• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/09467    dal 12 agosto 2016 il Ministero dell'economia e delle finanze, grazie al proprio 4,024 per cento è il primo azionista del Monte dei Paschi di Siena; lo è diventato per effetto della...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-09467presentato daCIPRINI Tizianatesto diMercoledì 14 settembre 2016, seduta n. 672

   CIPRINI, TRIPIEDI, CHIMIENTI, COMINARDI, DALL'OSSO e LOMBARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   dal 12 agosto 2016 il Ministero dell'economia e delle finanze, grazie al proprio 4,024 per cento è il primo azionista del Monte dei Paschi di Siena; lo è diventato per effetto della discesa di Fintech che ha dimezzato la propria partecipazione passando dal 4,5 al 2,242 per cento;
   come si apprende da Il Sole 24 Ore del 13 agosto 2016, l'istituto si troverà a dover affrontare richieste danni per 283 milioni di euro; richieste avanzate da diversi soci in buona parte per presunte falsità nei prospetti informativi degli aumenti di capitale realizzati a partire dal 2008;
   tra le richieste più rilevanti c’è quella proposta dal gruppo Coop Centro Italia che ha deciso di citare in giudizio Mps, poiché ritiene sostanzialmente non rappresentativi della realtà i documenti relativi agli aumenti di capitale 2008, 2011 (gestione Mussari-Vigni) e del 2014 così reclamando danni per complessivi 137,1 milioni di euro;
   come ha evidenziato Fabio Pavesi su Il Sole 24 Ore del 14 agosto 2016 «Ora che il disastro è di fatto compiuto, si chiedono i danni... Investimento che, come è noto, per tutti gli azionisti è stato di fatto bruciato. E che quell'investimento sia stato gravoso lo dicono i numeri. Buona parte delle perdite per 100 milioni cumulate dalla Cooperativa dal 2012 al 2014 sono frutto delle svalutazioni proprio delle azioni Mps. Solo nel 2014 le azioni della banca senese in portafoglio sono state svalutate per 67 milioni. E in totale dal 2012 al 2014 le rettifiche finanziarie hanno superato i 140 milioni, azzerando di fatto la redditività industriale. Ma quel che non si dice nella richiesta danni è che Coop Centro Italia non era solo azionista Mps, è stata per molto tempo anche debitrice della banca. Una sorta di doppio ruolo azionista e cliente che si è visto ahimè in molte situazioni di crisi bancarie dove gli interessi del socio e del cliente si sovrapponevano in un dubbio gioco di interessi confliggenti. La Cooperativa nel 2014 aveva in corso mutui con Mps Capital Service per 13 milioni, con scadenza 2020. E altri 32 milioni di mutuo con Banca Toscana (sempre del gruppo Mps), con scadenza al 2018. Nel corso del 2015, come si legge nel bilancio, la Coop Centro Italia rimborsa anticipatamente il mutuo da 32 milioni, ma tra i debiti spunta un nuovo mutuo fresco con Mps capital service da 65 milioni. A fine 2015, quindi, tra vecchi e nuovi prestiti l'esposizione verso la banca senese complessiva ammonta a 78 milioni. È quasi la metà dell'intera esposizione bancaria della cooperativa. Vien da chiedersi se il dazio amaro pagato dall'ingresso nel capitale della banca come azionista sia stato in parte compensato da tassi di favore sui mutui. Non sarà capitato certamente ma quel ruolo scomodo di socio e importante cliente non è da sottovalutare»;
   il prestito sociale, come è noto, costituisce una forma di autofinanziamento della società cooperativa, che si concretizza nell'apporto, da parte dei soci persone fisiche, di capitali rimborsabili, solitamente a medio e a breve termine, per il conseguimento dello scopo mutualistico e per la realizzazione dell'oggetto sociale;
   il prestito sociale vale per l'universo delle cooperative italiane quasi 11 miliardi di euro, tuttavia non è tutelato da adeguati fondi di garanzia, non essendo le cooperative riconosciute come enti dediti alla raccolta ed alla gestione del risparmio, attività riconosciuta ad enti come banche e SGR (società di gestione del risparmio), e non potendo quindi aderire al fondo di garanzia interbancario a tutela del deposito;
   in Friuli-Venezia Giulia, i soci prestatori hanno perso parte dei fondi investiti, a seguito della crisi di ben 2 cooperative: la Coop Operaie di Trieste, con 17.000 risparmiatori e 103 milioni di euro di prestito sociale, e più recentemente la Coop Ca, fallita a dicembre 2015, con 3.000 soci prestatori e circa 27 milioni di prestito sociale;
