• Testo MOZIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.1/01340    premesso che:     il settore marittimo riveste un ruolo fondamentale per il rilancio dell'economia, anche mediante la valorizzazione di tutte le risorse del Mar...



Atto Camera

Mozione 1-01340presentato daVENITTELLI Lauratesto diMercoledì 3 agosto 2016, seduta n. 667

   La Camera,
   premesso che:
    il settore marittimo riveste un ruolo fondamentale per il rilancio dell'economia, anche mediante la valorizzazione di tutte le risorse del Mar Mediterraneo; il suo ruolo è strategico e di primaria importanza per l'intero Paese;
    la «crescita blu» ha un potenziale importante; il «cluster» marittimo italiano vale il 2,6 per cento del prodotto interno lordo, il 3,3 per cento delle esportazioni, e quasi il 5 per cento degli investimenti nazionali; il settore marittimo, direttamente o attraverso l'indotto, occupa circa 480.000 addetti; il moltiplicatore di settore è pari a 2,37 per il reddito e a 1,73 per l'occupazione: questo significa che per ogni 100 euro spesi nell'ambito del cluster marittimo (ad esempio per investimenti o approvvigionamenti), si attivano 237 euro di reddito complessivo nel sistema economico nazionale; parallelamente, 100 nuove unità di lavoro operanti nel cluster marittimo, attivano 173 unità di lavoro complessive nell'economia nazionale;
    negli spazi marittimi si svolgono una molteplicità di attività e di operazioni complesse di importanza vitale per l'economia e per l'ambiente: la pesca e l'acquacoltura, innanzitutto; queste attività coesistono, ma spesso si contendono lo stesso spazio e le stesse risorse nelle zone costiere e marittimee nelle zone marine protette: si pensi ad infrastrutture marittime o a dispositivi quali cavi, condutture, impianti per l'estrazione di petrolio e gas naturale, impianti eolici e quant'altro; è dunque di rilievo strategico pianificare la gestione e lo sviluppo sostenibile degli spazi marittimi allo scopo di superare i conflitti esistenti, gli sprechi, le diseconomie, i danni ambientali accresciuti e resi insuperabili da uno sfruttamento irrazionale e spesso «conflittuale» degli spazi marittimi, che si aggrava anche in relazione alla crescita incessante della domanda di spazio marittimo per nuove attività;
    nell'aprile del 2014 il Parlamento europeo ha approvato una proposta di direttiva sulla pianificazione dello spazio marittimo (PSM) con l'intento di sollecitare gli Stati membri alla elaborazione e alla messa a punto di piani intesi a favorire un migliore coordinamento delle diverse attività che si svolgono negli spazi marittimi, garantendo nel contempo l'efficacia, lo sviluppo e la sostenibilità ambientale delle medesime attività;
    la direttiva fissa i contenuti essenziali dei piani nazionali di gestione dello spazio marittimo: è necessario individuare tutte le attività umane che si svolgono in tale spazio, tenendo conto delle interazioni terra-mare, nonché le modalità più efficaci per la loro gestione; la direttiva si propone di sostenere gli Stati membri e di aiutarli a cooperare in modo più efficace, anche in considerazione del fatto che tali attività si sviluppano spesso ben oltre le frontiere nazionali e il mare territoriale;
    la pianificazione dello spazio marittimo (PSM) è un'importante occasione per la valorizzazione della risorsa mare: consente, infatti, di meglio comprendere la distribuzione delle risorse marine e offre agli investitori maggiori certezze sulle prospettive di sviluppo, contribuendo a ridurre la molteplicità di norme e regole e a semplificare gli adempimenti amministrativi; un migliore coordinamento tra gli Stati membri e all'interno del territorio nazionale consente di semplificare e abbreviare le procedure con rilevanti vantaggi economici; secondo la Commissione europea accelerare di 1, 2 o 3 anni gli investimenti a favore dell'acquacoltura in mare aperto o della produzione di energie rinnovabili offshore, ad esempio, potrebbe generare, da qui al 2020, benefici economici compresi tra 60 e 600 o più milioni di euro;
    i piani nazionali di gestione dello spazio avranno anche l'importante obiettivo di limitare i conflitti tra i diversi settori e di creare sinergie tra le attività dello spazio marittimo; dovranno anche puntare ad incoraggiare gli investimenti mediante una disciplina normativa chiara e certa e il coordinamento tra le amministrazioni all'interno di uno Stato e tra i singoli Paesi; dovranno, inoltre, essere orientati ad incrementare la cooperazione transfrontaliera tra i Paesi dell'Unione europea su questioni delicate quali le installazioni offshore per impianti per energie rinnovabili e come le rotte di navigazione; dovranno prevedere iniziative e puntuali interventi a tutela dell'ecosistema, mediante individuazione precoce dell'impatto e dei possibili rimedi per limitarlo nonché delle opportunità per un uso polivalente dello spazio;
    la pianificazione dello spazio marittimo ha anche l'obiettivo di favorire la creazione di zone marine protette, per le quali è indispensabile la cooperazione transfrontaliera, in modo da garantire piena ed effettiva applicazione della disciplina comunitaria per la protezione dell'ecosistema nelle zone marine;
    entro il 18 settembre 2016 gli Stati membri devono recepire la direttiva nella legislazione nazionale e individuare l'autorità competente incaricata di attuare la pianificazione dello spazio marittimo;
    entro il 2021 gli Stati membri sono tenuti ad elaborare i rispettivi piani di gestione dello spazio marittimo, che dovranno essere conformi ai requisiti minimi stabiliti dalla direttiva; i contenuti e le strategie dei piani di gestione dello spazio marittimo potranno però essere adattati alle priorità economiche, sociali e ambientali nonché agli obiettivi delle politiche settoriali nazionali e ai principi dell'ordinamento di ciascuno Stato membro dell'Unione europea;
    la valorizzazione della risorsa «mare» e la tutela del suo patrimonio pone con urgenza la questione dello status giuridico delle acque del Mediterraneo. Nel quadro di una gestione comune dello spazio mediterraneo, il nostro Paese potrebbe infatti assumere, stante la sua posizione geografica e specie se in un regime di acque internazionali (alto mare), la regia di una politica mediterranea finalizzata allo scambio e alla cooperazione, ponendosi quale interlocutore privilegiato tra i Paesi della sponda nord e della sponda sud del Mediterraneo. Il primo passo in tale direzione consisterebbe senz'altro nella piena realizzazione delle potenzialità dell’«economia blu», attuata nel più ampio quadro della politica marittima integrata dall'Unione europea. Ciò implica l'integrazione dei diversi comparti del settore marittimo (pesca e acquacoltura, biodiversità marina, energia e minerali marini, trasporti e portualità, difesa e sicurezza) in una governance unitaria, che coinvolga tutti gli operatori del mare in una visione politica e strategica comune. In termini più ampi, occorre ripensare la politica marittima nazionale nel suo complesso e mettere a punto una strategia regionale onnicomprensiva – volta tanto all'utilizzo sostenibile delle risorse quanto a favorire la stabilizzazione del Mediterraneo – nell'ambito della quale l'Italia possa, attraverso la valorizzazione delle esperienze, delle conoscenze e degli investimenti conseguiti negli anni passati, assumere il suo naturale ruolo di guida e di punto di riferimento per gli altri Paesi mediterranei e per l'Unione europea nell'area;
    il gruppo parlamentare del Partito Democratico ha elaborato e concorso ad approvare in sede di esame della manovra 2016 importanti norme per rivoluzionare il modo di fare pesca e per il rilancio delle politiche per la pesca nel Mediterraneo, tra cui, in particolare:
     proroga e rifinanziamento del programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura;
     estensione alle imprese della pesca e dell'acquacoltura degli interventi di ISMEA a garanzia di finanziamenti, come già previsto per le imprese agricole;
     credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nelle regioni del Mezzogiorno fino al 31 dicembre 2019 anche per le imprese attive nella produzione, trasformazione e commercializzazione agricola primaria, della pesca e dell'acquacoltura;
    l'intenso lavoro del Gruppo parlamentare del PD ha lo scopo di valorizzare e sviluppare tutti i settori che operano nell'ambito dell’«economia del mare» in primis la pesca – allo scopo di far riconquistare – ai pescherecci italiani – un ruolo di primo piano rispetto ad altre flotte del Mediterraneo,

