL per tentare un nuovo accordo con l'amministratore del Centro Ester e per evitare di procedere per vie legali, considerato il gran numero di stipendi non retribuiti. I rappresentanti sindacali si sono trovati immediatamente di fronte ad una totale chiusura dell'amministrazione, che, per ben 2 volte, ha rifiutato un incontro per valutare possibili soluzioni. Solo il 1° aprile 2016, ancora una volta senza la partecipazione di Russo, è stato possibile un incontro con il delegato dell'amministrazione, dottor Corrado Ranaulo, che però non è stato in grado di fornire alcun piano di rientro, limitandosi ad elencare una serie di crediti avanzati dall'associazione: 616.000 euro dal Comune di Napoli, 460.000 euro dalla Asl Napoli 1, blocco di 613.000 euro presso la medesima Asl, dovuto a precedenti contenziosi con alcuni lavoratori. Successivamente, in mancanza di un piano di rientro reale, si è deciso di attivare la procedura di raffreddamento, richiedendo un incontro in Prefettura. In seguito alla prima convocazione del prefetto, fissata per il giorno 18 aprile 2016, Russo ha richiesto un rinvio dell'incontro di ulteriori 15 giorni "per organizzare un'adeguata documentazione";

l'11 maggio si è svolto il primo incontro tra le parti, in presenza del viceprefetto, dottor Del Prete; ancora una volta, però Russo non era presente. Il delegato da lui inviato, dottor Corrado Ranaulo, purtroppo e ancora una volta, non ha presentato alcun piano di rientro. Pertanto, il viceprefetto si è visto costretto a rinviare ancora il colloquio, richiedendo, entro e non oltre la data del 17 maggio 2016, un'opportuna proposta di rientro, con date e importi precisi da erogare;

il 17 maggio 2016, in presenza del viceprefetto, i rappresentanti dei lavoratori hanno accettato la proposta fatta pervenire da G. Russo tramite il dottor Ranaulo che prevede i seguenti punti: entro il 30 maggio 2016 erogazione delle mensilità di gennaio 2016 e giugno 2015; entro il 25 giugno erogazione delle mensilità di febbraio 2016 e luglio 2015; entro il 15 luglio erogazione delle mensilità di agosto 2015 e settembre 2015;

tale prospetto prevedeva, quindi, la corresponsione di 6 mensilità, entro il 15 luglio 2016, ed un nuovo incontro tra le parti entro il 10 luglio 2016, per concordare un dettagliato piano di rientro unitamente alla regolarità dell'erogazione delle retribuzioni correnti;

tuttavia, ad oggi, anche questo ulteriore accordo sarebbe stato disatteso e, di conseguenza, non sarebbe stato corrisposto alcuno stipendio. Ancora una volta, non è stata rispettata ed onorata neppure questa proposta presentata, accettata e sottoscritta in Prefettura;

considerato infine che, a parere degli interroganti:

sembrerebbe che, al di là delle responsabilità di chi avrebbe dovuto gestire l'intera questione, non possa che emergere una responsabilità palese della Regione Campania che, messa puntualmente a conoscenza della situazione di totale stress in cui si trovano a lavorare operatori che prestano il loro servizio accanto a disabili, per la gran parte minorenni, sarebbe rimasta indifferente;

i veri problemi all'origine di un fallimento annunciato sarebbero i seguenti: una gestione dissennata e poco trasparente e il puntuale ritardo nei pagamenti delle prestazioni sanitarie da parte della Regione Campania. A pagare tutto questo purtroppo sono i lavoratori,

si chiede di sapere quali urgenti iniziative di competenza i Ministri in indirizzo intendano assumere, affinché siano preservati gli standard minimi per assicurare un servizio sanitario ad un quartiere di Napoli già fortemente penalizzato in termini di efficienza dei servizi pubblici, nonché per salvaguardare i livelli occupazionali e la giusta retribuzione, garantendo ai lavoratori e alle rispettive famiglie un'esistenza libera e dignitosa.

(4-06166)