• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/03144 VACCARI, DE CRISTOFARO, Elena FERRARA, PETRAGLIA, SPILABOTTE, GATTI, MATTESINI, ORELLANA, MUSSINI, CALEO, PEGORER, PAGLIARI, LO GIUDICE - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-03144 presentata da STEFANO VACCARI
giovedì 22 settembre 2016, seduta n.684

VACCARI, DE CRISTOFARO, Elena FERRARA, PETRAGLIA, SPILABOTTE, GATTI, MATTESINI, ORELLANA, MUSSINI, CALEO, PEGORER, PAGLIARI, LO GIUDICE - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che:

il 10 settembre 2016, il consigliere regionale Silvia Prodi, componente dell'Intergruppo di amicizia con il popolo saharawi dell'assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, insieme a Caterina Lusuardi, presidente dell'associazione umanitaria "Jaima saharawi" e a Fabiana Bruschi, aderente all'associazione, sono partite da Bologna in direzione Layoun, cittadina situata nel Sahara occidentale, territorio conteso tra il Marocco e il Fronte polisario, oggetto di numerose risoluzioni dell'ONU per affermare il principio di autodeterminazione del popolo saharawi, pur essendo dal 1976 sotto la giurisdizione marocchina;

scopo del viaggio era incontrare alcuni cittadini saharawi che vivono nei territori occupati, in contatto con l'associazione, per ricevere informazioni sulle loro condizioni di vita e la continua violazione dei diritti umani denunciata in più occasioni da Amnesty international e dalla fondazione "R. Kennedy";

la visita, benché non fosse di natura ufficiale ed istituzionale, era stata comunicata all'ambasciata italiana in Marocco e le tre donne si erano regolarmente registrate sul sito internet della Farnesina;

Prodi, Lusuardi e Bruschi hanno quindi riferito che, raggiunta Layoun in aereo da Casablanca, non è stato loro permesso di scendere dall'aereo, e funzionari della Polizia marocchina, dopo aver ritirato loro i passaporti, senza alcuna spiegazione e senza il rilascio di alcun documento ufficiale, le hanno fatte reimbarcare in direzione di Casablanca. Lì sono state condotte da un funzionario di Polizia in borghese nella zona di transito dell'aeroporto, dove sono state trattenute per diverse ore, prima di essere raggiunte dal console generale italiano Alessandro Ferranti, che le ha informate del fatto che la mattina seguente sarebbero state rimpatriate con il primo volo per Bologna; lo stesso ambasciatore italiano in Marocco ha raggiunto l'indomani mattina le tre donne in aeroporto rimanendo con loro fino al loro imbarco per l'Italia;

considerato che:

episodi come quello riportato si sono ripetuti più volte negli ultimi anni ed hanno coinvolto delegazioni di osservatori indipendenti, di giornalisti, di organizzazioni umanitarie e di difesa dei diritti umani, di parlamentari europei e di Stati membri della UE, e, da ultimo, il segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon durante la sua visita svolta nei campi profughi saharawi e nel territorio liberato, e testimoniano in modo evidente che il Regno del Marocco vuole nascondere all'opinione pubblica e ai mezzi di informazione ciò che succede nel Sahara occidentale;

da oltre 20 anni si è radicato nel nostro Paese un movimento di solidarietà e sostegno, fatto di Comuni, Province, Regioni, associazioni nazionali e locali, comitati di cittadini, nel solco delle numerose risoluzioni delle Nazioni Unite succedutesi nel tempo, dal 1991, alla prospettiva di decolonizzazione, autodeterminazione e democratizzazione dei territori del Sahara occidentale. In questo solco sono nate tante iniziative di solidarietà che, da tutt'Italia, ed in particolare dalla Regione Emilia-Romagna, offrono sostegno umanitario alle popolazioni saharawi, sostengono progetti di cooperazione allo sviluppo, adottano iniziative di sostegno politico-istituzionale, organizzano l'accoglienza estiva dei bambini saharawi in Italia;

considerata inoltre la lettera del sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, inviata il 14 settembre 2016 all'ambasciatore del Marocco in Italia, al console generale del Regno del Marocco a Bologna, all'ambasciatore italiano in Marocco e al console generale italiano in Marocco, nella quale si chiedevano spiegazioni su quanto accaduto alle tre concittadine per far sì che episodi spiacevoli come questi non si ripetano;

rilevato che da diverse Legislature si è costituito in Parlamento un intergruppo di amicizia e solidarietà con il popolo saharawi, di cui molti firmatari del presente atto di sindacato ispettivo fanno parte, che è impegnato in un'attività di sensibilizzazione, informazione, sostegno politico, denuncia a favore del popolo saharawi e del suo diritto all'autodeterminazione, che si è attivato immediatamente presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dopo aver appreso ciò che stava avvenendo in Marocco direttamente dalle tre donne italiane,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dell'increscioso episodio occorso nei giorni scorsi alla consigliera regionale dell'Emilia-Romagna Silvia Prodi e alle rappresentanti dell'associazione "Jaima Saharawi" in visita alla cittadina di Layoun nei territori del Sahara occidentale, e quali azioni siano state adottate dalle autorità italiane per conoscere le ragioni di un simile comportamento dei rappresentanti del Regno del Marocco;

se non ritenga necessario assumere una forte presa di posizione diplomatica, in raccordo con i partner europei e con le istituzioni comunitarie, volta a favorire l'effettivo riconoscimento della libertà di accesso e di circolazione nei territori del Sahara occidentale di osservatori internazionali indipendenti, della stampa e delle organizzazioni umanitarie.

(3-03144)