impegna il Governo:

   ad assumere le iniziative di competenza per recepire nell'ordinamento nazionale – entro il 18 settembre 2016 – la direttiva 2014/89 del Parlamento europeo sulla pianificazione dello spazio marittimo (PSM), opportunamente coinvolgendo – nella fase di elaborazione della normativa nazionale – le associazioni della pesca e dell'acquacoltura;
   a individuare al più presto l'autorità competente incaricata di attuare la pianificazione dello spazio marittimo;
   a valutare l'opportunità di rafforzare il coordinamento delle funzioni attribuite alle diverse amministrazioni afferenti al settore marittimo (trasporti e portualità – affidate al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, pesca e acquacoltura – affidate al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, tutela della biodiversità – affidate al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, estrazioni minerarie sottomarine ed energia – affidate al Ministro dello sviluppo economico) per meglio garantire la funzione di presidio, controllo e tutela, anche ambientale, e di contrasto alla pesca illegale.
(1-01340) «Venittelli, Oliverio, Tullo, Borghi, Sani, Sbrollini, Falcone, Rostellato, Crivellari, Covello, Anzaldi, Tartaglione, Giuliani, Terrosi, Patriarca, Rubinato, De Menech, Vico, Antezza, Amato, Carrescia, Arlotti, Morani, Minnucci, Lodolini, Giampaolo Galli, Carrozza, Moscatt, Mognato, Capozzolo, Zanin, Basso, D'Incecco, Pinna».