Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
S.4/06343 AMIDEI, PICCOLI, BERTACCO, MARIN, FLORIS - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca - Premesso che:
in riferimento alle ampie discussioni in corso sull'esito della...
Atto Senato
Interrogazione a risposta scritta 4-06343 presentata da BARTOLOMEO AMIDEI
giovedì 15 settembre 2016, seduta n.680
AMIDEI, PICCOLI, BERTACCO, MARIN, FLORIS - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca - Premesso che:
in riferimento alle ampie discussioni in corso sull'esito della riforma dei conservatori, in ambiti sia musicali sia istituzionali, un aspetto fondamentale non considerato è che, forse, non vi è stato il necessario approfondimento tecnico in riferimento alla presenza o meno di corsi preaccademici nel futuro assetto degli istituti;
si tratterebbe di una questione non burocratica, ma sostanziale e complessa, sia dal punto di vista didattico-professionale, sia per le vaste implicazioni e conseguenze, che una tale scelta può comportare sulla permanenza dei conservatori medio-piccoli;
l'interrogante, con precedente atto di sindacato ispettivo, 4-05571, tuttora senza risposta, aveva già denunciato, in data 31 marzo 2016, l'annosa questione relativa ai conservatori italiani, per sapere se le bozze circolanti di riforma incidessero, anche, sulla geografia degli stessi, riducendoli sia di numero sia di ubicazione;
uno dei punti di forza e di distinguo dei conservatori italiani, rispetto a quelli degli altri Paesi, è determinato dal fatto che vi è una visione unitaria dell'insegnamento della musica, che accompagna così lo studente, dall'infanzia all'Università, in un contesto professionale con caratteristiche di "artigianato";
risulta evidente, però, che, sia la scuola media ad indirizzo musicale, sia il liceo musicale, non possono sostituire il conservatorio, ai fini di una formazione veramente professionale, perché hanno finalità completamente diverse; altrettanto notorio dovrebbe essere il fatto che non ci sono istituzioni alternative, che possano sostituire i conservatori nei corsi preaccademici;
difatti, uno dei punti sui quali si equivoca è rappresentato dalla fascia d'età fra gli 8 ed i 14 anni (prima fascia dei corsi preaccademici), che viene erroneamente associata alle scuole inferiori primarie e secondarie e quindi, secondo alcuni, potrebbe compromettere la dimensione "universitaria" del conservatorio; in realtà, non sarebbe l'età il parametro da considerare, ma la natura dell'insegnamento impartito, che è già professionale, sin dall'inizio;
sulla base del medesimo motivo, tali corsi andrebbero affidati a docenti di ruolo, di provata esperienza e professionalità, e non a studenti appena diplomati, retribuiti a cottimo, senza una formazione consona alle spalle;
un ulteriore aspetto da considerare è rappresentato dalla discontinuità didattica e professionale, che si verrebbe a creare, estromettendo i preaccademici dai conservatori; proprio la presenza di una visione unitaria dell'insegnamento professionale della musica è sempre stato uno dei punti di forza dei conservatori italiani, che è carente all'estero, ma che in alcuni Paesi, quali la Francia, sta per essere ripreso dai vecchi modelli italiani;
inoltre, un altro genere di implicazioni e conseguenze, che l'eliminazione dai conservatori dei corsi preaccademici potrebbe portare, è rappresentata dal fatto che buona parte degli istituti medio-piccoli verrebbero declassati, o accorpati ad altri, o chiusi, perché non deterrebbero un numero sufficiente di allievi;
da notizie in possesso dell'interrogante, la chiusura, il declassamento o l'accorpamento della maggior parte dei conservatori, in nome dei cosiddetti "politecnici delle arti", oltre ad annullare o danneggiare le complesse relazioni culturali che ogni conservatorio ha con il proprio territorio, danneggerebbe l'immagine complessiva dell'Italia, che è ancora oggi famosa nel mondo per la sua storia musicale, e verrebbe inoltre distrutta, o compromessa, anche l'identità culturale di molte realtà "locali";
altresì, una visione centralistica, come quella attuale francese o americana, è estranea alle caratteristiche "italiane" istituzionali e storiche, nonché dimostra scarsa o non adeguata conoscenza, da parte dei riformatori, della storia musicale dell'Italia e una scarsa o nulla considerazione dei guasti, che si avrebbero nella didattica e nello studio di uno strumento;
infine, la salvaguardia di un sano "localismo", tipicamente italiano, permette, ancora oggi, una presenza diffusa nel territorio di istituzioni musicali di alto livello, ma dalla struttura agile e relativamente semplice. I conservatori italiani rappresentano una istituzione storica, in alcuni casi secolare, di alto livello nell'insegnamento professionale della musica e di produzione artistica, fortemente legata alla propria ubicazione, alla propria identità e al proprio passato;
