• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/01875 a seguito della campagna di misurazioni effettuata dal Centro nazionale delle ricerche in accordo con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è emerso che le acque...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01875presentato daZARDINI Diegotesto diMercoledì 15 gennaio 2014, seduta n. 152

ZARDINI e D'ARIENZO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
a seguito della campagna di misurazioni effettuata dal Centro nazionale delle ricerche in accordo con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è emerso che le acque superficiali di 13 comuni della provincia di Verona (Arcole, Veronella, Zimella, Albaredo d'Adige, Cologna Veneta, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Roveredo di Guà, Legnago, Boschi Sant'Anna, Bevilacqua e Terrazzo), come pure di altre realtà limitrofe delle province di Vicenza e Padova (in tutto 30 comuni), sono interessate da livelli di inquinamento di diversa entità da sostanze perfluoro-alchiliche (Pfoa), composti utilizzati principalmente per rendere resistenti ai grassi e all'acqua vari materiali come tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, utilizzati nell'industria conciaria diffusissima in quella realtà territoriale;
oltre ai controlli del caso, la regione Veneto, che ha anche istituito una specifica commissione tecnica interdisciplinare, attraverso il dipartimento regionale prevenzione ha richiesto un parere all'istituto superiore di sanità sulle possibilità di rischio per la popolazione;
la situazione è monitorata dalle Ulss coinvolte (5 Ovest Vicentino, 6 di Vicenza, 17 di Este, 20 di Verona e 21 di Legnago) con il coordinamento regionale ed un supporto a livello centrale da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell'istituto superiore di sanità;
nonostante il pericolo, pare che non sia chiaro quale sia il livello di nocività dell'acqua ovvero sembrerebbe che in Italia non esista ancora una normativa che stabilisce un limite ad hoc in questi casi. Nel dettaglio, come si legge dalla stampa locale, nel bacino idrografico Agno-Fratta la concentrazione delle sostanze in questione superava i 1.000 o addirittura i 2.000 nanogrammi per litro (ng/l), quando l'Istituto superiore di sanità individua in 300 nanogrammi per litro la concentrazione tollerabile, considerando un'esposizione per tutta la vita a queste sostanze;
l'unica precauzione suggerita dall'Istituto superiore di sanità, dopo la rassicurazione sull'assenza di un pericolo immediato per la popolazione, è stata quella di trattare le acque in quanto non è possibile escludere un rischio potenziale per la salute assumendo la sostanza in concentrazioni per lunghi periodi;
pertanto, a scopo cautelativo la regione Veneto ha dato indicazione agli enti gestori di installare sistemi di trattamento/impianto di filtraggio a carboni attivi delle acque per l'abbattimento sostanziale delle concentrazioni degli inquinanti presenti. Per la falda di Almisano di Lonigo (Vicenza), da dove i comuni interessano pescano l'acqua, a ciò ha provveduto la società «Acque Veronesi», ente gestore. Ciò ha comportato la riduzione (con alterni risultati) delle concentrazioni delle sostanze in questione;
sembrerebbe che la fonte dell'inquinamento sia stata individuata: si tratta della ditta chimica «Miteni spa» di Trissino, Vicenza, che scarica nel depuratore del comune vicentino e, quindi, nel più grande depuratore di Montebello Vicentino gestito dal Consorzio Arica;
tutto questo sta creando diffusi timori, tanto che a Legnago (Verona), la decisione da parte dell'amministrazione comunale di sostituire le bottigliette di acqua minerale con acqua naturale cosiddetto «del sindaco» dell'acquedotto nelle mense scolastiche è stata avversata dai genitori ed è stata, per questo, successivamente riesaminata e cancellata;
il 12 agosto 2013 il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno adottato la direttiva 2013/39/UE che modifica le direttive 2000/60/CE e 2008/105/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque;
tale direttiva inserisce nella tabella degli standard di qualità ambientale (SQA) al numero 35, l'acido perfluorottanosolforico e derivati (PFOS) tra le sostanze identificate a pericolosità prioritaria e fissa un limite di concentrazione massima pari a 65 ~g da raggiungere negli Stati membri entro il 2027;
sarebbe auspicabile un coinvolgimento del Governo nel monitoraggio in corso –:
se non ritengano urgente e improcrastinabile:
ogni possibile azione positiva, di stimolo e di condivisione con la regione del Veneto e l'Istituto superiore di sanità, affinché si giunga ad una soluzione in tempi brevi della vicenda che sta creando diffusi timori tra la popolazione residente nelle zone interessate;
ogni iniziativa di competenza al fine di colmare al più presto il vuoto legislativo fissando i limiti di potabilità nei casi della specie. (5-01875)