• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/03150 DE PETRIS, PETRAGLIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della salute - Premesso che: il 28 luglio 2016, il Consiglio dei ministri ha approvato la proposta del...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-03150 presentata da LOREDANA DE PETRIS
martedì 27 settembre 2016, seduta n.686

DE PETRIS, PETRAGLIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della salute - Premesso che:

il 28 luglio 2016, il Consiglio dei ministri ha approvato la proposta del Ministro della salute Beatrice Lorenzin di istituire per il 22 settembre di ogni anno una giornata nazionale dedicata all'informazione e formazione sulla fertilità umana. Come riporta il comunicato stampa del Consiglio dei ministri «L'iniziativa colloca il tema al centro delle politiche sanitarie ed educative del Paese, con la consapevolezza che la salute riproduttiva è alla base del benessere psico-fisico, oltre che relazionale, di tutti i cittadini, anche tenuto conto che il problema della denatalità influenza direttamente molti settori, in campo economico, sociale, sanitario e previdenziale»;

è stata dunque avviata dal Ministero della salute stesso una campagna di comunicazione costituita da slogan e cartoline a giudizio degli interroganti di dubbia utilità e percepite dalla collettività come poco rispettose, tra cui si ricordano frasi come «Sbrigati, non aspettare la cicogna». La campagna sprona dunque le donne a fare più figli, e presto;

forti critiche e proteste si sono giustamente sviluppate sin dall'avvio della campagna. Il Ministro ha tuttavia risposto semplicemente con un laconico: la campagna sul "Fertility day" «non è piaciuta? Ne facciamo una nuova»;

il 1o settembre 2016, lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi prendeva le distanze dalla campagna di comunicazione voluta dal ministro Lorenzin, affermando di non sapere niente della campagna e, in particolare, «nessuno dei miei amici fa un figlio perché vede un cartellone pubblicitario»;

considerato che, a giudizio degli interroganti:

la campagna di comunicazione ministeriale sulla fertilità ha mostrato chiaramente di non avere assolutamente l'intento di informare, ma piuttosto quello di promuovere un'ideologia;

l'immagine minacciosa della donna con la clessidra richiama l'antica idea della donna corpo e natura, obbligata a fare figli, attraverso messaggi regressivi: se non fai presto non avrai figli, al massimo, ma non è sicuro, solo uno. Se non fai figli non contribuisci al bene comune: tu giovane donna infertile sei come una buccia di banana avvizzita;

una campagna di comunicazione aggressiva, ricattatoria e minacciosa, che ha prodotto un rigetto sociale amplissimo, in primo luogo di tante donne, e una forte critica da parte di esperti di comunicazione, di scienze mediche e psicosociali;

l'obiettivo è sembrato, infatti, quello di generare ansia per "l'orologio biologico che corre";

già nel marzo 2014, pensando alla predisposizione del piano nazionale per la fertilità (elaborato nel maggio 2015) il ministro Lorenzin in un'intervista al quotidiano "Avvenire" affermava che «i bambini devono tornare a nascere e serve educare alla maternità», dato che «il crollo demografico è un crollo non solo economico, ma anche sociale». «La decadenza» va «frenata con politiche di comunicazione, di educazione e di scelte sanitarie» e «bisogna dire con chiarezza che avere un figlio a trentacinque anni può essere un problema»;

appare chiara la linea ideologica di parte che muove il Ministro nelle scelte di governo, a partire dal processo di svuotamento che ha subito la sentenza della Corte costituzionale volta a superare il divieto di fecondazione eterologa. Allo stesso modo, vengono ignorate cinicamente le difficoltà che molte donne incontrano nel ricorrere alla legge sull'interruzione volontaria di gravidanza. In ultimo, si ricorda quanto avvenuto in sede di discussione della legge sulle unioni civili (legge 20 maggio 2016, n. 76), quando la pratica della surrogacy è stata intesa quale crimine contro l'umanità;

il Governo, dunque, se da un lato propugna uno Stato interventista-paternalista sui comportamenti procreativi delle persone, dall'altra attacca l'universalismo delle politiche del diritto alla salute con scelte che impoveriscono il sistema sanitario pubblico e lo indirizzano al mercato e alla logica del profitto;

il tema della denatalità è, infatti, un problema serio. I dati dell'Istat evidenziano come i nuovi nati siano in costante diminuzione: nel 2015, le nascite sono state 488.000 (con un calo pari a 15.000 unità), nuovo minimo storico dall'unità d'Italia nonché quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. La decisione di mettere al mondo dei figli viene sempre più posticipata, come documenta l'aumento dell'età media delle madri al parto;