   come riportato da alcuni articoli di stampa e, recentemente, dalla trasmissione televisiva «Report» di Rai 3 dell'8 maggio 2016, il prestito sociale, che per sua natura dovrebbe finanziare l'attività, commerciale, viene investito dalle grandi cooperative del consumo (le cosiddette Coop) in buona misura in titoli finanziari. Viene, inoltre, depositato, in libretti sui quali il socio Coop può addebitare il conto della spesa oppure dai quali può prelevare giornalmente denaro, come si trattasse di un normale conto corrente bancario. In alcuni punti vendita, come documentato dal servizio di «Report», persino tramite un servizio bancomat;
   pare quindi del tutto evidente agli interroganti che alcune cooperative svolgono servizi assimilabili a quelli prestati da veri e propri sportelli bancari, pur non essendo sottoposte alla stessa vigilanza delle banche e senza offrire le garanzie previste per i depositi bancari fino ai 100.000 euro, per generare profitti da operazioni finanziarie dei cui rischi i soci prestatori sono presumibilmente poco consapevoli;
   persino la Banca d'Italia, con il documento di consultazione «Disposizioni di vigilanza – Raccolta del risparmio dei soggetti diversi dalle banche» del novembre 2015, nell'intento dichiarato «di rafforzare i presidi normativi, patrimoniali e di trasparenza a tutela dei risparmiatori che prestano fondi a soggetti diversi dalle banche», anche in considerazione delle problematiche emerse in occasione di alcuni episodi di crisi d'impresa, ha specificato che «la raccolta dei soggetti non bancari non solo non deve essere a vista ma neppure può essere pubblicizzata come tale o con altre espressioni contrastanti con il chiaro disposto dell'articolo 11 TUB»;
   l'ordinamento attribuisce alla Banca d'Italia esclusivamente compiti regolamentari e non anche poteri di verifica del rispetto delle norme in materia di raccolta dei soggetti diversi dalle banche. Qualora, nell'esercizio dell'attività di vigilanza bancaria e finanziaria oppure a seguito di esposti, la Banca d'Italia venga a conoscenza di possibili violazioni normative, che possano integrare fattispecie di reato (in particolare, l'abusiva attività di raccolta del risparmio), la stessa ne dà comunicazione all'autorità giudiziaria competente;
   la mancata autorizzazione alla raccolta ed alla gestione del risparmio non sottopone le cooperative ad attività di vigilanza da parte della Banca d'Italia, né richiede maggiori obblighi di trasparenza in termini di informativa contabile;
   eppure come rivela Fabio Pavesi su Il Sole 24 Ore del 14 agosto 2016 «L'incidente di Coop Centro Italia non è né un caso isolato, né un'eccezione. Rappresenta la regola per il sistema delle cooperative italiane, che fanno della finanza un business parallelo a quello tipico del loro mandato naturale, quello delle catene di supermercati... Del resto è l'intero sistema delle Cooperative di consumo italiano ad aver scelto la strada della finanza, spesse volte arrischiata o meglio indotta da intrecci politico-corporativi come proprio modus vivendi. Più che supermercati grandi holding finanziarie... Negli ultimi 5 anni, come ancora documenta R&S Mediobanca, l'intero sistema delle Coop ha realizzato proventi dalla finanza per oltre un miliardo, ma ha subito svalutazioni (perdite) sempre dalla finanza per ben 814 milioni. Il saldo positivo è quindi alla fine ben poca cosa. Bastava investire in un fondo bilanciato, anziché in banche politicamente contigue, per avere ritorni ben più elevati e con meno rischio»;
   la Costituzione, all'articolo 45, riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata assicurando con legge gli opportuni controlli, il carattere e le finalità e, all'articolo 47, incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme disciplinando e controllando l'esercizio del credito –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
   se non ritengano opportuno assumere un'iniziativa normativa, per quanto di propria competenza, diretta a disciplinare con maggiore chiarezza i casi nei quali le attività descritte possano essere consentite, nonché aggravando, a tutela dei risparmiatori, le sanzioni in caso di violazione della medesima normativa;
   quali iniziative urgenti di competenza intendano intraprendere, anche di tipo ispettivo, nei confronti della Coop Centro Italia e delle altre cooperative, a tutela dei risparmiatori, del risparmio e del credito, per vigilare che non sia svolta dalle cooperative con ampia base sociale attività non conforme alle norme tramite i servizi offerti e connessi alla raccolta dei prestiti dai soci. (5-09467)