• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/01516 RANUCCI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze - Premesso che: Poste italiane, a seguito della liberalizzazione...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-01516 presentata da RAFFAELE RANUCCI
martedì 21 gennaio 2014, seduta n.170

RANUCCI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze - Premesso che:

Poste italiane, a seguito della liberalizzazione del mercato, ha ampliato sempre più l'area delle sue attività nel settore bancario e assicurativo, nella logistica e nell'offerta di nuovi prodotti;

quello che per molto tempo è stato considerato una sorta di "carrozzone" pubblico, strutturalmente inefficiente ed inquinato da clientelismo, è divenuto un gruppo polivalente con i conti in attivo e un crescente dinamismo;

nel dicembre 2013, il Governo ha annunciato la decisione di privatizzare Poste italiane sino al 40 per cento del capitale dell'ente, rimasto sino ad oggi di totale proprietà dello Stato; sarebbe emersa l'ipotesi di riservare una quota ai dipendenti e la possibilità per un loro rappresentante di partecipare alla governance della società e questo in linea con quanto già avviene nella Deutsche Post e in altri analoghi enti europei in cui lo Stato ha mantenuto il controllo azionario;

secondo quanto si apprende dagli organi di stampa, il processo di privatizzazione dovrebbe cominciare nell'estate 2014 e la vendita sarà di una sola quota di minoranza di Poste italiane, mentre le controllate BancoPosta e Poste Vita non saranno sul mercato: dunque, i titolari di conti correnti BancoPosta, di libretti postali di risparmio, di buoni fruttiferi e di assicurazioni, non diverranno clienti di società "private". Verrà messo sul mercato il 30-40 per cento delle azioni di Poste italiane, di cui almeno la metà riservata agli investitori istituzionali: si confermerebbe, quindi, la volontà dello Stato di mantenere il controllo del gruppo facendo solo entrare nuovi soci. Anche i dipendenti del gruppo diventerebbero soci in quanto verrà data loro, a titolo gratuito, una quota tra il 2 e il 5 per cento delle azioni;

considerato che:

la holding Poste italiane ha un valore stimato tra 10 e 12 miliardi e, nel 2012, la capogruppo ha fatto segnare un utile pari a un miliardo di euro;

per una buona riuscita dell'operazione di privatizzazione, ci sono due elementi da considerare sulla profittabilità dell'investimento e dunque per incentivare all'acquisto delle azioni: la Cassa depositi e prestiti, che, tramite convenzione con Poste italiane, gestisce i libretti ed i buoni fruttiferi postali, è parte importante del risparmio gestito in Italia, nonché delle entrate del gruppo, e i servizi postali sono chiaramente il core business di Poste italiane, ma la qualità delle comunicazioni, della consegna della posta e delle spedizioni lascia spesso a desiderare ed occorre che tali servizi siano migliorati, sia per maggior appeal e profittabilità dell'investimento, sia per la soddisfazione degli utenti,

si chiede di sapere:

quali siano i reali intendimenti in merito al processo di privatizzazione;

se il Governo non ritenga opportuno fornire maggiori e dettagliati chiarimenti circa l'iter e la tempistica di tale progetto;

se e come un modello di riferimento simile a quello tedesco potrebbe venire mutuato vantaggiosamente nel nostro Paese, al fine di migliorare l'espletamento dei servizi agli sportelli degli uffici postali per le quotidiane pratiche correnti degli utenti;

se sia auspicabile che, una volta andato in porto il progetto di associare i rappresentanti dei lavoratori alla governance di Poste italiane, quest'iniziativa abbia un seguito anche in altri settori.

(4-01516)