affrontare il problema della denatalità da parte del Governo a colpi di pedagogia autoritaria è dunque fuorviante e inefficace, poiché la rinuncia o la posticipazione della nascita di un bambino appartengono a un complesso mosaico di ragioni, connesse in primis con la soggettività di un individuo. Processi che coinvolgono sessualità, amore, futuro, identità sessuali, libertà, relazioni tra i sessi, desiderio, fiducia: tutti temi che non possono essere semplificati con richiami volontaristici, né tantomeno ricondotti a parametri unicamente sociali ed economicistici;

la bassa crescita o la decrescita demografica è un problema che deve essere affrontato in una dimensione globale e non solo nazionale o patriottica, anche per le sue strette connessioni con le politiche dell'immigrazione;

un piano nazionale della fertilità per sostenere le nascite nel nostro Paese deve muovere dall'affermazione della libertà di scelta di maternità e del diritto alla salute riproduttiva, promuovendo robuste politiche attive e strutturali per garantire l'autonomia delle persone e il rispetto delle loro scelte di vita;

è necessario creare condizioni di sostegno verso la personalissima scelta dell'avere figli: un nuovo sistema del welfare, dunque, con una maggiore attenzione ai servizi socio-educativi, il riconoscimento sociale della cura, il sostegno al reddito, congedi parentali incentivanti per gli uomini, nonché lavoro femminile organizzato per poter accudire le relazioni umane;

molte realtà europee dimostrano infatti l'esistenza di rapporto diretto tra accesso femminile al lavoro, natalità e benessere della collettività;

l'Italia si conferma tuttavia come uno dei Paesi europei a più bassa occupazione femminile, condizionando fortemente la possibilità di determinare il proprio progetto di vita;

i dati del "Rapporto Italia 2015" dell'Eurispes hanno evidenziato l'incidenza della precarietà e dell'incertezza per il futuro nell'aumento delle persone che non si sentono in grado di dare garanzie alla propria famiglia con il proprio lavoro;

in aggiunta a quanto emerso alla fine del mese di agosto, il 21 settembre è circolata una nuova brochure del Ministero ascrivibile alla campagna "Fertility day", in cui vengono ritratte le buone abitudini da seguire e i cattivi compagni di abbandonare: i primi vengono associati ad un gruppo di ragazzi bianchi, sorridenti e ben pettinati. Nella seconda immagine, relativa ai cattivi compagni, un gruppo di ragazzi fumano, di cui due, in primo piano, sono neri;

l'immagine ha dato l'avvio ad una nuova ondata di critiche per il suo contenuto ad avviso delle interroganti razzista, volto a dividere il mondo giovanile in due immagini anacronistiche, ridicole e decisamente offensive. Immagini risultate già utilizzate: la prima per una pubblicità di impianti dentali; la seconda, in alcune campagne (di cui una, negli Stati Uniti, aveva già suscitato polemiche) tra le quali, secondo fonti della stampa nazionale ("Corriere della sera" del 22 settembre «Messaggi razzisti. Ritirato l'opuscolo sul Fertility day») anche dall'associazione religiosa "Scientology",

si chiede di sapere:

se il Presidente del Consiglio dei ministri non intenda prendere nell'immediato le distanze dalle modalità e dai contenuti della campagna Fertility day, nonché dalle scelte del ministro Lorenzin, valutando in tal senso gli atti concreti da compiere, al fine di riconsiderare nel merito e nel metodo le proposte, le decisioni e le iniziative connesse con la campagna;

se il Ministro in indirizzo non intenda riferire con urgenza al Parlamento circa le scelte compiute nel merito e nel metodo per la campagna;

se il Presidente del Consiglio non ritenga opportuna l'immediata e definitiva cancellazione di una campagna di comunicazione che ha provocato esteso rigetto sociale, porgendo le scuse alle italiane e a coloro che si siano sentiti offesi dalle immagini secondo le interroganti di contenuto razzista emerse nella brochure del 21 settembre;

se intenda avviare nell'immediato una puntale verifica delle risorse utilizzate per la campagna, con particolare attenzione alla brochure, accusata di linguaggio razzista;

se, per quanto di sua competenza, non intenda valutare l'opportunità di avviare ogni 22 settembre una giornata di formazione e informazione sul diritto alla salute riproduttiva, per la prevenzione e la cura della sterilità di entrambi i sessi, riconoscendo altresì come le scelte procreative siano scelte libere, in primis, delle donne;

se non ritenga opportuno prevedere, per quanto di sua competenza, all'interno dei successivi interventi normativi, risorse finalizzate ad un piano di prevenzione della sterilità, attraverso l'informazione e la promozione di stili di vita che riducano o eliminino tra i giovani i fattori di rischio, anche per ciò che concerne gli effetti sulla fertilità di donne e uomini e sulle malattie neonatali dell'inquinamento e della contaminazione delle matrici ambientali.

(3-03150)