• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/09560    PeaceLink è un'associazione di volontariato dell'informazione che dal 1992 offre un'alternativa ai messaggi proposti dai grandi gruppi editoriali e televisivi. PeaceLink collabora con...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-09560presentato daTRIPIEDI Davidetesto diVenerdì 23 settembre 2016, seduta n. 678

   TRIPIEDI, COMINARDI, CIPRINI, PETRAROLI, CHIMIENTI, DALL'OSSO, PESCO, ALBERTI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, DE ROSA, BUSTO e CASTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   PeaceLink è un'associazione di volontariato dell'informazione che dal 1992 offre un'alternativa ai messaggi proposti dai grandi gruppi editoriali e televisivi. PeaceLink collabora con associazioni di volontariato, insegnanti, educatori ed operatori sociali che si occupano di pace, nonviolenza, diritti umani, liberazione dei popoli oppressi, rispetto dell'ambiente e libertà di espressione. Tutti i volontari dell'associazione svolgono il loro lavoro a titolo puramente gratuito;
   in data 14 settembre 2016 è stato presentato in conferenza stampa il dossier divulgativo redatto da Peacelink «Non toccate quelle polveri», riguardante le polveri industriali che ricadono sulla città di Taranto. Il dossier illustra l'impatto che hanno le polveri inquinati derivanti dall'Ilva sull'ambiente e sulla popolazione locale;
   l'introduzione del dossier di Peacelink illustra la differenza tra le polveri rosse e quelle nere che si depositano in grandi quantità sulla città tarantina, facilmente rinvenibili su balconi e finestre delle abitazioni. Le polveri rosse si trovano nelle zone a ridosso dell'Ilva e sono in prevalenza provenienti dal parco minerali dell'azienda che hanno un'estensione di circa cento campi di calcio. Le polveri nere ricadono in grande quantità sul quartiere Tamburi, anch'esso a ridosso dell'azienda, arrivando sino ai quartieri più distanti della città;
   a differenza delle polveri rosse, quelle nere risultano essere attratte dai magneti. Ciò è dovuto al fatto che nel processo produttivo il minerale di ferro modifica le sue caratteristiche fisico-chimiche e, proprio per tale motivo, viene attirato dai magneti a differenza delle polveri rosse. Una parte del minerale di ferro si trasforma in magnetite. Tale magnetismo mostra che le polveri nere sono frazioni attribuibili al processo produttivo e di combustione dell'acciaieria. Ciò comporta una tossicità molto più elevata rispetto a quella attribuibile alle polveri rosse. Nel dossier, la polvere nera viene classificata come «polvere mortale che contiene una vasta schiera di sostanze tossiche, dalle diossine ai metalli pesanti, passando per gli IPA»;
   entrambi i generi di polveri sopraindicate, classificate come «grossolane», non vengono rilevate dalle centraline di misurazione dell'inquinamento la cui gestione è affidata all'ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente). Questo perché le centraline misurano solo le polveri sospese con diametro di 10 millesimi di millimetro, più comunemente conosciute con la sigla di PM10. Ciò comporta che dalle misure superiori al PM10, non vengano più intercettate;
   le polveri in sospensione nella città di Taranto che si possono in maniera evidente inalare, ingerire o percepire facilmente ad occhio nudo, arrivano sino al PM76;
   vi sono poi le polveri classificate come sottilissime, più conosciute con il termine di nanoparticelle o nanopolveri, non visibili all'occhio umano e ben più dannose rispetto a quelle grossolane. Le nanopolveri hanno dimensione nanometrica il cui diametro medio è ritenuto compreso indicativamente fra 0,2 e 100 nm. Il dossier specifica che Taranto è satura anche di queste polveri, prodotte dall'Ilva nel corso di decenni a causa dei processi di combustione ad altissime temperature, che sfuggono alle misurazioni esattamente come succede per quelle più grandi;
   esistono numerose ricerche condotte intorno ad inceneritori di rifiuti, grandi produttori di nanopolveri, riguardanti le malattie cardiovascolari e dell'apparato respiratori e da questi originate;