a giudizio dell'interrogante, la maggior parte dei conservatori medio-piccoli favoriscono i rapporti internazionali attraverso la presenza di studenti stranieri, che portano indotto nelle città medio-piccole e le fanno conoscere all'estero, collaborazioni istituzionali con le più importanti istituzioni straniere, programmi "Erasmus", "Socrates", nonché attraverso la presenza di numerosi docenti di fama internazionale che in caso di chiusura lascerebbero il nostro Paese;
considerato che:
in seguito a quanto dichiarato dal Ministro in indirizzo, Stefania Giannini, nel corso dell'audizione presso la 7a Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport) del Senato della Repubblica, in data 21 giugno 2016, si vorrebbe porre nuovamente l'attenzione sulla questione del precariato nel conservatorio (decreto-legge n. 104 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 128 del 2013), affinché si giunga rapidamente ad una risoluzione dell'annosa problema dei precari con immissione in ruolo, secondo la disponibilità, delle cattedre vacanti;
oltre a ciò, gli insegnanti che sono ricompresi nella graduatoria della legge n. 128 del 2013, dovrebbero avere la precedenza, anche rispetto all'eventuale inserimento dei docenti degli istituti pareggiati nei ruoli dei conservatori, poiché questi ultimi hanno prestato servizio come supplenti, selezionati con procedure spesso diverse e non conformi con quelle nazionali statali dei conservatori. In caso contrario, si rischierebbe di dar luogo ad una disparità di trattamento a tutto svantaggio di coloro che sono "reduci" dalle procedure nazionali statali di durata pluridecennale sul reclutamento dei precari, e a tutto vantaggio di coloro che hanno seguito percorsi diversi da quelli che il Parlamento ha stabilito per i docenti precari dei conservatori italiani nell'ultimo ventennio;
il precariato generato dalla citata legge andrebbe sanato, prima di porre in essere qualsiasi altra questione relativa alla riforma dei conservatori o al riordino degli istituti pareggiati; in tal caso, si concretizzerebbe un segno di serietà e di onestà, nei confronti dei musicisti, per il danno professionale e personale arrecato loro, e visto che tale situazione è in flagrante contrasto con l'ordinamento dell'Unione europea, che non consente un precariato continuativo superiore ai 3 anni;
se si dovesse dar seguito all'immissione in ruolo dei precari di istituti privati o pareggiati (o comunque non statali) senza aver sostenuto un concorso, senza alcuna procedura statale di reclutamento, e senza neanche verificare se si tratta veramente di musicisti, ci si troverebbe di fronte ad una clamorosa disparità di diritti;
tutto ciò si va ad aggiungere alla disparità di diritti e trattamento che si è determinata tra i precari del decreto-legge n. 97 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004 (definiti già nel 2014 dal Ministro in indirizzo quali "storici" per motivi o con criteri a tutt'oggi mai spiegati, immessi in ruolo anch'essi senza concorsi e senza particolari procedure) e quelli "non storici" del decreto-legge n. 104 del 2013, dei quali pure non è stata data spiegazione del perché non siano "storici";
tale ultima situazione accentua ulteriormente il contrasto tra Governo e Parlamento da una parte, e la Costituzione dall'altra, dove uno dei principi fondamentali è quello che sancisce l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e alle istituzioni, nonché il rispetto e l'uguaglianza dei diritti di soggetti che si trovano a parità di condizioni, o addirittura in condizioni di maggiori diritti, e che vengono poi discriminati tra loro;
risulta evidente che, se dovesse essere attuato quanto dichiarato dal Ministro in indirizzo, nel corso della predetta audizione, ci si troverebbe, in aggiunta alle tante cause e ricorsi collettivi già in essere, con ulteriori situazioni di conflittualità, che si ripercuoterebbero anche su un piano politico-istituzionale più profondo,
si chiede di sapere:
quali orientamenti il Ministro in indirizzo intenda esprimere, in riferimento a quanto esposto in premessa, e, conseguentemente, quali iniziative voglia intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per porre rimedio all'annosa questione che vede, da un lato, colpiti i conservatori italiani e, dall'altro, i docenti, che in questi ultimi vi insegnano o vi vorrebbero insegnare;
se corrisponda al vero che vi sia l'intenzione di ridisegnare la geografia degli istituti musicali con tutte le conseguenze a giudizio degli interroganti nefaste che ciò comporterebbe;
per quali ragioni, in questo periodo di grave e perdurante congiuntura economica, si vogliano ridurre di numero i conservatori italiani, da sempre fiore all'occhiello della nostra cultura ed eccellenze territoriali da valorizzare;
se ritenga di dover procedere, con tutti gli strumenti a disposizione, all'immissione in ruolo dei docenti, che sono ricompresi nella graduatoria di cui alla legge 8 novembre 2013, n. 128;
se non trovi inopportuna l'immissione in ruolo dei precari di istituti privati o pareggiati, senza che abbiano sostenuto un concorso e senza alcuna procedura statale di reclutamento, a discapito dei precari statali ricompresi nelle graduatorie di merito, ma ancora in attesa di inserimento definitivo.
(4-06343)