   i numerosi studi sulle nanopatologie confermano l'elevata pericolosità delle nanoparticelle sulla salute umana. Nel dettaglio, il particolato di dimensioni inferiori al PM1 si introduce nel corpo umano per inalazione oppure per ingestione. Per inalazione, viste le dimensioni estremamente piccole, le nanopolveri inorganiche giungono con estrema facilità agli alveoli polmonari e da qui si trasferiscono, in breve, nel sistema circolatorio. Sempre a causa delle ridotte dimensioni, le nanopolveri hanno la capacità di introdursi all'interno delle cellule del sangue. Veicolate da queste ultime, le nanopolveri sono libere di circolare ovunque vi sia passaggio di sangue all'interno del corpo umano, tessuto cerebrale ed organi compresi. In molti casi, le nanoparticelle vanno a depositarsi. Riconosciute dal sistema immunitario come corpi da eliminare, nell'impossibilità di poterlo fare a causa della loro composizione insolubile, non biocompatibile e non biodegradabile, impossibili da espellere dall'organismo tramite feci, urina o, comunque, organi emuntori, vengono «isolate» con tessuto che promuove condizioni di infiammazione a bassa intensità. Ciò può comportare la formazione di evidenze epidemiologiche che associano l'esposizione di particolato fine e ultrafine con l'aumento del rischio di malattie tumorali, cardiovascolari, respiratorie, pneumoconiosi in genere (asbestosi, silicosi, talcosi, e altro), mesoteliomi nelle sue forme pleuriche e peritoneali;
   nelle perizie consegnate alla magistratura di Taranto nel 2012, viene indicato un «aumentato rischio di morte per cause cardiovascolari e respiratorie e per cancro polmonare parallelo all'esposizione nel corso della vita alla componente particolata dell'inquinamento atmosferico». Ad essere colpiti sono soprattutto i bambini, più esposti all’«insorgenza di asma e allergie»;
   gli effetti sulla salute della popolazione di Taranto sono stati confermati dagli studi presentati al congresso internazionale di epidemiologia ISEE, tenutosi a Roma a settembre 2016. In detti studi si specifica che «l'esposizione a PM10 primario di origine industriale (in grande prevalenza proveniente dalle sorgenti convogliate del complesso siderurgico) è associata in modo coerente con un aumento della mortalità complessivo e con la mortalità e morbosità per cause cardiovascolari (in particolare la malattia ischemica), respiratorie, neurologiche e renali»;
   nel dossier, PeaceLink accusa il Centro salute e ambiente di Taranto, ente della regione Puglia, di non aver effettuato la cosiddetta «speciazione» delle polveri, ossia lo studio di tutte le problematiche legate al particolato inquinante sopraindicato. L'associazione, a tal proposito, denuncia che «a Taranto c’è un'emergenza sanitaria costituita da migliaia di tonnellate di polveri di cui non è stata studiata la tossicità e che sono rimaste “invisibili”». E aggiunge che quelle polveri «vengono spazzate, lavate, raccolte, toccate senza che siano fornite indicazioni sanitarie e precauzionali esplicite sulla loro manipolazione e sulle modalità del loro smaltimento»;
   il dossier si chiude con la richiesta dei redattori, rivolta ad ARPA e ASST, di ottenere una perizia completa sulle polveri che ricadono sulla città di Taranto, in maniera tale che ogni cittadino possa utilizzarla, rivalendosi nelle sedi competenti, per applicare a ragion veduta il principio del «chi inquina paga» senza dover affrontare a proprie spese il compito di un accertamento tecnico sull'origine e sulla composizione fisico-chimica delle polveri considerate;
   gli interroganti tengono a precisare che il decreto legislativo n. 155 del 2010 considera, come particolato inquinante più piccolo, il PM2,5 e non, come sarebbe più opportuno fare per quanto spiegato sopra, quello più piccolo di tale diametro, perché più dannoso alla salute umana. Va da sé che le particelle più dannose risultano essere, appunto, quelle inferiori ai 2,5 μm, ma stabilendo per legge come limite minimo rilevato il PM2,5 vengono autorizzate industrie o inceneritori che producono grandi quantità di particolato ultra fine, ad inquinare «a norma di legge» in modo molto dannoso per la salute umana, in maniera del tutto indisturbata e del tutto incontrollata –:
   per tutto quanto indicato in premessa, se il Governo abbia allo studio iniziative volte a modificare le normative vigenti sopraindicate, al fine di valutare l'abbassamento delle dimensioni di grandezza minima delle polveri inquinanti, ad oggi stabilito in 2,5 μm, alle misure inferiori a 1 μm;
   se e quali iniziative abbia previsto affinché venga rilevato, dalle stazioni di misurazione esistenti, il particolato inferiore ad 1 μm, che, come ampiamente spiegato in premessa, risulta essere il più dannoso per la salute umana;
   quali iniziative di competenza intenda assumere per migliorare nello specifico la situazione ambientale e di salute dei cittadini della città di Taranto e delle zone immediatamente limitrofe colpite dalla problematica dell'inquinamento provocato dalle aziende chimiche del polo industriale site nel capoluogo di provincia pugliese, tenendo in considerazione anche i fattori di elevato rischio legati alla sopraindicata problematica delle nanopolveri. (5-09560)